Assegno sociale o pensione sociale: cos’è, come si calcola e a chi spetta

Cosa succede a chi non è riuscito a maturare i contributi per accedere alla pensione? Questa è la domanda che molti si fanno. Per loro c’è l’assegno sociale, un tempo chiamato pensione sociale, che corrisponde a un minimo vitale erogato solo in determinate situazioni.

Cos’è l’assegno sociale

L’assegno sociale dal 1996 ha sostituito quella che un tempo veniva denominata pensione sociale, cioè la pensione riservata a coloro che non hanno requisiti contributivi maturati con lavoro dipendente o autonomo. Viene erogata a domanda di parte ai cittadini che si trovano in condizioni economiche disagiate. Tra le sue peculiarità, che la rendono diversa dalle altre prestazioni pensionistiche (pensione di vecchiaia, anticipata..), vi sono la non esportabilità, cioè non può essere versata ai cittadini italiani che risiedono all’estero, e la non reversibilità, questo vuol dire che alla morte del beneficiario non sarà erogata in favore del coniuge o degli altri aventi diritto potenziali.

Requisiti soggettivi

Possono richiedere l’assegno sociale:

  • cittadini italiani;
  • cittadini comunitari iscritti all’anagrafe di un comune italiano;
  • extracomunitari.

Dal 2022 per poter richiedere l’assegno sociale occorre avere il certificato di residenza in un Comune italiano da almeno 10 anni.

L’assegno sociale può essere richiesto al compimento del 67° anno di età.

Requisiti economici per poter ottenere l’assegno sociale

Per poter ottenere questa prestazione sono richiesti requisiti economici e cioè avere un reddito personale non superiore a 6085,30 euro annuali e un reddito complessivo con il coniuge non superiore a 12.170,60 euro annuali.

Diventa importante capire a questo punto cosa rientra nel reddito da dichiarare ai fini dell’ottenimento dell’assegno sociale.

Ecco la lista:

  • tutti i redditi imponibili Irpef, al netto dell’imposizione fiscale e contributiva;
  • redditi esenti da imposta;
  • pensioni di guerra
  • redditi con ritenuta alla fonte, ad esempio vincite;
  • redditi da terreni e fabbricati;
  • obbligazioni o altri titoli simili;
  • rendita vitalizia INAIL, quindi rendite che derivano da infortuni sul lavoro;
  • pensione di inabilità;
  • pensione diretta erogata dall’estero ( ad esempio per coloro che hanno lavorato in Svizzera o Germania e ricevono da questi paesi assegni pensionistici);
  • assegni alimentari ( ad esempio l’assegno alimentare versato dall’ex coniuge).

Non concorrono invece a determinare il reddito:

  • il trattamento di fine rapporto o anticipazioni del TFR;
  • il reddito della casa utilizzata come abitazione principale;
  • competenze arretrate assoggettata a tassazione separata;
  • indennità di accompagnamento e indennità di comunicazione per i sordi;
  • l’assegno vitalizio erogato agli ex combattenti della guerra 1915-1918;
  • arretrati di lavoro dipendente prestato all’estero.

Come si calcola l’importo?

L’importo dell’assegno sociale dipende dalla situazione del soggetto.

L’importo aggiornato al 2022 è di 468,10 euro mensili per 13 mensilità e spetta a coloro che non hanno reddito. Nel caso in cui invece siano presenti dei redditi gli importi sono calcolati in base ad essi, tenendo come riferimento i limiti che abbiamo vista prima, cioè 6.085,30 per i non coniugati e 12.170,60 per chi invece ha un coniuge.

Per calcolare quanto effettivamente si percepirà è necessario avere come riferimento la somma “potenziale” di reddito personale da assegno sociale, quindi 468,10 per 13 = 6085,30- il reddito prodotto. Tale importo viene quindi a sua volta diviso per 13.

Ad esempio, se una persona ha un reddito annuale di 1.000 euro, sarà necessario fare 6.085-1000= 5.085,30 e dividere questo importo per 13. Quindi l’importo mensile sarà di 391,17 euro mensili.

Diverso è il calcolo da effettuare per i coniugati, infatti in questo caso il limite di reddito è 12.170,60. L’importo pieno viene corrisposto a coloro che hanno un reddito familiare inferiore a 6.085,30. Chi invece ha un reddito maggiore, riceverà importi minori arrivando così al doppio dell’importo minimo. Ad esempio chi ha un reddito complessivo di 8.000 euro, dovrà sottrarre tale somma a 12.170,60, cioè 4.170, 60 e dovrà dividere per 13, quindi riceverà 320 euro al mese per 13 mensilità.

Come presentare la domanda?

L’assegno sociale deve essere chiesto all’INPS, di conseguenza per poter proporre la domanda è necessario collegarsi al sito INPS ed accedere alla propria pagina personale con le credenziali SPID, CIE o CNS.

A questo punto è necessario cliccare sulle voci “Nuova prestazione pensionistica”  e di seguito “Assegno sociale” e compilare la domanda. E’ necessario allegare il documento di identità, il permesso di soggiorno per i cittadini extracomunitari e autocertificazione o certificato storico di residenza dall’Ufficio anagrafe del Comune. In alternativa è possibile presentare la domanda attraverso il patronato. L’istruttoria in genere ha una durata di 30-60 giorni e viene erogato dal mese successivo rispetto a quello in cui è inoltrata la domanda.

Ricordiamo che l’assegno di invalidità civile a 67 anni si trasforma in assegno sociale. Per conoscere tutte le differenze tra i vari tipi di assegni, leggi la guida: Pensione di inabilità: differenze con invalidità civile, assegno ordinario. Guida

Limiti al pignoramento della pensione 2022: importi e modalità

La legge stabilisce che in presenza di debiti è possibile pignorare i beni dei debitore presso terzi, tra i beni del debitore presso terzi che possono essere oggetto di pignoramento vi sono lo stipendio e la pensione. In questo caso si parla di pignoramento presso terzi perché il bene viene aggredito prima che entri nella disponibilità del debitore. Naturalmente la legge prevede anche dei limiti e gli stessi corrispondono a quello che viene considerato il minimo vitale per poter vivere. Naturalmente questo minimo viene adeguato al costo della vita e all’inflazione. Vediamo quindi quali saranno i limiti al pignoramento della pensione 2022.

Limiti al pignoramento della pensione: tipologie escluse

La disciplina del pignoramento presso terzi è prevista dall’articolo 543 del codice di procedura civile. Si tratta di una vera e propria espropriazione dei beni del debitore che però avviene prima che lo stesso abbia disponibilità di tali beni. La prima cosa da sottolineare è che non tutte le pensioni possono essere pignorate, in particolare non sono oggetto di pignoramento quelle che sono considerate prestazioni assistenziali e quindi la pensione sociale e la pensione di invalidità civile, mentre può essere sottoposta a pignoramento la pensione di reversibilità, anche conosciuta come pensione superstiti.

Come si calcola il limite pignorabile?

La prima cosa da fare è calcolare il limite impignorabile, la disciplina prevede che la quota di pensione che non si può toccare è pari a 1,5 volte l’assegno sociale. Quindi in primo luogo è necessario conoscere l’importo previsto per l’assegno sociale, lo stesso è fissato per il 2022 in 468,10 euro. Tale importo deve poi essere moltiplicato per 1,5. Risulta quindi che il limite al pignoramento della pensione 2022 è di 702,15 euro.

Questo però non vuol dire che la rimanente parte può essere pignorata al 100%, infatti di questa residua porzione di pensione, può essere pignorato solo il 20%, o meglio 1/5.

Ne consegue che nel caso in cui una persona percepisca 900 euro di pensione, a questa somma deve essere detratto il limite al pignoramento della pensione 2022, quindi 702,15 euro, restano quindi 197,85 euro. Di questo importo il creditore può aggredire il 20%, cioè 39, 57 euro.

Cambiano però gli importi nel caso in cui ci sia più di un creditore. In questo caso restano fermi i limiti al pignoramento della pensione, ma la quota rimanente può essere pignorata al 40%, quindi nel caso già visto, si tratta di una quota pari a 79,14 euro.

Pignoramento pensione già accreditata

In caso di accredito della pensione in conto corrente, è possibile pignorare anche la quota di importi presenti in conto al momento dell’inizio dell’esecuzione forzata. Cosa vuol dire? Semplicemente che se l’esecuzione, ad esempio, viene autorizzata il 15 del mese, sulle somme presenti a tale data sul conto corrente su cui viene accreditata la pensione, si effettua un primo prelievo, lo stesso però può avere un ammontare pari a 1/5 rispetto all’importo dell’assegno sociale moltiplicato per 3. Quindi la quota che non si può toccare giacente in conto è per il 2022 di 1.404,30€ , la rimanente parte può essere accreditata al creditore per un importo pari a 1/5 (20%). Ad esempio se in conto ci sono 2.500 euro, è necessario sottrarre 1.404,40, restano 1.095,70 e su questa quota al creditore spetta il 20%, cioè 219,14 euro. I successivi pignoramenti saranno fatti prima dell’accredito e con i criteri visti in precedenza.

Se il pignoramento è effettuato dall’Agenzia delle Entrate per crediti esattoriali cambiano gli importi. In questo caso il pignoramento ha importo pari al:

  • 1/10 per importi fino a 2.500 euro;
  • 1/7 per importi compresi tra 2.500 euro e 5.000 euro;
  • 1/5 per importi superiori a 5.000 euro.

Questi sono i limiti al pignoramento della pensione 2022.