Il vino italiano si insegna all’università

Il vino italiano è un’eccellenza e un volano eccezionale per nostra economia ed è perciò fondamentale che chi si avvicina a questo mondo al livello imprenditoriale non lo faccia in modo improvvisato. Ecco allora l’importanza di “insegnare” il vino italiano.

Lo ha capito la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che ha avviato il master universitario di primo livello “Vini italiani e mercati mondiali”, in collaborazione con Università di Pisa, Università per Stranieri di Siena, Associazione Italiana Sommelier, le cui iscrizioni si chiudono il 15 ottobre prossimo.

L’obiettivo del master è quello di formare dei veri ambasciatori del vino italiano, capaci di comunicarne il valore aggiunto che esso ha sotto molteplici aspetti e capaci, soprattutto, di effettuare una promozione efficace soprattutto all’estero, in particolare sui mercati emergenti, dove c’è tanta voglia di vino italiano e le potenzialità di sviluppo e crescita sono incalcolabili.

La figura professionale che questo master contribuirà a creare è tanto poco diffusa quanto importante. Importante perché il vino italiano ha un futuro rilevante sui mercati internazionali, in particolare su quelli emergenti, che vanno affrontati promuovendo il settore vitivinicolo con una formazione adeguata e una chiara visione dei temi strategici di ambito economico.

Ecco perché il master della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa si propone di formare veri professionisti del vino italiano, in possesso di conoscenze nel settore viticolo e in quello enologico, da acquisire anche attraverso la partecipazione al corso di sommelier, che permette di conseguire il titolo rilasciato dall’Associazione Italiana Sommelier.

Gli ambasciatori del vino italiano che usciranno dall’ateneo pisano avranno una visione chiara delle strategie di marketing per affrontare le sfide che il mercato globale proporrà in termini di diffusione, promozione e conoscenza tanto del vino italiano, quanto dei territori di produzione e dei suoi addentellati culturali, economici, commerciali e sociali.

E non è solo la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa ad aver capito quanto i professionisti del vino italiano abbiano bisogno di una formazione adeguata al materia che si trovano a trattare. Anche l’Università Bocconi di Milano ha deciso di investire in formazione in questo ambito grazie al lancio del Wine management lab della Sda Bocconi.

La scuola di management dell’università milanese ha infatti presentato mercoledì 7 ottobre il suo Wine management lab con l’incontro “La leadership del vino italiano come ambasciatore del Made in Italy: possibilità o realtà?”, per confermare un impegno nel mondo del vino che, in realtà non le è nuovo (Sda Bocconi è da almeno un decennio attiva nel segmento del marketing del vino) ma che, oggi più che mai, è necessario per valorizzare al meglio un campione dell’italianità e dell’economia tricolore

Per informazioni, dettagli sui programmi didattici, destinatari del master e iscrizioni al master della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, cliccare qui.

Per i dettagli sul Wine management lab della Sda Bocconi, cliccare qui.

A Milano, progetto di impresa per giovani

Da una collaborazione tra Fondazione Sodalitas e Speed Mi Up, è nato un progetto di impresa e innovazione rivolto ai giovani.

Il consorzio Speed Mi Up, promosso dalla Camera di Commercio, dal comune di Milano e dall’università Bocconi, ospiterà per un anno una startup selezionata dal comitato esecutivo di Sodalitas Challenge, il concorso di fondazione Sodalitas per aspiranti imprenditori under 35.

Il progetto verrà scelto se in possesso di requisiti capaci di rispondere alle esigenze di mercato e in grado di dare vita ad un’impresa di valore e di qualità.

Il consorzio, inoltre, dovrà valutare dopo il primo anno il potenziale di crescita del progetto e la possibilità di estendere la collaborazione alle condizioni previste dal bando di Speed MI Up.

Alberto Grando, membro del Comitato di Gestione di Speed MI Up, ha dichiarato: “Fondazione Sodalitas e Speed MI Up condividono l’obiettivo e il desiderio di fare in modo che le idee dei ragazzi si adattino al mercato per far nascere imprese che portino valore al settore industriale e al territorio“.

L’inserimento della proposta prescelta avverrà a partire dal 1° giugno in occasione dell’inizio dell’attività di incubazione del consorzio nel 2014.

Vera MORETTI

A gennaio ripartono i corsi per i commercialisti

Anche per il 2013 è possibile preparare l’Esame di Stato riservato ai commercialisti partecipando al corso organizzato dalla Fondazione dei Dottori Commercialisti con il patrocinio dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano.

Le iscirzioni sono aperte ed è possibile prenotarsi presso la sede della Fondazione dei Dottori Commercialisti in Corso Europa 11, a Milano.
Il corso inizierà il 17 gennaio presso la sede dell’Ordine.

A tenerli, saranno docenti universitari e commercialisti, ma anche avvocati, magistrati e notai. A completamento della formazione, verranno organizzate esercitazioni mensili interdisciplinari sui temi d’esame.
Le sedi dei corsi saranno le tre Università milanesi Bocconi, Cattolica e Bicocca, che hanno rinnovato la loro collaborazione al progetto.

In Cattolica e in Bicocca le lezioni verteranno soprattutto su ragioneria, bilancio e principi contabili nazionali e internazionali; controllo nelle società e negli enti e finanza aziendale; consulenza fiscale, insieme ad un corso sulle conoscenze base della professione in modalità e-learning.

In Bocconi, invece, ci si focalizzerà su deontologia e consulenza societaria; crisi d’impresa e procedure concorsuali; operazioni straordinarie d’impresa e adempimenti civilistici, contabili e fiscali; pianificazione, controllo di gestione, business plan e valutazioni d’azienda, quest’ultimo in e-learning.

Per ricevere informazioni più dettagliate è possibile contattare la Fondazione sia telefonicamente al numero 02.77880930, sia via email: scuolapraticanti@fdc.mi.it.
I siti web da consultare sono Fdc.mi.it e Odcec.mi.it.

Vera MORETTI

Imprese familiari più brillanti con le holding

Un’attività di famiglia, se controllata da una holding, rende di più. Lo ha rilevato la ricerca “La holding dei gruppi italiani a controllo familiare” redatta da Guido Corbetta, Alessandro Zattoni e Fabio Quarato, Università Bocconi, in collaborazione con Ernst&Young. La ricerca analizza tutte le aziende familiari italiane con fatturato superiore ai 50 milioni di euro, utilizzando il database dell’Osservatorio AUB. Negli ultimi dieci anni la quota di questo tipo di aziende controllate da una holding è aumentata dal 32% al 38%, sulla spinta dei vantaggi in termini di redditività (il return on equity delle aziende controllate è infatti del 5,4%, contro il 4,5% delle altre) e di capacità di rimborso del debito (il rapporto tra l’indebitamento finanziario netto e il margine operativo lordo infatti è di 6,6 nelle aziende controllate da holding, contro il 5,6 delle non controllate). Tale soluzione tuttavia si traduce in una crescita più lenta: fatto 100 il fatturato del 2006, nel 2009 le aziende controllate da una holding si attestavano a 103, contro il 106 delle altre. Ad avere i risultati migliori sono le strutture più semplici, ovvero quelle che registrano la catena di controllo più breve (un solo livello: la holding controlla direttamente la capogruppo industriale) e, tra queste, quelle in cui la holding svolge attività più limitata, senza aggravi di costi e duplicazioni di strutture spesso già presenti nelle società controllate. Non è un caso, allora, che la catena di controllo a un solo livello interessi il 74,3% delle società, quella a due livelli il 22,5% e solo il 3,2% faccia parte di gruppi con tre o più livelli.

Fonte: Ansa.it

I Cda italiani si vestono di rosa

Sono 26, possiedono tutte curricula con lode e hanno alle spalle esperienze all’estero. Sono le nuove quote rosa che hanno invaso i Cda italiani dall’inizio di quest’anno. Effetto della legge Golfo-Mosca? A dire il vero la legge sulla parità di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate e controllate dallo Stato entrerà in vigore solo dal luglio 2012, ma intanto molte società e aziende sembrano averne raccolto il positivo riflesso.

Il parterre dagli ‘amministratori in gonnella’ cresce di giorno in giorno: la nomina più recente è quella di Elisabetta Oliveri, consigliere di Snam Rete Gas e amministratore delegato di Sirti, mentre nel nuovo cda di Atm l’ultima new entry porta il nome di Alessandra Perrazzelli. Elisabetta Magistretti e Anne Marie Idarac da settembre sono diventate consigliere di Mediobanca, come le loro colleghe Tatiana Rizzante e Paola Girdinio, entrate a far parte di Ansaldo Sts. Fra le nuove quote rosa ci sono anche figlie d’arte: Veronica Buzzi e Giada Tronchetti Provera, nuovi acquisti rispettivamente del cda di Buzzi Unicem e del cda di Camfin. E poi ancora Silvia Merlo, unica donna di Finmeccanica, Lucia Calvosa in Telecom Italia, Barbara Blasevich in Cattolica Assicurazioni, Rossella Saoncella in Hera, Claudia Rossi in Credito Bergamasco e l’elenco è ancora lungo.

Intanto il 28 e 29 ottobre le donne consigliere si sono date appuntamento a Milano, a Palazzo Clerici, dove si terrà l’edizione 2011 del convegno “Donna, Economia & Potere”, a cura della Fondazione Bellisario. Durante il convegno sarà presentato il progetto “Mille curricula eccellenti”, realizzato dagli head hunter di Heidrick&Struggls e di Beyond International. Si tratta di un database che raccoglie i curricula di donne pronte per entrare in cda di quotate e partecipate pubbliche, che al momento è già a quota 2800 nomi. Donne eccellenti, pronte a rubare le poltrone dei loro colleghi maschi: secondo le stime della Fondazione Bellisario infatti, nei prossimi anni saranno oltre 7000 le poltrone che si libereranno per lasciare spazio alle quote rosa.

Come Marina Brogi, entrata nel solo 2011 nei consigli di amministrazione di Prelios SpA, ex Pirelli Real Estate e di Pms Group SpA. La Brogi, curriculum eccellente e una cattedra come ordinario di Economia dei Mercati finanziari a 36 anni alla Bocconi, è diventata anche membro della sezione Giovani della Fondazione Bellisario, sezione naturalmente presieduta da un volto femminile: Cristina Finocchi-Mahne.

Alessia Casiraghi