Bce e luglio 2022, rialzo dei tassi e stop acquisto bond

Bce e luglio 2022, per il mese prossimo sono previsti rialzi sui tassi. Inoltre è stato bloccato l’acquisto di bond, ecco cosa succede.

Bce e luglio 2022, inflazione troppo elevata

Riportare l’inflazione al 2,8% è l’obiettivo da raggiungere nel medio termine. Così ha detto la Presidente della Bce, Christine Lagarde, al termine del vertice europeo. Per il 2022% l’inflazione nell’ Eurozona pari al 6,8%. Tuttavia si punta a ridurla, già nel prossimo anno fino al 3,5%. Mentre entro il 2024 dovrebbe attestarsi intorno al 2,1%.

Ma il problema dell’inflazione si sta sentendo proprio sull’aumento generale dei prezzi al consumo. Comprare pane, pasta, biscotti, frutta e verdure non è più semplice come prima. C’è chi ha rinunciato al pesce, perché ormai per molti è diventato un lusso. Ed ancora benzina pari a 2 euro al litro e non va tanto meglio al diesel. Ed in prossimità dell’estate andare al mare, anche solo una giornata, prevede un grosso sacrificio per molte famiglie, con prezzi tra sdraio e ombrelloni notevolmente aumentati.

Bce e luglio 2022, stop all’acquisto dei bond

Occorrono interventi di politica monetaria per cercare di regolarizzare la situazione in tutta l’euro zona. Pertanto dal primo luglio non sarà più possibile acquistare titoli di stato. Così facendo il consiglio direttivo della Bce intende continuare a rinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. E come se non bastasse, aumenteranno anche i tassi dello 0.5%. Tuttavia non si esclude la possibilità, per settembre, di aumentare questa percentuale. Lo ha detto la presidente della Bce, aprendo all’ipotesi di un aumento da 50 punti base come sta facendo la Fed americana.

Nel frattempo per giugno rimangono fermi il tasso principale,  mentre -0,50% quello sui depositi e 0.25% sui tassi di interesse per prestiti marginali. A queste dichiarazioni il mondo azionari ha visto tutte le borse europee in forte calo. Ad esempio, a Piazza Affari (borsa italiana), l’indice Ftse Mib ha registrato un ribasso finale dell’1,90% a 23.776 punti. La Borsa di Francoforte ha chiuso in ribasso dell’1,7%, seguita da Londra in calo dell’1,6%, Male anche Parigi, Amsterdam e Madrid, tutte negative dell’1,4%.

Mutui più cari per le famiglie

Sono finiti anche i tempi in cui tassi d’interesse sul mutuo erano bassi. Quello che ci si aspetta, secondo gli esperti, è che ottenere un mutuo, sarà economicamente più svantaggio per le famiglie. In altre parole i mutui costeranno di più, e tutti ricorreranno al tasso fisso, come “opzione obbligatoria“. Anche perché il tasso variabile non converrà più rispetto al fisso.

Infine cresce anche lo spread btp-bund. Il rendimento decennali al 3,58% il differenziale è cresciuto di 22 punti base arrivando a quota 216: il tasso dei bond è ai massimi da novembre 2018. Le manovre prese, secondo gli esperti, sono prevedibili, ma una cosa certa è che la crisi economica continua ad essere presente. E questo si ribalta, come sempre, sui consumatori, famiglie, risparmiatori e lavoratori, già allo stremo dopo anni di Covid-19, guerra e vita sempre più cara.

RTI: con le disposizioni della BCE, credito difficile per le pmi

In conseguenza alla posizione che la Banca Centrale Europea assume relativamente ai crediti deteriorati, Rete Imprese Italia ha espresso la sua forte preoccupazione, poiché a rimetterci sono ancora una volta le imprese, indistintamente dalle loro dimensioni o settori di attività.

Le disposizioni previste, infatti, se davvero applicate, vedrebbero salire il costo del credito e ridursi quindi la disponibilità di finanziamenti.

Dopo le linee guida introdotte a marzo 2016, si tratterebbe, da parte di BCE, di un ulteriore restrizione che andrebbe a mettere a repentaglio un difficoltoso ritorno alle condizioni di normalità del mercato del credito.
Considerando quanta fatica si sta facendo per uscire dalla crisi e tornare ai livelli precedenti a questi anni critici, i nuovi orientamenti della BCE non sembrano favorire il sistema economico ma, al contrario, mettergli i bastoni tra le ruote.

Le difficoltà di accesso al credito sono state più e più volte denunciate, poiché colpevoli di impedire alle imprese di far fronte alla crisi, pertanto, se ora non dovessero cambiare le cose, la situazione, invece di migliorare secondo le aspettative e le stime effettuate, peggiorerebbe, portando a conseguenze negative a tutta la nostra economia.

Per questi motivi, Rete Imprese Italia ha dichiarato che, in materia di vigilanza bancaria, occorre un quadro normativo di riferimento certo. Quindi, ciò significa che RTI Promuoverà tutte le possibili azioni in fase di consultazione del documento per fare in modo che la Banca Centrale Europea assuma posizioni più coerenti con l’esigenza di garantire adeguati flussi di credito all’economia.

Vera MORETTI

Male l’inflazione e il credito alle imprese nonostante il QE

L’Ufficio Studi della Cgia ha stilato un bilancio del Quantitative Easing avviata dalla Bce ormai quasi due anni fa, con lo scopo di riportare il tasso di inflazione al 2% e quindi dare un po’ di respiro all’economia italiana, un po’ in affanno.
Ma, nonostante negli ultimi due anni la BCE abbia comprato titoli di Stato per 1.344 miliardi di euro, i risultati del QE non sono stati particolarmente positivi specie, considerando che nell’ultimo anno il livello medio dei prezzi nell’Area dell’euro è cresciuto solo dello 0,3%.

Anche in Germania e in Francia, dove le previsioni di crescita economica per il biennio 2016-2017 sono più favorevoli che in Italia e dove i prestiti alle società non finanziarie sono aumentati negli ultimi 12 mesi, l’inflazione è prossima allo zero mentre in Italia l’inflazione nel 2016 è stata negativa (-0,1%), mentre i prestiti alle imprese sono scesi del 2,4%.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio Studi Cgia, ha dichiarato: “L’acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi dell’Euro ha contribuito a garantire una certa stabilità finanziaria riducendo il costo del nostro debito pubblico, ma è evidente come questa grossa iniezione di liquidità non abbia ottenuto i risultati sperati, tant’è che l’inflazione è ferma, i prestiti alle imprese non ripartono e la crescita economica non trova lo slancio che servirebbe. Insomma, il bazooka di Draghi non ha sortito gli effetti sperati. Una quota rilevante di questi 222 miliardi di euro sono finiti alle nostre banche che, però, hanno preferito trattenerseli, aumentando così il livello di patrimonializzazione come richiesto dalla Bce, anziché impiegarli nell’economia reale”.

Renato Mason, segretario della Cgia, ha voluto commentare i risultati del QE e la situazione di difficoltà in cui si trovano le banche: “Le regole si stanno assestando sempre più in alto. Prima l’Europa chiedeva alle banche un patrimonio dell’8 per cento degli impieghi; ora bisogna avere il 10-12 per cento circa. In altre parole, la banca per prestare 100 milioni deve avere un patrimonio di oltre 10-12. L’asticella che varia nel tempo per gli istituti di credito è un problema. Infatti, dura da 2 anni la corsa per adeguarsi alle nuove regole europee, applicate con rigidità e nel periodo peggiore, ovvero nel bel mezzo di una crisi. Al di là delle responsabilità, comunque, rimane un fatto; la nostra economia ha bisogno di un sistema creditizio efficiente e attento ai territori, in particolar modo alle piccole e medie imprese che continuano ad essere l’asse portante della nostra economia”.

Vera MORETTI

Prestiti bancari scesi di 70 miliardi in tre anni

Unimpresa ha reso noto che, negli ultimi tre anni, i crediti bancari hanno subito una contrazione di quasi 70 miliardi.

A seguito di questa brusca e preoccupante diminuzione, i finanziamenti alle famiglie si sono ridotti di ben 14 miliardi.
Da luglio 2011 a luglio 2014, infatti, i prestiti al settore privato da parte delle banche è diminuito complessivamente di 83,1 miliardi (-5,49%) passando da 1.513 miliardi a 1.430 miliardi.

A commento di questi risultati, Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha dichiarato: “Con questi dati, intendiamo rispondere ai banchieri che, per giustificare la stretta ai rubinetti del credito, puntano il dito contro le aziende, sostenendo che è colpa del cavallo che non beve: la realtà è diversa e racconta di una sistematica azione volta a ridurre drasticamente l’offerta di liquidità allo sportello. E il mezzo fallimento dell’asta Bce conferma che da parte degli istituti di credito non c’è alcuna intenzione di finanziare l’economia reale”.

Questa situazione ha fatto ridurre di 5,6 miliardi (-8,78%) passando da 63,8 miliardi a 58,2 miliardi; i mutui per l’acquisto di abitazioni sono calati di 3,8 miliardi (-1,05%) scendendo da 363,5 miliardi a 359,7 miliardi; i prestiti personali sono diminuiti di 4,6 miliardi (-2,51%) da 185,5 miliardi a 180,9 miliardi.

Non va meglio per le aziende, poiché nel trimestre preso in esame gli impieghi in questo comparto sono scesi di 69,08 miliardi (-7,67%) da 900,2 miliardi a 831,1 miliardi.
I finanziamenti di breve periodo (fino a 1 anno) si sono ridotti di 39,02 miliardi (-11,29%) passando da 345,7 miliardi a 306,t miliardi; i prestiti di medio periodo (fino a 5 anni) sono calati di 12,2 miliardi (-8,71%) scendendo da 140,1 miliardi a 127,9 miliardi; i prestiti di lungo periodo (oltre 5 anni) sono diminuiti di 17,8 miliardi (-4,31%) da 414,3 miliardi a 396,5 miliardi.

Alla luce di questi dati, Longobardi ha aggiunto: “La situazione è gravissima e per dare una svolta servono importanti misure da parte del governo sul versante delle garanzie, che richiedono un massiccio investimento di danaro pubblico. Alle attuali condizioni di mercato ottenere un finanziamento è un miracolo”.

Vera MORETTI

Banche: continuano le sofferenze dovute ai prestiti alle imprese

Continuano le sofferenze, da parte delle imprese, per quanto riguarda i prestiti da parte delle banche.
Se, da una parte, è ancora molto difficile ottenere un finanziamento, dall’altra, infatti, risulta altrettanto complesso riuscire a restituire il denaro ricevuto.

Secondo i dati di Bankitalia ripresi da una ricerca di Unimpresa, associazione delle imprese che ha il suo focus nelle pmi, nell’ultimo anno le sofferenze sono ancora cresciute del 25%, arrivando a superare il muro dei 166 miliardi di euro, in aumento di 33,1 miliardi.
Se si guarda al rapporto con il totale dei crediti, la percentuale è schizzata dal 9,14% all’11,6%.

Dal 2010 a oggi, inoltre, in valore assoluto le sofferenze sono più che raddoppiate, passando da 77,8 miliardi a 166,4.

Questo, per le banche, significa maggiori difficoltà nella concessione di crediti, anche a causa dei più stringenti requisiti patrimoniali.
Inoltre, con la crisi ancora in atto, l’ammontare complessivo dei crediti p in calo, anche se in termini minori rispetto agli anni precedenti.

Da aprile 2013 ad aprile 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,2 miliardi di euro passando da 1.458,07 miliardi a 1.427,7 miliardi.
Una riduzione che interessa sia le famiglie (-6,7 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,08%.

A questo proposito, Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha dichiarato: “Quella del credito resta una situazione gravissima e, di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche delle istituzioni“.

Ha poi aggiunto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi: “Le banche italiane stanno effettuando dei colossali aumenti di capitale che sono utili non solo per l’asset quality review e per gli stress test ma per avere molta più capienza per effettuare nuovi prestiti. La stagione degli aumenti non sarà mai finita, perché questa crisi ha cancellato la logica del minimo capitale. Se non riusciamo ad ottenere regole uniformi in tempi ragionevolmente brevi, l’Ue invece di diventare una grande chance per l’Italia rischierebbe di far esplodere le contraddizioni fin qui sopite“.

Vera MORETTI

Draghi riconosce l’importanza delle pmi

Anche la Bce, nella persona del suo presidente Mario Draghi, ammette l’importanza cruciale delle pmi per l’economia italiana e, più in generale, europea: “Le piccole e medie imprese fanno l’80% dell’occupazione nell’Eurozona, ecco perché sono importanti”.

Queste le parole di Draghi alla vigilia di un nuovo paper pubblicato con la Banca d’Inghilterra, in cui si spiega alle pmi di affrontare la stretta creditizia comprando prestiti.

Parlando poi di inflazione: “Siamo consapevoli dei rischi di un periodo troppo lungo di bassa inflazione. Sono fiducioso, riporteremo l’inflazione vicina ma al di sotto del 2% come da mandato“, ed ha rifiutato ancora una volta l’idea di alzare l’obiettivo dei prezzi: “La Bce agisce simmetricamente di fronte all’inflazione. Il tasso d’inflazione è stato superiore all’obiettivo del 2% a lungo quando i prezzi petroliferi salivano. Quindi bisogna aspettarsi un’identica simmetria in futuro. La Bce agisce simmetricamente di fronte all’inflazione. Il tasso d’inflazione è stato superiore all’obiettivo del 2% a lungo quando i prezzi petroliferi salivano. Quindi bisogna aspettarsi un’identica simmetria in futuro“.

Vera MORETTI

Liquidità a banche e imprese dalla Bce

Mario Draghi, presidente della Bce, ha confermato l’arrivo di finanziamenti per banche e imprese, che permetteranno di riportare l’inflazione sotto il 2%.
Alzare i prezzi, e portare l’obiettivo al 5%, è un’ipotesi che il numero uno della Banca centrale europea nemmeno considera.

Si dunque ad una maggiore liquidità per banche e imprese, che coinciderà con un abbassamento dei tassi dallo 0,25 allo 0,10%.

Tutto ciò avverrà ad alcune condizioni, la prima delle quali è che le banche dovranno immettere nel circuito i soldi che riceveranno, con la concessione di prestiti alle aziende.
Ma se ciò non avverrà, la Bce chiuderà subito i suoi rubinetti, con il rischio di non aprirli più.

Perché questo? Semplicemente, deve valere la regola, valida per ogni prodotto, che più aumenta la sua disponibilità sul mercato e più scende il suo prezzo.
Lo scopo di questo progetto è favorire e velocizzare il calo dell’inflazione, ma anche perché secondo Draghi “le piccole e medie imprese fanno l’80% dell’occupazione nell’Eurozona, ecco perché sono importanti ed hanno bisogno di liquidità”.

Vera MORETTI

Bce: i tassi ribassati resisteranno

Le previsioni dell’Eurotower sulla ripresa europea sono state confermate anche da Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, che ha confermato come i tassi attuali, o anche più bassi, siano destinati a restare tali per un prolungato lasso di tempo.
Ciò significa che i tassi d’interesse, ora allo 0.25%, rimarranno invariati.

Secondo le stime, l’inflazione, comunque bassa per ora, è destinata a registrare un graduale miglioramento, dunque in grado di rispettare gli obiettivi nel medio-lungo termine.

Ha poi dichiarato Draghi: “Non siamo rassegnati a tenere troppo a lungo la bassa inflazione”.
Il presidente della Bce ha poi parlato della questione della forza dell’euro, sostenendo che l’andamento dei tassi di cambio sarà molto seguito dalla Banca in riferimento anche con la crisi Ucraina “monitorando molto attentamente le possibili ripercussioni dei rischi geopolitici”.

A questo proposito, Mario Draghi ha aggiunto: “Non si tratta solo della crisi in Ucraina, ma anche della situazione economica in Russia e di un’escalation delle sanzioni. È una situazione molto complessa che, se si evolverà, colpirà l’Eurozona più di qualsiasi altra parte del mondo. Il tasso di cambio non rientra nel target Bce ma è molto importante per la crescita e la stabilità dei prezzi, e il rafforzamento del tasso è causa di grande preoccupazione nel consiglio dei governatori della Bce”.

Tra circa un mese, inoltre, la Bce pubblicherà una serie di indicatori macroeconomici sullo stato di salute dell’Eurozona sottolineando che in quell’occasione vi saranno maggiori elementi per valutare se eventualmente intervenire “anche con misure non convenzionali” per sventare il rischio di un periodo troppo prolungata di bassa o bassissima inflazione.

Per questo motivo, il presidente della Bce ha esortato i Paesi che hanno una crescita lenta, come l’Italia, a insistere sulle riforme: “Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda, hanno fatto molte riforme strutturali e ora si vedono chiari segni di ripresa, quindi in quelli dove la ripresa è in stallo devono perseverare con le riforme, che sono dolorose, ma non sembra esserci alternativa. Non è mai una buona policy, che può generare crescita, infrangere regole che ci sono o posporre riforme strutturali. Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto molti suggerimenti da politici e istituzioni soprattutto sui tassi ma anche sulla liquidità. Di questo siamo grati ma il Trattato della Bce sancisce la nostra indipendenza. Le persone dovrebbe rendersi conto che se accettare tali consigli fosse visto come una minaccia alla nostra indipendenza sarebbe a rischio la nostra credibilità”.

Vera MORETTI

Pagamento automatico dei debiti per le imprese

Per ora si tratta di parole, pronunciate da Graziano Delrio, ma se dovessero essere attuate, si assisterebbe ad una svolta epocale per le imprese.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, infatti, ha affermato che l’esecutivo, oltre a sbloccare ulteriori 13 miliardi di crediti vantati dalle aziende nei confronti dello Stato, prevede l’introduzione di un sistema che consenta il pagamento automatico dei soldi dovuti dalle amministrazioni pubbliche ai fornitori.

Questo sistema garantirebbe il pagamento entro 60 giorni, come disposto dalla legge comunitaria, nei confronti della quale l’Italia rischia una serie di sanzioni in arrivo da Bruxelles, poiché il nostro Paese è il peggior pagatore dell’Ue.

E le banche? Secondo Delrio non hanno di che lamentarsi poiché “dispongono delle risorse per continuare a erogare tranquillamente credito a imprese e famiglie e, casomai, sarebbe opportuno domandarsi perché, in questi anni, in cui hanno ottenuto dalla Bce enorme liquidità, l’abbiano fatto con il contagocce“.

Vera MORETTI

Bce ottimista: l’economia è in lenta ripresa

 

Cauti segnale di ottimismo dal bollettino mensile della Bce: “L’economia dell’area dell’euro dovrebbe stabilizzarsi e registrare una lenta ripresa, tuttavia i rischi per le prospettive economiche continuano a essere orientati al ribasso”. La Banca centrale europea nel consueto bollettino d’inizio mese conferma anche “di attendersi che i tassi di interesse di riferimento rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo”.

“Non vanificare sforzi su conti, ma puntare decisamente sulla crescita”, la Banca, capitanata dal nostro Mario Draghi con sede a Francoforte, lancia anche un importante monito a tutti i Paesi della zona dell’euro, che “non dovrebbero vanificare gli sforzi già compiuti allo scopo di ridurre i disavanzi pubblici, con strategie di bilancio favorevoli alla crescita e con la riduzione al minimo degli effetti distorsivi dell’imposizione fiscale”.