Società di persone, l’amministratore può essere esterno?

In questo rapido excursus sul mondo societario andremo a ispezionare il ruolo di amministratore nelle società di persone. Il suddetto ruolo di amministratore può essere esterno alla società? Scopriamolo assieme, nei paragrafi seguenti.

Società di persone: cosa si intende

Andiamo, innanzitutto a specificare cosa si intende quando si parla di società di persone.

Le società di persone non sono altro che società nelle quali, più del capitale, è prevalente l’aspetto soggettivo dei loro componenti, ovvero i soci. Particolarmente importante in questo frangente è il discorso riguardante la responsabilità dei soci che, a differenza delle società di capitali, in questo caso è illimitata.

Quindi, andiamo successivamente a capire il ruolo dell’amministratore in tale situazione societaria.

Amministratore in società di persone

Generalmente, possiamo dire che la gestione della società (siano esse di persone o di capitali) è riservata esclusivamente agli amministratori, i quali hanno poteri che vengono estesi al compimento di tutti gli atti utili alla realizzazione dell’oggetto sociale e sono tenuti ad osservare diversi obblighi, come vedremo di seguito. I requisiti richiesti per essere amministratore coincidono con gli stessi che sono richiesti per essere socio.

Nelle società di persone (Snc, Sas, società semplici), fare l’amministrazione spetta a ciascun socio che la esercita in maniera disgiunta dagli altri. L’atto costitutivo può però disporre una regola differente, ovvero che i soci possono infatti rinunciare al loro diritto di amministrare, introducendo delle regole che disciplinano la nomina e il funzionamento delle cariche amministrative. In tal caso, la disciplina di legge ha carattere suppletivo e integrativo rispetto alla volontà dei soci.

Amministratore esterno, possibile per società di persone?

Quindi, veniamo al nocciolo della questione, ovvero se è possibile che ci sia un amministratore esterno in una società di persone.

Partiamo subito col dire che la risposta a questa domanda è sì. Difatti, l’amministratore di una società di persone può essere anche un soggetto esterno, ossia che non ricopra la qualità di socio. Risulta eccezione solo la Sas, ovvero la società in accomandita semplice, per la quale il legislatore ha espressamente previsto che solo i soci accomandatari possano assumere la carica di amministratore. 

Si può comunque dire che troviamo esistente un orientamento secondo il quale nelle società di persone l’amministratore può essere solo un socio. Questa conclusione scaturisce da una lacuna del Codice civile, ovvero se infatti esiste una specifica norma, per le società di capitali, che ammette la possibilità di un amministratore esterno, ciò non è previsto in modo esplicito nella disciplina che riguarda le società di persone.

Società di persone amministrata da società di capitali?

Si può cedere l’amministrazione di una società di persone ad una società di capitali, oppure no? Questo è l’ultimo nodo della questione che andiamo ad esplorare in merito alla questione.

La risposta è sì. Infatti, una società di capitali o di persone che sia socia di una società di persone (anche la Snc) può esserne amministratore. In tale caso, deve designare nella propria assemblea ordinaria, per l’esercizio della funzione di amministratore, un rappresentante persona fisica appartenente alla propria organizzazione, il quale va ad assumere gli stessi obblighi e le stesse responsabilità civili e penali previste a carico delle persone fisiche che amministrano, fermo restando la responsabilità solidale della persona giuridica amministratore.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alla possibilità di amministrazione esterna in una società di persone.

In Italia, ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri

Il divario tra ricchi e poveri è, almeno in Italia, sempre più accentuato.
Un’indagine sui salari condotto da Fisac Cgil ha infatti evidenziato come poco meno della metà della ricchezza totale sia detenuta dal 10% delle famiglie, mentre il resto, circa il 53%, sia suddiviso tra il restante 90%.

Questo avviene anche a causa della sproporzione dei salari tra un semplice lavoratore dipendente, che guadagna 26 mila euro lordi e quello di un amministratore delegato o top manager, che, in media, percepisce 4,326 milioni.

Agostino Megale, segretario generale della Fisac, dichiara che questi numeri indicano “un distacco enorme che richiede subito una legge che imponga un tetto alle retribuzioni dei top manager. In questi sei anni di crisi il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni si è più che dimezzato mentre non hanno subito alcuna flessione i compensi dei top manager, così come nessuna incidenza ha subito quel 10% di famiglie più ricche, determinando e incrementando la vera forbice delle diseguaglianze”.

Al fine di tamponare una situazione destinata a diventare insostenibile, Megale propone di realizzare il lancio di un disegno di legge di iniziativa popolare, accompagnato dalla raccolta di centinaia di migliaia di firme, ma non solo.
Unitamente a ciò, infatti, chiede “la presentazione da parte del centrosinistra della legge di iniziativa parlamentare per porre un tetto alle retribuzioni nel rapporto uno a venti, immaginando che in tempi di difficoltà come questo le quote eccedenti di compensi dei top manager possano essere versate in un fondo di solidarietà per favorire un piano di occupazione per i giovani”.

Vera MORETTI

I Cda italiani si vestono di rosa

Sono 26, possiedono tutte curricula con lode e hanno alle spalle esperienze all’estero. Sono le nuove quote rosa che hanno invaso i Cda italiani dall’inizio di quest’anno. Effetto della legge Golfo-Mosca? A dire il vero la legge sulla parità di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate e controllate dallo Stato entrerà in vigore solo dal luglio 2012, ma intanto molte società e aziende sembrano averne raccolto il positivo riflesso.

Il parterre dagli ‘amministratori in gonnella’ cresce di giorno in giorno: la nomina più recente è quella di Elisabetta Oliveri, consigliere di Snam Rete Gas e amministratore delegato di Sirti, mentre nel nuovo cda di Atm l’ultima new entry porta il nome di Alessandra Perrazzelli. Elisabetta Magistretti e Anne Marie Idarac da settembre sono diventate consigliere di Mediobanca, come le loro colleghe Tatiana Rizzante e Paola Girdinio, entrate a far parte di Ansaldo Sts. Fra le nuove quote rosa ci sono anche figlie d’arte: Veronica Buzzi e Giada Tronchetti Provera, nuovi acquisti rispettivamente del cda di Buzzi Unicem e del cda di Camfin. E poi ancora Silvia Merlo, unica donna di Finmeccanica, Lucia Calvosa in Telecom Italia, Barbara Blasevich in Cattolica Assicurazioni, Rossella Saoncella in Hera, Claudia Rossi in Credito Bergamasco e l’elenco è ancora lungo.

Intanto il 28 e 29 ottobre le donne consigliere si sono date appuntamento a Milano, a Palazzo Clerici, dove si terrà l’edizione 2011 del convegno “Donna, Economia & Potere”, a cura della Fondazione Bellisario. Durante il convegno sarà presentato il progetto “Mille curricula eccellenti”, realizzato dagli head hunter di Heidrick&Struggls e di Beyond International. Si tratta di un database che raccoglie i curricula di donne pronte per entrare in cda di quotate e partecipate pubbliche, che al momento è già a quota 2800 nomi. Donne eccellenti, pronte a rubare le poltrone dei loro colleghi maschi: secondo le stime della Fondazione Bellisario infatti, nei prossimi anni saranno oltre 7000 le poltrone che si libereranno per lasciare spazio alle quote rosa.

Come Marina Brogi, entrata nel solo 2011 nei consigli di amministrazione di Prelios SpA, ex Pirelli Real Estate e di Pms Group SpA. La Brogi, curriculum eccellente e una cattedra come ordinario di Economia dei Mercati finanziari a 36 anni alla Bocconi, è diventata anche membro della sezione Giovani della Fondazione Bellisario, sezione naturalmente presieduta da un volto femminile: Cristina Finocchi-Mahne.

Alessia Casiraghi