Draghi in Algeria: non solo gas. Ecco tutti i punti dello storico accordo

In piena crisi di Governo, con le dimissioni del premier Draghi sul tavolo del Presidente Mattarella e il voto al Senato previsto per mercoledì 20 luglio, non è stato spostato l’incontro ad Algeri. Sul piatto non solo uno storico accordo per una maggiore fornitura di gas, ma anche molto altro. Ecco cosa ha portato a casa la delegazione capitanata da Mario Draghi in Algeria.

In arrivo ulteriori 4 miliardi di metri cubi di gas-metano

L’Italia sta affrontando una crisi economica molto importante, l’inflazione si attesta all’8% e ci aspetta un inverno difficile a causa dei prezzi del metano e soprattutto a causa della sua carenza. Non sono terminati i problemi con il gasdotto Nord Stream 1, infatti dalle dichiarazioni  “provenienti dalla Russia” emerge che non è detto che al termine delle operazioni di riparazione dello stesso ci sarà la riattivazione del gasdotto con gli stessi volumi del passato. In poche parole la Russia sta seriamente minacciando di tagliare le forniture e l’unico modo per affrontare l’inverno in modo il più possibile sereno è avere delle forniture alternative di energia.

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Ecco perché l’accordo ad Algeri è importante, lo stesso prevede l’aumento della fornitura per ulteriori 4 miliardi di metri cubi, ciò rende l’Algeria il primo fornitore dell’Italia e ci consente di tirare un sospiro di sollievo che potrebbe ripercuotersi anche sui prezzi che potrebbero almeno cessare la loro ascesa. L’accordo però non prevede solo maggiori forniture, ma anche cooperazione, scambio di informazioni, assistenza, ricerca e sviluppo nel campo delle energie rinnovabili. L’accordo per l’Italia ha avuto la sottoscrizione del ministro per la Transizione Ecologica Cingolani.

Draghi in Algeria: Promozione investimenti imprese e micro-imprese

Questo però non è l’unico motivo per il quale in Algeria è andata una delegazione formata da Draghi e altri 6 ministri e non solo, infatti l’accordo è molto più ampio e prevede una vera e propria partnership tra Italia e Algeria sotto molti punti di vista.

Tra gli accordi vi è quello sulla cooperazione al fine di promuovere gli investimenti delle imprese italiane in Algeria con la possibilità di ottenere assistenza tecnica nel settore delle catene agro-alimentari, tessile ed olio (ministro degli Esteri Di Maio).

La cooperazione riguarderà anche l’industria farmaceutica con l’impegno dell’Italia a realizzare joint venture e delocalizzazioni dei siti produttivi italiani in Algeria (Di Maio).

Per la cooperazione scientifica c’è la firma di una dichiarazione di intenti che prevede la cooperazione nello sviluppo di programmi nei settori industriali e in particolare metallurgia, chimica, plastica, agro-alimentare, tessile, olio e cantieristica. La cooperazione prevede la possibilità di investimenti congiunti pubblico-privato e la possibilità di attuare scambi di informazioni, assistenza tecnica e partneriati.

Formazione e giustizia

Tra i settori coinvolti negli accordi stipulati in Algeria dal Presidente del Consiglio Mario Draghi c’è anche quello della giustizia. In questo caso è prevista la cooperazione nel settore della formazione del personale giudiziario, reinserimento sociale dei detenuti e prevenzione della radicalizzazione nelle strutture carcerarie e, infine, modernizzazione e digitalizzazione della giustizia. Questo accordo è stato firmato per l’Italia dalla ministra Cartabia. La cooperazione e lo scambio di informazioni avrà inoltre ad oggetto la prevenzione e la lotta alla corruzione. Per l’Italia la firma è stata del Presidente dell’ANAC ( autorità nazionale anticorruzione) Busia.

Accordi di Draghi in Algeria: infrastrutture, pari opportunità, promozione culturale

Per la crescita di un Paese sono essenziali le infrastrutture, quindi tra i vari accordi stipulati vi è anche quello per la cooperazione nello sviluppo delle reti infrastrutturali e in particolare strade, autostrade, ponti e sviluppo delle strutture portuali e marittime ( ministro Giovannini).

Un ulteriore accordo ha avuto il sigillo per l’Italia della ministra per le Pari Opportunità e delle politiche della Famiglia, Bonetti, in questo caso l’obiettivo è favorire scambi di politiche, strategie, buone prassi e esperienze in materia di sviluppo sociale e di sostegno ai soggetti vulnerabili.

La cooperazione avrà ad oggetto la protezione e la promozione del patrimonio storico-culturale (firma Di Maio). Tra i progetti congiunti vi è inoltre la realizzazione Centro tecnico-scientifico-tecnologico con finalità di formazione nel settore del marmo.

Accordo tra ANAC e CNN

E’ appena stato siglato, a Roma, il protocollo di intesa tra Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.A.C.), e Maurizio D’Errico, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, per avviare un tavolo tecnico in tema di prevenzione e di contrasto della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione.

Questo accordo ha come scopo quello di prevenire possibili rischi di infiltrazioni mafiose e fenomeni collusivi nel sistema dei contratti pubblici.

Il tavolo tecnico di prossima costituzione tra ANAC e CNN ha tre obiettivi previsti dall’accordo:

  • instaurare un sistema di integrazione dei flussi e scambio dei dati acquisiti per verificare la coerenza tra le informazioni raccolte dall’A.N.A.C. per il monitoraggio dei contratti pubblici e quelle acquisite dai notai in sede di stipula dei contratti;
  • avviare attività di formazione gratuite per le stazioni appaltanti e fornire un supporto metodologico nella fase di definizione dei contratti pubblici;
  • collaborare, anche nella prospettiva di recepimento delle nuove direttive comunitarie in materia di appalti, nelle misure volte a rafforzare i presidi di legalità nelle procedure relative ai contratti pubblici.

Nella rilevazione del 2013 di Transparency International, l’Italia ha registrato un indice di corruzione percepita pari a 43, rispetto ad un valore massimo di 100, che riflette l’impatto che fenomeni di corruzione e di malversazioni hanno avuto sulla percezione nazionale e internazionale del fenomeno.

L’Italia si colloca su posizioni analoghe a quelle di numerosi paesi dell’Asia e dell’America Latina.

Vera MORETTI

Il notariato contro la corruzione

È stato siglato il 18 novembre scorso a Roma il protocollo d’intesa tra da Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.A.C.) e Maurizio D’Errico, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, per avviare un tavolo tecnico in tema di prevenzione e di contrasto della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione.

L’accordo, risultato di un confronto avviato nella comune consapevolezza dell’utilità di una partnership per diffondere la cultura della legalità, ha come scopo quello di prevenire possibili rischi di infiltrazioni mafiose e fenomeni collusivi e di corruzione nel sistema dei contratti pubblici.

Il tavolo tecnico ha tre obiettivi previsti dall’accordo:

 – instaurare un sistema di integrazione dei flussi e scambio dei dati acquisiti per verificare la coerenza tra le informazioni raccolte dall’A.N.A.C. per il monitoraggio dei contratti pubblici e quelle acquisite dai notai in sede di stipula dei contratti;

– avviare attività di formazione gratuite per le stazioni appaltanti e fornire un supporto metodologico nella fase di definizione dei contratti pubblici;

– collaborare, anche nella prospettiva di recepimento delle nuove direttive comunitarie in materia di appalti, nelle misure volte a rafforzare i presidi di legalità nelle procedure relative ai contratti pubblici.

Nella rilevazione del 2013 di Transparency International, l’Italia ha registrato un indice di corruzione percepita pari a 43 (rispetto al valore di massima trasparenza di 100) che riflette l’impatto che fenomeni di corruzione e di malversazioni hanno avuto sulla percezione nazionale e internazionale del fenomeno. L’Italia si colloca su posizioni analoghe a quelle di numerosi Paesi dell’Asia e dell’America Latina.

Dal 2006 al 2011 il fenomeno della corruzione in Italia si rivela sostanzialmente stabile, ad eccezione che nel 2009 in cui il numero dei reati di corruzione (nella sua accezione aggregata) passa da 975 a 1205.

Dall’analisi delle condanne per concussione e corruzione passate in giudicato il numero dei condannati per corruzione diminuisce notevolmente dal 2007 al 2011 (si passa da 749 a 458), il numero dei condannati per concussione si triplica, passando da 134 a 344.

La distribuzione del tasso di condanne per corruzione può contribuire a dare la dimensione degli esiti della lotta alla corruzione condotta nelle singole Regioni. Le inchieste giudiziarie che hanno portato a una significativa emersione della criminalità corruttiva nel 2011 hanno interessato soprattutto, in ordine decrescente, la Liguria, la Puglia e l’Abruzzo, per la concussione, e il Lazio, la Campania, la Calabria e la Lombardia, per la corruzione. Questo dato trova conferma tendenzialmente anche negli anni precedenti.