Ad Ancona, le imprese parlano straniero

In provincia di Ancona c’è fermento: nel solo mese di dicembre sono nate nella zona ben 34 imprese, metà delle quali condotte da stranieri.

E’ la Cna a dare questa informazione, che ha anche approfondito questi dati andando ad analizzare i settori di appartenenza di queste startup e la loro nazionalità.

Tra le 16 imprese che parlano straniero, sei sono state avviate da imprenditori dell’Est Europa, operanti nei settori edile ed alimentare.
In particolare, sono sempre più diffusi negozi di alimentari che propongono prodotti tipici della Russia, vista la crescente concentrazione di imprenditori provenienti da quella parte d’Europa.

Altre cinque attività, poi, sono state fondate da imprenditori nord africani o del Medio Oriente, i quali si mettono in proprio nel settore alimentare, ma anche nell’edilizia.
Ma ci sono anche molti nordafricani ed arabi che vengono assunti nelle cucine dei ristoranti locali.

Le rimanenti cinque imprese parlano cinese, e si concentrano in particolare a Senigallia, attive nel settore tessile, ma anche edile.

Alla luce delle dinamiche in atto in questo scenario imprenditoriale sempre più multietnico e cosmopolita, la Cna richiama le autorità istituzionali e amministrative, gli enti e gli uffici che interloquiscono e interagiscono con le imprese sul piano delle normative fiscali, previdenziali, nel credito e nella sicurezza, a tenere conto della tendenza in atto, destando particolare riguardo nel favorire una sana, imparziale ed equilibrata inclusione sociale.

A questo propositi, Massimiliano Santini, direttore provinciale Cna, ha dichiarato: “No ai pregiudizi ma sì al rispetto delle regole, che debbono valere per tutti”.

Vera MORETTI

Artigianato, il rilancio passa dai giovani

Quale sia la strada per valorizzare le manifatture artigiane in Italia lo ha mostrato all’inizio di novembre CNA Giovani Imprenditori della due giorni di dibattito “Manifatture, IV Festival dell’Intelligenza Collettiva”, che si è tenuta nella capitale italiana del bello e della creatività, Firenze.

Un incontro con protagonisti di vari settori, non solo di quello economico, per fare il punto sul Made in Italy e gli asset per il rilancio del sistema Paese: manifattura di qualità, cultura, bellezza, export. Due giorni di dibattito con al centro una domanda e, per fortuna, un sacco di risposte: come valorizzare il potenziale manifatturiero italiano per trasformarlo in opportunità di sviluppo ed esportazione?

Magari cominciando a investire sui giovani. In Italia ci sono 1.438,601 imprese artigiane (il 23,6% del totale delle imprese del Paese) che generano un fatturato di 150 miliardi di euro, il 12% del valore aggiunto italiano. Sul totale delle imprese italiane, quelle giovanili sono 675.053, ma solo il 3.2% (195.842) sono artigianali e solo il 7,6% delle nuove imprese create appartiene al settore manifatturiero. Perché non investire in questo settore dove si intravedono ampi spazi di crescita ed occupazione per i giovani?

Se nel mondo, come emerso dal dibattito fiorentino, stiamo assistendo a una nuova rivoluzione industriale che passa dal taylorismo al tailor made e molti Paesi stanno già attuando importanti politiche di investimento a sostegno della nascita di nuove piccole imprese manifatturiere, in Italia il tessuto di Pmi è già florido e rappresenta il 99% del tessuto produttivo. I nostri simboli del made in Italy: moda, design e alimentare, continuano a crescere, ad esportare e generare fatturato, un motivo in più per tutelare, sostenere e promuovere il Made in Italy va tutelato, sostenuto e promosso.

Secondo Andrea Di Benedetto, Presidente dei Giovani Imprenditori CNA, “il nostro potenziale sta proprio nella capacità manifatturiera che accomuna oltre 100mila Pmi italiane. Imprenditori che devono avere come obiettivo la penetrazione dei mercati esteri trovando linfa nell’innovazione. L’attuale incertezza economica deve diventare quindi lo stimolo per affermarci quali produttori di qualità, riempiendo sapientemente le nicchie del mondo”.

Secondo Di Benedetto, “qualità del prodotto e digitale sono le leve per consentire alle nostre imprese di internazionalizzarsi ed essere competitive nei mercati globali. Il tempo delle lauree come strumento di emancipazione sociale è finito. Oggi è emancipato chi è realizzato. E’ tornato il tempo del fare, del produrre, del creare con le mani e vendere in tutto il mondo grazie ad una comunicazione efficace e all’utilizzo del web per promuoversi e costruire, raccontandola, una nuova epica dell’artigianato”.

Parole sante. Ora aspettiamo i fatti, dalle imprese e da chi, a livello politico e fiscale, avrebbe il compito di sostenerle, non quello di affossarle.

L’Italia è una repubblica fondata sugli artigiani. Aiutiamoli

di Davide PASSONI

L’Italia è un Paese che ama i luoghi comuni, in qualsiasi ambito della vita quotidiana: dallo sport alla religione, dalla cultura all’economia. Purtroppo. Specialmente in ambito economico, infatti, i luoghi comuni andrebbero lasciati da parte, perché non fanno bene a nessuno. Uno dei più celebri è quello che vuole l’Italia patria dell’artigianato, tanto di quello di qualità quanto di quello, diciamo così, di largo consumo.

Come in tutti i luoghi comuni, un fondo di verità c’è, è inutile negarlo. La capacità e la maestria che abbiamo noi italiani in ogni tipo di produzione artigianale sono riconosciute e incontestabili, ma non è tutto oro quello che luccica. Le imprese artigiane soffrono tanto se non di più rispetto alle altre, in qualsiasi campo o regione esse operino. Basta dare un’occhiata alle statistiche di questi ultimi mesi per rendersene conto: in Sicilia, Sardegna Abruzzo, persino in regioni che con artigianato fanno rima – come Toscana e Marche – i trend di fatturato sono negativi, quelli relativi alle chiusure delle aziende positivi. Se poi ci mettiamo anche la sfiga di eventi catastrofici come quelli accaduti in Sardegna negli ultimi giorni, allora il quadro è completo.

Come sempre, dunque, è meglio darsi da fare per cercare delle soluzioni anziché piangersi addosso. Una di queste potrebbe essere, per una volta, riuscire a fare sistema, come imprese artigiane globalmente e come singole specificità produttive: andare in ordine sparso sul mercato interno e, soprattutto, su quello estero è una strategia perdente. Poi, cominciare a riconoscere la specificità di questo tipo di imprese e sostenerne la crescita con misure ordinarie e straordinarie sia sul lato degli incentivi economici sia, soprattutto, sul lato delle agevolazioni fiscali. Poi, sostenere una politica seria di inserimento di giovani in questo complesso tessuto produttivo, fornendo loro supporti e strumenti per proseguire nella realizzazione di prodotti eccellenti e apprezzati in tutto il mondo.

Sono solo alcuni piccoli passi, altri e più utili e intelligenti ci saranno di sicuro. Quello che è certo è che in un momento di crisi come questo e in un periodo dell’anno, quello che precede le festività natalizie, la spesa degli italiani si orienta ancora di più su produzioni artigianali, non tanto per spendere meno, quanto per spendere meglio. Se le imprese artigiane potessero sfruttare questa onda lunga anche per restanti mesi dell’anno, forse qualche segno di vera ripresa potrà cominciare a vedersi davvero. Non solo sulla carta o nella sfera di cristallo di burocrati ed economisti.

Formazione per le imprese sarde

Le aziende del Nord della Sardegna sono invitate a partecipare al progetto Exit promosso dalla Camera di Commercio di Sassari e che prevede un percorso di formazione e assistenza tecnica per l’internazionalizzazione d’impresa.

Potranno partecipare 15 pmi iscritte alla CCIAA di Sassari, purchè siano attive in uno dei seguenti settori: Agro-alimentare, Turismo, Artigianato, Terziario Innovativo, Edilizia.
Il corso si svolgerà tra ottobre e dicembre 2013 e sarà articolato in 3 moduli della durata di 2 giornate ciascuno per un totale di 6 giornate non consecutive:

  • La pianificazione strategica per l’avvio di un’azione di internazionalizzazione (14-15 ottobre);
  • La contrattualistica e la fiscalità internazionale (28-29 ottobre)
  • Trasporti e problematiche doganali e assicurative (7-8 novembre).

L’attività di assistenza tecnica si svolgerà nell’arco di 2 giornate per ciascuna azienda partecipante alla formazione in aula e consisterà in un check up aziendale con un focus su cinque fattori chiave per l’attività sui mercati esteri:

  • Motivazione dell’azienda e dell’imprenditore
  • Struttura e organizzazione aziendale
  • Esperienza specifica nel settore e/o sui mercati esteri
  • Gamma dei prodotti e servizi di supporto per l’export
  • Realizzabilità del progetto di internazionalizzazione.

C’è tempo entro oggi per presentare la domanda, o tramite posta elettronica certificata all’indirizzo promocamera@pec.it oppure tramite fax al numero 079/2638810.

Vera MORETTI

Crisi senza precedenti per l’artigianato in Abruzzo

Il Centro studi regionale della Cna ha fotografato in maniera fin troppo chiara l’andamento delle imprese abruzzesi nei primi sei mesi del 2012. Quello che si è chiuso a fine giugno, secondo i dati diffusi da Unioncamere ed elaborati da Aldo Ronci, rappresenta il secondo peggior risultato degli ultimi dieci anni per il complesso delle imprese, addirittura il peggiore in assoluto per l’artigianato, sceso davvero ai minimi storici. Per le imprese “in generale”, si tratta di un risultato negativo (-343 unità), dopo le buone performance del 2010 e del 2011, frutto del crollo senza precedenti del primo trimestre (-1236), compensato solo in parte dalla crescita registrata tra aprile e giugno (+873); per quel che riguarda l’artigianato, invece, con un decremento di ben 559 imprese, il primo semestre del 2012 fa registrare il peggior risultato degli ultimi dieci anni, superando perfino il dato negativo del 2009 (-406). In percentuale, il decremento percentuale delle nuove imprese artigiane è stato dell’1,54%, ovvero un valore doppio di quello medio italiano (-0,78%).

Sul piano territoriale, l’andamento è eterogeneo: le province dell’Aquila e di Chieti, infatti, hanno realizzato i peggiori risultati con 221 e 172 unità in meno, seguite da Teramo con un decremento di 10, mentre Pescara con 60 unità in più è l’unica a registrare addirittura un incremento. Nell’artigianato, male tutte le province: più vistoso il decremento a Teramo e L’Aquila decrescono più vistosamente rispettivamente di 189 e 175 unità, Pescara e Chieti più lievemente di 107 e 78.

Tra i settori, mentre continua a registrare perdite notevoli l’agricoltura (-498 unità), consistenti sono pure i decrementi nei settori delle costruzioni (-153), dell’industria (-110) e del commercio (-106). Picchi negativi, sul piano territoriale, soprattutto nelle costruzioni a Teramo (-126), all’Aquila (-83) e Pescara (-56), diminuzioni consistenti nell’industria a Chieti (-45), all’Aquila (-45), a Teramo (-35) e a Pescara (-20). In generale, la distribuzione delle nuove imprese per attività economiche penalizza il Chietino nell’agricoltura (-296); il commercio (-96) all’Aquila; nelle costruzioni (-75) a Teramo. Bene solo le attività ricettive: con Pescara a +63; L’Aquila a +52, Teramo a +28; Chieti a +20. Infine, Il settore dei servizi segna un aumento di 94 unità a Teramo, di 65 a Chieti e di 48 a Pescara. «I dati negativi emersi dall’analisi della dinamica delle imprese – illustra Ronci – confermano che l’economia regionale si trova in piena recessione e va peggio di quella italiana. Fatto ancor più grave perché il confronto negativo è anche con il Mezzogiorno: dal 2000 al 2011 l’Abruzzo ha cumulato uno spread negativo in termine di Pil di 5,2 punti percentuali rispetto al valore nazionale e di 1,9 punti percentuali nei confronti di quello del Mezzogiorno».

Quattro mosse per aiutare il sistema delle imprese a uscire dalla crisi: meno tasse, più credito, meno spesa improduttiva, pressione ridotta anche dagli enti locali. Sono le proposte avanzate dal direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo, che commentando i risultati negativi relativi all’andamento delle imprese nel primo semestre del 2012, sostiene che «occorrono azioni decise ed immediate per rilanciare il nostro sistema produttivo, pena una definitiva emarginazione». A detta della Cna abruzzese, l’obiettivo è mettere insieme almeno 200 milioni di euro destinati allo sviluppo ed al rilancio dei consumi interni, mercato di riferimento dell’artigianato e di vasti settori della piccola impresa.

Artigianarte, l’artigianato artistico a Portici

L’Italia è una repubblica fondata sugli… artigiani. Ne sanno qualcosa a Portici, in provincia di Napoli, dove, nel centro storico, ogni sabato (dal mese di aprile al mese di giugno 2012) si tiene la kermesse “Artigianarte”, una mostra provinciale dell’artigianato d’eccellenza. Gli stand sono aperti dalle 9.30 alle 19.30 e visitabili nei seguenti giorni: 21 aprile, 5 maggio, 12 maggio, 19 maggio, 26 maggio, 2 giugno, 19 giugno e 26 giugno.

Artigianarte” nasce principalmente dalla volontà dell’Associazione culturale “Hobbisti Millemani” e del Comune di Portici di porre l’accento sul problema della “desertificazione” dei centri storici, ma in maniera non ovvia, dicono dall’associazione. Da qui deriva il tentativo di mostrare come l’arte e l’artigianato siano in grado di restituire una nuova dignità, culturale e commerciale, ai luoghi più caratteristici delle città. Un’occasione per offrire a un pubblico sempre più esigente una panoramica ampia e variegata delle produzioni di qualità. Gli espositori presenti sono una rappresentanza di tutti i settori dell’artigianato; saranno esposti: coralli, cammei, ceramiche vietresi, porcellane di Capodimonte, composizioni floreali, ricami, prodotti tessili, bijoux, suppellettili in legno, e tanto altro ancora.

Accanto agli stand delle produzioni artigianali distribuiti lungo la strada, si potranno vedere dal vivo le lavorazioni di alcuni materiali tra i quali i metalli preziosi, il legno, il fimo ed assistere alla realizzazione di disegni, quadri ed altre creative decorazioni. Vari momenti artistici e di intrattenimento completeranno il programma della rassegna. Saranno organizzate una serie di iniziative per grandi e piccini, come teatrini e laboratori creativi. Gli stand saranno tutti addobbati in tema e sarà possibile imbattersi in esibizioni di magia e stand gastronomici. Per i più piccoli, lungo il percorso della festa, ci saranno fotografie scattate e stampate al momento con sfondi a tema.

Novara, contributi per giovani artigiani

Presentato dall’assessore al Commercio di Novara Sara Paladini il nuovo bando per la concessione di contributi alle imprese artigiane per il 2012. Il bando prevede la possibilità di un contributo per le imprese artigiane costituite nel periodo 1 gennaio – 31 dicembre 2010, in attività e con sede nel Comune di Novara; non devono risultare derivanti da trasformazioni, fusioni, variazioni o modifiche. Ulteriore requisito è che il titolare o almeno la metà dei soci/legali rappresentanti siano nati dopo il 31 dicembre 1974. Le domande dovranno pervenire entro e non oltre il 12 gennaio 2012 al Comune di Novara, ufficio archivio e protocollo, in via Rosselli 1. Lo stanziamento ammonta complessivamente a 15.500 euro e il contributo non potrà essere superiore al 30% delle spese sostenute e comunque fino ad un massimo di 1.032 euro.

Ci rendiamo perfettamente conto del fatto che la cifra messa a disposizione non è elevata – ha spiegato Paladinima vuole essere un segnale positivo e di speranza per tutti quei giovani che abbiamo voglia di mettersi in gioco“.

Nati con la camicia

Imprenditori si nasce, non si diventa. Sono gli imprenditori familiari, ovvero coloro che decidono di portare avanti l’azienda di famiglia. Nati con la camicia, forse o quasi, che secondo l’identikit tracciato dall’Isfol rappresentano una grossa fetta della realtà imprenditoriale italiana.

La ricerca, condotta dal sociologo del lavoro Domenico Barricelli e pubblicata sulla rivista del Cgia di MestreQuaderni di ricerca sull’artigianato’, evidenzia come le microimprese familiari italiane siano per la maggior parte appannaggio degli uomini, che rappresentano il 78,2%, mentre le donne raggiungono solo il 21,8%. Va sottolineato però, che le quote rosa, seppur minoritarie, molto spesso ricoprono ruoli chiave all’interno dell’azienda di famiglia, come il supporto alla gestione amministrativa.

Un quinto degli imprenditori ‘di famiglia’ possiede solo la licenza media, mentre il 56,2% è diplomato e il 22,1% ha ottenuto la laurea. Hanno tra i 35 e i 54 anni e hanno iniziato a lavorare da giovanissimi, prima dei 20 anni. L’identikit prosegue rilevando che il fatturato annuo medio degli imprenditori familiari non supera i 500 mila euro, mentre l’area di attività si concentra soprattutto nel territorio urbano.

Ma quali sono i settori a maggior concentrazione di microimprese di famiglia? Dall’indagine emerge la centralità del terziario, che supera il 60%, con una netta prevalenza di imprese appartenenti al commercio, ai servizi e alle costruzioni. Il settore dell’artigianato comprende poco meno del 20% delle imprese e soprattutto attività commerciali e industriali o di laboratorio. Quanto al mercato di riferimento, per poco meno del 30% delle microimprese è esteso e le esportatrici sono circa il 14%. Le microimprese con un mercato più esteso sono quelle artigiane, attive nel comparto industriale e guidate da imprenditori più giovani. Si dichiarano al di fuori di circuiti di distretto o di filiera oltre il 90% delle imprese intervistate e da associazioni il 50%.

E rispetto alla crisi economica globale, come hanno reagito i microimprenditori? Si registrano criticità legate soprattutto alla liquidità, a causa di un’elevata dipendenza da singoli committenti, e gli elementi poco chiari su cui si esercita spesso la concorrenza, ma anche il peso crescente degli oneri amministrativi.

Prospettive aziendali poco confortanti a parte, i microimprenditori si dichiarano soddisfatti per aver scelto un’attività autonoma, anziché un lavoro dipendente. Sono coscienti però che per rimanere al passo coi tempi occorre aggiornarsi e acquisire nuove competenze e conoscenze, anche in campi specifici.

Alessia Casiraghi

Italia, l’artigianato batte la crisi

L’artigianato in Italia di fa un baffo della crisi. Secondo una rilevazione di Confartigianato sulle “imprese che resistono” alla difficile situazione economica (marzo 2010 – marzo 2011), quasi 74mila nuove attività sono nate in un anno, nonostante la crisi economica; il boom è stato nei lavori di costruzione e installazione per le case ‘verdi’ (43.033, oltre la metà del totale).

La coscienza ecologista si fa largo nelle abitudini dei nostri connazionali – si legge nello studio della Confartigianatoe la green economy si afferma come ‘motore’ di iniziative imprenditoriali: in un anno i piccoli imprenditori delle costruzioni e dell’installazione di impianti per la ‘casa sostenibile’ sono aumentati di 43.033 unità (+1%)“. La regione in testa per la maggiore crescita di queste attività è la Campania con un +3,7%. Confartigianato sottolinea l’aumento di 4.854 unità (+6%) delle imprese ‘verdi’ che si occupano di disinquinamento, pulizia di aree pubbliche, creazione e manutenzione giardini e spazi verdi, utilizzo aree forestali (il Veneto è leader con un +9,7%).

Il settore alimentare e della ristorazione resta un campo “anticrisi” e registra la nascita di 6.437 imprese di ristorazione (+3,6%) e 2.239 di produzione alimentari (+0,3%) ma cresce anche l’Information & Communication Technology con 3.343 nuove imprese (+7,9%). In questo campo, il Molise vanta a sorpresa il record regionale, con una crescita del 23,8%.

Aumentano anche le piccole imprese dedicate alla cura della persona: sono 8.757 (+0,9%) le nuove attività quali parrucchieri e istituti di estetica, centri benessere, assistenza sociale non residenziale. “I dati dimostrano – sottolinea Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianatoche la crisi non ha fermato lo spirito imprenditoriale degli italiani. La nascita di tante aziende è un segnale di vitalità che va incoraggiato. In questo momento così grave ci aspettiamo quindi che venga rilanciata la crescita, sostenendo il tessuto produttivo delle Pmi italiane“.

Confartigianato Varese offre 70mila euro per partecipare a “L’Artigiano in Fiera”

Confartigianato Imprese Varese mette a disposizione  70mila euro come contributo alle imprese intenzionate a partecipare alla 16esima  edizione di ‘L’artigiano in fiera‘. Si tratta della mostra mercato internazionale dell’artigianato in programma dal 3 all’11 dicembre alla Fieramilano di Rho.

Potranno richiedere il contributo le imprese artigiane, con sede e/o unità operativa nella provincia di Varese, regolarmente iscritte all’albo provinciale delle Imprese Artigiane della Camera di Commercio di Varese. La domanda di partecipazione potrà essere presentata in forma telematica dall’1 agosto al 28 ottobre.

E’ prevista anche la partecipazione gratuita a un corso di formazione di 4 ore, dedicato esclusivamente alle imprese iscritte, nelle materie specifiche di visual merchandising, allestimento stand (modalita’) e comunicazione efficace dei propri prodotti e del proprio brand.