Agroalimentare, 2,2 miliardi per le imprese

A sostegno di investimenti nei settori agricolo e agroalimentare, nell’ambito del quattordicesimo forum internazionale della Coldiretti, in collaborazione con lo Studio Ambrosetti, il ministro Maurizio Martina ha presentato il programma di mobilitazione per il settore da almeno 2,2 miliardi nel biennio 2015-17. Gli obiettivi del piano messo a punto dal ministero sono: potenziare la produttività, aumentare la capacità produttiva, favorire l’internazionalizzazione, accrescere la competitività, far nascere start-up e creare nuova occupazione. Il piano intende sfruttare la leva pubblica come moltiplicatore di quella privata. L’Iniziativa imprenditoriale è sempre nelle mani delle aziende che scelgono dove e come investire, lo Stato interviene solo a titolo di garanzia o di supporto.

«Siamo arrivati a questo importante risultato – ha dichiarato il ministro Martina – dopo un lungo lavoro di analisi delle risorse e delle opportunità dei due istituti. Ora possiamo mettere a sistema un volume complessivo di sostegno agli investimenti con una dotazione finanziaria certa e già disponibile. Siamo ogni giorno al lavoro – aggiunge il ministro – per costruire gli strumenti più idonei ad accompagnare le imprese nel futuro e questo piano dimostra che è possibile investire in agricoltura e agroalimentare. Dopo il varo della Legge di stabilità, è un segnale forte nella direzione della crescita e dello sviluppo».

JM

I marchi agroalimentari italiani sempre più in mani straniere

Il Made in Italy sta diventando sempre più straniero, anche nel settore agroalimentare.

Dall’inizio di questa situazione di difficoltà, infatti, è arrivato a 10 miliardi il valore dei marchi storici dell’agroalimentare italiano che sono passati in mani straniere.
Ultimo della lista è pasta Garofalo, venduto agli spagnoli.

L’antico Pastificio Lucio Garofalo, infatti, ha siglato un accordo preliminare per l’ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52% del capitale sociale, di Ebro Foods, gruppo multinazionale che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti, quotato alla Borsa di Madrid.

Ma, come detto anche dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, si tratta di uno dei tanti, preceduto in ordine di tempo da Bertolli, acquisito dal fondo statunitense CVC Capital Partners, dopo che lo storico marchio era già stato venduto all’Unilever per poi essere acquisita dal gruppo spagnolo SOS.

Tra le cessioni che avevano più sollevato polemiche e polveroni, c’era stata anche quella della storica Pasticceria Confetteria Cova al colosso francese LVMH e soprattutto dell’azienda vinicola Casanova La Ripintura di Greve in Chianti, passata in mani cinesi.

Ma l’elenco è purtroppo ben più lungo, e comprende anche marchi leggendari per il nostro Made in Italy, come Riso Scotti, diventato per il 25% di proprietà dello spagnolo Ebro Foods, ma anche Gancia, casa storica per la produzione di spumante, che è per il 70% dell’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard.

A questo proposito, Roberto Moncalvo ha dichiarato: “I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, nella tipicità e nella qualità. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Un processo di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”.

Vera MORETTI

Agriventure e Federalimentare a sostegno del made in Italy

 

Intesa San Paolo, tramite la società di consulenza per l`agribusiness Agriventure e Federalimentare hanno sottoscritto un protocollo d`intesa a sostegno del cibo made in Italy e di tutte le imprese agroalimentari che vogliano valorizzare le proprie produzioni.

Il patto, siglato nell`ambito del IX Forum dei Giovani imprenditori di Federalimentare dal titolo “Alimentare, la crescita dell`Italia”, ha lo scopo di sostenere l’innovazione della filiera delle aziende impegnate nel settore agricolo e alimentare, che oggi sono arrivate a quota 1,7 milioni aziende.

Intesa Sanpaolo si propone di sostenere gli operatori dell’agribusiness nel trovare concrete soluzioni operative che consentano di attuare progetti imprenditoriali, capaci di creare un valore aggiunto ai prodotti made in Italy, anche attraverso un approccio di filiera che permetta di operare sul timing delle reali esigenze degli operatori del comparto.

In particolare la convenzione siglata da Agriventure e Federalimentari vuole far leva sulla diffusione di contratti di rete d`impresa per l`agricoltura, quale modalità di aggregazione utile per supportare la competitività delle aziende, prevedendo lo sviluppo di sinergie e l’integrazione tra tutti i soggetti coinvolti. Questo consentirebbe lo sviluppo di nuovi canali di vendita e l’avvio di azioni promozionali coordinate per contrastare in maniera più efficace il fenomeno dell`Italian Sounding che sottrae 54 miliardi di euro al fatturato dell`agroalimentare italiano.