Agenti finanziari e mediatori creditizi, occhio al 31 ottobre

Una scadenza da segnare in calendario per gli agenti in attività finanziaria e i mediatori creditizi. Entro il 31 ottobre prossimo questi professionisti, se iscritti prima del 30 giugno 2011 negli appositi albi tenuti da Bankitalia, dovranno chiedere l’iscrizione nei nuovi elenchi gestiti dall’Organismo degli agenti e dei mediatori (OAM) per poter continuare a esercitare la propria attività.

L’iscrizione si rende necessaria in quanto il passaggio dai vecchi ai nuovi albi non è automatico. Il termine del 31 ottobre è stato fissato dall’art. 17 del D. Lgs. n. 169/2012, pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” n. 230 del 2 ottobre.

Bando alla carta. L’iscrizione deve essere effettuata telematicamente registrandosi al sito dell’OAM e dotandosi di una firma digitale e di una casella di posta elettronica certificata. E’, inoltre, richiesto il versamento di un contributo.

Gli estetisti e l’abusivismo: oltre 30.000 professionisti sono senza albo

Se c’è un settore che non conosce la crisi è quello dell’estetica. Ogni anno si arriva a 100 milioni di trattamenti, per un giro di affari che supera i 10 miliardi di euro. Il periodo più caldo, in tutti i sensi, è proprio quello estivo. Gli operatori professionisti sono oltre 30.000, che però non sono regolati da un albo. “Sono grandi i numeri dell’estetica italiana – spiega a Labitalia Angelica Pippo, presidente nazionale Confestetica, Associazione nazionale estetisti, unicamente rappresentativa degli estetisti professionisti certificati – che però soffre di una grave carenza legislativa e del dilagante fenomeno degli abusivi, che operano in nero e con scarse condizioni igieniche”.

Non esiste – denuncia – un albo ufficialmente riconosciuto dallo Stato. La regolamentazione estetica poi è molto vecchia e non tiene conto dei passi fatti a livello tecnico-operativo nella realizzazione dei macchinari. Confestetica è nata proprio per sopperire a queste carenze. Abbiamo riunito i 3.000 iscritti in un albo, che, anche se non riconosciuto, rispetta un codice deontologico che ci siamo dati per la tutela della salute dei clienti”.

“Gli operatori del settore – fa notare Angelica Pippo – non sono artigiani, ma professionisti. Anche se il primo passo da fare per il riconoscimento della categoria è nella direzione di una formazione che alzi l’età per l’accesso ai corsi. Attualmente ci si può iscrivere al corso biennale, tra l’altro estremamente breve, dopo aver terminato la scuola dell’obbligo. A 18 anni non si ha la maturità e la coscienza professionale necessarie per un approccio con il cliente”.

“L’altro problema che mina il settore – continua la presidente nazionale di Confestetica – è l’abusivismo. In migliaia lavorano in casa evadendo le tasse e contravvenendo alle regole igienico-sanitarie richieste, con l’inevitabile conseguenza di una concorrenza sleale che danneggia i professionisti regolari”.

“Certo – osserva – il prezzo di un trattamento è fondamentale per capire la validità del prodotto offerto, ma non è sufficiente. Comunque sul portale (www.confestetica.it) abbiamo aperto la pagina delle segnalazioni, in forma anonima, delle estetiste abusive. Un modo per salvaguardare il lavoro delle professioniste che ogni giorno fanno i conti con le tasse, i contributi dei dipendenti e gli acquisti di prodotti di qualità”.

“L’utente-cliente – rimarca – merita un servizio di qualità che può essere fornito solo da chi può definirsi ‘professionista’. Da qui discende la necessità, non più procrastinabile, di riconoscere giuridicamente la categoria degli estetisti attraverso l’istituzione di un albo super partes, quale garanzia della formazione e della preparazione professionale degli estetisti. Per ora, infatti, sta al cliente considerare bene che risparmiare non ripaga di eventuali calvizie, ustioni, malattie infettive e, spesso, tumorali. Ma è ancora troppo poco”.

Professionisti in cerca di un albo

di Vera MORETTI

E’ stata organizzato un convegno dal titolo “Professioni non regolamentate. Un appello alla trasparenza” alla Camera dei deputati, per sollevare una problematica che coinvolge, in Italia, 3 milioni di persone, come reso noto dall‘Uni, ente nazionale italiano di unificazione.

Si tratta di tutti quei professionisti che non hanno un ordine o un albo a cui fare riferimento, tra i quali ci sono tributaristi e grafologi, interpreti e traduttori. Ma anche amministratori immobiliari, periti assicurativi, chinesiologi, osteopati e comunicatori. Senza dimenticare nutrizionisti, bibliotecari, patrocinatori stragiudiziali, archeologi e investigatori privati. Sono professioni conosciute, e anche no, ma destinate ad una rapida diffusione, quindi bisognosi di un ordine professionale che li rappresenti.

Tra le professioni “emergenti” c’è quella del counselor, in tutto circa 2.500 professionisti che, attraverso il dialogo e l’interazione, aiutano le persone a gestire e risolvere problemi e a prendere decisioni. Oppure gli arteterapeuti, specialisti che utilizzano il linguaggio delle arti con finalità di tipo strettamente terapeutico e riabilitativo o i tecnici emodialisi, circa 1.000 professionisti che svolgono attività sui pazienti nefropatici in dialisi per problemi inerenti la conduzione, controllo e manutenzione delle apparecchiature di terapia.
Ma ci sono anche i clinical monitors che accompagnano la sperimentazione del farmaco dal laboratorio al paziente, l’operatore omeosinergetico, specialista di medicina non convenzionale, basata sulle discipline naturali che valorizza le risorse vitali proprie di ogni essere vivente.

Molti dei rappresentanti di queste professioni hanno deciso di rivolgersi all’Uni per capire quale iter seguire per potersi “mettere in regola”.