Casa nuova o da ristrutturare?

Quando si decide di comprare casa, spesso, prima di cominciare la ricerca, ci si chiede se optare per una nuova costruzione o per un’abitazione da ristrutturare.

Questo è quanto il Centro Studi di Casa.it ha voluto approfondire, analizzando i dati in suo possesso e considerando i vantaggi della possibilità di beneficiare degli incentivi fiscali previsti in caso di ristrutturazione, prorogati dalla Legge di Stabilità 2014.

Prima di tutto, Casa.it ha suddiviso il mercato residenziale in tre categorie:

chi cerca l’appartamento di nuova costruzione, approfittando dei ribassi operati dai costruttori e della forte crescita dell’offerta;

coloro che ristrutturano la casa in cui abitano in attesa di tempi migliori;

chi si orienta al mercato dell’”usato”, alla ricerca di abitazioni da ristrutturare.

Per quanto riguarda quest’ultima tipologia, la domanda di appartamenti si concentra su zone di medio-alto livello delle grandi città, dove la crisi è stata assorbita con minore danno.

Infatti, la crescita dell’offerta in un anno per le abitazioni da ristrutturare è rimasta contenuta sotto i dieci punti percentuali soprattutto in città come Bari (8.6%), Torino (7.5%), Bologna (7.4%), Roma (6.9%), Milano (6.8%) e Napoli (5.6%).

Il differenziale di prezzo fra una casa da ristrutturare e una appena ristrutturata nello stesso palazzo varia mediamente, a seconda dello stato dell’abitazione e della posizione, fra il 14% e il 27%.

Se l’appartamento in questione è di particolare pregio, il valore non supera solitamente la soglia del 15%, mentre nelle aree periferiche dei centri urbani arriva fino al 30%.

Inoltre, nelle aree centrali e di maggior prestigio delle grandi città sono state avviate importanti attività di riqualificazione di interi complessi immobiliari, che però sono sul mercato a prezzi poco concorrenziali rispetto a un singolo appartamento da ristrutturare inserito in un edificio che non necessita di interventi dopo l’acquisto.

Questo significa che chi acquista trae maggiore beneficio scegliendo questa opzione, piuttosto che comprando un appartamento già ristrutturato.

Nelle aree meno centrali e nei piccoli centri urbani, dove l’offerta interessante è minore o dove c’è molta concorrenza a causa delle molte nuove costruzioni presenti, ristrutturare risulta essere meno conveniente.

Se si decide di rimettere a nuovo un appartamento, occorre intervenire anche nella riprogettazione degli spazi e nella scelta dei materiali che, vista l’ampia scelta a disposizione, sono un punto determinante nelle voci di spesa.

Ovviamente i già proprietari ne risultano avvantaggiati, poiché partono da una liquidità maggiore e possono appoggiarsi sia al ricavo dovuto alla vendita del proprio appartamento, sia ai finanziamenti, che generalmente si assestano tra il 20% e il 40% del valore totale della nuova casa acquistata.

Chi invece acquista la prima casa punta ad appartamenti dal taglio inferiore ai 100 metri quadri e nel budget complessivo di spesa include il costo della ristrutturazione che gli permette di ridisegnare l’immobile secondo le sue esigenze.

Daniele Mancini, Amministratore Delegato di Casa.it ha voluto inoltre aggiungere: “Quando si sceglie di acquistare una casa da ristrutturare è importante osservare molto bene non solo lo stato effettivo dell’appartamento, ma anche e soprattutto prestare molta attenzione a tanti piccoli, ma fondamentali dettagli: come controllare i pavimenti, le murature, per capire quali possono essere toccate e quali no, gli infissi, importanti per il risparmio energetico, e verificare che impianti elettrici e idraulici possano essere spostati secondo le proprie necessità”.

E-commerce in ascesa, ma si deve ancora migliorare

Il commercio elettronico sta diventando sempre più importante nel nostro Paese, e a confermarlo sono o dati resi noti dall’Osservatorio Confesercenti: nei primi 10 mesi del 2013, infatti, l’e-commerce ha registrato l’apertura di ben 1905 attività, ovvero 472 nuove imprese in più rispetto allo stesso periodo dell‘anno precedente.

In percentuale, le imprese che si dedicano alla vendita online sono aumentate del 16,1%, ed ora sono attestate intorno alle 11.791 unità.
Non si tratta, comunque, di una crescita uniforme su tutto il territorio, poiché, se nel centro-nord l’aumento è del 14,3%, nel sud, che però parte da livelli inferiori, è del 21,3%.
Maggiore exploit è quello della Puglia, attiva nel settore con 670 imprese, delle quali 132 sono nate nel 2013.

Nonostante i numeri positivi, però, l’Italia rimane ancora indietro rispetto agli altri Paesi Ue, sia per volumi di vendita che per numero di imprese presenti e operanti sul web.
Questo divario culturale deve essere abbattuto per contribuire al rinnovamento del nostro sistema economico e produttivo.

L’argomento è stato anche trattato in occasione del convegno organizzato da Confesercenti Puglia tenutosi a Bari lo scorso 24 febbraio, durante il quale è emersa l’importanza cruciale dell’approccio strategico da seguire per poter avviare, e soprattutto mantenere il proprio business online.

Per questo motivo, Confesercenti, rivolgendosi principalmente alle piccole e medie imprese che operano nel turismo, nel commercio e nei servizi, ha voluto spronarle ad innovarsi e considerare la vendita online come complementare al commercio tradizionale.

A tal proposito, Confesercenti, nell’immediato futuro, metterà a punto un pacchetto completo per l’e-commerce che preveda assistenza tecnica commerciale ed informatica, formazione, adempimenti burocratici e consulenza finanziaria.

Questo progetto si propone di raggiungere il maggior numero possibile di imprese per portare l’innovazione e, di conseguenza, l’e-commerce con le opportunità di business che ne discendono, a prezzi contenuti e con tempi di risposta velocissimi nelle piccolissime, piccole e medie imprese pugliesi, in collaborazione con Banca Sella ed altri eventuali partner locali.

Vera MORETTI

Equitalia presenta lo Sportello Amico Imprese

Equitalia ha aperto uno Sportello di Ascolto dedicato in particolare alle pmi del commercio e dell’artigianato che necessitano di consulenze in materia fiscale.

In realtà, lo Sportello Amico, fortemente voluto dal Gruppo Equitalia per mostrare il suo lato “umano”, è attivo da Aprile 2012 ma inizialmente era stato pensato per le fasce più deboli della popolazione, con anziani, disabili e stranieri in testa e, fino ad oggi, ha registrato circa 40.000 contatti, con una media di 2.000 accessi mensili

Il periodo storico particolarmente difficile che stiamo vivendo ha persuaso Equitalia ad allargare la possibilità di rivolgersi allo sportello anche ai piccoli e medi imprenditori, quelli maggiormente colpiti dalla crisi.
In questo caso, si chiamerà Sportello Amico Imprese, e si occuperà del popolo delle partite Iva, grazie alla presenza di consulenti preparati per dare supporto a situazioni di particolare difficoltà e disagio allo scopo di verificare tutte le possibilità che le norme consentono per riavvicinare i contribuenti alla regolarità fiscale.

Per il momento sono stati individuati 6 Sportelli “campione”: Torino e Varese, Bologna e Firenze, Bari e Roma, la cui partenza è prevista per il prossimo lunedì 2 dicembre.

Le strutture di Equitalia preposte alla relazione con il contribuente sono a disposizione delle Associazioni di categoria per recepire casi e/o situazioni particolari da orientare presso tale canale.

Vera MORETTI

Startup come secondo lavoro

Gli italiani si stanno dimostrando sempre più disposti a costituire nuove startup, per dare l’avvio ad un nuovo modo di intendere il lavoro.
Questa forma di impiego piace sia agli uomini (71%) sia alle donne (64%), soprattutto se di età compresa tra 25 e 34 anni e residenti a Bari (78,6%), Napoli (75,4%) e Reggio Calabria (74,4%), meno propensi invece i genovesi (57,4%).

La sfida delle startup è colta dal 67% di coloro che desiderano dare una svolta alla propria vita lavorativa o che, semplicemente, non hanno trovato nessuna proposta valida sul mercato.
Per il 18.9%, inoltre, si tratta di un secondo lavoro, da affiancare a quello “ufficiale”, con la speranza che, in futuro, possa diventare quello definitivo.

La startup come attività secondaria, comunque, sembra fruttare, in media, 29.703 euro all’anno in più rispetto a quanto percepito con l’attività lavorativa principale.
Le motivazioni spaziano dal voler incrementare il reddito (2 intervistati su 3) al voler migliorare la qualità del rapporto vita privata/lavoro (12,7%), fino al voler diventare il capo di sé stessi (17,3%) e al far diventare un lavoro la passione per un hobby (20,4%).

Ruolo chiave viene ricoperto anche dalle potenzialità di Internet, che riesce a semplificare in modo sostanziale l’avvio della startup.

A questo proposito, Robert Hoffmann, CEO Hosting 1&1 Internet, considera il web “un potente sito e i giusti strumenti per attrarre clienti possono spesso rappresentare la chiave di volta per trasformare un’idea di business in un reale successo. Esistono pacchetti moderni di soluzioni per i siti internet in grado di fornire tutti gli strumenti di eBusiness necessari ad attrarre, interagire e intrattenere relazioni con gli utenti online – già ottimizzati per posizionare il proprio sito in cima nei motori di ricerca e per connettersi alle community su Internet, come Facebook, Twitter ed eBay. Con strumenti così potenti a disposizione sul web, creare un sito Internet senza avere alcuna abilità a livello software o di programmazione, è più facile di quanto si pensi – il risultato è che un’attività parallela o un hobby possono non solo diventare economicamente praticabili e profittevoli, ma anche garantire un buon equilibrio tra lavoro e vita privata“.

Vera MORETTI

Dopo la prima settimana, bilancio negativo per i saldi

Nonostante i forti ribassi già nei giorni di inaugurazione, i saldi non stanno avendo il successo sperato.
La prima settimana di sconti, infatti, ha fruttato ai negozianti un calo delle vendite del 15% rispetto all’anno scorso, anche se si tratta di un dato medio, che presenta profonde differenze a seconda delle località e delle categorie merceologiche.

Secondo l’indagine condotta da Fismo-Confsercenti, inoltre, meglio stanno andando i negozi delle località turistiche, ma anche il lusso Made in Italy suscita sempre un grande fascino, soprattutto tra i turisti internazionali, che approdano nel Belpaese non solo per le bellezze paesaggistiche e culturali, ma anche per fare buoni affari.

Se, in generale, non si sono viste le code in attesa di accaparrarsi l’oggetto del desiderio a metà prezzo, c’è però chi gioisce. In testa c’è Milano che, nell’intramontabile quadrilatero della moda, ha sbaragliato qualsiasi concorrenza, alla faccia della crisi. I turisti extracomunitari, in particolare gli arabi, non hanno saputo resistere alle sirene degli sconti e si sono aggiudicati capi firmati a prezzi imbattibili.
Male, invece, le vendite nelle zone periferiche e semi-centrali, poco battute dagli stranieri e disertate dai milanesi: in questo periodo di crisi il denaro a disposizione serve per saldare rate e bollette.

Bilancio positivo anche per Torino, che ha rilevato, sempre nella prima settimana di saldi, un andamento pressoché invariato rispetto al 2012, anche se le promozioni pro-saldi hanno in realtà raffreddato la corsa ai saldi.

Non ride, invece, Bologna, dove è stato registrato un notevole calo delle vendite, con picchi del 20% in meno rispetto allo scorso anno, in particolare sui capi di abbigliamento dal prezzo medio-alto e sigli accessori. Molto meglio, al contrario, i capi a prezzi bassi e medio-bassi.

Al sud, a Bari, la situazione non migliora, con un crollo delle vendite del 25%. I clienti disdegnano gli accessori e prediligono acquistare pantaloni e camiceria. Prevale, dunque, uno shopping utile, mentre gli acquisti frivoli sono quasi inesistenti.

Unico settore intramontabile è la moda giovane: i genitori preferiscono risparmiare su di sé ma non rinunciare a comprare qualche capo di abbigliamento ai figli.

d.S.

Bari: controlli a tappeto per contrastare l’evasione fiscale

Il Comune di Bari ha iniziato una serrata lotta all’evasione fiscale che ha portato, finora, al recupero di 17 milioni e 316mila euro, a fronte di oltre 10.530 avvisi di accertamento e 42 milioni di euro di evasione.

Si tratta dei furbetti del Fisco, coloro che non adempiono ai pagamenti relativi a Ici, Tarsu e tassa sulla pubblicità, e ciò che maggiormente meraviglia è che il 40% di coloro che sono stati trovati “con le mani nel sacco”, sono enti pubblici o ecclesiastici.

Per quanto riguarda l’Ici, ad esempio, solo nel 2012 il Comune ha emesso 2.446 avvisi di accertamento, riguardanti soprattutto il mancato pagamento per le aree edificabili e nei confronti di quelle istituzioni che hanno immobili ma che non utilizzano per fini pubblici, tra i quali spiccano l’Università di Bari, la Provincia, laRegione, enti ecclesiastici ed enti militari.

Francesco Ficarella, direttore della ripartizione Tributi, ha dichiarato a proposito: “Abbiamo avviato controlli su tutta la linea incrociando i dati dell’anagrafe, della Camera di commercio, dell’Agenzia del territorio, del Catasto. In totale il nostro software consente di incrociare 22 banche dati. In questa maniera abbiamo trovato numerose situazioni, come ad esempio dichiarazioni false sulla Tarsu da parte di chi voleva godere di agevolazioni, tra queste spiccano quelle di 800 persone che avevano dichiarato di essere single, ma che in realtà occupavano l’abitazione con l’intera famiglia oppure abbiamo trovato 3.500 coppie che avevano divorziato, ma non avevano dichiarato la separazione e quindi risultavano, nei pagamenti, irregolari”.

Grazie ad un’indagine a tappeto, dunque, si è passati dai 4 milioni di euro recuperati nel 2006, ai 17 milioni e 316mila del 2012.
Molte dichiarazioni fasulle erano legate alle abitazioni: sono stati riscontrati ben 300 casi di persone che avevano affermato di vivere, in pieno centro, in case ad esempio senza bagno. Il prossimo passo sarà quello di adeguare le mappe del Catasto con quelle del Comune di Bari: nel primo caso sono indicate oltre 6mila strade nella sola città di Bari, contro le reali 2900.

Ha aggiunto Gianni Giannini, assessore al bilancio: “Grazie al progetto straordinario avviato dall’amministrazione, affidato ad una task force di dipendenti, è stato possibile riscontrare numerose situazioni irregolari. Il motto è uno solo: tutti devono pagare, senza alcuna distinzione”.

Vera MORETTI

Evasione fiscale: beccata società di Noicattaro

La Guardia di Finanza di Mola di Bari ha scoperto un’evasione fiscale a carico di una società di Noicattaro che opera nel settore del commercio all’ingrosso di frutta ed ortaggi.

La denuncia è partita in seguito ad alcuni accertamenti bancari e ad una conseguente analisi minuziosa dei conti correnti, che hanno fatto emergere numerose operazioni in nero sui conti personali dell’amministratore della società.

Le tasse che l’azienda non avrebbe corrisposto al Fisco, tra il 2007 e il 2011, ammonterebbero alla somma di 41,5 milioni di euro, con evasione di Iva per 880 mila euro.

L’amministratore della società è stato denunciato per il reato di dichiarazione infedele.

Vera MORETTI

Rappresentanti alimentari, cercano voi!

Spesso, se non si possiede un titolo di studio specifico o comunque medio-alto, la ricerca di lavoro diventa complicata.
Per questo, oggi segnaliamo la richiesta, da parte di una azienda di Bari che opera nel settore della vendita e distribuzione alimentare, di cinque rappresentanti che si occupino, appunto, della promozione di prodotti alimentari, salumi e formaggi di alta gastronomia e presidi Slow Food.

Il titolo di studio minimo richiesto è la licenza media, anche se un’esperienza pregressa nell’ambito di ristoranti ed hotel potrebbe rappresentare titolo preferenziale.

Per saperne di più, Infojobs.it.

A Siena e Bari, bandi per le imprese giovanili e femminili

Startup giovanili e imprenditoria femminile sono al centro di una serie di iniziative promosse in tutta Italia, da nord a sud.

Un esempio è il bando riaperto dalla Finanziaria Senese di Sviluppo SpA (Fi.Se.S.) che riguarda la concessione di contributi in conto interessi a favore di imprese femminili e/o giovanili, su prestiti partecipativi relativi a piani di capitalizzazione aziendale e su finanziamenti finalizzati al sostegno di programmi di investimento e per esigenze di liquidità.

Beneficiarie del finanziamento sono le pmi di Siena e provincia che operano in tutti i settori economici, ma appartenenti alla classe delle imprese giovanili e/o a prevalente partecipazione femminile, purché abbiano i seguenti requisiti:

  • costituite da non oltre 36 mesi dalla data di presentazione della domanda;
  • iscritte al Registro delle Imprese attive ed avere sede legale ed operativa in Provincia di Siena.

I contributi vengono concessi per supportare le pmi nelle seguenti finalità:

  • Capitalizzazione aziendale;
  • Programmi di investimenti;
  • Liquidità legata all’avvio dell’attività.

Le spese finanziabili sono le seguenti:

  • costi per la ristrutturazione degli immobili oggetto dell’esercizio dell’attività, per l’adeguamento delle strutture e degli impianti alle normative del settore, per l’acquisto di macchinari, di attrezzature e di arredi, comprensive delle spese di progettazione (queste ultime fino alla concorrenza massima del 10%);
  • acquisto delle scorte iniziali di magazzino fino alla concorrenza massima di 30.000 euro.

Il finanziamento prevede importi compresi tra 20.000 e 80.000 euro, e su una durata massima di 9 anni, escluso l’eventuale periodo di preammortamento che comunque non potrà superare i 12 mesi.

Il contributo consiste in un abbattimento del tasso di interesse nella misura di 1 punto percentuale rispetto al tasso di interesse applicato da Fi.Se.S. sul finanziamento dalla stessa concesso.
Qualora il tasso d’interesse applicato da Fi.Se.S. sia uguale o inferiore a 1 punto percentuale l’abbattimento interverrà fino alla determinazione del tasso 0.

Le domande di ammissione possono essere presentate a mano o spedite, a mezzo raccomandata A/R al seguente indirizzo:

Società Finanziaria Senese di Sviluppo SpA
Piazza Matteotti n.30
Cap. 53100 – Siena

Quello toscano non è, come abbiamo precedentemente ricordato, l’unico progetto rivolto all’imprenditoria giovanile, poiché il Comune di Bari ha deciso, attraverso il bando Soft Economy, di finanziare a fondo perduto progetti di imprenditoria giovanile nei seguenti settori:

  • Valorizzazione territoriale e ambientale
  • Produzione culturale e iniziativa sociale
  • Innovazione Tecnologica

Possono presentare progetti tutti i giovani cittadini (italiani e stranieri), residenti in uno dei 31 Comuni dell’Area Metropolitana Terra di Bari, organizzati in gruppi informali composti da un minimo di 2 persone. I candidati dovranno essere maggiorenni e non aver compiuto i trentacinque anni.

Data la finalità dell’iniziativa, non possono presentare domanda di candidatura società, enti e organizzazioni comunque denominate, già formalmente costituite.

I gruppi giovanili informali, i cui progetti saranno ammessi a contributo, dovranno costituirsi in un soggetto giuridico entro i due mesi successivi alla pubblicazione della graduatoria, scegliendo la forma che riterranno più idonea per la realizzazione e gestione dell’idea progettuale.
Il soggetto giuridico costituito dovrà avere sede legale in uno dei 31 Comuni dell’Area Metropolitana ‘Terra di Bari’ e la fase di start-up dovrà ritenersi conclusa entro e non oltre l’arco temporale dei sei mesi dalla data di costituzione del soggetto giuridico.

Per essere ammissibili, e quindi finanziabili, i costi dovranno necessariamente essere riconducibili alle attività del progetto, e in particolare:

  • i costi devono corrispondere a spese i cui pagamenti siano stati effettivamente sostenuti;
  • i costi devono essere sostenuti nell’arco temporale di validità dell’intervento progettuale ed essere connessi alla progettualità ammessa a contributo;
  • i pagamenti effettuati dovranno essere comprovati da fatture debitamente quietanzate o da documenti contabili aventi forza probatoria equivalente, prodotti in copia conforme all’originale, ed intestati al soggetto giuridico beneficiario del finanziamento, con la specifica annotazione del titolo del progetto.

La richiesta di ammissione al concorso dovrà pervenire a mezzo raccomandata A/R, o essere consegnata a mano, entro e non oltre il termine perentorio delle ore 12,00 del 25 febbraio 2013 al seguente indirizzo:

Comune di Bari
Ripartizione Politiche Educative Giovanili
Via Venezia n° 41
70122 -Bari

Vera MORETTI

Inaugurato a Bari il XXXI Congresso forense

Il XXXI Consiglio forense è stato inaugurato ieri a Bari da Guido Alpa, presidente del CNF, il quale ha voluto pronunciare parole quasi solenni: “L’Avvocatura è pronta a fare la sua parte per sostenere la democrazia solidale. Assicurare ai cittadini l’accesso ad una giustizia qualificata e celere a costi ragionevoli evitando vessazioni alle categoria disagiate”.

La situazione da lui disegnata è di estrema gravità, per la quale finora il Governo non ha preso decisioni in grado di cambiare rotta ma, al massimo, di limitare i danni.
Ha continuato Alpa: “L’Avvocatura può giocare un ruolo trainante nella nostra società, promuovendo il processo telematico, allestendo camere arbitrali, promuovendo ancor di più la consulenza sistematica e la negoziazione assistita. Se lo faremo con serietà, competenza e correttezza assumendoci le nostre responsabilità e pretendendo il rispetto delle nostre funzioni potremo dire di aver salvato la democrazia nel nostro Paese”.

Un nodo da sciogliere è rappresentato sicuramente dalla riforma forense, che il Parlamento dovrebbe approvare senza apportare modifiche, anche pensando all’urgenza che tale riforma richiede, se non altro vista l’imminente fine della legislatura.
Alpa ha sottolineato a proposito: “Il testo riconosce la rilevanza giuridica e sociale della funzione difensiva cui è collegato l’ordinamento forense ed enuncia le garanzie di indipendenza e autonomia degli avvocati: premesse fondate su valori indefettibili che danno la cifra del testo”.

Nessun argomento cruciale è stato tralasciato, perché si comincia con le associazioni multidisciplinari e le società senza soci di capitale, passando dal rafforzamento del segreto professionale fino ad arrivare alle specializzazioni e l’affermazione del ruolo delle associazioni forensi specialistiche. Ma non solo, perché viene sottolineata l’importanza dell’aggiornamento continuo, oltre alla assicurazione obbligatoria, la libera determinazione dei compensi, la trasparenza sulla complessità dell’incarico, le informazioni ai clienti. Ultimi, ma non meno importanti, le tematiche che riguardano la rappresentanza di genere, i consigli distrettuali di disciplina forense formati da avvocati ma terzi rispetto all’incolpato e la corresponsione di un compenso ai praticanti.

Ciò che preme particolarmente è restituire valori ad una professione, a detta di Alpa e del CNF che lui rappresenta, “colpita nella dignità, valore scolpito nella Costituzione e nella Carta dei diritti fondamentali, e nella remunerazione, con l’adozione di parametri punitivi oltre che irrazionali. Non si possono più tollerare le previsioni legislative o regolamentari che presuppongono la mala fede degli avvocati, non si possono tollerare le regole processuali che hanno un chiaro intento punitivo del difensore o del cliente, non si possono tollerare le riforme processuali che pongono nell’incertezza l’applicazione di norme volte a difendere i diritti dei cittadini e a garantirne l’accesso alla giustizia“.

Gli avvocati, dal canto loro, sono pronti a dimostrare di sostenere davvero la democrazia solidale, a patto che, però, l’Avvocatura non sia più considerata il capro espiatorio dei mali della giustizia.

In conclusione della sua “arringa”, il presidente del Consiglio Nazionale Forense ha affermato: “Non crediamo che la introduzione di “filtri” possa risolvere una situazione incancrenita da decenni, e neppure la soppressione di un grado di giudizio – quale è nei fatti, nella realtà concreta, la riforma del giudizio di appello – e neppure la motivazione sintetica delle sentenze o l’ingresso di tirocinanti stagisti negli uffici dove si preparano e si decidono i processi. Non crediamo neppure che i progetti di riordino della geografia giudiziaria, così come sono stati formulati e applicati, possano produrre effetti positivi: soppressi i presidi giudiziari, eliminata la giustizia di prossimità, con la concentrazione degli uffici si concentrano i procedimenti arretrati, si ampliano i costi per le nuove sedi, si scardinano le strutture funzionanti”.

Vera MORETTI