Accensione riscaldamenti: nuovi rinvii in tutta Italia. Attenzione

Il prossimo inverno si presenta particolarmente difficile da affrontare a causa del caro energia, fortunatamente il caldo anomalo di questo autunno sta contribuendo a ridurre i consumi. Proprio per questo molte città stanno disponendo ulteriori rinvii del termine per l’accensione riscaldamenti. Ecco a cosa prestare attenzione per evitare contestazioni e multe.

Rinvio per l’accensione del riscaldamento nelle varie fasce climatiche

L’ex ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, oggi consulente del Ministero a titolo gratuito, ha provveduto per l’inverno 2022-2023 a rideterminare le date per l’accensione dei riscaldamenti andando a posticipare di una settimana l’accensione e anticipando il termine ultimo per lo spegnimento. Inoltre ha disposto la riduzione di un’ora al giorno dell’arco temporale di accensione.

Per conoscere nel dettaglio tutti gli orari e le date per le 6 fasce climatiche, leggi l’articolo: Nuovi limiti al riscaldamento, tutte le città appartenenti alle 6 zone

Ora, grazie all’inaspettato innalzamento delle temperature che sono quasi estive, alcune città hanno provveduto a rideterminare il calendario e a posticipare ulteriormente la data di inizio del periodo in cui è possibile accendere i riscaldamenti. Ad essere interessate dalla novità per ora sono le città della fascia climatica E. Si tratta di città prevalentemente del nord che in base alla disciplina contenuta nel decreto del Ministro Cingolani avrebbero potuto accendere il riscaldamento dal giorno 22 ottobre al 7 aprile per 13 ore al giorno. Inutile dire che il caldo inaspettato consentirà anche di avere bollette più leggere, mentre arrivano i primi segnali di discesa delle tariffe.

Le nuove date per l’accensione dei riscaldamenti per le città d’Italia

Sia chiaro, le norme del decreto restano in vigore, è necessario però controllare che il proprio Comune non abbia adottato una disciplina diversa. Per ora, ad aver optato per questa scelta sono state Milano e Torino. Per Milano è stato il sindaco Giuseppe Sala a firmare l’ordinanza che rinvia al 29 ottobre la data dalla quale è possibile iniziare ad accendere i riscaldamenti. A Torino la stessa decisione è stata presa dal sindaco Stefano Lo Russo. Ad adottare la stessa decisione sono state anche Bergamo e Cremona, anche il questo caso si potranno accendere i riscaldamenti dal 29 ottobre. Per Varese invece il sindaco ha scelto la data del 31 ottobre.

Bologna e Imola, sempre appartenenti alla fascia climatica E, hanno invece deciso di posticipare l’accensione dei riscaldamenti al 2 novembre 2022.

In Veneto per ora il posticipo è stato deciso dal sindaco di Verona, Damiano Tommasi anche in questo caso si parte dal 2 novembre, mentre per Pordenone il via libera è dal 28 ottobre.

Queste sono naturalmente le principali città d’Italia, ma si invitano tutti a controllare le disposizioni del proprio Comune per verificare la disposizione di rinvii sull’accensione dei riscaldamenti.

Le imprese giovanili volano in Lombardia

L’imprenditoria giovanile si sta espandendo sempre più, ed in particolare, sta conoscendo un momento particolarmente florido in Lombardia.

Questa regione, infatti, è al primo posto per la nascita di imprese giovanili, che nel primo semestre dell’anno sono arrivate a quota 10mila, che rappresentano il 19.7% del totale in Italia.

Tali dati sono stati resi noti da un report realizzato dalla Camera di Commercio di Milano.
L’incremento delle attività imprenditoriali su territorio lombardo, soprattutto se guidate da giovani under 35, è di ben 55 imprese al giorno, con Milano al primo posto tra tutte le province.

Nel capoluogo meneghino, infatti, si contano 3633 imprese. Al secondo posto c’è Brescia, con 1243, poi Bergamo, con 1087, mentre in quarta posizione troviamo Monza con 827 attività.
Per quanto riguarda Sondrio e Cremona, le imprese giovanili sono rispettivamente il 36,5% e il 33,6% del totale.

Vera MORETTI

Agli Emirati piacciono i gioielli Made in Italy

Che in Oriente il lusso, soprattutto se Made in Italy, abbia un forte appeal, è cosa risaputa, ma forse non tutti sanno che gli Emirati Arabi, quando devono fare acquisti di gioielli di alta gamma, non conoscono altre mete se non l’Italia.

Ciò è stato confermato dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Milano, che ha reso noto come i Paesi del Golfo Persico nel 2013 hanno speso 1,2 miliardi in gioielli Made in Italy, pari a un quinto di tutte le vendite nazionali del settore fatte all’estero.

In occasione della conferenza internazionale sui Paesi del Golfo organizzata da Promos, l’azienda speciale della Camera di commercio, Ispi e Intesa Sanpaolo, è stato spiegato che per la Lombardia si tratta di un giro d’affari da 7 miliardi all’anno tra import e export.

Tra i principali clienti figurano gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, mentre i maggiori fornitori sono Qatar e ancora una volta l’Arabia Saudita.

Tradotto in cifre, l’esportazione dei gioielli Made in Italy frutta 3,5 miliardi di euro, contro un’importazione di petrolio pari a 1,9 miliardi.
Attiva nel settore è principalmente Milano, con 4 miliardi di interscambio, seguita da Mantova che ha un interscambio pari a 800 milio e Bergamo oltre i 500 milioni di euro.

Luigi Molinari, consigliere della Camera di Commercio di Milano, ha commentato soddisfatto: “Apprezzano prima di tutto qualità e buon gusto, a partire dal settore della moda“.

Vera MORETTI

Mercato immobiliare in calo anche per i capannoni

Non solo nel settore degli appartamenti, ma anche per quanto riguarda i capannoni il mercato immobiliare sta registrando risultati in calo, come viene testimoniato da un’indagine condotta da Tecnocasa.
Il segno negativo è relativo sia alle soluzioni di nuova costruzione (-4,1% per le soluzioni vicino alle arterie e -4,2% per quelle lontane dalle arterie) sia per quelle usate (-5,5% per i capannoni vicino alle arterie e -6,0% per quelli lontani dalle arterie).

I dati in discesa si riflettono anche sui contratti di locazione. In questo caso, per i capannoni di nuova costruzione si tratta di -4,9% se vicino alle arterie e -4,4% se lontano dalle arterie, per le soluzioni usate il ribasso è stato rispettivamente del 4,0% e del 3,6%.

Generalmente, gli interessati optano per l’affitto di spazi vicino alle arterie di comunicazione e che siano in buono stato e con impiantistica a norma, per non dover effettuare troppi lavori nel momento in cui la locazione ha inizio, anche se il requisito principale è la presenza di un’area di carico e scarico merci.

Nella maggior parte dei casi, si tratta di clienti che svolgono attività artigianale o, in alternativa, di vendita all’ingrosso o di deposito e stoccaggio merci.
La metratura media degli immobili locati è compresa tra 250 e 750 mq mentre i tempi di locazione di un capannone si aggirano intorno a 230 giorni.

Vediamo nel dettaglio cosa è accaduto nel secondo semestre 2013 in alcune delle aree più dinamiche ed attive.

Nella zona di Torino le quotazioni ed i canoni di locazione dei capannoni sono diminuiti maggiormente sulle tipologie lontane dalle arterie.
Se, infatti, le tipologie nuove hanno registrato un calo di prezzi del 7% vicino alle arterie di comunicazione e dell’8,9% lontano dalle arterie di comunicazione, i canoni di locazione sono calati diminuiti rispettivamente del 2,5% e del 6,2%.

I prezzi delle tipologie usate hanno registrato una contrazione del 7,4% se posizionate vicino alle arterie e del 7,8% se lontano dalle arterie. I canoni di locazione delle tipologie usate sono diminuiti rispettivamente del 5,9% e del 7,6%.

La ricerca dei capannoni, in affitto e in vendita, interessa maggiormente i comuni della provincia di Torino, meno la città stessa.
Quasi assente la ricerca di capannoni in acquisto dal momento che, su questo segmento, ci si muove soprattutto sulla locazione.
Il capannone tipo è situato in prossimità delle arterie di comunicazione, è dotato di un’area di manovra per carico e scarico ed ha un’ampiezza compresa tra 500 e 1000 mq.
Le attività che s’insediano sono prevalentemente quelle di produzione, di meccanica e di tipo artigianale.
La maggioranza delle richieste si concentra sugli immobili dell’hinterland: Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Rivoli e Settimo.

Tra le più richieste rimane l’area della Brianza, che, grazie al passaggio dell’autostrada A4 nonché della tangenziale est diretta a Bergamo, Brescia e Torino, mantiene una invidiabile posizione strategica per le grandi e piccole imprese.
Ciò è ampiamente dimostrato dai dati del secondo semestre del 2013, dinamici ed attivi grazie anche ad aziende sempre alla ricerca di centri direzionali e capannoni da destinare ad attività artigianali.

Tra le grandi aziende in zona, ricordiamo Siemens, Sap e Cisco che occupano di importanti spazi direzionali e di conseguenza anche le aziende satellite cercano in zona, creando un forte indotto.

Sul segmento dei capannoni si registra una buona domanda: la zona infatti è interessante per la vicinanza alle vie di comunicazione più importanti. I tagli più richiesti sono di 300-500 mq, in buono stato e a norma. Le quotazioni sono di 600-800 € al mq mentre i canoni di locazione sono di 40-50 € al mq annuo. Ad insediarsi sono attività artigianali e società che lavorano per conto terzi.

Per quanto riguarda la situazione del mercato non residenziale di Verona, nel secondo semestre 2013 sono stati stipulati soprattutto contratti di locazione, il cui mercato si è mantenuto pressoché stabile, in relazione sia allo stato dell’immobile sia alla posizione relativa alle arterie di comunicazione.

La quasi totalità delle richieste si concentra sugli affitti, la cui domanda proviene da piccoli imprenditori che impiantano attività di artigianato o di deposito e stoccaggio merci.

Le richieste sono soprattutto per tipologie vicine ad importanti arterie viarie (tangenziali ed autostrade): In questo periodo dell’anno si sono compravenduti tagli da 300 a 1000 mq con una spesa media di acquisto di 500-600 € al mq e con un canone di locazione di 30 € al mq annuo.

Un sensibile calo delle quotazioni e dei canoni dei capannoni è stato registrato a Perugia, dove i prezzi sono diminuiti del 6,7% per le soluzioni nuove vicino alle arterie e del 9,8% quelle lontane dalle arterie.
Le tipologie usate hanno avuto rispettivamente una contrazione del 4% e del 5%.

Sul versante delle locazioni si è avuta una contrazione del 3,8% per le soluzioni nuove vicino alle arterie e dell’1,8% per quelle lontano dalle arterie.
Per le tipologie usate invece il ribasso è stato dell’1,3% e del 2,2%.
La domanda di acquisto è fortemente diminuita ed il mercato è movimentato esclusivamente da artigiani che cercano strutture in locazione. Le richieste si focalizzano su capannoni con un’ampiezza compresa tra 200 e 400 mq, dotati di porte carraie e di un’altezza non inferiore ai 6,20 metri, che permettano facilmente le operazioni di carico e scarico.

A Napoli le domande per i capannoni arrivano da artigiani, impegnati in particolare nel settore della lavorazione della pelle e dell’abbigliamento, e si concentra su metrature comprese tra 50 e 60 mq con tagli massimi da 300 mq.
Capannoni con metrature superiori a 1000 mq sono richiesti esclusivamente da cinesi che li utilizzano per la vendita all’ingrosso.

Il mercato si basa quasi esclusivamente su contratti di locazione, soprattutto se si tratta di strutture che si trovano in complessi industriali, più accattivanti rispetto a locali che si trovano in zone isolate.

Sul mercato dei capannoni a Catania si registrano variazioni al ribasso dei prezzi e stabilità dei canoni di locazione.
Sul versante dei prezzi si registra una contrazione del 7,1% per le soluzioni nuove vicino alle arterie e del 4,5% per quelle lontano dalle arterie. Le soluzioni usate hanno segnalato una contrazione del 5% (vicino alle arterie).

La richiesta è in genere per soluzioni intorno a 800-1000 mq, ricercati soprattutto da cinesi per svolgere attività di vendita all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento, calzature, oggettistica. Cercano immobili open space, con pochi pilastri, ampie vetrate e parcheggi di pertinenza esclusivi. I canoni di locazione sono di 40-50 € al mq annuo.

Vera MORETTI

Accordo tra Creberg e PromoSerio per sostenere le pmi locali

E’ stato siglato un accordo tra PromoSerio, agenzia di sviluppo delle Orobie Orientali, e Credito Bergamasco, al fine di sostenere il territorio e premiare chi è in grado di fare rete.

Il protocollo, sottoscritto lo scorso 18 febbraio ma attivo da marzo, prevede che l’istituto di credito metta a disposizione un Plafond di 5 milioni di euro, con scadenza gennaio 2015, da destinare al sostegno di progetti e iniziative imprenditoriali nella forma del credito di firma e cassa, del finanziamento o del credito commerciale Italia/estero.

A beneficiare di questi contributi sono gli associati a PromoSerio, che appartengano però al settore Turismo e Industry che decidano di investire sul proprio territorio.

Le richieste di intervento, riservate a PMI e MID Corporate non potranno superare i 150.000 euro per singola operazione e il Credito Bergamasco riserverà alle richieste inoltrate “la migliore attenzione per una sollecita definizione dei finanziamenti a condizioni agevolate“.

Guido Fratta, presidente di PromoSerio, ha dichiarato: “Siamo davvero grati a Creberg per la grandissima attenzione che sta riservando al territorio ed alla nostra Agenzia. Il mio auspicio è che il Fondo possa costituire un efficace strumento in favore di chi, facendo impresa in valle nonostante la crisi e le difficoltà, dimostra di avere la nostra terra nel cuore“.

Cristiano Carrus, direttore territoriale del Credito Bergamasco, ha poi aggiunto: “L’accordo siglato con PromoSerio testimonia come il Credito Bergamasco continui a mettersi al servizio dell’economia e delle realtà produttive del territorio servito, manifestando estrema vicinanza al mondo delle PMI e del Mid Corporate, vero tessuto connettivo dell’economia locale e «core business» della Banca, con l’obiettivo di fornire gli strumenti più efficaci per affrontare con successo le sfide presentate dal difficile quadro congiunturale e per contribuire a dar vigore ai primi assai timidi segnali di risveglio della nostra economia“.

Vera MORETTI

I giochi olimpici invernali nel segno del Made in Italy

Partono oggi, con la cerimonia di inaugurazione, i giochi olimpici invernali, quest’anno ospitati dalla località di Sochi, in Russia.

Non sappiamo ancora se i nostri atleti riusciranno a vincere qualche medaglia, ma c’è una squadra di cinquanta valorosi italiani che ha già vinto la sua personale sfida.
Si tratta delle imprese di casa nostra che hanno lavorato negli ultimi anni ai cantieri olimpici, fornendo consulenza, prodotti e materiali per le infrastrutture e le gare, arredi per hotel e centri commerciali realizzati proprio in vista dei Giochi invernali.

Parlano italiano i battipista e le attrezzature per la sicurezza sulle piste da sci, ma anche il know how che ha portato alla realizzazione di alcune infrastrutture chiave, come strade, gallerie, snodi ferroviari.
Sono diverse le società italiane che hanno partecipato a questo importante progetto, supportando le imprese russe, comprese alcune pmi, per un giro d’affari complessivo che supera i 120 milioni.

Le piste dell’area di Rosa Kuthor, che ospiteranno le gare di sci alpino, saranno preparate dai 62 battipista della Prinoth (Gruppo Leitner): una commessa da 15 milioni di euro.
Michael Seeber, presidente del Gruppo, ha commentato soddisfatto: “È una delle più importanti per noi: siamo riusciti a battere la concorrenza tedesca“.
Negli ultimi anni Leitner nell’area ha fornito 18 impianti, per un valore di 50 milioni, pari alla metà delle commesse vinte dai rivali dell’austriaca Doppelmayr.
Ha aggiunto Seeber in proposito: “Nelle trattative abbiamo dovuto muoverci senza appoggi, ci è mancato il supporto delle istituzioni pubbliche“.

Arrivano da Bolzano, e precisamente dal Business Location Südtirol (Bls), i cannoni da neve della Technoalpin.
Ha dichiarato Alessandro Rachetti, area manager del gruppo: “Abbiamo fornito chiavi in mano quasi 250 sistemi, mentre un concorrente americano si è aggiudicato quelli per le discipline alpine“.

Sulle piste della Ski Area le reti di protezione, le transenne e gli altri elementi di segnalazione arrivano invece da Bergamo, come ha spiegato Diego Parigi, uno dei soci della Pmi che ha messo a segno una commessa da 5 milioni: “Abbiamo fornito quasi 130 chilometri di materiali di sicurezza, oltre ai paletti da slalom e 2mila materassi per assorbire gli urti degli sciatori che finiscono fuori pista”.

Vera MORETTI

Lombardia regina delle reti d’impresa

Le reti d’impresa vanno forte in Lombardia e in particolare nella provincia di Varese.
Da una ricerca realizzata dalla Camera di Commercio, infatti, è emerso che, a giugno 2013, in tutta la regione erano stati stipulati ben 378 contratti di rete con 1.393 imprese coinvolte. Di queste, 48 appartengono alla provincia varesina, e comprendono 94 imprese.

Questo exploit mette Varese al quinto posto in Lombardia, dopo Monza e Brianza, Bergamo, Brescia e Milano.

Ma di cosa si occupano maggiormente queste imprese? Su 94, 50 sono attive nel settore manifatturiero, 12 nelle attività professionali e 10 nel commercio, mentre ben 65 sono società di capitali e 17 società di persone. Da sottolineare la progressione temporale del fenomeno: la crescita registrata a partire da inizio 2012 conduce a un +135% di imprese coinvolte solo tra il mese di giugno 2012 e lo stesso periodo di quest’anno. Questo significa che lo strumento funziona e ha incontrato il favore degli imprenditori che lo adottano quale strategia per diventare più competitivi.

La CCIAA di Varese ha proposto il progetto “Dalla collaborazione al contratto di rete” per favorire la nascita di contratti di rete e realizzato dal sistema camerale lombardo a valere sull’Accordo di Programma 2010 Unioncamere/MISE, attraverso il quale sono state supportate/avviate 35 aggregazioni lombarde in forma stabile, di cui due in provincia di Varese.

Vera MORETTI

Banconista alimentare cercasi!

Tra le offerte di lavoro di questo periodo, ce n’è una che riguarda un banconista alimentare, disposto a lavorare presso un punto vendita nella zona di Treviglio, in provincia di Bergamo.
In questo caso non è richiesta nessuna esperienza nel ruolo, anche se aver svolto la mansione, anche in mercati rionali, può rappresentare un titolo preferenziale.

Ciò che viene offerto è un lavoro da venditore alimentare da banco per un totale di 20 ore settimanali, da svolgersi nelle ore pomeridiane dal lunedì al venerdì.

Per saperne di più, AcquisizioneLavoro.it.

Bando per le imprese industriali bergamasche

Per sopravvivere alla crisi è necessario essere sempre aggiornati.

Per questo, la Camera di Commercio di Bergamo ha deciso di erogare una serie di contributi da destinare alla formazione aziendale nelle imprese industriali.
Aumentare la competitività delle aziende, e la professionalità dei lavoratori, rappresenta un elemento dal quale non si può e non si deve prescindere, se si vuole progredire.

Il bando è rivolto esclusivamente alle imprese industriali di produzione e di servizi alla produzione che abbiano unita produttive in provincia di Bergamo, iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Bergamo, in possesso di requisiti generali di affidabilità morale.

La formazione dovrà avvenire all’interno delle sedi aziendali pertanto i contributi non potranno servire per percorsi formativi interaziendali e sono esclusi anche i corsi abilitanti o obbligatori, regolati dalla vigente normativa.

Le imprese industriali riceveranno dalla Camera di Commercio un contributo sottoforma di voucher per un valore pari al 100% del corrispettivo richiesto dai soggetti accreditati.
Tutti gli interventi formativi dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2013.

A partire dal 18 marzo 2013, al termine della procedura di valutazione, sul sito della Camera di Commercio di Bergamo verrà pubblicato l’elenco delle Organizzazioni di categoria risultate assegnatarie dei finanziamenti e accreditate per l’erogazione dei servizi.

Solo a partire da tale data le imprese industriali interessate potranno presentare domanda a uno dei soggetti accreditati, assegnatari dei finanziamenti, attraverso la compilazione della scheda di adesione che sarà disponibile sui siti web della CCIAA e dell’Azienda speciale. Le domande saranno accolte nel limite dei fondi a disposizione.

Vera MORETTI

Monitor dell’export dei distretti lombardi

Il Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo ha reso noto il monitoraggio effettuato sui distretti lombardi relativo al terzo trimestre 2012.

Ecco cosa è emerso:
Una leggera contrazione ha caratterizzato i distretti tradizionali, in particolare causata dal calo delle esportazioni a valori correnti (-1,5%), che va a sommarsi al calo (dell’1%) sperimentato nel 2° trimestre.
Grazie, però, ai dati positivi del primo trimestre, i primi 9 mesi dell’anno appena trascorso chiudono in crescita dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2011.

Se, invece, si considerano i singoli distretti, i risultati sono ancora piuttosto eterogenei.
La contrazione del 3° trimestre è imputabile alle performance dei primi 3 distretti per importanza del controvalore esportato: i metalli di Brescia (-3,1%), i rubinetti e pentolame di Lumezzane (-4,7%), la metalmeccanica di Lecco (-2,3%).
La filiera dei metalli, in particolare, ha sofferto del forte rallentamento dei consumi di acciaio a livello europeo.

Nonostante ciò, altri distretti a specializzazione meccanica hanno registrato ottimi risultati con l’export: un esempio lampante è quello delle macchine per la concia della pelle di Vigevano (+15,5% nel 3° trimestre) dove si sono superati i livelli di esportazione 2008.
Bene anche i tre distretti agroalimentari, che hanno superato i risultati dei primi 9 mesi del 2008, ma anche i due distretti legno e un paio di distretti del sistema moda/tessile, ovvero le calzature di Vigevano e il seta-tessile di Como, con esportazioni trainate dal segmento del lusso.

Meno buoni i dati dei distretti della gomma, ad iniziare dalla rinomata Rubber Valley bergamasca, che detiene ancora la leadership europea nel segmento, benché abbia registrato un calo nell’export.

Le esportazioni sono state fortemente penalizzate dai mercati maturi e da quelli emergenti.
Tra quelli consolidati, solo verso gli Stati Uniti i valori dell’export sono cresciuti, mentre tra gli outsiders le buone notizie arrivano dalla Turchia (esportazioni metalmeccaniche in primis, per via di un’industria locale in crescita), Cina (export metalmeccanico e di alta gamma: seta/tessile ma anche legno/arredo), Brasile (meccanica) e Arabia Saudita (segmento del lusso).

I poli tecnologici lombardi hanno registrato una contrazione del 3,6%, dovuta alle performance della filiera regionale dell’Ict (-14%), che sconta un ritardo di competitività.

Risultati positivi per il polo farmaceutico (+5%) e per quello aerospaziale (+9,9%), che ha fatto il suo ingresso nel nuovissimo Cluster tecnologico nazionale aerospaziale.
Ad agire da traino, per queste produzioni, i mercati maturi, soprattutto Francia e Stati Uniti.

I dati sugli ammortizzatori sociali attivati nei primi 11 mesi dell’anno mettono in luce un ritorno alla crescita della Cassa Ordinaria nei distretti tradizionali, che condiziona il monte ore autorizzate complessivo (77,6 milioni), in crescita del 3%.

La CIGO, legata a situazioni di crisi congiunturale, raggiunge un peso che sfiora il 50%.
In discesa il monte ore di Cassa Straordinaria, legato a situazioni di crisi strutturale ma che rimane elevato (peso del 35,5%, nei tradizionali).

In corrispondenza dei poli tecnologici il monte ore autorizzate CIG (5,9 milioni) decresce complessivamente del 20,3% nei primi 11 mesi 2012, grazie al calo della CIGS, che detiene tuttavia un peso prossimo al 67,1%.

Vera MORETTI