Severini: “Pubblicità più accessibile non significa marketing migliore”

Dopo le intervista a Massimo Giordani, vicepresidente AISM, e Nevio Ronconi, presidente di Federpubblicità-Confesercenti, continua il nostro approfondimento sul connubio tra imprese e nuovi Social Media con l’intervista a Valeria Severini, consigliera di Assintel attiva nel gruppo AssintelDigitale dedicato al mondo della nuova impresa digitale e CEO di Freedata Labs. Assintel, ormai da anni, è tra le maggiori associazioni del mercato ICT, interlocutore e catalizzatore per le imprese dell’Information & Communication Technology italiana e punto di riferimento per quasi 800mila aziende appartenenti a Confcommercio.

Dott.ssa Severini, finalmente è sbarcata in Italia Twitter Advertising, la piattaforma dedicata alle Piccole e Medie Imprese che permette di farsi pubblicità in 140 caratteri, com’è cambiato il rapporto delle aziende con la pubblicità nell’era dei Social Network?
E’ un fatto che la pubblicità ora è molto più accessibile: con poche centinaia di euro è possibile ottenere visibilità su google, facebook e ora su twitter, sono poche le aziende che li usano in modo autonomo perché non sanno come fare e pensano che siano strumenti complicati o costosi. E in effetti usarli bene non è difficile ma implica conoscenza strategica e specifica del mondo digitale.

Nuovi orizzonti di marketing e un bacino di utenti pressoché infinito, nonostante i social rappresentino già una realtà nel mondo dell’advertising, le imprese italiane non sembrano adeguatamente preparate…
E’ vero che chiunque può spendere anche solo 100 euro per promuovere se stesso, e questa sembra essere una grande “democratizzazione” degli strumenti di advertising. Quello che non risulta facile agli imprenditori è decidere se, come e quando utilizzare questi strumenti in relazione al raggiungimento di obiettivi specifici. Twitter advertising non fa eccezione a questo. Non c’è, in Italia, sufficiente cultura digitale: tanti clienti ancora ci chiedono idee virali, sperando che possano generare visibilità e vendite senza spendere soldi in ADV… Il ruolo del consulente marketing è molto importante per inquadrare correttamente gli strumenti in base agli obiettivi. E’ chiaro che un messaggio forte, bello, divertente, potenzialmente virale diventa memorabile e consente di ottenere il massimo dal proprio investimento in ADV ma il messaggio pubblicitario che “da solo” diventa virale è un mito da sfatare.

Quanto saranno importanti le relazioni con i Social Network nel complesso processo di modernizzazione delle nostre pmi?
Sono certamente importanti nella misura in cui aiutano gli imprenditori ad informarsi, ad allargare i propri orizzonti, ad entrare in contatto con persone influenti magari all’estero. Trasformare tutto questo in ulteriori opportunità di business e trasformare la propria azienda in una Social Company implica decisioni strategiche che hanno impatto sull’organizzazione interna, sui processi che hanno un costo nella fase di implementazione. I Social Network sono certo una grande opportunità: se i clienti stanno sui Social le aziende devono trovare il modo di interagire con loro anche nei Social in modo pertinente e rilevante. Questo implica un cambiamento che non è facile né gratuito, è un cambiamento che va guidato. Quel che è certo è che i Social Network con modalità e tempi diversi nei vari settori implicano anche cambiamenti nel modello di business delle aziende: cambiamento che le aziende possono decidere di guidare o subirne le conseguenze competitive negative. Chi lo subisce, rischia di perdere competitività.

Jacopo MARCHESANO

Imprese, professionisti e i nuovi temi dell’hi-tech

di Davide PASSONI 

Le nuove tecnologie impongono alle imprese e ai professionisti problematiche e necessità anch’esse nuove. Alcune di queste riguardano la proprietà intellettuale, altre il contenimento dei costi. Ecco il parere di due esperti del settore.

Avv. Hèléne Regnault de la Mothe, Avvocato iscritto allíAlbo nazionale dei Consulenti in Proprietà industriale

Quali rischi per il proprio marchio nellíera del web 2.0? Come tutelarlo da copie e contraffazioni?
La straordinaria capacità del marchio di attrarre clientela genera frequenti usurpazioni da parte di concorrenti che si manifestano principalmente nell’uso di nomi a dominio foneticamente simili, quando non differenti per la sola estensione. Accade inoltre che il proprio marchio venga indebitamente utilizzato dal competitor quale parola chiave (meta-tag) per avvantaggiarsi e falsare i risultati proposti dai motori di ricerca. Entrambi i casi costituiscono atti di contraffazione e concorrenza sleale, in quanto idonei a sviare la clientela o a creare un indebito agganciamento. La normativa italiana concede al titolare del marchio gli strumenti, anche sanzionatori, per vietare ai terzi l’adozione di tali comportamenti illeciti. Per utilizzare con successo tali rimedi è però determinante scegliere un marchio forte e, soprattutto, preoccuparsi per tempo della sua corretta registrazione nei territori in cui si opera. In tal modo, si tutelano gli investimenti e i propri diritti di esclusiva.

 

Stefano Cecconi, Amministratore Delegato di Aruba S.p.a

Quali i vantaggi del cloud computing per una piccola impresa?
Nell’attuale fase di cost containment, il cloud rappresenta per le piccole imprese uno strumento strategico per ridurre i costi di gestione dei servizi IT permettendo di ottimizzare il ciclo di vita di un prodotto o di un progetto. Caratterizzato dalla totale scalabilità e personalizzazione delle risorse, il cloud consente all’utente di aumentare o diminuire in tempo reale e in autonomia le dimensioni dei server in modalità Pay per Use: in questo modo le imprese non devono più affrontare i costi di startup tipici delle soluzioni hardware “tradizionali” per avviare un nuovo business e possono scegliere il servizio secondo le proprie necessità, modificandone i parametri in base alle proprie risorse e in funzione dei picchi di attività. Sfruttare soluzioni cloud consente dunque di operare con la flessibilità volta a garantire la competitività e la crescita del business, in quanto il cliente sposta sul provider sia i rischi che la complessità legati alla gestione di un’infrastruttura informatica. Tutto ciò permette di liberare risorse impiegate nella gestione dei servizi IT per destinarle all’ottimizzazione delle attività strategiche per il business aziendale.

Quali sfide per le imprese e i professionisti nel mondo dell’hi-tech

di Davide PASSONI

Altro breve giro di tavolo sulle sfide che le nuove tecnologie impongono alle imprese e ai professionisti. 

Marco Fabio Parisi, Responsabile dei Progetto di Sviluppo It per le Pmi di Telecom Italia

La PEC non è solo un obbligo di legge ma un efficace strumento di lavoro. Quali i suoi vantaggi?
Per una piccola impresa o un professionista, calcolare i benefici che derivano dall’utilizzo della PEC è molto semplice. Basta contare quante raccomandate A/R è stato necessario inviare in un anno, moltiplicare per le ore necessarie a preparare la documentazione, stamparla, firmarla, inviarla dall’ufficio postale, archiviare il tutto e aggiungere i costi di spedizione. È evidente però, che tra i vantaggi non si possono ancora considerare quelli relativi alla “firma” e all’”archiviazione”. La PEC da sola non è in grado di garantire tutto questo. Mancano infatti la Firma Digitale e l’Archiviazione Sostitutiva, due ingredienti fondamentali secondo Telecom Italia per completare e ottenere la semplificazione dei processi amministrativi dell’impresa. Le soluzioni informatiche esistono, così come la tecnologia che rende tutto “a norma di legge” sicuro e garantito. Noi riteniamo che sia necessaria una norma attuativa semplice, per cui tutta la documentazione d’impresa possa essere prodotta, scambiata, firmata e archiviata in modo digitale e soprattutto che un documento digitale abbia valore legale a sostituzione di quello cartaceo. Solo così il beneficio per l’impresa sarà totale e sostanziale.

Fabiano Lazzarini, General Manager IAB Italia

Quali sono gli strumenti di advertising più efficaci per promuovere online la propria piccola impresa?
Oggi è essenziale presidiare internet. Gli strumenti disponibili per la promozione della propria realtà imprenditoriale in Rete sono molteplici e alcuni di essi possono essere utilizzati con estrema semplicità anche da utenti non esperti. Molto dipende dall’obiettivo della singola azienda, ma alcuni step possono essere considerati generalmente validi. Il primo passo per una piccola impresa è sicuramente quello di creare un buon sito web, professionale e ben strutturato in modo da essere immediatamente intellegibile dal proprio target. Il secondo passo è quello di rendersi facilmente rintracciabili in rete, indicizzando il proprio portale attraverso la scelta di parole chiave adeguate, che consentano di essere ai primi posti nei risultati sui motori di ricerca, laddove un potenziale cliente faccia una query online, alla ricerca di un prodotto o servizio che rientra nella propria offerta. A quel punto bisogna decidere, sulla base dei propri obiettivi di business e del budget che si intende investire, se e come implementare un piano di comunicazione online, ad esempio attraverso una pianificazione di advertising, ad esempio con dei banner, oppure con campagne di email o search marketing, o ancora una strategia di integrazione con i social network.

Aziende e Ict, non si vince in ordine sparso

Dopo aver visto ieri i risultati per certi versi inattesi dello studio Long Wave di Assintel sul mondo dell’impresa digitale, ecco quali sono, nello specifico, le proposte di Assintel Digitale.

Intanto, l’associazione nazionale delle imprese Ict di Confindustria chiede una chiara presa di posizione in ambito politico, per far sì che vengano avviate strategie utili e competenti di sostegno all’economia digitale. La prima di queste deve essere un riordino dei bandi di gara pubblici, troppo spesso sbilanciati verso la grande impresa e valutati da commissioni dalla dubbia competenza tecnica; un Ente super partes, quindi, che supporti le start up digitali, spesso “camei tecnologici” senza strategie che diano loro prospettive sviluppo, e infine strutture territoriali che aiutino le imprese a gestire la complessità burocratica dei bandi, a cui spesso non accedono perché non possono distogliere risorse preziose dal loro lavoro quotidiano.

All’interno di quest’azione politica, Assintel sollecitano sgravi fiscali per la formazione delle skill digitali e, soprattutto, chiede che si preveda che nei bandi di finanziamento sia rimborsata anche la formazione.

Un accento forte viene posto infine sul networking, campo nel quale il ruolo dell’associazione è decisivo: è necessario, secondo Assintel, creare un sistema di dialogo domanda-offerta intercategoriale, che permetta una diffusione di cultura digitale utile per la crescita dei molti settori ancora “analogici” che rischiano di perdere il treno della competitività. In poche parole: se almeno nel campo dell’economia digitale evitiamo di andare in ordine sparso, la situazione delle aziende italiane migliorerà non poco…

L’onda lunga delle imprese digitale italiane

Sarà presentato a luglio nella sua interezza e nei suoi dettagli, ma i primi numeri e le prime tendenze che filtrano dal progetto Long Wave di Assintel, uno studio sul mondo dell’impresa digitale italiana realizzato in collaborazione con lo Studio Giaccardi e associati, mostrano una dinamicità più che incoraggiante.

Le imprese digitali italiane sono tante, preparatissime e all’avanguardia: 230mila imprese innovative che cavalcano l’onda della modernità e permettono al nostro Paese di restare connesso con l’evoluzione globale.

Sono nuove aziende “native digitali” e imprese attive da tempo ma nuove nello spirito e nell’approccio alla tecnologia, che operano su diversi settori come il software, la consulenza informatica e aziendale, i servizi web, il marketing e la comunicazione, il database management, l’ingegneria, la R&S, il design, le produzioni multimediali e il digital entertainment. Sono piccole imprese,  che hanno in media 4 addetti, ma a livello societario già evolute: il 40% sono società di capitali.

Soprattutto, sono imprese in crescita (+1,6% nel 2012) e che assumono (+1,3%), nonostante la crisi: sono 900mila gli “addetti” regolari e una galassia di collaboratori atipici e partite Iva altamente specializzati. Lombardia e Lazio sono le Regioni a più alta concentrazione (24% in Lombardia e 11% in Lazio), in fondo alla classifica il Molise e la Basilicata.

Durante un Focus Group tenutosi a fine maggio nell’ambito di Long Wave, gli imprenditori presenti hanno dimostrato idee chiare su quali sono le criticità in Italia: burocrazia, lavoro, formazione, credito d’imposta, nuovi format finanziari, banda larga, cultura digitale.

Nello specifico, gli imprenditori hanno lamentato eccessiva complessità burocratica e incompetenza digitale della Pubblica amministrazione, troppa pressione fiscale sul lavoro e troppo poca flessibilità, mancanza di un ruolo di sostegno da parte delle banche, carenza di infrastrutture di banda adeguate alla nuova economia del web, difficile trasferimento della cultura digitale, formazione inadeguata nei percorsi scolastici e spesso mal finanziata nei bandi di finanziamento e nelle start up.

Nello specifico, che cosa propone Assintel Digitale? Lo vedremo domani.

Giorgio Rapari ancora alla guida di Assintel

Una vera e propria acclamazione ha confermato Giorgio Rapari alla guida del Consiglio Direttivo dell’associazione nazionale delle imprese ICT di Confcommercio.

Il presidente di Onosoft Srl, società che si occupa di ICT nelle aree Finanza, Industria e Sanità con prodotti software, soluzioni e servizi, dunque, ricoprirà la carica per altri quattro anni, che probabilmente saranno decisivi non solo per il settore, ma anche per il rilancio dell’economia complessiva.

Durante l’assemblea dell’associazione nazionale delle imprese ICT, nella sede di Confcommercio a Milano, i partecipanti erano chiamati alla elezione del nuovo Consiglio e, presidente a parte, ben il 60% dell’organico è stato cambiato.

La squadra che da qui al 2015 guiderà Assintel è costituita per lo più da nuovi esponenti, che fanno tutti parte di società di rilievo nell’ambito ICT:

Vera MORETTI

Information Technology in Italia: crescita del 2,2%

L’Information Technology stenta a decollare in Italia. E’ quanto emerge dalla ricerca annuale “Assintel Report”, condotta da Nextvalue per conto di Assintel, l’associazione nazionale delle imprese ICT di Confcommercio-Imprese per l’Italia.
La ricerca ha evidenziato come l’Italia si collochi agli ultimi posti nella media europea di crescita del mercato dei Software e dei servizi IT: un misero +2,2% per il 2011, soprattutto grazie alla spinta del 2010, rispetto ad una media europea di +2,9%.

Ma quali sono i settori in calo e quelli in crescita secondo il rapporto Assintel? Cresce il mercato dei Cloud Computing e dei Tablet, con un + 141%, mentre è in caduta libera il settore dei server di fascia bassa, notebook e netbook, con un -48%. Segnali positivi arrivano dal mercato del Software passando dal +2,7% del 2010 all’attuale +3,6% , con un volume di 4.273 milioni di euro, come pure i Servizi IT, con un +2,4%, per un valore di 9.238 milioni di euro.
Il fenomeno emergente del Cloud continua la sua corsa con ritmi accelerati (+40,4%), andando ad impattare sia come servizio IT, sia come vero e proprio sostituto di hardware, in special modo server.

Siamo alla resa dei conti rispetto ad un sistema che ormai da anni non è capace di implementare politiche che sostengano la crescita e l’Innovazione” ha commentato Giorgio Rapari, Presidente di Assintel. I segnali della crescita non si vedono, nonostante le fiduciose aspettative che dominavano il clima del primo semestre del 2011, e la causa è imputabile, secondo Rapari alla politica “che non fa nulla di strategico per l’innovazione”. Quali allora le prospettive per il futuro? “La cosa migliore in questo momento è rimboccarsi le maniche e lavorare – continua Rapari – Abbiamo le capacità necessarie per elaborare un’Agenda Digitale fatta dalle imprese per le imprese, quello che ci occorre è innovare con coraggio al nostro interno ed entrare in un’ottica di rete, di cui l’associazione può essere il catalizzatore“.

Alessia Casiraghi