Approfittare dei saldi per scongiurare l’aumento dell’Iva

In periodo di crisi, che potrebbe essere aggravato dall’aumento dell’Iva, per ora rimandato ma ancora incombente su di noi, la stagione dei saldi, da molti guardata con diffidenza, potrebbe rappresentare una vera ancora di salvezza.
Il motivo è presto detto: ad essere penalizzate dal probabile aumento dell’aliquota saranno, come sempre, le famiglie meno abbienti, che vedranno il loro potere d’acquisto ancora più ridotto. Per questo, approfittare dei ribassi rappresenterebbe una ghiotta opportunità.

A dimostrarlo, con uno studio dettagliato, è la Cgia di Mestre, che ha simulato l’incidenza percentuale dell’aumento Iva sullo stipendio annuo di un capo famiglia. Ciò che ne deriva è che l’incidenza sarebbe maggiore negli stipendi più bassi, mentre coloro che percepiscono salari annui cospicui quasi non si accorgerebbero della differenza.
Tra i nuclei famigliari, poi, quelli più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, ha commentato così i risultati della ricerca. “Bisogna assolutamente trovare la copertura per evitare questo aumento, non si possono penalizzare le famiglie ed in particolar modo quelle più in difficoltà. Nel 2012 la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo ottobre l’aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale. E’ vero che l’incremento dell’Iva costa 4,2 miliardi di euro all’anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna”.

Nelle simulazioni effettuate, tre diverse a seconda della tipologia del nucleo famigliare (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico), sono stati presi in esame 7 fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall’indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l’aggravio di imposta in termini assoluti e l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva su ogni livello retributivo.

In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell’aumento dell’aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20.000 euro, del 4,1% per quella da 25.000 euro e dell’ 8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest’ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall’Istat nell’ultima rilevazione su base nazionale.

Cosa significa ciò? Che a ridurre le spese saranno le famiglie appartenenti a fasce di reddito medio-alte, quelle che rappresentano la maggioranza in Italia.

Per prevenire una situazione ancora più critica, dunque, si potrebbe, a questo punto, ricorrere ai saldi per fare le proprie spese. Da quasi una settimana, ormai, i negozi vendono i loro prodotti a metà prezzo: lasciarsi perdere questa occasione sarebbe un vero peccato.

Vera MORETTI

Prezzi dei carburanti a rischio con l’aumento dell’Iva

Le previsioni sui prezzi della benzina non sembrano promettere nulla di buono, e questa volta non c’entrano le quotazioni internazionali dei carburanti.

Lo spauracchio deriva dal prossimo aumento dell’Iva che, a meno di miracoli da parte del Governo, scatterà dall’1 luglio prossimo.
L’incremento di un punto percentuale dell’aliquota si ripercuoterebbe sui listini di benzina e diesel facevo lievitare i prezzi di almeno 1,5 centesimi al litro.

Alessandro Gilotti, presidente Up, sembra però fiducioso che l’aumento tanto temuto non avverrà, considerando anche la forte ripercussione che ciò avrebbe per la ripresa dei consumi. E proprio adesso che, dopo quasi due anni, i consumi dei carburanti sono aumentati, anche se di poco, sarebbe folle impedire una crescita regolare, cosa che accadrebbe con l‘incremento dell‘Iva.
Il dato rilevato sembrava infatti indicare l’inizio di un timido recupero della propensione ai consumi automobilistici, legato probabilmente al momento di relativa tranquillità dei mercati e ad un miglioramento del clima di fiducia dovuto al superamento della precedente crisi politica.

Guardando ai listini di oggi, le medie nazionali vedono la benzina a 1,812 cent/litro e il diesel fermo a 1,715.
A livello Paese i prezzi vanno, per la benzina, da 1,801 di Eni a 1,819 di Tamoil.
Il diesel è invece tra 1,699 di Eni e 1,723 ancora di Tamoil.

Vera MORETTI

Zanonato: niente tasse per chi assume

Il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato ha anticipato le prossime misure del Governo sull’occupazione, che prevedono un potenziamento del fondo di garanzia, per “mettere a disposizione più credito per le imprese” e una serie di vantaggi fiscali per le aziende che assumono “in modo permanente i giovani nelle loro aziende“.

Per il ministro è fondamentale, in questo delicato momento storico, dare ai giovani, pesantemente sfavoriti dalla crisi, una speranza per il futuro, traducibile in un posto di lavoro solido: “Se vogliamo che i giovani rimangano nel nostro paese debbono essere messi in condizione di sposarsi, di avere una casa, di poter programmare il proprio futuro“.

Le aziende che assumeranno a tempo indeterminato godranno di un’esenzione fiscale di tasse e contributi per l’interno monte salari di nuovi assunti. La durata di questa agevolazione non è, per ora, stata definita, poiché “dipenderà dalle risorse disponibili. L’importante è fare uno sforzo: abbiamo due milioni e mezzo di giovani – una cifra che fa venire i brividi – che non lavorano e non studiano, i cosiddetti Neet“.

Per quanto riguarda le imposte sulla prima casa, è stata confermata la volontà di ridurre al minimo l’Imu sulla prima casa, mentre per quanto riguarda l’Iva, Zanonato ha dichiarato: “L’Iva al 22% è già un’entrata prevista nel bilancio, non l’abbiamo decisa noi. Ci piacerebbe, Saccomanni compreso, riuscire ad evitare questo ulteriore aumento, che puo’ frenare ulteriormente i consumi interni. Ma i miracoli non esistono in economia. Se rinunciamo a 4 miliardi, dobbiamo trovare altri 4 miliardi dalle entrate o dalle spese“.

Vera MORETTI

Federalimentare: no all’aumento dell’Iva

Il potere di acquisto delle famiglie, già ridotto all’osso dalla crisi economica, rischia di diminuire ulteriormente a causa dell’imminente aumento dell’Iva, che dovrebbe passare da 21 a 22%.

La disamina è di Federalimentare, che ha voluto, nella persona del suo presidente, Filippo Ferrua Magliani, lanciare l’allarme alla vigilia delle decisioni importanti che il Governo dovrà prendere: “Il passaggio dell’IVA dal 21 al 22% coinvolgerebbe oltre il 30% del carrello della spesa alimentare, pari a circa 70 miliardi di Euro. E ad essere colpite sarebbero soprattutto le famiglie a basso reddito dove il peso dell’alimentare sulla spesa complessiva sale dal 17% fino al 25-30%”.

Si tratta, inoltre, di una stima prudente, poiché non considera gli effetti moltiplicatori dell’aumento dell’IVA, capaci di colpire l’intera filiera, con alcuni alimenti più vulnerabili di altri.
Ad esempio, a rischio di rincaro ci sono acque minerali, caffè e tè, vino, birra, succhi di frutta, limonate, cole e altre bevande gassate, fino al cibo per cani e gatti.

Senza contare le ripercussioni che ciò avrebbe sulla nostra economia: gli italiani si vedrebbero costretti a tagliare sulle spese, facendo tardare ancora la ripresa, assolutamente necessaria per rimettersi in carreggiata.

Conclude Ferrua Magliani: “Questa zavorra non è sopportabile ne per le tasche dei consumatori ne per l’industria alimentare, che sta vivendo una congiuntura difficile, con prospettive di ripresa lenta e sofferta rimandate, nella migliore delle ipotesi, al 2014. Inoltre l’impatto di questo provvedimento sarebbe tanto più grave in quanto accelererebbe e rafforzerebbe la tendenza alla flessione dei consumi alimentari delle famiglie, che da inizio 2013 stanno subendo il calo più marcato dall’inizio della crisi: -4,5% in valori costanti, quasi la meta’ del calo accumulato nell’ultimo quinquennio”.

Vera MORETTI

Il Governo in volata per salvare Iva ed ecobonus

Le scadenze si avvicinano e la corsa contro il tempo diventa sempre più frenetica.
Al Ministero dell’Economia le ore sono cruciali, per poter trovare la soluzione che possa scongiurare l’aumento dell’Iva, che dovrebbe scattare a luglio, e prorogare le detrazioni per l’efficienza energetica e le ristrutturazioni edilizie, previste per il 30 giugno.

E la soluzione è una sola: reperire risorse, speranza che, di questi tempi, sembra davvero vana.
Facendo i conti in tasca al ministero, la proroga dell’ecobonus costerebbe 7 milioni di euro per il 2014; se poi diventasse stabile, gli oneri ammonterebbero a 359 milioni per l’anno 2015, a 482 milioni nel 2016 e a 369 milioni per l’anno 2017.
Ma, per ora, questi soldi non ci sono, e neanche tamponare temporaneamente, ovvero prorogare solo fino a fine anni, rimane per ora un bel sogno: il costo dell’operazione ammonterebbe a 200 milioni di euro, che non ci sono.

In questo caso, se è vero che anche Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico, è fermamente deciso a prorogare di un anno gli ecobonus al 50% e 55% sulle ristrutturazioni e gli adeguamenti energetici degli edifici, volere non è potere, o almeno non basta.
Zanonato ha anche aggiunto che “martedì ci sarà un incontro tecnico per definire i dettagli, ma soprattutto la copertura economica dell’operazione, mentre venerdì si cercherà di approvare il provvedimento“.

Vera MORETTI

Iva al 22%: 135 euro di spese in più per gli italiani

Se c’è qualcuno che sta cantando vittoria da quando ha sentito la notizia della sospensione della prima rata dell’Imu, prevista a giugno, forse riceverà un duro colpo quando, a luglio, troverà ad attenderlo l’aumento dell’Iva.
Quando l’estate starà per toccare il suo apice, infatti, l’aliquota salirà al 22%, un punto percentuale in più rispetto all’attuale 21, che, tradotto in “soldoni” dovrebbe costare 135 euro all’anno per ciascuna famiglia media italiana.

Questa è la previsione effettuata da Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che spiega l’incremento della spesa considerando che l’aumento andrà a impattare sul 70% dei consumi totali.
Ovviamente, per il 2013 si tratterebbe di “soli” 70 euro famiglia, che raddoppierebbero dal 2014 in poi e che porterebbero, ulteriormente, “a deprimere i consumi”.

La situazione, tra l’altro, non è rosea neanche ora, e in particolare per le imprese del commercio: si profila un annus horribilis con almeno 26mila aziende a rischio chiusura causa crisi.

Vera MORETTI

A luglio l’aumento dell’Iva

L’estate si preannuncia calda, non solo per la temperatura, ma anche, e per qualcuno soprattutto, per l’aumento dell’Iva previsto per il prossimo luglio.

La Cgia di Mestre, infatti, effettuando un calcolo sui consumi delle famiglie, ha previsto un incremento di 103 per una famiglia media composta da quattro persone.
Su una famiglia di tre persone, l’incremento sarà di 88 euro.

A meno che il Governo non decida davvero di bloccare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, dunque, questa operazione avrà un costo complessivo, a carico dei consumatori, di 2,1 miliardi di euro per il 2013 e di 4,2 per il 2012.

Ad aumentare saranno i prezzi di vino e birra, ma anche di carburanti, riparazioni auto, abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici, giocattoli e computer.
Insomma, tutti beni di servizio sui quali sembra impossibile risparmiare.
Per quest’anno, entrando in vigore l’aumento a luglio, il costo sulle famiglie sarà dimezzato:
44 euro per la famiglia da 3 persone; 51,5 euro per quella da quattro.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dichiarato a proposito: “Bisogna assolutamente scongiurare questo aumento: se ciò non avverrà, corriamo il serio pericolo di far crollare definitivamente i consumi che ormai sono ridotti al lumicino. Questa è una crisi economica che va affrontata dalla parte della domanda: solo incentivando i consumi interni possiamo rilanciare la produzione. Altrimenti, siamo destinati ad accentuare la fase recessiva che comporterà un aumento delle chiusure aziendali e la crescita del numero dei senza lavoro“.

Vera MORETTI

Nel 2014 il taglio Irap?

La svolta relativa all’Irap potrebbe arrivare nel 2014: il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, infatti, ha anticipato che in quell’anno potrebbe verificarsi il taglio Irap, previsto dalla Legge di Stabilità.
Questa possibilità potrebbe verificarsi se si riuscisse ad attingere agli incassi provenienti dalla lotta all’evasione fiscale, sempre più serrata.

In realtà, è presto per cantare vittoria, perché, per avere la certezza dell’attuazione di tale riduzione, si dovrà attendere il 2013, quando il DEF, Documento di Economia e Finanza elaborato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, rivelerà il maggiore gettito entrato nelle Casse dello Stato derivante dalle misure anti evasione intraprese dal Governo.
Saranno proprio queste le risorse che finanzieranno il “fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale” di famiglie e imprese.

A rivelare ciò è stato lo stesso ministro, in occasione del Forum dei Giovani di Confcommercio di Venezia: “Nella Legge di Stabilità c’è più di una dimensione entro la quale ridurre le tasse. Ci sono più assi: il primo è il contenimento dell’IVA, l’aumento della produttività, l’aumento dei redditi delle famiglie in condizioni economiche meno fortunate. Ma la coperta è corta e non si riesce a fare tutto nelle dimensioni che vorremmo“.

Vera MORETTI

Le novità sulla legge di stabilità

Ormai sembrava una notizia certa, tanto da essere stata battuta prima che se ne avesse la conferma. Ma, all’ultimo momento, è arrivata la “sorpresa”, e l’aumento dell’Iva, che sembrava scongiurato, ci sarà.
Dopo sette ore di discussione, dunque, la legge di stabilità da dieci miliardi di euro è stata varata e, nonostante alcuni benefici, sicuramente susciterà polemiche.

Se da una parte le aliquote più basse dell’Irpef diminuiranno di un punto, dal 23 al 22% per lo scaglione fino a 15.000 euro e dal 27 al 26% per quello fino a 28.000 euro, dall‘altra l‘Iva salirà. La buona notizia è che l‘incremento sarà di un punto anziché due, passando rispettivamente dal 10 all’11% e dal 21 al 22% a partire da luglio 2013.

Mario Monti si è detto soddisfatto dalla manovra e confida nella fiducia degli italiani, perché “vedano in queste decisioni prese nella legge di stabilità, che non sono modificazioni della rotta, che questa stessa rotta ha un senso“.

Vediamo i punti salienti della nuova legge di stabilità:

Irpef: come anticipato, l’aliquota scenderà di un punto e, a seconda degli scaglioni, dal 23 passerà al 22% e dal 27 arriverà a 26%. Questa novità entrerà in vigore dall’1 gennaio 2013 ed interesserà anche le pensioni di guerra e di invalidità, se superiori a 15.000 euro.
Questo provvedimento dovrebbe aumentare il reddito disponibile a vantaggio delle famiglie e di una ripresa della domanda interna.

Iva: dall’1 luglio 2013, aumenterà di un solo punto, passando dal 10 all’11% e dal 21 al 22%.

Tobin Tax: buona parte delle risorse della legge di stabilità arriveranno proprio da questa tassa, dalla quale sono però esclusi i titoli di Stato. La tassa sulle transazioni finanziarie diverrà subito operativa, perché considerata un aggiustamento necessario.

Deduzioni e detrazioni: altro passaggio obbligatorio è stata la revisione di alcuni sconti fiscali, per i redditi superiori a 15.000 euro. A questo proposito, è stata introdotta una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni, che non riguardano la sanità, e detrazioni Irpef. Per le detrazioni, il tetto massimo di detraibilità è di 3.000 euro.

Banche e assicurazioni: passa da 0,35 a 0,50% l’acconto sulle riserve tecniche delle assicurazioni. La norma prevede che nel 2014 il prelievo riscenda allo 0,45%. Posticipate invece di cinque anni le deduzioni riconosciute alle banche per il maggior valore riconosciuto al riallineamento per l’imposta sostitutiva.

Sconti fisco per fondo taglio debito: possibilità di fare erogazioni liberali al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e usufruire di uno sconto fiscale pari al 19% dell’imposta lorda.

Imu Chiesa: verrà definita in tempo per essere applicata dall’1 gennaio 2013.

Statali: contratti bloccati fino al 2014 e per tutto il 2013 non verrà erogata l’indennità di vacanza contrattuale, che tornerà nel 2015 e sarà calcolata sulla base dell’inflazione programmata.

Salario produttività: dal 2013, gli aumenti salariali aziendali saranno tassati al 10% entro il limite di 3.000 euro lordi, per una spesa che, per l’anno prossimo, sarà di oltre 1 miliardo di euro e della metà per il 2014.

Assistenza disabili: la retribuzione per i giorni di permesso, che possono essere al massimo tre al mese sia per il disabile sia per la cura di parenti affetti da handicap, scende al 50%, a meno che i permessi non siano fruiti per le patologie del dipendente stesso della P.A o per l’assistenza ai figli o al coniuge. Sono esclusi dal pagamento intero quindi i permessi fruiti per prendersi cura dei genitori disabili.

Sanità: i tagli previsti sono quantificati in 1 miliardo a regime al fabbisogno sanitario nazionale, grazie a un’ulteriore riduzione della spesa per l’acquisto di beni, servizi e dispositivi medici.

Stop affitti e acquisti auto e immobili: la stretta riguarda le amministrazioni pubbliche, per le quali lo stop è esteso anche all’acquisto o al leasing di autovetture, oltre che di arredi e spese di consulenze informatiche.

Regioni, Comuni in difficoltà: i tagli, già previsti dalla spending review, aumentano di 1 miliardo per le regioni a statuto speciale. Sono previsti inoltre 160 milioni alla Campania e circa 130 milioni per il Fondo per i Comuni in condizioni di predissesto.

Esodati: previsto, per il 2013, un Fondo di 100 milioni, al quale ne è stato aggiunto un ulteriore fondo di salvaguardia, sempre di 100 milioni, qualora dovessero apparire eccezioni o situazioni non evidenti.

Pubblica amministrazione: introdotte misure per sbloccare i pagamenti da parte della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.

Università: il budget degli atenei potrà crescere del 3% all’anno. Per alcuni enti di ricerca la percentuale sale al 4.

Beni del demanio: via libera alla vendita dei beni demaniali attraverso fondi immobiliari.

Tav e trasporto: a partire dal 2013, previsti quasi 800 milioni di euro per finanziare studi, progetti, attività e lavori. 1,6 miliardi per il trasporto pubblico locale. 800 milioni di euro per la RFI e 300 milioni per l’Anas. 300 invece i milioni di penalità per lo stop al Ponte di Messina.

Intercettazioni meno care: tariffa flat per le intercettazioni telefoniche.

Commissario anticorruzione: presiederà la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche e sarà a costo zero.

Patronati: taglio ai patronati di 30 milioni di euro nel 2014 e di altri 30 milioni nel 2015.

Quote latte: torna sotto la gestione di Equitalia la riscossione delle multe per lo sforamento delle quote latte.

Cieli bui: per risparmiare le notti saranno meno ricche di illuminazione pubblica.

Aerei e Nato: in arrivo nel 2013 40 milioni di euro per la manutenzione della flotta di aerei antincendio e 58 milioni di euro, distribuiti in tre anni, per la partecipazione dell’Italia alla spesa per la ristrutturazione del quartier generale della Nato.

Spending review: le nuove misure di razionalizzazione della spesa pubblica si basano su un censimento di spesa pari a circa 50 miliardi: 11 miliardi per l’acquisto di farmaci, sette miliardi per i dispositivi medici e 32 miliardi di acquisti per gli investimenti. La prima fase della spending review ha garantito un risparmio di circa 4,4 miliardi per il 2012, 10,3 miliardi per il 2013 e 11,2 miliardi per il 2014. La spesa censita alla quale fanno riferimento questi risparmi è pari a circa 60 miliardi di acquisto di beni e servizi. L’importo censito nelle due fasi della spending è di 110 miliardi, circa il 65% della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi.

Vera MORETTI

Confcommercio boccia l’aumento dell’Iva

Dopo avere ripetutamente dichiarato che il primo obiettivo della spending review e della legge di stabilità sarebbe stato quello di evitare, a partire dal prossimo mese di luglio, l’aumento di due punti percentuali delle aliquote IVA, il Governo ha deciso, nella seduta del Consiglio dei Ministri di ieri conclusasi a notte avanzata, di procedere alla riduzione di un solo punto dei programmati aumenti IVA e, contestualmente, di ridurre di un punto l’aliquota Irpef sui primi due scaglioni di reddito. E’ il caso di dire che la notte non ha portato consiglio“.

Bocciata su tutta la linea da parte di Confcommercio-Imprese per l’Italia la manovra elaborata dal Governo con la Legge di Stabilità che prevede un incremento per le aliquote Iva dal primo luglio 2013 dal 21 al 22%, per l’aliquota ordinaria e dal 10 all’11% per l’aliquota agevolata, cui fanno da contraltare le riduzioni delle aliquote Irpef dal 23 al 22% per il primo scaglione (fino a 15.000 euro) e dal 27 al 26% per il secondo scaglione (da 15.001 euro a 28.000 euro).

Per Confcommercio si tratta, infatti, di un duplice errore di metodo e di merito: di metodo, perché gli obiettivi fondamentali dell’azione di politica economica del Governo non possono essere repentinamente rimessi in discussione; di merito, perché l’aumento dell’aliquota IVA del 10 per cento all’11 % e dell’aliquota Iva del 21% al 22 %, in un contesto ancora pienamente recessivo e segnato dall’estrema debolezza della domanda interna, genererà effetti pesantissimi a carico dei consumi e degli investimenti, delle imprese e dell’occupazione. Effetti che non saranno neppure compensati dalle riduzioni IRPEF, posto che gli aumenti IVA incideranno maggiormente proprio sugli scaglioni di reddito più bassi, a partire dai soggetti fiscalmente incapienti”.

Secondo le stime elaborate da Confcommercio l’aumento dell’Iva comporterà nel 2014 una perdita dei consumi correnti tra 5 e 7 miliardi di euro. In particolare i 5 miliardi ‘guadagnati’ dalla riduzione delle imposte dovute all’Irpef verranno largamente mangiati dall’incremento dell’Iva, che su base annua si aggirerà attorno ai 7 miliardi di euro. In questo scenario, destinata a crescere infatti è l’inflazione:la modificazione di tutti i prezzi dovuta all’incremento dell’Iva, che comporterà un gradino di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un’inflazione che passerà nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, ridurrà il valore, in termini di potere d’acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie – continua Confcommercio. – E’ verosimile una riduzione dei consumi nel 2013 rispetto allo scenario di base (-0,8%) di un ulteriore decimo di punto (quindi a -0,9%). Ovviamente gli effetti sul 2014 sono ben peggiori e quantificabili complessivamente in 3-4 decimi di punto (da +0,5 a +0,1-0,2%). L’inflazione nel 2014 passa dal 2,0% dello scenario di base a 2,4% dello scenario con incremento Iva”.

L’inasprimento dell’aliquota IVA ridotta penalizzerà poi prodotti alimentari, e ricadrà a domino sull’impresa turistica e sul settore delle ristrutturazioni edilizie: “evidentemente il Governo non ha considerato che i turisti stranieri non godono della riduzione delle nostre aliquote Irpef mentre dovranno pagare di più per i prezzi interni che cresceranno perché l’Iva aumenta dal 10% all’11%” sottolinea Confcommercio.

Il presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia Carlo Sangalli ci tiene poi a sottolineare che la decisione dell’aumento dell’Iva non è stata discussa tra Governo e parti sociali: per ridurre la pressione fiscale, che in Italia pesa per il 55%, la via maestra da perseguire è quella della lotta all’evasione e all’elusione fiscale,così pure devono andare avanti i processi di dismissione del patrimonio pubblico e le semplificazioni per abbattere la tassa della burocrazia”. La strada per la crescita è ancora lontana.

Alessia CASIRAGHI