Trattamento integrativo e bonus Irpef: come inserirli nel 730 se i lavori sono più di uno?

Con l’abrogazione del bonus Irpef, dal 1° luglio del 2020 la riduzione delle imposte viene perseguita con due strumenti: il Trattamento integrativo del reddito (Tir) e la detrazione fiscale per i redditi compresi tra i 28 mila euro e i 40 mila euro. Il sostituto di imposta, che può essere il datore di lavoro, procede al riconoscimento automatico di entrambi gli strumenti di taglio delle imposte a vantaggio dei lavoratori alle dipendenze. Lo stesso strumento si applica anche nei confronti dei redditi assimilati a quello del lavoro dipendente in ragione dei giorni effettivi di svolgimento dell’attività lavorativa. Cosa avviene se il contribuente ha più rapporti di lavoro e, dunque, il datore di lavoro ne deve monitorare più di uno ai fini della compilazione del modello 730 di dichiarazione dei redditi?

Tir, Trattamento integrativo del reddito: di quant’è la riduzione delle imposte?

La riduzione delle imposte attraverso il Trattamento integrativo del reddito è di importo pari a 100 euro mensili. Ai fini della compilazione del modello 730 di dichiarazione dei redditi del 2022, con anno di imposta del 2021, il sostituto di imposta procede a verificare la capienza del reddito da lavoro per ogni dipendente. Ovvero che il reddito da lavoro corrisposto nel 2021 – e la relativa imposta lorda determinata su questo reddito – risulti di importo superiore a quanto spetti di detrazione fiscale.

Chi può beneficiare del Trattamento integrativo del reddito (Tir)?

Inoltre il sostituto di imposta, oltre a procedere con la verifica spiegata in alto, deve accertarsi del reddito complessivo di ogni lavoratore. Ciò significa che anche gli eventuali altri redditi prodotti dal lavoratore, devono essere ricompresi nel calcolo. Dunque l’imposta lorda, prendendo in considerazione il reddito da lavoro e gli altri redditi, deve essere di importo superiore rispetto alle detrazioni che spettano al lavoratore. Il controllo è utile perché il Trattamento integrativo del reddito, di importo corrispondente a 100 euro al mese, spetta solo nel caso in cui il contribuente produca redditi da lavoro e/o altri redditi assimilati non superiori, complessivamente, ai 28 mila euro. Se si supera questo limite, infatti, al contribuente non spetta più il Trattamento integrativo del reddito.

Altre detrazioni fiscali per redditi da 28 mila euro a 40 mila euro

Le ulteriori detrazioni fiscali spettano per complessivi di reddito compresi tra i 28 mila euro e i 40 mila euro. In generale, la detrazione decresce via via che cresce il reddito complessivo del lavoratore. Le detrazioni si azzerano per importi dei redditi corrispondenti a 40 mila euro. Il sostituto di imposta, anche in questo caso, applica le detrazioni fiscali ulteriori in via automatica sulla base dei dati in suo possesso.

Reddito complessivo ai fini delle detrazioni e del Trattamento integrativo dei redditi

Ai fini degli strumenti del Trattamento integrativo del reddito e delle detrazione sui redditi da 28 mila euro a 40 mila euro, si deve considerare il reddito:

Come si calcolano Tir e detrazioni fiscali?

I sostituti di imposta calcolano il Tir e le detrazioni fiscali mediante le informazioni in proprio possesso. Nello specifico, già durante il 2021 i sostituti di imposta hanno riconosciuto sia il Tir che le detrazioni dai 28 ai 40 mila euro senza la specifica richiesta del lavoratore alle dipendenze. Il controllo dell’effettiva spettanza dei due strumenti si fa nel conguaglio di fine anno. Tuttavia, il contribuente può chiedere al sostituto di imposta di non applicare i due strumenti di detrazione fiscale, rinviandone la relativa spettanza all’assistenza fiscale in sede di dichiarazione dei redditi.

Detrazioni fiscali e Trattamento integrativo nella dichiarazione dei redditi del 2022

In sede di dichiarazione dei redditi del 2022, l’assistenza fiscale rivede i complessivi delle agevolazioni fiscali spettanti al lavoratore dipendente. Il controllo, pertanto, si svolte sul Tir e sull’eventuale detrazione fiscale che possono spettare al lavoratore. La verifica del diritto a beneficiare dei due strumenti si avvale dei redditi inseriti nel prospetto di liquidazione 730/3. Si possono presentare, a tal proposito, due situazioni:

  • se il sostituto di imposta (o datore di lavoro) non ha versato, anche in via parziale, le detrazioni spettanti al contribuente alle dipendenze, chi fa l’assistenza fiscale ne inserisce il relativo importo nel modello 730;
  • invece, se dalla determinazione del 730, le agevolazioni non spettano al lavoratore, anche in via parziale, quanto era stato in precedenza riconosciuto dal sostituto di imposta viene recuperato nel modello 730.

Trattamento integrativo e detrazioni fiscali: spettano in assenza di un sostituto di imposta?

Entrambe gli strumenti (Tir e detrazioni sopra i 28 mila euro) spettano al contribuente pure nel caso in cui non abbia un sostituto di imposta. Inoltre, Tir e detrazioni fiscali spettane anche nel caso in cui sia lo stesso contribuente a presentare il modello 730 precompilato.

Come si riconosce il corretto Trattamento integrativo?

Per riconoscere correttamente il Trattamento integrativo spettante nel modello di dichiarazione dei redditi 730, è necessario che il contribuente tenga presente il rigo C 14. In corrispondenza di questo rigo, infatti, risultano evidenziate le operazioni svolte dal datore di lavoro. E, pertanto, in questo rigo vengono evidenziati gli importi da erogare o da recuperare corrispondenti alle informazioni in possesso del datore di lavoro per i redditi percepiti nell’anno 2021.

Come si presenta il rigo C 14 del modello 730 per le detrazioni del contribuente?

Il rigo C 14 del modello 730 di compone di una parte positiva o di una negativa. L’importo indicato  andrà a costituire una componente positiva o negativi per determinare l’Irpef dovuta nel complesso dal contribuente. Pertanto, il rigo C 14 potrà avere il codice:

  • 68, nel caso in cui si abbia un “trattamento integrativo spettante”;
  • 69, se si ha un “trattamento integrativo riconosciuto nella dichiarazione”;
  • 70, nel caso in cui al contribuente non spetti il trattamento integrativo.

Cosa avviene se il contribuente ha avuto più rapporti di lavoro nell’anno precedente?

Specifica attenzione deve essere posta nella compilazione del modello 730 di dichiarazione dei redditi nel caso in cui il contribuente abbia svolto più lavori nell’anno di imposta. Tali lavori sono stati svolti con contratti a tempo determinato, situazione che genererà più Certificazioni uniche. Tra le verifiche da effettuare vi è quella nella quale il trattamento integrativo dei redditi sia stato riconosciuto per i rapporti di lavoro sui quali sussisteva la situazione di capienza delle imposte rispetto alle detrazioni sul reddito da lavoro alle dipendenze. Normalmente, tale presupposto non sussiste nei rapporti di lavoro che abbiano una breve durata e una retribuzione modesta. Si tratta delle situazioni di incapienza.

Compilazione modello 730 di dichiarazione dei redditi per più rapporti di lavoro

Nel caso, dunque, di più rapporti di lavoro, si compila il modello 730 nella seguente maniera:

  • al rigo C 14, in corrispondenza della colonna 1, chi compila il modello deve indicare il codice 1;
  • nella colonna 2 si deve indicare il complessivo dei trattamenti integrativi dei redditi erogati dai differenti datori di lavoro al contribuente;
  • se la somma dei redditi di lavoro alle dipendenze (e degli altri redditi assimilati) porta a un risultato inferiore a 28 mila euro, il modello 730-3 conterrà il maggior importo del Tir che spetta al lavoratore;
  • la riscossione dell’importo che spetta al lavoratore avviene con la busta paga di luglio o successiva;
  • se il contribuente presenta il modello 730 precompilato personalmente (senza il sostituto di imposta), l’accredito dell’importo che spetta avviene direttamente sul conto corrente postale o bancario.

Dove si compila l’ulteriore detrazione fiscale dei redditi oltre i 28 mila euro nel modello 730?

Per l’ulteriore detrazione dei redditi dai 28 mila ai 40 mila euro, non vi è traccia in alcun quadro del modello 730. Il relativo importo si trova, dunque, nel modello di liquidazione 730-3, in corrispondenza del rigo 34. Si tratta, infatti, nel caso della detrazione, non di un sussidio dello Stato come avviene per il Tir.

Trattamento integrativo sul reddito (Tir) e bonus Irpef: cosa sono?

In virtù dell’abrogazione della normativa relativa al bonus Irpef, dal 1° luglio del 2020 il taglio delle imposte sul lavoro viene perseguito mediante il Trattamento integrativo del reddito (Tir) e la detrazione per i redditi tra i 28 mila euro e i 40 mila euro. Il datore di lavoro, in qualità di sostituto di imposta, provvede a riconoscere automaticamente tutte e due le misure di riduzione della tassazione a favore dei lavoratori dipendenti. Lo stesso riconoscimento avviene anche per alcuni redditi assimilati a quello del lavoratore alle dipendenze sulla base dei giorni effettivi prestati all’attività lavorativa.

Trattamento integrativo del reddito (Tir): a quanto ammonta?

La riduzione del carico fiscale mediante il Trattamento integrativo del reddito è pari a 100 euro mensili. Per la dichiarazione dei redditi del 2022, riferita ai redditi del 2021, il datore di lavoro procede con la verifica della capienza del reddito da lavoro per ciascun dipendente. Il che vuol dire che il reddito da lavoro pagato nello scorso anno – e la corrispondente imposta lorda calcolata su tale reddito – deve risultare di importo maggiore rispetto alle detrazioni spettanti.

Qual è il limite di reddito per ricevere il Trattamento integrativo del reddito (Tir)?

Inoltre, il datore di lavoro, oltre alla verifica descritta in precedenza, deve controllare l’ammontare del reddito totale di ciascun lavoratore. Ovvero, che anche gli altri redditi eventualmente ottenuti dal lavoratore, siano compresi nel calcolo. Pertanto, l’imposta lorda, considerando il reddito da lavoro e gli altri redditi, deve risultare di importo eccedente rispetto alle detrazioni spettanti. La verifica è utile perché il Trattamento integrativo del reddito, pari a 100 euro mensili, spetta solo se il lavoratore percepisca dei redditi da lavoro e degli altri redditi assimilati non eccedenti il tetto dei 28 mila euro. Al superamento di questo limite, infatti, il Trattamento integrativo del reddito non spetta più.

Ulteriori detrazioni per redditi da 28 mila euro a 40 mila euro

L’ulteriore detrazione spettante per soglie di reddito al di sopra dei 28 mila euro tende a decrescere all’incremento del reddito totale del contribuente. Tali detrazioni si azzerano in corrispondenza di redditi pari a 40 mila euro. Il datore di lavoro, anche in questo caso, applica la detrazione ulteriore in automatico sulla base delle informazioni in suo possesso.

Come considerare il reddito complessivo ai fini di Tir e detrazione per i redditi tra i 28 mila euro e i 40 mila euro?

Ai fini delle misure del Trattamento integrativo del reddito e delle detrazione per i redditi tra i 28 mila euro e i 40 mila euro è necessario considerare il reddito:

  • per intero, in particolare per i redditi agevolati dei ricercatori,  degli insegnanti e degli impatriati;
  • al netto del reddito dell’unità abitativa (come abitazione principale) e delle pertinenze inerenti;
  • integrando i redditi sui quali si calcola la cedolare secca per immobili dati in affitto.

Cosa devono fare i datori di lavoro per calcolare le due misure?

I datori di lavoro, pertanto, devono calcolare le due misure spettanti ai lavoratori dipendenti sulla base delle informazioni in loro possesso. In particolare, già nel corso del 2021 i datori di lavoro hanno riconosciuto sia il Trattamento integrativo dei redditi che le detrazioni tra i 28 mila e i 40 mila euro senza aver dovuto attendere che il dipendente ne facesse esplicita richiesta. La relativa verifica dell’effettivo godimento delle due misure è rinviata al conguaglio della fine dell’anno.

Si può richiedere di rinviare la spettanza delle detrazioni e del Tir?

Spesso, proprio per evitare di dover restituire delle somme non dovute in sede di conguaglio alla fine dell’anno o alla dichiarazione dei redditi, i contribuenti possono richiedere al proprio datore di lavoro di non applicare le due misure di detrazione fiscale. Il rinvio della spettanza delle detrazioni avviene al momento in cui si fa la verifica del diritto all’erogazione e, dunque, attendendo le tempistiche dell’assistenza fiscale.

Tir e detrazioni per redditi oltre i 28 mila euro nella dichiarazione dei redditi del 2022

Proprio in sede di dichiarazione dei redditi del 2022, l’assistenza fiscale ricalcola i totali delle agevolazioni fiscali che spettano al contribuente. La verifica, dunque, si fa sul Trattamento integrativo del reddito e sull’ulteriore detrazione fiscale spettanti. L’accertamento del diritto a beneficiare delle due misure si avvale dei redditi dichiarati e inseriti nel prospetto di liquidazione 730/3. Possono presentarsi due casistiche:

  • se il datore di lavoro (sostituto di imposta) non ha erogato, anche parzialmente, le agevolazioni spettanti al lavoratore, chi effettua l’assistenza fiscale ne riconosce il beneficio nel modello 730;
  • nel caso in cui, dai calcoli del 730, le agevolazioni non spettano al contribuente, anche parzialmente, gli importi che sono stati in precedenza riconosciuti dal datore di lavoro (sostituto di imposta) vengono recuperati nel modello 730.

Detrazioni fiscali e Tir: spettano se il contribuente non ha un sostituto di imposta?

Entrambe le misure (Trattamento integrativo dei redditi e detrazioni oltre i 28 mila euro) spettano al contribuente anche se non ha un sostituto di imposta. Inoltre, le stesse misure spettano al contribuente anche nel caso in cui egli stesso presenti il modello 730 precompilato personalmente.

 

Nuovo bonus Irpef 2022, quando spetta il trattamento integrativo per redditi da lavoro?

Quando spetta il trattamento integrativo nella nuova Irpef del 2022? Si tratta di un’integrazione di reddito, introdotto dal decreto legge numero 3 del 2020, meglio conosciuto come bonus 100 euro o bonus Irpef. La nuova soglia di reddito prevista per il 2020 riguarda i redditi prodotti fino a 15 mila euro. La misura deriva dal vecchio bonus 100 euro che era riconosciuto ai lavoratori in rapporto al numero dei giorni di lavoro. La condizione essenziale era rappresentata dall’ammontare complessivo del reddito che non poteva superare i 28 mila euro. Inoltre i lavoratori, per ottenere il bonus Irpef, dovevano avere una detrazione spettante per il lavoro alle dipendenze inferiore all’imposta lorda.

Trattamento integrativo Irpef, nel 2022 spetta per redditi entro i 15 mila euro

La situazione può essere rappresentata da un lavoratore dipendente a tempo indeterminato che, nel 2022, presume di ottenere un reddito complessivo non eccedente i 15 mila euro. Il contribuente lavora per tutto l’anno e non ha carichi di famiglia. In tal caso, essendo il reddito complessivo al di sotto dei 15 mila euro, il lavoratore avrà diritto al trattamento integrativo nella totalità. Infatti, la legge di Bilancio 2022 ha ridotto il tetto per ottenere il trattamento integrativo da 28 mila euro a 15 mila euro. Al di sopra di questa soglia, il trattamento può spettare ma solo in presenza di determinate condizioni. In ogni caso, il limite massimo è pari a 28 mila euro.

Quanto spetta di bonus Irpef per redditi fino a 15 mila euro all’anno?

Conti alla mano, la legge di Bilancio 2022 ammette, dunque, al trattamento integrativo i redditi annuali entro i 15 mila euro. Entro questo tetto di reddito spetta un bonus integrativo pari a 1.200 euro. È necessario che vi sia anche la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze. Ciò deriva da quanto prevede il comma 1 dell’articolo 13 del Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir).

Come determinare l’imposta lorda ai fini del bonus Irpef?

Ammettendo che il lavoratore abbia un contratto a tempo indeterminato per 365 giorni all’anno e un reddito pari a 15 mila euro, l’imposta lorda si determina applicando il 23% al reddito lordo. Dunque, il risultato è pari a 3.450 euro. Ammettendo che il totale delle detrazioni sia pari a 1.900 euro, l’imposta netta sarà corrispondente alla differenza tra l’imposta lorda e il totale delle detrazioni. Dunque il risultato è pari a 1.550 euro. Affinché possa esserci il trattamento integrativo Irpef è necessario che la capienza risulti rispettata. Essendo l’imposta lorda superiore al totale detrazioni, al lavoratore spetterà il bonus Irpef per intero. Ovvero per 1.200 euro, costituiti da 100 euro per dodici mensilità all’anno.

Quale bonus Irpef spetta per redditi da lavoro da 15 mila euro a 28 mila euro?

Il bonus Irpef può spettare anche ai redditi da lavoro eccedenti la soglia dei 15 mila euro e non oltre i 28 mila euro. Ma devono verificarsi determinate condizioni:

  • innanzitutto che vi sia la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze;
  • che la somma delle detrazioni per i carichi di famiglia; per il lavoro svolto alle dipendenze e assimilati; per gli interessi passivi sul mutuo contratto entro il 2021; sugli interessi passivi sui prestiti; sulle rate inerenti spese sanitarie effettuate entro il 31 dicembre 2021 o lavori di recupero del patrimonio edilizio o di riqualificazione energetica degli immobili e le detrazioni riguardanti altre norme siano di importo eccedente rispetto all’imposta lorda.

Redditi sopra i 28 mila euro, cosa succede?

Per poter beneficiare del bonus Irpef è necessario che si verifichino 3 condizioni:

  • la prima riguarda il reddito prodotto che deve essere da lavoro alle dipendenze o assimilato;
  • la seconda condizione riguarda la sussistenza dell’imposta a debito al netto delle detrazioni da lavoro;
  • l’ultima condizione è il reddito complessivo, che non deve eccedere i 28 mila euro.

Proprio in merito all’ultima condizione è necessario dunque che per il 2022 il contribuente abbia un reddito da lavoro non eccedente i 28 mila euro.

Cosa può fare il lavoratore che non prende il bonus 100 euro perché ha superato i 28 mila euro di reddito?

Se il lavoratore supera, come reddito da lavoro, il tetto dei 28 mila euro, può percepire, al posto del bonus 100 euro, l’ulteriore detrazione (Ud). Infatti, per redditi da lavoro tra i 28 mila euro e i 40 mila euro si applica l’ulteriore detrazione prevista dal comma 2, dell’articolo 1, del decreto legge numero 3 del 2020. Anche in questo caso, l’imposta lorda deve essere capiente. Tale detrazione ulteriore è stata prorogata al periodo di imposta del 2021.

Come viene versato al lavoratore il bonus Irpef in busta paga?

Nel caso in cui il lavoratore ne abbia diritto, il bonus Irpef deve essere versato dal sostituto di imposta. Il bonus Irpef è pertanto riconosciuto e pagato senza che il lavoratore ne faccia domanda. Il lavoratore, in ogni modo, può anche espressamente decidere (e dunque comunicare) al datore di lavoro di non volersi avvalere del bonus Irpef. L’ammontare del bonus Irpef deve essere ripartito sulle mensilità. La prima mensilità oggetto di versamento è stata quella a partire dal 1° gennaio 2022. In sede di conguaglio, spetta al datore di lavoro che agisce come sostituto d’imposta verificare che al lavoratore spettasse il bonus Irpef, e l’eventuale incapienza o capienza rispetto alle detrazioni spettanti. Il definitivo conguaglio va fatto quando si presenta la dichiarazione dei redditi.

Come va trattato il bonus Irpef in sede di dichiarazione dei redditi?

In sede di dichiarazione dei redditi, l’importo del bonus Irpef deve essere indicato nella certificazione unica dei redditi da lavoro dipendente ed assimilato. Nel caso in cui la remunerazione sia versata al lavoratore da un soggetto che non rappresenta il sostituto di imposta, il contribuente che ha diritto al bonus Irpef può chiedere che il totale del trattamento sia versato in sede di dichiarazione dei redditi inerente l’anno in corso.

 

Tutte le regole per indicare il bonus Irpef nel 730

Lo chiamano trattamento integrativo, oppure bonus Irpef, o ancora, taglio del cuneo fiscale. Ma cambia relativamente poco. Perché si tratta di quel benefit sull’Irpef che ha sostituito il cessato bonus Irpef di Renzi. E da 80 euro al mese su è passati di colpo a 100 euro.

Ma con regole abbastanza diverse anche e soprattutto su come va indicato nel 730 da parte dei contribuenti.

Bonus Irpef 2022 e 730, le regole da seguire attentamente

Il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti è uno degli argomenti  più discussi viste le grandi novità che sono state introdotte dalla riforma fiscale. E adesso che si entra nel merito della dichiarazione dei redditi l’argomento è ancora più caldo. Infatti è proprio nel nuovo modello di dichiarazione  dei redditi che trova posto il nuovo regime del trattamento integrativo. Un regime che come è ormai noto, arriva fino a 1.200 euro annui, ma solo per un determinato spaccato del mondo dei lavoratori dipendenti. Parliamo dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 28.000 euro.

A dire il vero il taglio del cuneo fiscale con questo trattamento integrativo è nato già nel 2020, quando furono applicati 6 mesi da luglio a dicembre (per i precedenti trovò ancora applicazione il bonus Renzi da 80 euro al mese).

Come indicare il bonus nel modello 730

In questi primi mesi dell’anno ai lavoratori dipendenti è stato chiesto di operare la scelta su come fruire del bonus da 100 euro al mese previsto dal trattamento integrativo Irpef. Le scelte sono sostanzialmente tre:

  • Mese per mese in busta paga;
  • In unica soluzione a conguaglio da parte del datore di lavoro;
  • Rinuncia al trattamento (per chiudere i conti con la dichiarazione dei redditi).

La scelta vale naturalmente per il 2022. Per il 2021 la situazione era la stessa, visto che è stato il primo anno che il bonus è stato erogato per intero, cioè per tutti i 12 mesi (l’anno precedente come detto, furono solo 6 i mesi del nuovo trattamento integrativo. Nel modello 730 del 2022 si vanno ad indicare i redditi dell’anno 2021 e quindi anche il trattamento integrativo. C’è una apposita area del nuovo modello 730 che tratta questo argomento. Parliamo del quadro C sezione V rigo C 14. Proprio in quella area va indicato il trattamento integrativo da 1.200 euro per i lavoratori con redditi fino a 28.000 euro, o da 960 euro a scalare per chi ha redditi più alti ma entro la soglia dei 40.000 euro.

Perché il bonus Irpef va comunque indicato nelle dichiarazioni dei redditi

A prescindere dalla scelta effettuata, cioè a conguaglio a dicembre o in busta paga, sempre per il tramite del datore di lavoro nonché sostituto di imposta, il trattamento integrativo va comunque inserito nelle dichiarazioni dei redditi.  Essendo collegato al reddito complessivo infatti, il trattamento integrativo va ricalcolato nelle dichiarazioni dei redditi. Il datore di lavoro infatti è costretto a calcolare l’ammontare del benefit spettante in busta paga in base al reddito che lui stesso eroga al proprio dipendente. In questo caso in maniera previsionale. Ed anche con il conguaglio di fine anno vale lo stesso, anche se in quel caso non si parla di reddito previsionale ma di reddito definitivo. Ciò significa che il datore di lavoro in ogni caso eroga un benefit senza sapere eventuali altri redditi appartenenti al lavoratore.

Per questo motivo nel 730 occorre indicarlo in maniera tale che le Entrate vadano a ricalcolare il beneficio effettivamente spettante, in modo tale da erogare il bonus effettivo. E non è raro il caso di soldi da restituire per via del bonus precedentemente percepito ma non spettante. Il tutto in base alle risultanze del modello 730.

Il trattamento integrativo in estrema sintesi

Per capire meglio ciò di cui abbiamo parlato, meglio ricordare nel dettaglio le regole di questo bonus Irpef. Dal primo gennaio al 31 dicembre 2021 i lavoratori dipendenti hanno potuto beneficiare di un trattamento integrativo  pari a 100 euro al mese. Un benefit che non concorre alla formazione del reddito imponibile naturalmente. Ma solo per chi aveva redditi sotto i 28.000 euro.

In capo ai sostituti di imposta l’onere di calcolare se erogarlo e in che misura. Inoltre in sede di conguaglio di fine anno questi datori di lavoro devono verificare l’effettiva spettanza del beneficio. Ma utilizzando i dati reddituali in loro possesso che riguardano il lavoratore dipendente. Dati naturalmente carenti di altri redditi eventualmente posseduto dal lavoratore. Per questo il 730 o il modello Redditi Persone Fisiche non fa altro che sistemare il tutto. Con conguaglio del conguaglio a credito o a debito come accade sempre in dichiarazione dei redditi.

Bonus Irpef 100 euro: ecco la guida dettagliata per il 2022, tutto cambia

Si chiama trattamento integrativo ma viene conosciuto da tutti come bonus Irpef o bonus 100 euro. Si tratta della risultanza del taglio del cuneo fiscale. Un bonus che spetta ai lavoratori come spettava il bonus Renzi da 80 euro al mese. Infatti è proprio il bonus Renzi che è stato sostituito dal nuovo beneficio fiscale.

Parliamo quindi di una specie di credito fiscale che viene  riconosciuto ai lavoratori, direttamene  in busta se hanno redditi al di sotto di una determinata soglia. Proprio la sua erogazione in busta paga però espone a determinate problematiche. Infatti c’è chi rischia di doverlo restituire dopo averlo percepito.

Ma non è detto che il lavoratore deve per forza di cose accettare di ricevere il bonus direttamente in busta paga. Questa è solo una delle tre opzioni previste.

Bonus Irpef 100 euro

Il  bonus Irpef 80 euro, conosciuto semplicemente come bonus Renzi è stato sostituito dal bonus Irpef 100 euro. Con la legge di bilancio 2020 si materializzò questo cambiamento, dopo che dal 2014 i lavoratori dipendenti avevano percepito quello dell’ex Premier Matteo Renzi. Dal primo luglio 2020 il trattamento integrativo da 100 euro al mese ha è diventato parte integrante delle buste paga.

Nel 2022 però sono state introdotte alcune novità dalla riforma del Fisco, con nuove aliquote di imposta e con la riduzione da 5 a 4 scaglioni. E per quanto riguarda il bonus Irpef è sceso da da 28.000 euro a 15.000 euro il limite di reddito che un lavoratore deve avere per ottenere il bonus.

Nello specifico va sottolineato che per l’anno 2022 il beneficio è fruibile sempre se il reddito è fino alla soglia di 15.000 euro. Ma è altrettanto vero che il bonus è spettante se il reddito complessivo non supera i 28.000 euro. Per redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro infatti, il trattamento integrativo è corrisposto a condizione che la somma delle detrazioni spettanti è superiore all’imposta lorda.

E quando parliamo di detrazioni spettanti parliamo di detrazioni per familiari a carico, detrazioni per lavoro dipendente e tutte le altre detrazioni sui redditi, dalle spese sanitarie agli interessi sui mutui, dalle spese di ristrutturazione edilizia a quelle di riqualificazione energetica.

Importo bonus 100 euro

L’importo  del bonus  è massimo di 1.200 euro, cioè 100 euro al mese per 12 mensilità. Ma corrisponde nello specifico,  alla differenza tra la somma delle detrazioni  e l’imposta lorda. Quest’ultima si determina non solo sui redditi corrisposti dal proprio datore di lavoro, ma anche da tutti gli altri redditi imponibili fiscalmente.

Come si fa a capire se spetta davvero 100 euro al mese di bonus è un vero arcano. Infatti l’ammontare di tutte le detrazioni possono essere conteggiate solo a fine anno. Così come i redditi effettivamente percepiti in un anno di imposta.

Il caso anomalo, forse non tenuto in considerazione dai legislatori è che un datore di lavoro può erogare questo bonus mese per mese in busta paga, e pure fino alla cifra massima di 100 euro al mese, senza avere la benché minima certezza che il bonus sia prima di tutto effettivamente spettante al lavoratore. E poi quale sia effettivamente l’importo spettante.

Secondo l’Agenzia il bonus “va riconosciuto dai sostituti d’imposta in via automatica, senza attendere  la richiesta  da parte dei lavoratori, direttamente nelle buste paga a partire dal gennaio 2022  e verificandone in sede di conguaglio la relativa spettanza”.

In pratica, il bonus va erogato automaticamente (salvo diversa scelta del lavoratore), ma è provvisorio. A dicembre con i conguagli fiscali si saprà effettivamente se era spettante e se magari va restituito con trattenute sullo stipendio.

 La scelta del lavoratore

Il diretto interessato, cioè il lavoratore dipendente può richiedere al sostituto di non procedere all’erogazione del  bonus, spostandolo a conguaglio a fine anno. Così si evita di dover restituire eventualmente un bonus che non era spettante.

Anche in questo caso però, il conguaglio può non essere definitivo. Il datore di lavoro infatti può essere all’oscuro di altri redditi del lavoratore, e magari può non essere a conoscenza di determinate detrazioni Irpef del lavoratore stesso.

Il conguaglio tombale di tutta questa vicenda si ha nel 730 o nelle dichiarazioni reddituali del lavoratore dall’aprile dell’anno successivo. In quel caso si può verificare la situazione di un bonus Irpef da restituire in sede di dichiarazione dei redditi nonostante il datore di lavoro abbia applicato il suo di conguaglio a dicembre.

E per questo che qualcuno potrebbe trovare idoneo comunicare al datore di lavoro di non voler percepire alcun trattamento integrativo, e di voler risolvere il tutto con il Fisco e con le sue dichiarazioni dei redditi.

Una via quest’ultima, consigliabile a chi non ha solo il reddito da lavoro dipendente come fonte di sostentamento. Ma è altrettanto vero che può essere una soluzione auspicabile da chi non ha ben chiaro se le sue detrazioni complessive superano l’imposta lorda.

Busta paga da marzo: assegno unico,detrazioni, bonus Irpef, la guida alle novità

La busta paga a partire dal mese di marzo cambierà e non poco. Questo è più che una certezza dal momento che proprio a partire da marzo, l’elaborazione della busta paga dovrà per forza di cose recepire le tante novità introdotte dalle nuove normative. Cambia tutto sia per aziende, imprese e datori di lavoro che sono chiamati ad elaborare i documenti, che per i lavoratori che li riceveranno.

Busta paga di marzo, si cambia, ecco cosa succede

Assegni familiari, assegno unico, detrazioni che vanno e detrazioni che vengono. Parlare di autentica rivoluzione in materia di buste paga non è certo azzardato alla luce della importanti e notevoli novità introdotte dalla normativa vigente.
Il solo assegno universale sui figli per esempio, cambia radicalmente tutto il settore del welfare per le famiglie che per i lavoratori dipendenti significava assegni familiari e detrazioni per familiari a carico.
Entrambe queste voci resteranno in molte buste paga, ma saranno notevolmente differenti, sia come importi, che come persone a cui fanno riferimento. E poi occorrerà fare i conti con gli assegni al nucleo familiare residui. E poi occorre fare i conti con le detrazioni Irpef che non riguarderanno più alcuni figli che invece entrano nel nuovo strumento dell’assegno unico universale.
Ma c’è ancora altro, perché cambia pure l’integrazione Irpef, il cosiddetto bonus che proviene dal taglio del cuneo fiscale.
Per i professionisti che devono elaborare le buste paga e per le aziende che devono passarle ai loro dipendenti, l’attenzione deve essere massimale. Da marzo entra in scena come detto, l’assegno unico universale per i figli sotto i 21 anni di età. Ma dal 2022 sono entrate in vigore le nuove tassazioni dei redditi di lavoro subordinato. Una miriade di novità che adesso andiamo a spiegare in sintesi.

Assegno unico universale sui figli a carico

Cambiano i benefit per i figli a carico, almeno per quelli fino ai 21 anni di età. Se fino a febbraio su questi figli un lavoratore dipendente che ne aveva diritto, percepiva i cosiddetti ANF (Assegni Nucleo Familiare), da marzo percepirà l’assegno unico universale.

E se gli ANF erano erogati direttamente dal datore di lavoro in busta paga, adesso si passa al pagamento diretto da parte dell’Inps. Un pagamento scollegato dalla busta paga e direttamente sull’Iban indicato in domanda da parte del richiedente. Oltre all’assegno al nucleo familiare, il nuovo assegno unico universale assorbe pure le detrazioni per questi figli a carico. Anche in questo caso, le detrazioni che comparivano sulle buste paga fino a febbraio, adesso non ci saranno più. Sempre in relazione ai figli nel perimetro dell’assegno universale.
Nulla cambia in effetti, per i figli sopra i 21 anni e per il coniuge o gli altri familiari a carico. Le detrazioni resteranno spettanti per chi ne ha diritto ed anche gli ANF continueranno a comparire nelle buste paga. E per quanto concerne le dichiarazioni dei redditi, anche se molti confondono il tutto, restano perfettamente fruibili tutti i bonus anche sui figli a carico che rientrano nell’assegno unico universale.
Infatti le spese di istruzione, piuttosto che le spese sanitarie, restano fruibili. Questo genere di spese, se sostenute da figli sotto i 21 anni ma a carico del genitore, possono dare diritto alla detrazione del 19% come sempre.

Cosa cambia in busta paga sull’Irpef

Novità consistenti riguardano anche la determinazione del trattamento integrativo all’Irpef, il cosiddetto bonus Irpef da 100 euro al mese. Sono cambiati gli scaglioni Irpef applicati, che passano da 5 a 4 e cambia anche la struttura del bonus Irpef del taglio del cuneo fiscale.
La legge di bilancio 2022 è intervenuta in materia di Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). Un intervento piuttosto profondo che ha riguardato sia gli scaglioni Irpef che la materia delle detrazioni spettanti. Inoltre, l’intervento ha riguardato pure il bonus Irpef da 100 euro al mese.
Le nuove aliquote per i 4 scaglioni di reddito sono:

  • Fino a € 15.000 euro, 23%;
  • Oltre € 15.000 e fino a 28.000 euro, 25%;
  • Oltre € 28.000 e fino a 50.000 euro, 35%;
  • Sopra i € 50.000, 43%.

Le nuove detrazioni da lavoro dipendente sono:

  • Sui redditi non superiori a € 15.000 , € 1.880 di detrazione se il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato e mai sotto a € 1.380 se il rapporto di lavoro è a tempo determinato;
  • Sui redditi superiori a € 15.000 e fino a € 28000, detrazioni pari al risultato di 1.910 + 1.190 moltiplicato per il risultato di 28.000 – reddito complessivo diviso 28.000 – 15.000;
  • Per i redditi oltre € 28.000 euro e fino a € 50.000, detrazioni pari al risultato di 1.910 moltiplicato per il risultato di 50.000 – reddito complessivo diviso 50.000 – 28.000.

Il bonus Irpef da 100 euro come funziona

Per i soggetti con reddito complessivo non superiore a 15.000 euro, spettano 1.200 euro all’anno in busta paga come bonus Irpef o come trattamento integrativo Irpef. È quello che emerge per via del nuovo bonus Irpef che ha sostituito il vecchio bonus Renzi da 80 euro al mese.
Per i redditi non superiori a € 28.000 il bonus spetta a condizione che la somma di tutte le detrazioni (carichi di famiglia, da lavoro dipendente, interessi sui mutui, spese sanitarie, recupero del patrimonio edilizio e così via) sia superiore all’imposta lorda dovuta. Il bonus è determinato in misura pari alla differenza tra la somma delle già citate detrazioni e la stessa imposta lorda.

Bonus Irpef: le tre opzioni del lavoratore, come scegliere

Il bonus Irpef 2022 o trattamento integrativo è una misura che anche nel corrente anno riguarderà moltissimi lavoratori. Il trattamento integrativo che ha sostituito da luglio 2020 il bonus Renzi, anche quest’anno è appannaggio di lavoratori che rispettano determinate caratteristiche.

Parliamo del bonus introdotto con il cosiddetto taglio del cuneo fiscale che consta in un benefit massimo di 100 euro al mese. La manovra di Bilancio 2022, per via della riforma del Fisco e dei nuovi scaglioni Irpef ha rimodulato questo trattamento integrativo. Alla proroga della misura infatti si è affiancata una rivisitazione della stessa che ne ha drasticamente ridotto la portata.

Resta comunque un bonus fruibile da molti, anche se in misura intera la platea dei beneficiari si riduce. Restano infine le opzioni per poterlo percepire, perché deve essere il lavoratore a scegliere come ottenerlo se spettante.

Bonus Irpef 2022, si cambia, tutte le novità introdotte in manovra per l’anno in corso

Ciò di cui parliamo riguarda il 2022 come anno di imposta. Infatti il 2021 è passato e sarà oggetto, in quanto anno di imposta, delle dichiarazioni dei redditi che presto i contribuenti presenteranno. In pratica, sul 2021 non si può intervenire. Resta una annualità importante quella precedente, perché è il primo anno di completa applicazione del trattamento integrativo. Il 2020 infatti fu diviso in due, con il bonus Renzi in funzione da gennaio a giugno e con il trattamento integrativo da luglio a dicembre.

Tornando all’anno in corso, l’articolo n° 1 comma 3 della legge di Bilancio 2022 ha portato la soglia reddituale utile alla fruizione per intero (100 euro al mese e 1.200 euro per anno) del beneficio a 15.000 euro. Nel 2021 tale soglia era fissata a 28.000 euro. Per chi ha redditi superiori, e fino a 40.000 euro, il bonus Irpef è ridotto in forma via via decrescente fino ad azzerarsi per redditi che superano la cifra massima prima citata. La differenza è sostanziale visto che fino al 2021 questa riduzione partiva da contribuenti con redditi a partire da 28.001 euro.

Tutto nasce, sempre dalla legge di Bilancio 2022 che ha fatto entrare in vigore la riforma fiscale con il suo passaggio da 5 a 4 scaglioni Irpef. Per questo il bonus Irpef da 100 euro al mese per il 2022 è appannaggio di una platea più piccola di beneficiari.

Bonus 100 euro 2022

Il bonus viene recuperato mensilmente con le buste paga da parte dei lavoratori. Infatti è il datore di lavoro ad anticiparlo insieme al normale stipendio del mese. Da quest’anno viene meno però la salvaguardia per gli incapienti. Si torna quindi a quanto già previsto per il credito Irpef del bonus Renzi. In pratica, beneficio riconosciuto nel caso in cui l’imposta lorda dovuta sui redditi di lavoro dipendente o assimilato è di importo superiore alla detrazione prevista per redditi di questo genere.

Il pratica, il bonus Irpef da 100 euro al mese non spetta a chi ha redditi inferiori a 8.145,00 euro. Si tratta della no tax area per definizione, dal momento che fino a quella soglia l’imposta lorda viene azzerata dalla detrazione per lavoro dipendente o assimilato.

Per recuperare il bonus, non occorre una domanda specifica. Ma forse sarebbe meglio dire, che senza una domanda, il datore di lavoro deve erogare in automatico tale bonus in busta paga e mese dopo mese. Il lavoratore però può optare per riceverlo tutto a conguaglio a fine anno.

A dicembre di ogni anno infatti, il datore di lavoro effettua i conguagli fiscali dal momento che solo a fine anno (o in caso di interruzione del rapporto di lavoro), si ha consapevolezza definita del reddito del lavoratore.

Perché scegliere di non fruire del bonus mensilmente

A dicembre in sede di conguaglio, non è raro trovarsi in casi in cui il lavoratore deve restituire alcuni bonus e benefit percepiti durante l’anno. Questo vale naturalmente anche per il trattamento integrativo che può essere erogato dal datore di lavoro considerando sotto i 15.000 euro di reddito annuo il suo dipendente.

Ma è una considerazione preventiva questa, dal momento che poi a dicembre come già detto, si avrà la consapevolezza del reddito complessivo del lavoratore. Chi si trova in situazioni particolari, per evitare di dover restituire soldi magari spesi in precedenza, potrebbe optare per la richiesta di spostare il bonus solo in sede di conguaglio. In altri termini a fine anno il datore di lavoro erogherebbe il reale bonus spettante alla luce del reddito ufficiale del lavoratore.

Va ricordato che la normativa sui conguagli prevede una salvaguardia. Infatti nel caso in cui la somma da restituire sia superiore a 60 euro, il recupero può essere effettuato in 8 rate. Altra novità questa dal momento che con il bonus Renzi in sede di conguaglio le cifre in più corrisposte erano trattenute tutte insieme in busta paga.

I problemi da evitare con il trattamento integrativo

Comunicare al datore di lavoro di voler far slittare il bonus a fine anno è una opzione valida per evitare i problemi prima citati. Difficoltà del datore di lavoro che si ripercuotono inevitabilmente sui lavoratori dipendenti. Il datore di lavoro in assenza di comunicazioni da parte del lavoratore, non potrà che erogare il bonus mese per mese, ma partendo da una simulazione del reddito complessivo del lavoratore.

Simulazione che può non tenere in considerazione altri redditi in capo allo stesso dipendente come possono essere  i redditi erogati da altri datori di lavoro per chi ha più di un rapporto. Infatti ogni datore di lavoro senza comunicazioni diverse da parte del lavoratore, erogherà il bonus come se il lavoratore di reddito avesse ciò che lo stesso datore di lavoro eroga.

Anche con il 730 si può recuperare il bonus Irpef spettante

Il problema delle somme in più corrisposte sopraggiungerebbe nel momento in cui un lavoratore supera la soglia dei 15.000 euro cumulando diversi redditi da lavoro con diversi sostituti di imposta e quindi datori di lavoro. La soluzione sarebbe il comunicare al datore di lavoro quanto si è percepito da altri datori di lavoro.

Soluzione che però non azzererebbe del tutto il rischio di conguagli con segno meno perché come dicevamo, fino a dicembre la certezza del reddito non può essere acclarata.

Questa è la fattispecie tipica di un lavoratore che farebbe meglio a scegliere di ricevere il benefit a conguaglio a fine anno. Il lavoratore che prevede di ricevere redditi complessivi superiori a 15 mila euro potrebbe dover scegliere. E potrebbe dover chiedere al datore di lavoro la non liquidare in busta paga del trattamento integrativo. Si può infatti arrivare anche alla rinuncia del trattamento integrativo in busta paga, che non compromette comunque la possibilità di godere lo stesso del bonus. Il lavoratore infatti lo potrà eventualmente ricevere anche in sede di dichiarazione dei redditi quando sarà noto il reddito complessivo dell’anno. Questa soluzione è ancora migliore di quella a conguaglio nel caso di datori di lavoro particolari, di cui non ci si fida al 100%. Stesso  discorso per i contribuenti che hanno a che fare con dichiarazioni dei redditi altrettanto particolari e con Irpef elevata.

Bonus Irpef 100 euro 2022, cambia tutto: beneficiari, soglie e regole

Così come per l’Irpef sono intervenute nuove aliquote e nuovi scaglioni, anche per il bonus Irpef cambia tutto. Infatti ambia anche il famoso bonus Irpef in busta paga, o trattamento integrativo che dir si voglia. Il bonus per il 2022 sarà diverso da come lo abbiamo conosciuto lo scorso anno.

E non parliamo solo del fatto che il 2022 è il primo anno in cui il Bonus Irpef sarà liquidato per 12 mesi ai lavoratori (lo scorso anno i primi sei mesi furono ancora sotto l’insegna del bonus Renzi da 80 euro). Il nuovo sistema di imposizione fiscale sui redditi, cioè il nuovo sistema delle aliquote Irpef ha prodotto un cambiamento anche per il correlativo bonus Irpef da 100 euro.

Scende il limite utile a percepire il trattamento integrativo Irpef per intero

Lo scorso anno il trattamento integrativo sull’Irpef fu introdotto a partire dal luglio in sostituzione del bonus Renzi da 80 euro. la misura fino al 31 dicembre scorso erogava 100 euro al mese ai lavoratori che avevano redditi fino a 28.000 euro. Fino a tale soglia il trattamento era erogato in misura piena. Per chi invece superava i 28.000 euro e fino a 40.000 euro di reddito, il trattamento restava riconosciuto, ma in forma ridotta ed a scalare con un meccanismo proporzionale al reddito, fino ad azzerarsi sopra i 40.000 euro.

Le nuove aliquote Irpef hanno ridotto da 5 a 4 gli scaglioni di imposizione. Va detto però che il primo scaglione è rimasto identico a come lo conosciamo da anni. In effetti il primo scaglione Irpef è rimasto quello fino a 15.000 euro. E la novità riguardante il bonus Irpef 2022 è che, la misura intera sarà appannaggio esclusivamente di soggetti rientranti nel primo scaglione.

In pratica la misura intera resta pienamente fruibile solo da chi ha redditi fino a 15.000 euro. Un netto calo che porta chi invece chi supera i 15.000 euro a percepire un trattamento in misura ridotta.

Lo ha stabilito l’articolo n° 1 comma 3 della legge di Bilancio 2022.

Nuovo Bonus Irpef, cala la platea dei beneficiari del trattamento pieno

Il bonus Irpef è pari a 1.200 euro all’anno, ma solo per chi ha redditi fino a 15.000 euro annui. Per gli altri si applica un decalage man mano che cresce il proprio reddito. Va detto che per i redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro, il bonus viene erogato ad una condizione.La somma di tutte le detrazioni teoricamente spettanti al diretto interessato, devono essere superiori all’imposta lorda dovuta, cioè all’Irpef da versare. Questo l’altro vincolo imposto a chi supera i 15.000 euro di reddito.

Quando si parla di somma di tutte le detrazioni, parliamo di quelle relative ai carichi di famiglia, a quelle da lavoro dipendente ed anche a quelle derivanti dagli oneri detraibili (spese sanitarie, ristrutturazioni, istruzione e così via).