Riforma del lavoro Fornero: ecco i capisaldi

di Giulia DONDONI

Sono stati resi noti i capisaldi della Riforma del Lavoro del Ministro Elsa Fornero, un’anticipazione di quello che sarà il tavolo tra governo e parti sociali che si terrà il prossimo 23 gennaio. Si tratta di una riforma che vuole rendere più flessibile il mercato del lavoro, tutelando maggiormente i lavoratori, confrontandosi con la situazione di altri Paesi europei.

Il primo punto riguarda il Contratto Unico di Ingresso (CUI), la novità principale di questo “piano Fornero”, in quanto il CUI diventerebbe uguale per tutti. La fase di ingresso durerà a seconda dei tipi di lavoro, per un massimo di tre anni. In questo lasso di tempo il lavoratore (anche nelle aziende con più di 15 dipendenti), non verrà tutelato dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, e potrà quindi essere soggetto sì al licenziamento, ma dietro pagamento di un risarcimento economico: un importo pari a cinque giorni lavorativi per ogni mese lavorato, o del pagamento di sei mesi di indennità nel caso di una fase di ingresso di tre anni. A conclusione di questo periodo di inserimento, il contratto diventa a tempo indeterminato.

Buone notizie per quanto riguarda i contratti a tempo determinato e a progetto, spesso mal retribuiti. Per i primi si pensa di stabilire un soglia minima di stipendio (25 mila euro, esclusi i lavori stagionali) sotto la quale questi contratti non si possono attuare. Per i contratti a progetto o le collaborazioni cooordinate e continuative il limite dovrebbe essere di 30mila euro lordi. Sotto questa soglia, i contratti verrebbero automaticamente trasformati a tempo indeterminato.

Verrà poi fissato per legge un salario minimo oltre il quale non si potrà scendere.

L’ultimo punto vede gli ammortizzatori sociali con un reddito minimo di disoccupazione che verrà fissato, sostituendo le diverse possibilità previste ad oggi, come la cassa integrazione ordinaria o straordinaria, mobilità o sussidi.

Le ultime decisioni verranno prese il 23 gennaio, quando si aprirà il tavolo tra le parti. Sembra che il ministro Fornero e il titolare dello Sviluppo Economico Corrado Passera, non vogliano procedere per decreto ma con un disegno di legge.

Ciò che è certo è che il ministro del Lavoro vuole concludere questa riforma legislativa entro fine febbraio.

Proposta di legge: Indennità del 50% per lavoratori in difficoltà che avviano una nuova impresa

Nei giorni scorsi è stata presentata in commissione Lavoro, una proposta di legge che prevede che i lavoratori che fruiscono di specifici trattamenti di sostegno al reddito e che intendano avviare una nuova attività d’impresa, potranno godere di un’indennità pari al 50% dell’importo del trattamento di cui sono titolari. Il testo è già stato approvato dalla Camera e ora è sottoposto all’esame del Senato.

Si tratta di una sorta di “esperimento” da applicare per 2 anni al fine di darne una valutazione prima di confermarla a tempo indeterminato. La misura si rivolge ai lavoratori che beneficiano di ammortizzatori sociali, in particolare indennità ordinaria di disoccupazione non agricola, con requisiti normali o ridotti; trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria; trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale in deroga; contratti di solidarietà stipulati con società non incluse nell’ambito di applicazione della disciplina della Cigs. I lavoratori interessati potranno avviare un’attività in proprio percependo, un’indennità pari al 50% dell’ammontare ordinario, con contribuzione figurativa del 50%, in sostituzione a quanto spetterebbe loro ordinariamente. Si potrà usufruire de beneficio erogato dall’Inps per 18 mesi.

Lo scopo di tale misura è di incentivare l’avvio di nuove imprese da parte di lavoratori, garantendo una fonte di reddito minima. Atri benefici sono: accesso a finanziamenti bancari garantiti dai fondi speciali antiusura, oltre che a un regime fiscale agevolato e a procedure amministrative semplificate in materia di sicurezza e di tutela ambientale e l’esonero dal versamento dei contributi obbligatori qualora nell’impresa siano assunti dipendenti con ammortizzatori sociali.

Mirko Zago

Saranno imprenditori: allo studio una legge per agevolare le nuove imprese di cassintegrati e precari

Una proposta di legge approdata alla Camera proprio negli scorsi giorni si propone di incentivare i cassintegrati ad intraprendere un propria attività imprenditoriale. Il testo infatti prevede una tassazione ridotta, credito d’imposta e un sostegno finanziario diretto per quei lavoratori che entro la fine del 2011 avviano un’azienda. La proposta stabilisce, inoltre, l’esenzione dalle imposte nel caso in cui il neo-imprenditore decida di assumere dipendenti che sono soggetti ad ammortizzatori sociali ed inserirli in organico per un periodo di almeno 2 anni. Possono diventare imprenditori i cassaintegrati ma anche i lavoratori in mobilità, i destinatari di contratti di solidarietà e di indennità ordinaria di disoccupazione non agricola. Fino a dicembre 2011 la nuova attività è sperimentale. A lavorare alla proposta di legge sono stati 13 parlamentari campani.

Secondo la proposta di legge, i cassintegrati che andranno ad intraprendere un’attività imprenditoriale potranno contare su un sostegno per ottenere credito a condizioni vantaggiose dalle banche mediante l’utilizzo delle garanzie concesse dai fondi antiusura attivati presso i Confidi. Inoltre il neo-imprenditore potrà conservare per tutta la durata della fase sperimentale il 50% dell’indennità prevista per l’ammortizzatore sociale di cui beneficia. Se l’imprenditore assumerà personale nelle sue stesse condizioni( cassintegrati, lavoratori in mobilità, destinatari di contratti di solidarietà) non pagherà i contributi previsti dalla legge fino al termine del 2011. Inoltre per l’acquisto di attrezzature informatiche da impiegare all’interno dell’azienda otterrà un credito d’imposta del 40%. La normativa prevede anche un bonus fiscale di cinquemila euro al massimo per le attività di formazione professionale svolte dall’imprenditore o dai suoi dipendenti durante la fase sperimentale e attiva una linea agevolata di finanziamento presso la Cassa Depositi e Prestiti.

Con questa proposta di legge ai cassintegrati si offre l’opportunità di uscire dal precariato ed intraprendere un’attività produttiva in proprio senza però perdere, nella fase sperimentale, il sostentamento offerto dall’ammortizzatore sociale. Ma i vantaggi sono evidenti anche per le imprese che abbattono il costo del lavoro durante il biennio di sperimentazione e hanno a disposizione la concreta possibilità di ridurre l’organico in esubero senza impatto qualora i cassintegrati imprenditori dovessero decidere di intraprendere in via definitiva la nuova attività.

Gli incentivi all’autoimprenditorialità sono legge

I benefici fiscali e il ruolo dell’INPS per le nuove attività

Il beneficio all’ autoimprenditorialità è divenuto una legge, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 46 del 25 febbraio 2010.

Dopo il Decreto n. 49409 del 18 dicembre 2009 con il quale il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali aveva fornito indicazioni in merito alla corresponsione dell’incentivo previsto, ecco le informazioni sui benefici fiscali per chi desidera mettersi in proprio.

Beneficiari

Gli incentivi all’autoimprenditorialità sono rivolti a quei lavoratori ai quali erano stati precedentemente destinati ammortizzatori sociali in deroga o sospesi negli anni 2009 e 2010, insieme a coloro che intendono avviare un’attività di lavoro autonomo, un’attività autoimprenditoriale, una microimpresa, o per associarsi in cooperativa.

L’incentivo previsto dall’articolo 7-ter, comma 7, della Legge n. 33/2009 consiste nella liquidazione del trattamento di sostegno del reddito (ammortizzatore sociale in deroga o indennità di disoccupazione) per un numero di mensilità pari a quelle autorizzate e non ancora percepite.

Ruolo dell’INPS

Per avvalersi di questo beneficio, i lavoratori devono presentare domanda all’INPS in cui specificare l’attività da intraprendere.

A questo punto l’INPS è chiamato ad accertare il diritto del beneficiario a usufruire dell’ammortizzatore sociale in deroga o all’indennità di disoccupazione; verifica l’idoneità della documentazione presentata; e in seguito quantifica il beneficio spettante.

L’INPS eroga allora il 25% dell’incentivo e interrompe l’erogazione al reddito dello stesso lavoratore; il rimanente 75% del beneficio viene somministrato dallo stesso Ente dopo che il lavoratore avrà presentato la documentazione completa di ogni elemento che attesti l’assunzione di iniziative finalizzate allo svolgimento dell’attività di lavoro autonomo, dell’attività autoimprenditoriale, o di una microimpresa, o per associarsi in cooperativa.

Paola Perfetti