Prestiti alle imprese difficili anche nel 2015

La stretta dei prestiti alle imprese da parte delle banche è uno dei problemi più gravi che impediscono all’economia di ripartire, specialmente se si considera che le banche hanno denaro quasi gratis dalla Bce proprio per finanziare imprese e famiglie, ma lo usano per altri scopi.

Il quadro dei prestiti alle imprese sempre più contratti continuerà anche nel 2015, secondo Bankitalia. Nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria, l’istituto di Palazzo Koch rileva che “in base a nostre proiezioni, i prestiti alle società non finanziarie continuerebbero a diminuire anche nel 2015, seppur con un’intensità progressivamente decrescente. La contrazione dei mutui alle famiglie dovrebbe invece interrompersi già nel primo trimestre del prossimo anno”.

Prestiti alle imprese ancora fermi, quindi, mentre sul fronte delle famiglie si prospetta un po’ di ossigeno. Per quanto riguarda l’anno in corso, invece, “nella prima metà del 2014 il flusso di nuovi prestiti deteriorati, in rapporto ai crediti in bonis, è ulteriormente diminuito. Il calo ha riguardato anche le nuove sofferenze, soprattutto quelle relative ai finanziamenti alle imprese; secondo informazioni preliminari i flussi di nuove sofferenze sarebbero stabili negli ultimi mesi”.

Per i prestiti alle imprese, quindi, si prospetta un altro anno difficile.

Bankitalia: debiti delle PA in calo ad agosto

Il bollettino della Banca d’Italia “Finanza Pubblica, fabbisogno e debito” ha reso noto che il debito delle Pubbliche Amministrazioni nel mese di agosto è diminuito di 20,5 miliardi, arrivando così a 2.148,4 miliardi.

Motivo principale di questo sensibile calo è stata la riduzione di 27,3 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro, che ha più che compensato il fabbisogno del mese (6,9 miliardi); l’emissione di titoli sopra la pari, l’apprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei Btp indicizzati all’inflazione (BTPi) hanno contenuto l’incremento del debito per 0,1 miliardi.

Considerando i sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è diminuito di 19,8 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 0,7 miliardi mentre il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.

Nei primi otto mesi dell’anno il debito pubblico è aumentato di 78,6 miliardi, riflettendo il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (39,4 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (44,8 miliardi).

Complessivamente, dunque, l’emissione di titoli sopra la pari, l’apprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei BTPi hanno contenuto l’incremento del debito per 5,7 miliardi.
Inoltre, sul fabbisogno dei primi otto mesi ha inciso per 4,7 miliardi il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro.
Nel complesso, la quota di competenza italiana del sostegno finanziario ai paesi dell’area era pari alla fine dello scorso agosto a 60,3 miliardi.

Per quanto riguarda le entrate tributarie, in agosto sono state pari a 32,6 miliardi, +1,3% (0,4 mld) rispetto allo stesso mese del 2013.

A fronte di questi numeri, Bankitalia ha chiarito che “tenendo conto di una disomogeneità nella contabilizzazione di alcuni incassi, la riduzione sarebbe stata più pronunciata“.

Vera MORETTI

Automotive in crescita in Campania

Il 2013 per la regione Campania è stato contraddistinto da un calo del pil ma anche da un brusco rallentamento degli investimenti e dei consumi delle famiglie.

Ciò è emerso dal rapporto della Banca d’Italia sull’economia della regione presentato a Napoli, che ha mostrato come gli investimenti siano scesi l’anno scorso del 5,6% rispetto al 2012, toccando quota 12 miliardi e 290 milioni; se si guarda al periodo 2007-2013 il calo degli investimenti arriva al -44,7%.
Calano anche i consumi delle famiglie che si attestano a 55 miliardi di euro scendendo del 3,1% rispetto al 2012 e toccando il -14,2% dal 2007.

Dati positivi arrivano dall’export, soprattutto dal settore automotive, che è salito, nel 2013, del 4,9% e, nel primo trimestre 2014, del 50,7%.
Si tratta di una ripresa che, però, viene livellata dal crollo dell’80,2% registrato nel periodo compreso tra il 2007 e il 2013,

Giovani Iuzzolino, analista della Banca d’Italia, ha dichiarato: “C’e’ un ripresa del settore che però era stato praticamente azzerato negli anni precedenti della crisi, e quindi si riparte da livelli molto bassi”.
Migliora anche il settore degli aeromobili, con l’export della Campania che e’ salito del 21,11% nel 2013, anche se in avvio del 2014 c’e’ un lieve calo del 2,9%.

Dati positivi arrivano anche dal settore moda, che nel 2013 ha rilevato un aumento del 7,1%, con una tendenza nel primo trimestre del 2014 che registra un +3,5%.
Bene anche il settore agroalimentare, che ha registrato un confortante +4,8%.

A questo proposito, ha aggiunto Iuzzolino: “Nel complesso l’agricoltura cala fortemente in volume di produzione nel 2013 con un -5,1%, un dato che penalizza la Campania rispetto ad altre zone d’Italia come il nordest che segnala una crescita del 4,7%. Vanno meglio le imprese che vendono all’estero, visto che l’export della filiera agroalimentare cresce, raggiungendo il 28% di tutto l’export regionale, mentre la domanda interna cala”.

Vera MORETTI

Banche: continuano le sofferenze dovute ai prestiti alle imprese

Continuano le sofferenze, da parte delle imprese, per quanto riguarda i prestiti da parte delle banche.
Se, da una parte, è ancora molto difficile ottenere un finanziamento, dall’altra, infatti, risulta altrettanto complesso riuscire a restituire il denaro ricevuto.

Secondo i dati di Bankitalia ripresi da una ricerca di Unimpresa, associazione delle imprese che ha il suo focus nelle pmi, nell’ultimo anno le sofferenze sono ancora cresciute del 25%, arrivando a superare il muro dei 166 miliardi di euro, in aumento di 33,1 miliardi.
Se si guarda al rapporto con il totale dei crediti, la percentuale è schizzata dal 9,14% all’11,6%.

Dal 2010 a oggi, inoltre, in valore assoluto le sofferenze sono più che raddoppiate, passando da 77,8 miliardi a 166,4.

Questo, per le banche, significa maggiori difficoltà nella concessione di crediti, anche a causa dei più stringenti requisiti patrimoniali.
Inoltre, con la crisi ancora in atto, l’ammontare complessivo dei crediti p in calo, anche se in termini minori rispetto agli anni precedenti.

Da aprile 2013 ad aprile 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,2 miliardi di euro passando da 1.458,07 miliardi a 1.427,7 miliardi.
Una riduzione che interessa sia le famiglie (-6,7 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,08%.

A questo proposito, Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, ha dichiarato: “Quella del credito resta una situazione gravissima e, di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche delle istituzioni“.

Ha poi aggiunto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi: “Le banche italiane stanno effettuando dei colossali aumenti di capitale che sono utili non solo per l’asset quality review e per gli stress test ma per avere molta più capienza per effettuare nuovi prestiti. La stagione degli aumenti non sarà mai finita, perché questa crisi ha cancellato la logica del minimo capitale. Se non riusciamo ad ottenere regole uniformi in tempi ragionevolmente brevi, l’Ue invece di diventare una grande chance per l’Italia rischierebbe di far esplodere le contraddizioni fin qui sopite“.

Vera MORETTI

I debiti della PA ammontano a 100 miliardi

Dopo che le indagini campionarie condotte dalla Banca d’Italia circa i debiti complessivi della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese hanno fatto emergere un indebitamento complessivo di 75 miliardi di euro maturato nel corso del 2013, la Cgia ha stimato che i debiti complessivi ammontano a 100 miliardi di euro.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dichiarato a proposito: “Se nell’importo individuato dalla Banca d’Italia includiamo anche i debiti in capo alle piccolissime imprese e a quelle che lavorano nella sanità e nel sociale è verosimile ritenere che il debito complessivo sfori la soglia dei 100 miliardi di euro. Sebbene nel 2013 siano stati pagati oltre 23 miliardi di euro, la lentezza con la quale la nostra Pubblica amministrazione salda i propri fornitori rimane inaccettabile. Continuiamo a essere i peggiori pagatori d’Europa. Nonostante la Direttiva europea 2011/7/Ue imponga alle Pa di pagare le forniture commerciali entro 30 giorni, tranne alcune eccezioni riguardanti principalmente i servizi sanitari, per i quali il limite è di 60 giorni, in Italia la media è di 165 giorni. Se in questo ambito anche le Pubbliche amministrazioni di Grecia, Cipro, Serbia e Bosnia sono più efficienti della nostra, vuol dire che il lavoro da fare è ancora molto”.

La Cgia ritiene, inoltre, che un deciso contenimento dei tempi di pagamento dovrebbe avvenire con l’avvio della fatturazione elettronica prevista nei prossimi giorni per ministeri, agenzie fiscali, enti di previdenza/assistenza e da giugno 2015 anche per le Amministrazioni locali e per le altre Amministrazioni centrali.

Vera MORETTI

Le banche devono restituire gli interessi sui mutui usurari

Alla luce di migliaia di azioni a tutela dell’utenza bancaria che derivavano dall’interpretazione della recente decisione della Cassazione Civile, è arrivata la prima deliberazione di merito che applica correttamente la legge, e rileva l’usura “originaria” o “contrattualizzata” in un contratto di mutuo, stabilendo la restituzione degli interessi versati.

Ad affrontare per primo la questione è stato Carlo Crapanzano, giudice di Pace di Domodossola, chiarendo che la gran parte dei contratti di mutuo e molti di credito al consumo, sono già originariamente “usurari”.

Secondo la citata posizione giurisprudenziale, era stato rilevato che già l’indicazione nel contratto del Tan (tasso annuo globale) sommata a quella del tasso di mora, evidenziasse in gran parte dei casi il superamento del “tasso soglia”, con la conseguenza che ai sensi dell’articolo 1815 comma 2 del codice civile, il contratto di mutuo in relazione alle pattuizioni relative agli interessi fosse nullo.

A ciò si sono ispirati migliaia di mutuatari e di consumatori sia di recuperare gli interessi versati e indebitamente percepiti dalla banca sia di vedersi annullare quelli ancora da versare.

Al contrario, le banche, aiutate anche dall’aggancio dato loro dalla Banca d’Italia, hanno sempre sostenuto che il tasso di mora, non andasse conteggiato ai fini dello sforamento o meno del “tasso soglia” che costituisce la scriminante tra “mutuo usurario” e “non usurario”.

Il giudice di legittimità, ai fini del controllo sull’usurarietà, applicando correttamente la normativa antiusura di cui alla L. 108/96 ed in particolare la L. 24/2001 che testualmente recita all’art. 1: “Ai fini dell’applicazione dell’articolo 644 del codice penale e dell’articolo 1815, secondo comma, del codice civile, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento”, aveva evidenziato come si dovesse tener conto del tasso di mora stabilito contrattualmente.

Nella fattispecie il magistrato onorario piemontese ha dichiarato che il mutuo così com’era strutturato dalla banca, fosse da considerarsi usurario condannando alla restituzione della quota parte d’interessi già versata per come domandata dall’attore.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello Sportello dei Diritti, “si tratta di una prima importante conferma di quanto sino ad oggi sostenuto e di una pesante sconfitta per gli istituti di credito, che almeno sino ad ora avevano deciso di declinare l’invito (bonario) presso i centri di mediazione dimostrando protervia ed inutile arroganza di fronte alla possibilità di rinegoziare in sede conciliativa i contratti di mutuo e di finanziamento. Le banche, quindi restituiscano il maltolto o continueremo nelle azioni avviate confidando sia che la magistratura adotti univocamente il corretto orientamento tracciato dalla citata sentenza n. 350/2013, che nella correttezza del governo che in passato ha invece più volte salvato con decreti legge tristemente noti come “salva banche” la lobby dei banchieri calpestando i diritti sacrosanti, per come sanciti dalla legge, di consumatori ed utenti“.

Vera MORETTI

Banche: calano i crediti ad imprese e famiglie

Niente da fare: ancora non accennano a calare le sofferenze da parte di famiglie e di imprese che, chiedendo finanziamenti alle banche, si vedono rispondere in modo negativo, o comunque non del tutto positivo.

Nonostante la situazione altamente difficile, e la necessità di avere accesso al credito per migliorare la propria condizione ed uscire dalla crisi, il trend non accenna a cambiare e sembra lontano il momento in cui si assisterà ad un’inversione di rotta.

Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto sul credito effettuato dal Centro Studi Unimpresa.
L’indagine prende in considerazione il periodo marzo 2013-marzo 2014, che evidenzia che nell’ultimo anno le erogazioni sono diminuite al ritmo di 2,5 miliardi al mese.
Il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,4 miliardi di euro, passando da 1.461,8 a 1.431,3 miliardi.
Questa riduzione interessa sia le famiglie (-6,9 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi), che hanno portato ad un calo del 2,09% delle erogazioni totali da parte degli istituti di credito.

Le maggiori criticità sono relative alle imprese, che nell’ultimo anno si sono viste tagliare sia i prestiti a breve termine (-4,82%, da 323,1 miliardi a 307,5) sia quelli di medio periodo (-6,5%, da 130,4 miliardi a 121,9 miliardi). Sono leggermente cresciuti solo quelli a lungo termine, oltre 5 anni, passati da 401,7 a 402,2 miliardi.
In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso in un anno di 23, 5 miliardi, da 855,3 a 831,7.

Le famiglie, dal canto loro, non hanno di che sorridere, poiché in 12 mesi sono stati erogati meno credito al consumo per 1,8 miliardi (da 58,9 miliardi a 57,08) e meno prestiti personali per 550 milioni (da 182,9 miliardi a 182,3).
I mutui, pur in lieve ripresa negli ultimi mesi, su un orizzonte annuale sono calati: le erogazioni sono scese dai 364,6 miliardi del marzo 2013 a poco più di 360, rendendo ancora più difficile la ripresa del comparto immobiliare.
In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno di 6,9 miliardi (-1,15%).

Ma non è tutto: peggiorano il quadro i dati sulle sofferenze, esplose in un anno del 25% (33,6 miliardi) arrivando a superare i 164 miliardi di euro.
Di questi, 116 (+32% rispetto a marzo 2013) fanno capo a imprese, mentre le rate non pagate dalle famiglie valgono oltre 31 miliardi (+9%) e quelle delle imprese familiari quasi 14 miliardi (+17%).
Superano il tetto dei 2 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie.

Ciò significa che le sofferenze, secondo lo studio Unimpresa basato su dati della Banca d’Italia, adesso corrispondono all’11,3% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’8,96% di un anno fa.

Vera MORETTI

Le novità sulla vigilanza sul governo societario delle banche

Sono state introdotte da Banca d’Italia nuove disposizioni di vigilanza sul governo societario delle banche, che comunque hanno confermato principi già presenti nelle precedenti disposizioni.

Tra le novità della disciplina:

  • l’esigenza che il consiglio si concentri sulle questioni di rilievo strategico e che abbia una composizione diversificata, anche per professionalità e genere, al fine di ampliare le prospettive di analisi e proposta;
  • la presenza di almeno un quarto di amministratori indipendenti per un più efficace contributo alla dialettica e al confronto interno;
  • il processo di nomina dei componenti, affinché sia trasparente e basato su un’analisi ex ante e una verifica ex post dei profili richiesti per l’efficace svolgimento dei compiti;
  • limiti quantitativi alla numerosità dei consiglieri, per evitare composizioni pletoriche che possono ostacolare la funzionalità del consiglio e accrescere i costi per le banche;
  • la figura del presidente con il fine di valorizzarne i compiti e il ruolo super partes, anche attraverso il divieto di essere componente del comitato esecutivo;
  • l’istituzione di comitati composti da amministratori non esecutivi, in maggioranza indipendenti, destinati a meglio supportare il consiglio in materie delicate e complesse (rischi, remunerazioni, nomine).

In arrivo anche una stretta sulle banche popolari. Nelle assemblee a ciascuno socio potranno essere attribuite non meno di cinque deleghe, e il voto potrà arrivare per corrispondenza o tramite altri mezzi di voto a distanza.

Vera MORETTI

Ripresa lenta per banche e imprese

Ripresa? Se è in atto, sicuramente è molto lenta e difficoltosa.

Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, la pensa così e ne ha parlato durante il vertice con il comitato esecutivo dell’Abi, svoltosi a Milano, alla presenza del presidente dei banchieri Antonio Patuelli.

Durante l’incontro, il governatore ha colto l’occasione per svolgere una serie di riflessioni sul sistema bancario, ma anche un’approfondita analisi relativa allo scenario macroeconomico.
A questo proposito, Visco ha affermato che “le prospettive di ripresa si sono effettivamente riaffacciate. Ci sono segnali positivi, ma lo scenario è rimasto diseguale e ci sono profili di rischio“.

Inoltre, riguardo gli impieghi e il rapporto con le imprese, ha aggiunto: “l’importanza per le banche è di avere una attitudine nei confronti del credito alle imprese, legata anche alla qualità delle imprese“. ma è fondamentale che le imprese stesse si ristrutturino, diventando così competitive a livello non solo locale ma anche nazionale e, nelle migliori ipotesi, anche internazionale.

Il governatore si è soffermato anche sugli aspetti più propriamente bancari all’indomani del giudizio positivo di ieri da parte dell’agenzia di rating Fitch: “mi sembra una presa d’atto dell’attività che le banche, prima della definizione dell’asset quality review, hanno cominciato a fare, ed anche la Banca d’Italia è intervenuta su questo“.

Le banche, comunque, non sono ancora fuori dalla crisi e dovranno attraversare ancora trimestri difficili “perché la ripresa, prima di portare a un rientro delle sofferenze, deve vedere lo svolgersi degli effetti della crisi sulle imprese“.

Tuttavia il governatore ha definito confortanti i segnali di decelerazione della crescita delle sofferenze. Quanto ai rafforzamenti di capitale delle banche italiane “vanno nella direzione giusta, era questo che avevamo chiesto“.

Vera MORETTI

I rimborsi dal Fisco arrivano con bonifico

Le imprese che dispongono di PEC riceveranno direttamente dall’Agenzia delle Entrate la segnalazione della possibilità di ottenere i rimborsi fiscali in accredito postale o bancario.

Nella comunicazione, il Fisco sollecita inoltre gli interessati a comunicare, a questo proposito, il proprio IBAN, per velocizzare i rimborsi stessi.
Tra i più urgenti e diffusi c’è quello relativo alla deducibilità Irap, sul costo del lavoro, che riguarda da vicino 70mila aziende.

Al loro indirizzo di Posta Elettronica Certificata, dunque, le aziende riceveranno la richiesta di consenso per accreditare le somme direttamente sul conto corrente.
Il vantaggio dell’accredito con procedura automatizzata è che i tempi sono molto più veloci, senza contare che la procedura non comporta aggravi per i contribuenti.

La nuova procedura di rimborso fiscale, in precedenza possibile solo per liquidazioni da dichiarazione dei redditi e contributo unificato, è stata da poco estesa a tutte le imposte dirette e indirette.
E’ possibile effettuare le comunicazione e richiedere il rimborso diretto in due modi:

  • per via telematica utilizzando i servizi web Fisconline e Entratel delle Entrate, dall’area riservata agli utenti registrati.
  • allo sportello recandosi presso gli uffici dell’Agenzia e presentando il modelloper la richiesta di accredito debitamente compilato.

In realtà, questa segnalazione non interessa solo le imprese ma anche i contribuenti che possono dunque comunicare il proprio Iban compilando il modello per le persone fisiche. In questo caso, i rimborsi potranno anche essere pagati in contanti presso qualsiasi ufficio postale purché l’importo sia inferiore a mille euro.
Diversamente, il rimborso può essere erogato tramite vaglia cambiario non trasferibile della Banca d’Italia.

Vera MORETTI