Guadagni nel franchising: come funzionano e a quanto ammontano?

Se stai pensando di investire nel franchising, sicuramente ti stai chiedendo come funzionano i guadagni in questo particolare tipo di attività, in questa piccola guida si proverà a delineare una casistica.

I guadagni del franchising

Sicuramente ti è capitato di vedere in giro degli importanti franchising che funzionano bene e offrono la possibilità agli affiliati di avere dei buoni guadagni, sicuramente è possibile, ma in ogni caso è bene prestare attenzione. La legge che disciplina questo contratto è la 129 del 2004, ma come puoi notare dall’articolo qui pubblicato, non parla dei guadagni, questo vuol dire che su tale punto le parti hanno libertà contrattuale e determinano come saranno suddivisi i guadagni senza particolari paletti dettati  dalla legge, anche se la stessa protegge l’affiliato attraverso norme che dovrebbero garantire trasparenza e lealtà.

Naturalmente la società che detiene un marchio in franchising propone contratti uguali o molto simili a tutti gli affiliati e questo può sicuramente essere un vantaggio perché permette a chi vuole affiliarsi di controllare bene come funziona il sistema. Ricorda che in ogni caso puoi avere il contratto di franchising tre mesi prima della data prevista per la sottoscrizione e può visionare i bilanci degli ultimi tre anni, questo ti consente di capire se l’investimento è remunerativo. 

Franchising: come funzionano i guadagni

Per capire come funzionano i guadagni nel franchising è necessario partire da alcuni punti base, in primo luogo i guadagni effettivi dipendono dalle percentuali sui prezzi di vendita dei prodotti che devono essere corrisposte ai franchisor. Naturalmente un marchio ben posizionato sul mercato, che attrae molti clienti fidelizzati può portare dei guadagni immediati anche abbastanza buoni.

In secondo luogo occorre ricordare che i prezzi sono imposti dal franchisor, questo vuol dire che c’è un margine di libertà davvero irrisorio, in poche parole non si possono fare sconti per attirare la clientela in completa autonomia.

Si è detto che per entrare in un investimento franchising è necessario versare un fee di ingresso e che questo consente di avere allestimenti, formazione, uso del marchio, esclusiva in una determinata zona corrispondente comunque a un potenziale bacino di utenza. Non solo, infatti il franchisor mette a disposizione i prodotti/servizi e trattiene per sé una percentuale dei guadagni (royalty) che naturalmente non corrisponde al costo del prodotto, cioè se produrre una maglietta costa 5 euro è molto probabile che la stessa sia messa in vendita a 10 euro e che il franchisor trattenga per sé 7 /8 euro. La percentuale che trattiene il franchisor dipende da diversi fattori, ma non è determinata per legge, questo vuol dire che c’è ampia autonomia contrattuale.

Come calcolare i guadagni

Prima di investire in questo settore, per capire come funzionano guadagni nel franchising è bene ricordare che il costo dell’affitto dei locali, dei dipendenti e delle utenze nella maggior parte dei casi, praticamente tutti, sono a carico del franchisee.

In linea di massima i franchising in cui si può guadagnare bene sono quelli in cui vi è un ricarico sul prezzo del prodotto abbastanza alto, in questo modo è possibile dare un buon ritorno sia al franchisor che la franchisee.

Occorre comunque prestare molta attenzione perché se sono previsti costi di formazione a carico dell’affiliato nell’arco della durata del contratto, questi comunque vanno a intaccare i guadagni del franchisee o affiliato.

In media è stato calcolato che il guadagno netto di un franchising in media è di 2.083 euro al mese, ma appare del tutto ovvio che ci sono delle oscillazioni davvero molto forti tra un marchio e un altro.

Come funzionano i guadagni nel franchising: esempi

Non è semplice capire come funzionano i guadagni nel franchising perché ogni  marchio ha le sue peculiarità e non sempre sono disponibili informazioni certe. Possiamo fare qualche esempio sui nuovi marchi. 

Cannabis Store Amsterdam

Appare interessante Cannabis Store Amsterdam, si tratta di un franchising in si vende cannabis legale e suoi derivati (caramelle, caffè, biscotti e simili). La formula è abbastanza interessante, si possono scegliere due soluzioni, cioè vendita da asporto o locale bar in cui è possibile consumare, parliamo sempre di prodotti derivati dalla cannabis legale. L’investimento iniziale dipende dalla formula scelta: la vendita per asporto prevede un investimento di 19.900 euro, mentre la formula store con bar 29.900 euro. Nel primo caso basta avere un locale compreso tra i 15 e i 30 mq, nel secondo tra i 30 e i 50 mq.

Il contratto prevede solo l’obbligo di vendere esclusivamente prodotti del loro marchio, ma non vi sono royalty da pagare sulle vendite, quindi non si deve versare una percentuale sulle vendite effettuate, l’incasso resta al franchisee. Viene “assicurato”, o  meglio stimato, un incasso che varia da 500 euro al giorno a 8000 euro. Occorre però sottolineare che quando si parla di incassi, non si parla di guadagni, infatti dall’incasso devono essere sottratti i costi della materia prima (è probabile che l’affiliante abbia comunque alla base un ricarico sul prezzo visto che non richiede percentuali sul guadagno). Dall’incasso occorre detrarre canone di locazione, costi per i dipendenti, costi per imposte e tasse varie, utenze (dati ricavati dal sito aprireunfranchising.it).

Intimissimi/Calzedonia

Un altro marchio che non applica royalty sulle vendite è Intimissimi/Calzedonia, in questo caso l’investimento iniziale è più alto, ma la casa madre ha campagne pubblicitarie costanti su riviste e cartellonistica, mette a disposizione formazione ed è tutto curato con particolare meticolosità, appare uno dei franchising più solidi e il rapporto qualità/prezzo attrae una buona clientela.

Anche i grandi brand cercano nuovi franchisee

Si è appena conclusa l’Assemblea dedicata al franchising da Assofranchising, organizzata presso BolognaFiere, che già si pensa agli eventi del prossimo anno.

Infatti, dal 28 al 30 aprile 2016 avrà luogo, sempre nella stessa location, Franchising& Retail Expo, fiera internazionale di Assofranchising, alla quale parteciperanno grandi marchi come Yamamay, Tezenis, Carpisa e Calzedonia.

I potenziali imprenditori potranno incontrare i rappresentanti dei brand attraverso colloqui individuali e nei convegni che verranno organizzati.

In Italia il franchising è un settore molto attivo, che conta 52mila punti vendita, di cui il 26% sono gestiti da giovani tra 25 e 35 anni, e il 56% tra i 35 e i 45 anni; nel 38% dei casi inoltre i punti sono gestiti da donne.

BolognaFiere e Assofranchising hanno firmato un contratto di cinque anni, per una fiera che ha l’obiettivo di essere annuale. Per il prossimo aprile la manifestazione ospiterà inoltre il meeting annuale del World Franchise Council, l’organismo mondiale del franchising.

Vera MORETTI

Tra La Perla e Calzedonia spunta SMS Finance SA

Sembrava fatta, e invece i giochi sono stati rimandati al 4 giugno, giorno in cui avrà luogo l’asta per l’acquisizione di La Perla.

Come era accaduto qualche settimana fa per Richard Ginori, “salvato” da Gucci, anche per La Perla si stava profilando all’orizzonte un salvataggio “all’italiana” da parte di Calzedonia, ma, sul più bello, è stata depositata al Tribunale di Bologna un’offerta di 100 milioni di euro da parte del fondo lussemburghese SMS Finance SA di Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb.

Il gruppo veronese, che fino ad un attimo prima era l’unico potenziale compratore, non ha potuto fare nulla di fronte ad un gesto simile, che, per importo, è di poco sotto all’intero fatturato annuo della società, pari a 107 milioni e vale il doppio di quanto ha pagato nel 2007 il fondo americano Jh Partners.

L’accordo raggiunto nei giorni precedenti all’udienza tra Calzedonia e i sindacati prevedeva, e, per quanto si sa, prevede tutt’ora, un’offerta di 70 milioni di euro, la creazione di una newco, in grado di riassorbire 437 dei 599 dipendenti bolognesi, la cassa integrazione di un anno per i 149 lavoratori rimanenti e l’incentivo all’esodo.

Ma, nonostante i termini di questa intesa piacessero a tutti, la cifra messa a disposizione dal fondo non è da sottovalutare, poiché sembra venir meglio incontro alle banche, che reclamano il pagamento di 50 milioni di euro, 20 milioni gli altri creditori.

Il fondo controlla già oggi una decina di marchi commerciali, tra cui Marvin e Malizia. Il gruppo di Sandro Veronesi avrebbe, invece, integrato il suo business con il mercato dell’alta gamma di La Perla, disponendo ad oggi anche dei marchi Tezenis e Intimissimi.

Calzedonia rilancerà? Lo sapremo solo il 4 giugno.

Vera MORETTI