Assoedilizia: “La pressione fiscale sugli immobili uccide l’economia”

 

«L’esasperata pressione fiscale sugli immobili uccide l’economia in generale, non penalizza soltanto l’edilizia». Ne è convinto il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, che mette in guardia economisti e sociologi dagli effetti devastanti dell’incertezza circa la futura tassazione ancora tutta da definire.

«Per far crescere i consumi occorre far ripartire il motore dell’economia – ha dichiarato Clerici – e non redistribuire le energie di un motore che si sta fermando per mancanza di carburante. Economisti e sociologi, da Mario Draghi a Luca Ricolfi, stanno attestando quanto già percepivamo un anno fa semplicemente constatando lo stato d’animo del mondo dell’economia immobiliare. Quest’ultima è il pilastro cardine dell’economia generale: ma, come motore, le viene a mancare il carburante della fiducia da parte dell’ “universo” degli investitori – le famiglie. La sfiducia è generata a sua volta, oltre che dal pesantissimo ed intollerabile carico fiscale gravante sul settore, dallo stato di incertezza circa la futura tassazione».

«Come se non bastasse – ha concluso il battagliero presidente di Assoedilizia – la revisione catastale in atto, che avanza sostenuta in modo sconsiderato da chi la considera la panacea di tutti i mali, ma che si traduce in sostanza in una spada di Damocle pendente per anni sulla testa dei contribuenti, si aggiungono le varie notizie riguardanti la prospettazione di misure fiscali per nulla presenti all’attenzione del mondo istituzionionale, ma sollecitate da studiosi che avanzano le ipotesi teoriche piu’ disparate, dall’introduzione della patrimoniale all’ innalzamento delle aliquote dell’imposta sulle successioni e sulle donazioni».

JM

Clerici: “La ripresa economica passa dall’edilizia”

Come già raccontavamo ieri, non serve certo un particolare esperto per ragionare sugli effetti e sulle cause della drammatica situazione della filiera edilizia fotografata nei giorni scorsi dall’Istat, ma per analizzare meglio i dati resi noti dall’ente di ricerca pubblico oggi abbiamo interpellato Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia.

Dott. Clerici, andiamo subito al sodo: secondo gli ultimi dati contenuti nelle stime preliminari dell’Istat, nel primo trimestre dell’anno, l’Ipab, ovvero l’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie sia ad uso abitativo sia come investimento, è calato dello 0,7% rispetto al trimestre precedente; rispetto, invece, allo stesso periodo del 2013, i prezzi hanno subito una caduta del 4,6%. Come possiamo leggere questi dati?
I dati ufficiali Istat sono parametrati alla domanda di mercato soddisfatta e non viceversa alla offerta insoddisfatta e ciò significa che non fotografano esattamente la situazione economica del settore. I proprietari mantengono a denti stretti e con enormi sacrifici gli immobili nei quali hanno investito i propri risparmi. Se son costretti a vendere, cedono a condizioni decisamente inferiori a quelle rilevate dai dati in esame: in taluni casi si son registrate transazioni ad un prezzo quasi dimezzato.

Il trend negativo del mercato immobiliare italiano è in atto da almeno due anni e che, con le stime dell’ultimo trimestre, la riduzione dei prezzi delle abitazioni ha superato il 10%, attestandosi su una flessione del 10,4% dal 2010. Quando saranno riscontrabili le prime inversioni di tendenza?
È ancora troppo presto per prefigurare inversioni di tendenza del mercato, ma l’economia immobiliare è alla base della riprese economica generale: la fiscalità che soffoca la prima impedisce la crescita dell’altra.

Quali sarebbero le contromisure necessarie per rilanciare la filiera edilizia?
Se si vuole l’ auspicata ripresa dell’economia immobiliare, occorre puntare non solo sulle infrastrutture (grandi appalti edilizi o edilizia scolastica ), ma anche su un alleggerimento del carico fiscale, che non deve riguardare solo il settore dell’attività di produzione edilizia o costruttiva in generale o in particolare nel settore della riqualificazione, oppure gli investimenti dei gestori intermediari del risparmi, ma deve estendersi all’intero universo degli investitori del risparmio diffuso, con particolare attenzione alla locazione che va defiscalizzata, non solo nella forma del contratto a canone concordato per gli usi abitativi, ma soprattutto nella forma della locazione abitativa libera e per usi diversi.Tutto ciò al fine di suscitare nel nostro Paese una risposta di sistema per la ripresa edilizia e non una limitata risposta di nicchia. Mentre invece, tra misure fiscali già adottate ed altre in itinere (una fra le altre la riforma del Catasto), la prospettiva è quella comunque di una grande incertezza nella fiscalità immobiliare (causa peraltro di sfiducia nel mercato da parte degli investitori ) ed in ogni caso di un appesantimento del carico fiscale.

Jacopo MARCHESANO