Terremoto, gli architetti e i rischi sismici

Mentre l’Italia trema, gli architetti puntano l’attenzione sullo stato degli edifici del Paese. In una nota, il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori si è espresso sulla normativa introdotta dal governo in tema di Protezione civile: “Mentre esprimiamo la nostra massima solidarietà alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma lanciamo, ancora una volta, l’allarme sulla necessità di tenere sempre alta la vigilanza e l’attività di prevenzione sul patrimonio edilizio delle nostre città: entro i prossimi 10 anni l’85% dell’edificato urbano avrà più di 40 anni e oltre 6 milioni di edifici sono esposti a gravi rischi sismici, 1 milione e trecento a quelli idrogeologici. Non più tardi di venerdì scorso abbiamo denunciando il fatto che il secondo il nuovo decreto legge sulla Protezione civile non sarà più lo Stato a pagare i danni causati agli edifici privati dalle calamità naturali quali, per l’appunto, i terremoti“.

E ammonisce il governo: “Il governo conferma, sbagliando, la scelta di una politica dell’emergenza rispetto a quella della prevenzione e della manutenzione del nostro patrimonio edilizio anche prevedendo che l’estensione ai rischi derivanti da calamità naturali di tutte le polizze assicurative, che sono su base volontaria, a qualsiasi tipo di danno a fabbricati di proprietà di privati, creando di fatto, condizioni di disparità tra cittadini. Non basta solo appellarsi – nei momenti di emergenza – all’istituzione del fascicolo del fabbricato, strumento la cui realizzazione è ormai assolutamente indifferibile: prima ancora serve un impegno di tutti per costruire una coscienza della prevenzione e della sicurezza“.

Federarchitetti e le perplessità sulla Fondazione di Inarcassa

Federarchitetti torna a esprimere la sua forte perplessità circa l’opportunità della costituzione, da parte di Inarcassa, di una Fondazione del tipo “di partecipazione”. Già nel marzo scorso, infatti, il Sindacato nazionale architetti liberi professionisti aveva infatti scritto una lettera al ministero del Lavoro sollevando dubbi sulla legittimità alla costituzione, da parte di Inarcassa, di una Fondazione di Partecipazione con caratteristiche di rappresentanza sindacale.

L’organo di Previdenza degli architetti ha infatti deliberato di impiegare risorse di notevole entità, oltre 300mila euro, per svolgere azioni di sostegno alla professione assumendo così le caratteristiche di organo di rappresentanza ai livelli istituzionali e sindacali, a mezzo della creazione, a detta di Federarchitetti, “di un Ente privo delle necessarie prerogative di assetto democratico deliberante“.

Un organismo con prerogative verticistiche ed unilaterali che, a parere di Federarchitetti, costituisce una impropria entità supplementareche genera ulteriore confusione nel quadro già frammentato delle professioni, trascurando l’occasione per promuovere un’azione coerente e concertata tra gli organi istituzionali, ordinistici, previdenziali e sindacali delle categorie di ingegneri ed architetti“.

Federarchitetti, quindi, avverte forti perplessità per un concreto esito degli obiettivi dichiarati “anche in riferimento alle risultanze di bilancio della spesa prevista, ravvisando divergenze con le competenze e finalità dell’Ente Previdenziale ed il configurarsi di caratteristiche antisindacali dell’iniziativa“.

Il Sindacato nazionale architetti liberi professionisti torna quindi a sollecitare le istituzioni competenti, il Ministero del Lavoro e la Prefettura di Roma, ad una valutazione di quanto evidenziato negli ultimi mesi.

La reazione degli architetti nei confronti della riforma sul lavoro

di Vera MORETTI

E’ stata inviata una lettera al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Giustizia, del Lavoro e dello Sviluppo economico scritta dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, per esprimere il proprio dissenso nei confronti della norma che intenderebbe includere gli iscritti agli Albi tra coloro che, ove lavorassero per oltre sei mesi per il 75% per un medesimo cliente e/o utilizzandone le strutture e le attrezzature, dovrebbero essere assunti come dipendenti.

Tale norma, prevista all’interno della riforma del lavoro, se applicata creerebbe gravissimi danni all’intera categoria professionale, sia in termini di disoccupazione che in termini di marginalizzazione dal mercato.
La lettera, infatti, dice che “la struttura media degli Studi di architettura italiani è assai piccola (tra due e quattro addetti) e si basa sulla cooperazione tra titolari e collaboratori, in un ambito di “bottega” o, come si dice ora, di team, con un approccio culturalmente assai distante dal rapporto datore di lavoro/dipendente. Proprio  la dimensione ridotta degli Studi di architettura sta permettendo alla maggioranza dei 150 mila architetti italiani di reggere alla grave crisi del Paese e del settore, pur tra mille difficoltà e grazie ai comuni sacrifici di titolari e collaboratori“.

Per questo, l’obbligo di assunzione in strutture dai volumi d’affari ridotti porterebbe alla drastica riduzione dei propri collaboratori a causa della difficoltà di sostenere nuovi oneri, e porterebbe ad un ulteriore aggravio della disoccupazione giovanile.
Ma non solo: dalla lettera emergerebbero altre conseguenze negative: “la contrazione della dimensione delle strutture con ulteriore difficoltà delle stesse ad essere competitive sul mercato; la drastica riduzione dei contributi a Inarcassa, a cui proprio il vostro Governo ha da poco chiesto di dimostrare la sostenibilità delle pensioni a 50 anni, in quanto i dipendenti diverrebbero contributori INPS e lo snaturamento del rapporto interprofessionale, tra titolari degli Studi e collaboratori, con danni all’oggetto della prestazione ed alla qualità complessiva dei progetti sviluppati“.

Inoltre, i principi di flessibilità e mobilità tipici delle professioni intellettuali, che si basano anche sulla capacità di azione sui mercati globali e di adattamento ad un mercato altalenante.
Inoltre, il mono-mandato di un architetto è pressoché inevitabile, di fronte a progetti a lungo termine, non solo quando si tratta di lavori relativi alla Pubblica Amministrazione, ma anche quando si tratta di privati.

La lettera, però, non si limita d elencare i motivi del dissenso nei confronti della norma, perché propone alcune iniziative per proteggere gli iscritti agli Albi da parte di colleghi che possano agire in modo scorretto in qualità di committenti.
Tra queste, quella di “garantire, all’interno dei Codici Deontologici, il rispetto di regole etiche e tipizzazioni contrattuali nel rapporto tra titolare dello Studio e collaboratore, laddove iscritti agli Albi: la futura terzietà dei nuovi Collegi Disciplinari sarà perfettamente in grado di assicurare giudizi equi e sospendere gli iscritti che svolgano nei confronti  dei colleghi pratiche contrattuali vessatorie“.

Un’altra proposta è quella “di semplificare e rendere maggiormente economiche le forme di associazione professionale, così che i collaboratori possano a tutti gli effetti essere agilmente associati agli Studi di Architettura rendendo così formalmente evidente il loro contributo professionale e la loro appartenenza alla struttura“.

In ogni caso, gli Architetti italiani chiedono di affrontare il tema con consapevolezza e serietà e si rendono disponibili ad una collaborazione con il Governo.

Gli argomenti caldi del Professional Day

di Vera MORETTI

Voglia di progredire e guardare al futuro con ottimismo sono emersi durante il Professional Day dell’1 Marzo, la giornata delle professioni organizzata oggi da Cup, Adepp e Pat, per formulare delle proposte per rilancio del Paese.

Sul palco dell’Auditorium della Conciliazione di Roma si sono avvicendati i rappresentanti del mondo professionale ed ognuno ha formulato le proprie proposte di sviluppo relative al settore di competenza professionale, che saranno consegnate al presidente del Consiglio, Mario Monti.

Marina Calderone, presidente del Cup e del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, ha sottolineato: “Il governo dei tecnici dialoghi con i tecnici: perché la professionalità dei professionisti italiani è utile al Paese e siamo qui per ribadire che vogliamo dare il nostro contributo per la crescita e il futuro dell’Italia. Si può parlare di riforme, di futuro, partendo da un presupposto: siamo lavoratori intellettuali impegnati a svolgere al meglio il nostro compito”.

Gli argomenti affrontati sono stati molteplici e tutti particolarmente urgenti.
Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, ha voluto incentrare il suo intervento sulla necessità di semplificare le procedure normative e investire nella ricerca, al fine di “tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini passando per un ampio piano di rigenerazione urbana nell’ottica della sostenibilità, crocevia di un approccio sistemico multidisciplinare improntato a una progettazione etica. Con lo sguardo rivolto ai giovani“.

I commercialisti, nella persona di Claudio Siciliotti, il numero uno di categoria, hanno invece affrontato il tema fiscale, che deve essere affrontato con la cooperazione delle parti e l’ascolto di esse e, in merito alla giornata, ha dichiarato: “Questa è l’occasione per mettersi d’accordo sul metodo da utilizzare, basti pensare che ad oggi, per via di tutte le riforme che si sono sovrapposte incessantemente da oltre sei mesi, non è chiaro se si applicano le tariffe, se il giovane che ha compiuto 18 mesi di tirocinio può sostenere l’esame di stato, se l’assicurazione è obbligatoria nell’immediato e se si possono costituire società tra professionisti“.

L’intervento di Armando Zingales, presidente del consiglio nazionale dei chimici, è invece servito per lanciare una proposta, ovvero una nuova Authority che sia davvero espressione degli ordini professionali, questo perché “l’attuale, ovvero l’Antitrust non è sufficiente per reggere la sfida delle liberalizzazioni così concepite dall’esecutivo. Come chimici proponiamo che gli ordini professionali siano essi stessi delle vere e proprie Authority con poteri maggiori da definire“.

Soddisfatto Leopoldo Freyrie, numero uno degli architetti, il quale ha approvato la retromarcia fatta dal governo in tema di liberalizzazioni, convinto che, dopo questa mossa, “si aprirà una nuova fase che è quella di attuare una riforma concreta non solo dal punto di vista legislativo. Crediamo fortemente che questa sia l’occasione giusta per riaffermare la valenza sociale delle professioni ordinistiche e il loro ruolo di sussidiarietà nei confronti dello stato“.

Liberi Professionisti: nuovi obblighi su tariffario e tirocini

Una pioggia di novità normative in arrivo per i liberi professionisti. Avvocati, dottori commercialisti e architetti colpiti dall’ondata delle liberalizzazioni dovranno uniformarsi quanto prima alle nuove normative pubblicate nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 gennaio. Il Decreto legge 1/2012 per la concorrenza, le infrastrutture e la competitività ha disposto nuovi obblighi in materia di tariffe professionali, oneri del professionista, tirocinio e confidi.

Punto primo: Abrogazione delle tariffe professionali

E’ il punto più discusso del Decreto Legge. L’articolo 9 del documento abroga infatti le tariffe delle professioni regolamentate. Tuttavia nei casi liquidazione giudiziale il compenso spettante al professionista verrà determinato in base a parametri stabiliti dal Ministero della Giustizia tramite decreto.
Ciò significa che, con tutta probabilità, il Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro dell’Economia, fisseranno i parametri relativi a oneri e contribuzioni alle casse professionali e agli archivi. Tali parametri non avranno però validità nei contratti tra professionisti e clienti, ai sensi dell’articolo 36 del Codice del consumo (Dlgs 206 del 6 settembre 2005).

Il compenso per le prestazioni professionali, quelle cioè che interessano professionista e singolo cliente, dovrà essere stipulato per iscritto al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista avrà l’obbligo inoltre di rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, prospettando cioè gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico medesimo, e indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale.

Tuttavia l’obbligo del preventivo scritto circa il compenso è subordinato, secondo quanto stabilisce il nuovo Decreto legge, all’esplicita richiesta da parte del cliente al professionista.

Punto secondo: Tirocinio

Il Decreto legge 1/2012 fissa la durata del tirocinio per l’accesso alle professioni regolamentate a 18 mesi.
Per i primi 6 mesi il tirocinio potrà essere svolto, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i Consigli nazionali degli Ordini e il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, parallelamente al corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Ovvero gli studenti o laureandi potranno già svolgere un terzo del periodo di apprendistato anche se non ancora laurati.

Il tirocinio potrà inoltre essere svolto presso le pubbliche amministrazioni, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i Consigli nazionali degli Ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica, ma in questo caso solo dopo la laurea.

Abrogata la norma, introdotta con la Legge 148/2011, dell’ equo compenso per i tirocinanti. I tirocinanti potranno quindi non essere retribuiti per la prestazione svolta.

Punto terzo: Confidi

Nessuna modifica per la disposizione, finalizzata ad integrare il comma 7 dell’art. 39 del DL 201/2011, che prevede che al capitale sociale dei confidi e delle banche possano partecipare imprese non finanziarie di grandi dimensioni. Anche i liberi professionisti quindi potranno partecipare al capitale sociale con i medesimi limiti societari previsti per i predetti enti.

L’inottemperanza alle norme previste dal Decreto legge 1/2012 costituisce illecito disciplinare soggetto a sanzione. Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori sta adeguando in queste ore il Codice deontologico, scegliendo tuttavia di non abrogare l’art. 2233 del Codice Civile,.

Il Ministero della Giustizia ha confermato inoltre che le tariffe per i consulenti del giudice rimangono vigenti e che le nuove norme previste dal Decreto legge non hanno valore retroattivo; pertanto, i contratti in essere e le relative vidimazioni rimangono soggette alla precedente disciplina.

Groupon: Avvocati e dentisti in saldo richiamati all’Ordine

di Alessia CASIRAGHI

Liberalizzare. E’ la parola d’ordine che si rincorre sulle bocche di parlamentari, ministri, economisti e riempie le prime pagine dei giornali di questi giorni. Una bacchetta magica pronta a garantire la libera concorrenza e a ristabilire un po’ di sana competizione nel nostro paese. Ma quali sono le insidie che si nascondo dietro questo parola magica?

La notizia è passata un po’ sottotono, ma vale la pena accennarla. Qualche giorno fa cinque ingegneri, regolarmente iscritti all’Ordine professionale, di Torino, sono stati ‘richiamati’ proprio dall’ordine per aver svenduto a prezzi stracciati le proprie prestazioni attraverso un sito web. Il sito in questione, forse conosciuto ai più per le ablazioni dentali a costi bassissimi e per le cene di sushi a prezzi cinesi, è Groupon.

Portale di deal nato a Chicago nel 2008, Groupon propone offerte online a prezzi scontati attraverso coupon e vocher. E nel 2011 sono stati numerosi gli studi professionali che hanno deciso di diventare partner del servizio di vendita online. Qualche esempio?

Certificazione energetica di immobili e registrazione al catasto regionale a 59 euro, anziché 300. Trattazione di un procedimento stragiudiziale a 39 euro, anzichè 500, e per chi volesse pensare in grande c’è anche il due al prezzo di uno, 69 euro anzichè 1000.

Immediato l’attacco degli Ordini professionali: “praticare prezzi inferiori alla vigente tariffa professionale, contrasta con le norme deontologiche”. E a Bologna il mese scorso l’Ordine dei Medici ha puntato il dito contro le offerte in saldo di prestazioni mediche quali pulizie dentali, pap test, visite dermatologiche,  contro il “discount di una falsa sanità”.

Medici, avvocati, ingegneri, architetti e commercialisti sono avvertiti: svendere le proprie prestazioni a prezzi che contrastano notevolmente con le tariffe minime vigenti, comporta il rischio di un richiamo da parte dell’Ordine professionale, se non addirittura l’esclusione dallo stesso.

Ma liberalizzare le professioni non significa proprio fare i conti con l’abolizione delle tariffe minime vigenti? La questione resta aperta. Nel frattempo Groupon, dal canto suo, ha fatto sapere di essere ricorso più volte all’Antitrust, nel solo 2011, dopo numerosi boicottaggi in ogni parte d’Italia: “I problemi con le organizzazioni di categoria sono cominciati nel gennaio del 2011 – spiega Roberto Panetta, legale del gruppo. – Prima in maniera blanda, poi sempre più frequenti, sono arrivati decine di richiami per i nostri partner. Riteniamo che questo sia un comportamento scorretto perché restringe la concorrenza, pertanto abbiamo chiesto l’intervento dell’Autorità garante”.

Medici richiamati dall’ordine, insinuazioni più o meno verificate sull’attendibilità dei servizi offerti dal portale, un po’ come a dire ‘se costa poco, la fregatura ci sarà’. All’alba della nuova era ‘liberalizzata’ le perplessità sono numerose. E l’esempio di Groupon rappresenta un caso limite, ma anche un interessante spunto di riflessione.

E voi cosa ne pensate? Si tratta di un processo alle intenzioni, quello esercitato dagli Ordini Professionali, o di un’azione giusta e tesa a limitare una concorrenza che potrebbe farsi spietata e senza più regole? E’ giusto applicare tariffe scontate anche a servizi e prestazioni fino ad oggi regolamentate da tariffari minimi e cachet prestabiliti?

Gli architetti chiedono una riforma scaccia-crisi

di Vera MORETTI

Anche gli architetti soffrono la crisi, tanto che, visti i risultati resi noti dal Centro Confindustria, che non lasciano presagire nulla di buono per il 2012, i professionisti del settore hanno deciso di chiedere al Consiglio nazionale degli architetti di anticipare a marzo, senza dunque aspettare le scadenze di agosto e dicembre, “i necessari interventi per adattare il nostro ordinamento ai criteri e alle indicazioni contenuti alla legge di stabilità e al decreto ‘salva-Italia’ con l’impegno ad attuarla con rapidità ed efficacia”.

Questo è quanto Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, paesaggisti, pianificatori e conservatori, a margine della conferenza degli Ordini, ha affermato, nel tentativo di arginare una crisi altrimenti piuttosto grave.

Ciò che chiedono gli architetti è una riforma che possa ridisegnare le norme pre-costituzionali e rilanciare, dunque, la professione.

Freyrie si rivolge direttamente al governo, e in particolare al ministro Corrado Passera, chiedendo una serie di immediati interventi che favoriscano lo sviluppo e che sblocchino le attività edilizie private, ormai l’85% del mercato totale.

Continua Freyrie: “Sono necessarie, in questa direzione, due azioni precise: serve riattivare il credito bancario sui progetti edilizi, spesso bloccato perché, ad esempio, le banche non accettano Dia, dichiarazione di inizio attività, e il silenzio-assenso alla stregua di permessi edilizi; serve anche un intervento volto a indurre Regioni e Comuni a sbloccare i piani di governo del territorio, spesso insabbiati per anni in discussioni ideologiche, anche per evitare che le risorse degli investitori si dirigano verso quei Paesi in grado di garantire regole certe e non soggette al variare delle maggioranze“.

Raggiunto l’accordo per il rinnovo dei contratti degli studi professionali

E’ stato raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale degli studi professionali, sottoscritto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil e Confprofessioni.

La lunga trattativa, iniziata lo scorso autunno, porta buone notizie, e in concreto 87,50 Euro in più al mese, a circa un milione di lavoratori subordinati e 400mila tra praticanti e partite Iva, e coinvolge le figure professionali di dipendenti degli studi notarili e di avvocati, studi dentistici, ingegneri ed architetti.

Franco Martini, Segretario Generale della Filcams Cgil, si è detto soddisfatto. “Con la firma del contratto nazionale si rafforza ed estende il sistema dei diritti in un settore fortemente polverizzato. Un mondo di giovani ragazze e ragazzi che troverà nel nuovo contratto maggiori opportunità di crescita e valorizzazione professionale, nonchè di tutele contrattuali e di rappresentanza sindacale. La firma del contratto, raggiunta unitariamente oltre ad essere positiva nei contenuti, rappresenta un segnale importante per consolidare l’inversione di tendenza, dentro un quadro di relazioni sindacali, caratterizzato dalla negativa pratica degli accordi separati. L’ipotesi di accordo sarà sottoposta alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori, che si svolgerà anche attraverso forme inedite, date le caratteristiche del settore, con uno sforzo organizzativo e di fantasia notevole, per far vivere la democrazia anche là dove potrebbe sembrare impossibile.”

L’applicazione del nuovo contratto è prevista anche per apprendisti e praticanti/stagisti, per i quali verrà individuato un giusto criterio di compenso.

Dopo questo importante traguardo, Danilo Lelli, che ha seguito la trattativa per la Filcams Cgil Nazionale, ci sono altri importanti obiettivi da raggiungere, come ad esempio un rilancio del piano organizzativo e la contrattazione di secondo livello con diretto coinvolgimento dei territori.

Vera Moretti

“Radiografia” degli architetti in Italia

Architetto, professione d’Italia. Gli architetti iscritti all’Ordine professionale, nel nostro Paese, sono infatti quasi 145mila, il numero maggiore tra i Paesi europei e il 30% del totale degli architetti europei; Questo è quanto emerge dalla ricerca “Lo Stato della professione dell’architetto in Italia: i temi, la crisi, la riconfigurazione“, realizzata dall’Osservatorio Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc) – Cresme. Dalla ricerca emerge anche che quella degli architetti è, per numero, la quinta categoria professionale italiana dopo medici, infermieri, ingegneri e avvocati.

Circa il 40% degli architetti italiani ha meno di quarant’anni e sono in maggioranza donne, con oltre il 40%, contro una media europea intorno al 30%. Rispetto alle altre professioni tecniche in Italia, con l’eccezione dei biologi (74% di presenza femminile), le donne iscritte agli Ordini professionali sono ancora in netta minoranza: sono appena il 2 e il 7% tra i periti (industriali e agrari), il 9% tra i geometri; tra il 13 e il 18% tra agrotecnici, geologi e agronomi, appena il 10% tra gli ingegneri e, in misura maggiore (anche se inferiore rispetto agli architetti), il 34% tra i chimici.

Nel complesso, il fatturato medio annuo degli architetti è di circa 37mila euro con una contrazione, a causa della crisi, del 16-17%. Nel 2010 per un quarto degli architetti l’insoluto ha superato il 20% del giro d’affari complessivo e i tempi di pagamento si sono allungati: gli enti pubblici passano da una media di 100 giorni del 2008 a 140 del 2010; le imprese da 63 giorni a 119; le famiglie da 46 a 81 giorni, gli altri professionisti da 39 a 68 giorni.

Influisce sulla contrazione del fatturato il crollo verticale del mercato della progettazione di nuove costruzioni residenziali, dei mercati della nuova produzione non residenziale e del settore delle opere pubbliche: nel 2010 il 67% degli architetti indica un calo dell’attività (era il 72% nel 2009), con riduzioni annue del fatturato nel settore, per la metà degli architetti, superiori al 25%. Segnali più confortanti, invece, arrivano dalla riqualificazione, settore che nei prossimi anni è destinato a caratterizzare tutto il mercato delle costruzioni nazionale che il 30,7% degli architetti vede in crescita.

Federarchitetti pubblica un video sui temi della sicurezza sul lavoro e problemi professionali

Federarchitetti per sensibilizzare sui temi della sicurezza nei luoghi lavoro ha dato vita ad una mini fiction intitolata “Non ne valeva la pena” che racconta i problemi dei liberi professionisti in cantiere, descritti attraverso le vicende tragicomiche di un coordinatore della sicurezza. Il video presente su Youtube è stato presentato in occasione della Seconda Giornata Nazionale per la Sicurezza nei cantieri, lo scorso 1° aprile.

Il filmato racconta l’esperienza di un architetto responsabile della sicurezza alle prese con problemi giudiziari e umani all’interno di un cantiere. In particolare si narra la vicenda dell’arrivo di un ispettore del lavoro che gli contesta una serie di irregolarità, di cui lui è già a conoscenza e che ha più volte segnalato alla committenza che è rimasta impassibile. Il professionista sarà costretto a pagare un’ammenda a suo carico di 4.800 €, una somma elevata se si pensa alle spese professionali mensili e la difficoltà nel farsi pagare dai committenti.

Per Giancarlo Maussier, presidente di Federachitetti Roma, che ha collaborato alla sceneggiatura, “l’architetto protagonista del video non è altro che una figura emblematica, che riflette le difficoltà vissute tutti i giorni da moltissimi professionisti”. Le imprese vogliono guadagnare il massimo, e i committenti vogliono spendere il minimo. “Ecco perché nel video – conclude Maussier – è messa sotto accusa la logica del massimo ribasso, che risulta dannosa non soltanto in termini di sicurezza sul lavoro, ma anche per la qualità dell’architettura e la dignità professionale”. Qui è visionabile il video.

Mirko Zago