Badanti: il salasso per le famiglie, ecco quanto costano effettivamente e come risparmiare

Pensioni troppo basse, che nemmeno le indennità di accompagnamento rendono accettabili come cifre. Sono le problematiche che le famiglie italiane hanno quando si tratta di andare ad assumere una badante in perfetta regola. Una badante si rende necessaria quando un anziano non è in grado di vivere da solo o non può svolgere in autosufficienza le sue quotidiane esigenze.

E non sono poche le famiglie che devono trovare fonti alternative per poter pagare la badante dal momento che con la pensione dell’anziano riescono a mala pena a coprire lo stipendio della stessa. Una badante ad una famiglia costa molto di più di quanto viene stabilito in sede di stipula del contratto come stipendio.

Parliamo naturalmente di una badante assunta a regola d’arte, in perfetta linea con quanto prevede la normativa vigente a partire dall’applicazione del CCNL. Allo stipendio vanno aggiunte le quote di TFR, di tredicesima, le ferie da pagare, la sostituzione della badante in vacanza, i contributi previdenziali.

Tutti oneri a carico di quello che a tutti gli effetti è il datore di lavoro della badante, cioè la famiglia che la sceglie.

Badanti: il salasso per le famiglie, ecco quanto costano effettivamente

Un vero e proprio salasso per una famiglia, questo è il costo complessivo di una badante. E sono cifre rilevanti che aumentano in maniera esponenziale l’utilizzo di pratiche illecite come il lavoro nero o quello grigio. Per evitare di pagare troppo una badante, si sceglie spesso di non assumerla, e altrettanto spesso con l’ok della stessa badante che così può spuntare una retribuzione più alta o può, illecitamente, sfruttare indennità e bonus quali il reddito di cittadinanza o la Naspi di precedenti rapporti di lavoro.

Un illecito dicevamo, come illecito è tutto il lavoro nero. Ma bisogna fare di necessità virtù, questo direbbero le famiglie e gli anziani che effettivamente a conti fatti, non potrebbero permettersi una badante. Un pensionato al minimo, con 516 euro di pensione al mese, anche con ulteriori 500 euro circa di accompagnamento, non può in nessun caso permettersi la badante. O almeno una badante in regola con la sua assunzione.

Poche le agevolazioni che il governo ha deciso di offrire. Alcuni crediti di imposta per esempio, che però stridono con il fatto che se il datore di lavoro è l’anziano prima citato, la sua area è quella dell’incapienza fiscale, cioè non può sfruttare le agevolazioni in nessun caso.

Badanti assunte in maniera diversa da quella regolare

Illecito il lavoro nero, ma illecito anche il lavoro grigio. Assumere una badante ad un livello diverso da quello effettivamente da applicare perché le tabelle stipendiali del CCNL sono più basse, è illegale. Non si può assumere una badante inquadrandola come cameriera per esempio, o come colf.

E se il lavoro nero è largamente diffuso nel settore domestico (oltre il 60% delle lavoratrici sono in nero), assai diffuso è anche questo genere di assunzione erronea. Che si estende pure a dichiarazioni mendaci sui contratti, con orari di lavoro inferiori a quelli effettivamente svolti, con assunzioni part-time invece che full-time e così via. Il tutto per risparmiare e rientrare nelle spese che ripetiamo, sono a volte improponibili.

Una badante assunta ad un livello sbagliato o con orari di lavoro sbagliati, anche se pagata di più con il classico ed illegale “fuori busta”, produce conseguenze che magari una badante accondiscendente, attratta da uno stipendio più alto, non considera.

La badante assunta male, perde soldi di Naspi al termine del rapporto di lavoro, e perde soldi di pensione quando sarà il momento di terminare di lavorare. Proprio i contributi previdenziali da versare sono una delle voce che più gravano sui datori di lavoro, anche nel settore domestico.

Quanto costa effettivamente una badante

Quando si assume una badante, il riferimento è il CCNL di categoria, quello del settore domestico. È dal CCNL che si stabilisce l’assunzione, il compenso, il versamento dei contributi e tutto il resto.

Lo stipendio minimo della badante è stabilito dal CCNL e dipende dal tipo di impiego, dalle ore di lavoro, dall’inquadramento e dalla formazione della lavoratrice. Ci sono poi dei minimi da rispettare, sia di stipendio, con le già citate tabelle, che come orari di lavoro. Nello specifico abbiamo:

  • Massimo 54 ore lavorative contratto badante convivente:
  • Contratto badante non convivente: massimo ovvero 40 ore settimanali.
  • Contratto badante per assistenza notturna;

La badante che assiste una persona non autosufficiente deve essere assunta al Livello CS se priva di formazione come OSS o OSA, altrimenti il livello giusto è il DS.

La badante al livello CS, quella più diffusa come inquadramento, costa già molto. Infatti allo stipendio netto in busta paga da 1.026 euro circa, vanno aggiunti circa 236 euro di contributi previdenziali, oltre 100 euro di quota ferie, 91 euro per la tredicesima mensilità, 90 euro per il TFR, 20 euro per il consulente che gestisce le buste paga e l’assunzione. In totale circa 1.536 euro al mese.

Quali agevolazioni abbattono il costo della badante?

Le uniche agevolazioni che la normativa prevede per chi assume una badante sono le detrazioni dei costi di gestione e le deduzione dei costi contributivi e previdenziali.

Nella dichiarazione dei redditi si possono scaricare

Le spese di gestione sostenute danno diritto alla detrazione dall’imposta da pagare pari al 19% fino al tetto massimo di 2.100,00 euro per ogni anno d’imposta. In pratica, un rientro di massimo 399,00 euro annui. Per beneficiare della detrazione il reddito lordo del dichiarante non deve superare i 40.000,00 euro annui.

Inoltre, si possono dedurre dal reddito imponibile i contributi previdenziali versati per la badante fino ad un massimo di € 1.549,37 l’anno.

Permessi legge 104, spettano se il disabile ha la badante?

La legge 104 del 1992 ha come obiettivo la tutela delle persone con disabilità e riconosce ai familiari particolari permessi dal lavoro, tra questi vi sono i permessi legge 104 che consentono di usufruire di 3 giorni mensili (frazionabili anche ad ore) di permesso dal lavoro. Molti però si chiedono: I permessi legge 104 spettano se il disabile ha la badante?

Perché i permessi legge 104 spettano che il disabile ha la bandante?

Fin da subito possiamo dare risposta affermativa a questa domanda, ma vediamo nel dettaglio perché i permessi legge 104 spettano anche se il disabile ha la badante. Deve però essere in primo luogo sottolineato che i 3 giorni mensili sono retribuiti.

I motivi per cui sono riconosciuti anche se c’è una badante sono principalmente 2. In primo luogo la badante naturalmente non può essere presente h24 tutti i giorni, ha bisogno di giorni liberi e permessi.  Il disabile però ha bisogno di un’assistenza continuativa e di conseguenza i permessi possono essere utilizzati a tale scopo.

Inoltre la normativa prevede che l’assistenza disabili per i quali sono concessi i tre giorni di permesso retribuiti non è detto che debba essere svolta in presenza.  Si può trattare anche di tempo impiegato per svolgere mansioni diverse dall’assistenza fisica al disabile, ad esempio per impegni di tipo burocratico, per la gestione di pratiche e altre incombenze comunque a favore del disabile, ma che questi non può svolgere in modo autonomo.

Gli unici casi in cui viene meno il diritto ad avere i permessi legge 104 sono quelli in cui il disabile si trova in strutture in cui può ricevere assistenza continuativa. Ad esempio presso centri specializzati, case famiglia o similari. E’ bene però non abusare di tali permessi e non usarli a sproposito e per affari personali. Il datore di lavoro ha la possibilità di verificare l’uso che ne viene fatto. Per un approfondimento leggi l’articolo: Controlli del datore di lavoro sui permessi legge 104 del 1992

Altre agevolazioni per familiari e disabili

Ricordiamo che i parenti di persone con grave handicap possono usufruire anche di altre agevolazioni, ad esempio per l’acquisto di determinati prodotti, come dispositivi per la comunicazione. Per saperne di più, leggi l’articolo: acquisti agevolati per invalidi con legge 104: quali sono e a chi spettano.

Per conoscere invece quali altri strumenti sono disponibili per l’assistenza a disabili, è possibile leggere:

Congedo straordinario legge 104 a chi spetta e come richiederlo;

Congedo straordinario legge 104: dopo cosa resta per assistere i disabili?

 

 

Colf e badanti, rimodulazione aliquote contributi Inps: chi ci guadagna?

Per colf e badanti, e per le famiglie datrici di lavoro, è tempo di rimodulazione delle aliquote ai fini dei contributi Inps. Per varie fasce di lavoratori domestici saranno versati più contributi previdenziali per ogni ora di lavoro. Per altre, invece, la rimodulazione delle aliquote porterà un minore versamento, con un risparmio per le famiglie. Ecco nel dettaglio chi ci guadagna e chi risparmia.

Colf e badanti, contributi Inps in rialzo per la rimodulazione delle fasce di aliquote

Rispetto allo scorso anno, nel 2022 saranno in aumento gli importi dei contributi dell’Inps per colf e badanti. L’aggiornamento delle tabelle dei contributi fatta dall’Inps per i lavoratori domestici riguarda sia chi ha un contratto a tempo indeterminato che determinato, con o senza la quota degli assegni familiari. In generale, per via dell’adeguamento all’aumentato livello dei prezzi (inflazione), gli importi nel 2022 cresceranno rispetto al 2021 da due a quattro centesimi di euro per ciascuna ora lavorata.

Colf e badanti, di quanto aumenteranno i contributi Inps nel 2022

In base agli aumenti del 2022, dunque, i contributi Inps passeranno da 1,43 a 1,46 euro per i colf e i badanti assunti con contratto a tempo indeterminato e una retribuzione effettiva di 8 euro per ogni ora. L’aumento dei contributi previdenziale include già la tredicesima mensilità e l’eventuale accordo circa il vitto e l’alloggio.

Colf e badanti, contributi Inps del 2022: quali famiglie risparmieranno con meno versamenti?

Non ci saranno aumenti ma risparmi, in relazione ai contributi Inps versati per i colf e le badanti che abbiano un rapporto di lavoro fino a 24 ore alla settimana. Per questi rapporti di lavoro, i domestici e le famiglie datrici di lavoro vedranno scendere i versamenti contributivi. Infatti, per le retribuzioni orarie che abbiano un valore compreso tra 7,45 e 7,60 euro per ogni ora, a esclusione della tredicesima mensilità, le famiglie risparmieranno 50 euro di contributi previdenziali ogni tre mesi.

Colf e badanti per 9 euro l’ora, quanti contributi Inps vanno versati?

Per i colf e badanti pagati tra 9,10 euro e 9,28 euro, il risparmio dei versamenti contributivi si attesterà sui 100 euro ogni tre mesi. Secondo l’Assindatcolf, le famiglie che avranno meno contributi Inps da pagare per colf e badanti saranno all’incirca 30 mila su un totale di 920 mila. Si tratta, in questo caso, di quasi un milione di famiglie che hanno regolarizzato il lavoro domestico dei propri collaboratori. La prima scadenza del 2022 per versare i contributi Inps ai colf e alle badanti è fissata all’11 aprile 2022.

Colf e badanti, come si calcola la tredicesima di dicembre e i contributi di fine anno?

Colf, badanti e lavoratori domestici a dicembre riceveranno la tredicesima mensilità. Ma non è solo quella l’unica rata che le famiglie datrici di lavoro devono versare. Infatti, il datore di lavoro entro i primi giorni di gennaio deve effettuare il versamento all’Inps dei contributi previdenziali a favore dei lavoratori relativi all’ultimo trimestre dell’anno. Vediamo nel dettaglio tutti i versamenti a favore dei colf e delle badanti.

Come si calcola la tredicesima a colf e badanti che va versata entro dicembre?

La tredicesima a colf, badanti e lavoratori domestici va calcolata e versata in prossimità del Natale o, in ogni modo, entro la fine del mese di dicembre. Per il calcolo è necessario rifarsi all’articolo 39 del Contratto nazionale di lavoro domestico. La tredicesima corrisponde esattamente a una mensilità aggiuntiva. E va calcolata sulla retribuzione globale del lavoratore incluse le indennità sostitutive di vitto e di alloggio, qualora il lavoratore conviva con la famiglia datrice di lavoro.

Come si calcola la tredicesima per un lavoratore domestico assunto da meno di un anno?

Se il lavoratore domestico è assunto da meno di un anno, è necessario riparametrare il calcolo della tredicesima sui mesi effettivi di lavoro durante l’anno. Pertanto, la famiglia datrice di lavoro deve versare al lavoratore tanti dodicesimi quanti sono i mesi in cui colf e badanti hanno lavorato nell’anno.

Calcolo della tredicesima a colf e badanti pagati a ore o mensile

Diverso è il calcolo nel caso in cui colf e badanti siano assunti con contratto a ore. In questo caso, si deve moltiplicare la paga oraria per il numero di ore che il lavoratore svolge durante la settimana. Il risultato va moltiplicato per 52 (che sono le settimane dell’anno) e infine dividere per 12. Nel caso in cui il lavoratore venga pagato mensilmente per il lavoro svolto, la tredicesima corrisponde esattamente a una mensilità normale.

Quando matura la tredicesima per un lavoratore domestico?

Diventa importante precisare che la tredicesima dei colf e badanti matura anche nel caso di assenze per:

  • infortunio sul lavoro;
  • malattia;
  • maternità;
  • malattia professionale.

In questi casi è necessario tener conto dei limiti dei periodi di conservazione del posto di lavoro e anche delle parti non liquidate dagli enti predisposti.

Versamenti Inps a colf e badanti ultimo trimestre dell’anno, entro quando la famiglia deve farli?

La famiglia datrice di lavoro deve effettuare i versamenti Inps dell’ultimo trimestre dell’anno a favore di colf, badanti e lavoratori domestici entro il 10 gennaio. In particolare, è questa la data per i versamenti Inps relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2021. In caso di non rispetto di questa scadenza, il datore di lavoro subirà l’applicazione di sanzioni pecuniarie.

Avvisi PagoPa dall’Inps per il versamento dei contributi a colf e badanti

È l’Inps che invita tutte le famiglie datrici di lavoro a effettuare i versamenti con gli avvisi PagoPa. Negli avvisi Inps sono presenti il codice di avviso, quanto bisogna pagare, la data di scadenza entro la quale effettuare il pagamento e le istruzioni su come versare i contributi.

Come effettuare i versamenti dei contributi dell’ultimo trimestre dell’anno a favore di colf e badanti?

Il versamento dei contributi Inps a favore di colf e badanti dell’ultimo trimestre dell’anno può essere effettuavo in varie modalità. In particolare:

  • servendosi dei servizi telematici on line, attraverso il portale dei pagamenti disponibile sul sito dell’Inps;
  • attraverso gli uffici postali, le banche e gli altri istituti di pagamento che aderiscono al sistema PagoPa;
  • mediante il sistema bancario Cbill. Si tratta di un servizio offerto dalla banca presso la quale si ha un conto corrente, alternativo ai canali tradizionali, che permette ai cittadini e alle imprese di consultare e pagare online bollettini e avvisi di pagamento PagoPa.

Pagamento contributi ai lavoratori domestici, si possono ottenere due copie di ricevuta

Tutti i sistemi di pagamento sopra elencati relativi ai contributi da versare a favore dei lavoratori domestici permettono:

  • ai datori di lavoro di verificare che il pagamento sia stato effettuato;
  • a colf e badanti di ottenere l’accredito dei contributi sulla propria posizione lavorativa.

Per ogni versamento effettuato, si possono ottenere due copie di ricevuta del pagamento effettuato. Una delle due copie si può consegnare al lavoratore domestico.

Badante? Sì, ma italiano

Un badante deve essere per forza rumeno o filippino? No. La crisi economica spinge sempre più connazionali a cimentarsi con un lavoro che, fino a qualche tempo fa, era snobbato dagli italiani.

Da uno studio realizzato dall’Associazione Donne & Qualità della Vita, della psicologa Serenella Salomoni, su un campione di 1000 disoccupati italiani, di età compresa tra i 18 e 57 anni, risulta che 1 italiano su 2 è pronto a intraprendere una carriera come badante nell’assistenza familiare.

Il 70% del campione intervistato dichiara di sentirsi pronto a prendersi l’impegno di curare un’altra persona. Il 66% lo farebbe anche a tempo pieno, pur di lavorare. Ma il dato più eclatante è che il 37% dei partecipanti allo studio sono laureati, che non indietreggiano rispetto a questo tipo di esperienza lavorativa da badante.

Vi è anche chi, come nel 33% dei casi, si mette a disposizione anche nella fascia oraria notturna, compresa tra le 21 e le 8: il 23% sacrificherebbe anche i fine settimana, pur di lavorare.

Quali sono le motivazioni che spingono a fare questa scelta? In primis le necessità economiche, per il 77%. Infatti, la retribuzione media di un badante per nove ore al giorno, sei giorni su sette, oscilla tra gli 800 e i 1000 euro al mese. Una minoranza invece, lo farebbe per “fare un’esperienza nuova” (22%), mentre il 10 % dichiara “per uscire dalla routine”. Il 22% non nasconde le proprie mire a lungo termine, vale a dire ottenere anche una piccola parte dell’eredità.

Analizzando i dati, Donne & Qualità della Vita rivela che 15 intervistati su 100 sono convinti che, con l’invecchiamento progressivo della popolazione, si potrebbe fare del mestiere di badante una professione.

Cosa spinge a scegliere un badante italiano rispetto a uno straniero? Tra i motivi, spiccano: un livello di cultura e informazione maggiore (33%); più capacità di intrattenere l’anziano (25%), una maggior conoscenza della città di residenza e dell’Italia in caso di spostamenti (13%), una minore marcatura delle differenze culturali (34%), una maggiore competenza nel tenere compagnia (17%). Altro aspetto da non sottovalutare è che non tutti gli stranieri hanno la patente, mentre difficilmente un italiano ne è privo.