Canone speciale RAI per Partite Iva: cos’è, esenzione, novità sconto

Avete mai sentito parlare di canone speciale RAI? Per chi non lo sapesse, è un’imposta o abbonamento concernente gli utenti che possiedono uno o più apparecchi dedicati alla ricezione di trasmissioni radio televisive negli esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o in ogni caso al di fuori dell’ambito familiare, a prescindere dalla quantità e qualità del suo utilizzo. Stiamo parlando di bar, ristoranti, alberghi, uffici dei liberi professionisti, circoli, associazioni ecc., che li usano a scopo di lucro, anche se indiretto.

Canone speciale RAI per le partita IVA

Il canone ordinario RAI destinato alle famiglie, è stato inserito nel pagamento della bolletta elettrica come stabilito nella legge finanziaria 2016. La stessa procedura non è stata applicata nel caso del canone speciale RAI a cui sono soggetti le partita IVA. Il suo importo varia a seconda dal tipo d’impresa, associazione o ente in possesso dei suddetti apparecchi radiofonici e televisivi e al numero degli stessi.

Il pagamento può essere effettuato annualmente entro il 31 gennaio, semestralmente entro il 31 gennaio e il 31 luglio oppure trimestralmente con quattro scadenze: 31 gennaio, 30 aprile, 31 luglio.  31 ottobre.

Sono esentati dal pagamento del canone RAI speciale: i titolari di Partita Iva che detengono apparecchiature né atte nè adattabili alla ricezione della radiodiffusione: 

  • PC senza sintonizzatore TV
  • Monitor per computer
  • Casse acustiche
  • Videocitofoni

Per effettuare la disdetta dal canone speciale, si deve inviare alla sede regionale RAI la comunicazione relativa sotto forma di raccomandata con ricevuta di ritorno, specificando che non si è più detentori di apparecchi atti alla ricezione della radiodiffusione e quale sia la loro destinazione.

Quali sono le apparecchiature, il cui possesso prevede il pagamento del canone RAI speciale

  • Ricevitori TV (fissi, portatili, per mezzi mobili);
  • ricevitori radio (fissi, portatili, per mezzi mobili);
  • riproduttore multimediale con ricevitore TV/Radio;
  • terminale d’utente per telefonia mobile con ricevitore Radio/TV
  • videoregistratore con sintonizzatore TV;
  • chiavetta USB con sintonizzatore TV/Radio;
  • scheda per PC con sintonizzatore Radio/TV;
  • decoder per la TV digitale terrestre;
  • ricevitore Radio/TV satellitare;
  • riproduttore multimediale con ricevitore TV/Radio senza trasduttori.

Modalità di pagamento

Il canone speciale RAI può essere pagato con i classici bollettini postali ricevuti dalla RAI o solo annualmente tramite domiciliazione bancaria. E’ possibile contattare gli operatori al numero verde 800.938.362 o presso gli Uffici Regionali per attivare il pagamento online con carta di credito senza commissioni. Tramite bonifico postale o bancario indicando il codice IBAN IT75O0760101000000000002105. In questo caso, va indicato il numero di abbonamento, nome e cognome o ragione sociale, indirizzo, codice fiscale o Partita Iva. Con carte di credito o di debito tramite POS presso gli Uffici Regionali.

Infine, dal 1° gennaio 2020 il pagamento del canone RAI può essere effettuato tramite carta di credito attraverso il Sistema Direct link. In questo caso, l’utente deve contattare il Call Center Rai, al numero verde 800.938.362 fornendo l’intestazione e il numero dell’abbonamento, nonché un indirizzo di posta elettronica al quale l’operatore invierà un link valido 15 giorni. Cliccandoci sopra e seguendo le istruzioni, si potrà procedere al pagamento con carta di credito direttamente sulla piattaforma della banca e senza necessità di fornire all’operatore telefonico i dati delle carte di credito.

Sanzioni canone speciale RAI

I titolari del canone RAI speciale che non sono in regola con i pagamenti, dovranno pagarlo con l’aggiunta degli interessi “legali” e delle eventuali spese di riscossione coattiva. Inoltre, in seguito a una manovra di accertamento da parte della Guardia di Finanza, quest’ultimo potrà comminare una multa compresa tra 103,29 euro e 516,45 euro.

Riduzione importo del canone speciale RAI

Il Decreto Sostegni del 22 marzo 2021 ha stabilito una riduzione delle bollette elettriche non a uso domestico ma anche del canone RAI per le strutture ricettive e di somministrazione e consumo di bevande in locali pubblici o aperti al pubblico. Come? Con uno sconto del 30% sull’importo dovuto o per chi ha già pagato prima del 23 marzo 2021, con la concessione di un credito d’imposta sempre del 30%.

Si ricorda che il CDA Rai, ha concesso un differimento senza oneri aggiuntivi del pagamento del canone speciale 2021 dal 31 marzo al 31 maggio.

 

Canone Rai, la rivolta delle partite Iva

Ecco ci mancava solo il canone Rai speciale! 
In questi giorni migliaia di bollettini sono stati inviati alle aziende iscritte alle Camere di Commercio che abbiamo apparecchi che ricevono trasmissioni televisive e usino per motivi lavorativi televisori come i ristoranti e alberghi. Sul piede di guerra, e come dargli torto, artigiani, commercianti e partite Iva che si sono visti recapitare il bollettino come se passassero le loro intere giornate lavorative a poltrire davanti alle trasmissioni (soporifere) del pomeriggio della televisione pubblica.

Il canone speciale, così si chiama l’ennesima tassa di cui non sentivamo la mancanza, va pagato, spiega da mamma Rai, da chi detiene «uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive fuori dall’ambito familiare nell’esercizio di un’attività commerciale e a scopo di lucro diretto o indiretto: per esempio alberghi, bar, ristoranti, uffici».

Bollettini sono arrivati anche ad attività manifatturiere, di noleggio, artigianali, informatiche, alimentari, aziende di servizi, agenti di commercio ai quali proprio non va giù questa richiesta. «Le imprese – secondo Nadia Beani Presidente di Confartigianato di Ascoli Piceno e Fermo – non hanno bisogno di balzelli ulteriori e di incertezze normative né possono ancora una volta rappresentare il salvadanaio per finanziare inefficienze e novità che tardano a venire».

Jacopo MARCHESANO

Canone Rai alle aziende. Ma vogliamo dire basta?

di Davide PASSONI

Ah! Lo aspettavamo, lo aspettavamo! Ci mancava solo questo! Uno dei tributi più odiosi di questo Paese, il canone Rai (secondo, forse, solo al bollo auto), oltre a essere inviso a milioni di privati cittadini ora diventa uno spauracchio anche per i professionisti e i lavoratori autonomi, che in questi giorni si sono visti recapitare da mamma Rai la richiesta di pagamento del canone per il possesso di apparecchi come pc e simili, persino smartphone, normalmente non finalizzati alla ricezione di programmi tv. Perché? Perché in base a un Regio Decreto del 1938 sono sottoposti a canone tutti gli “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive indipendentemente dalla qualità o dalla quantità del relativo utilizzo”. Del 1938! Quando la tv era la fantascienza e internet l’inimmaginabile.

Eppure, professionisti e autonomi, già tartassati e additati dai più come sporchi evasori, si sono trovati nella cassetta delle lettere questo avviso: “La informiamo che le vigenti disposizioni normative impongono l’obbligo del pagamento di un abbonamento speciale a chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive al di fuori dell’ambito familiare, compresi computer collegati in rete indipendentemente dall’uso al quale gli stessi vengono adibiti”. Importo minimo: 200,91 euro. Per uno scherzetto che, secondo Rete Imprese Italia, costerà alle imprese stesse 980 milioni. E allora sul web (twittate? Seguite l’hashtag #raimerda) monta la protesta – giusta, giustissima -, il mondo delle imprese protesta, le associazioni dei consumatori s’incazzano e persino i parlamentari dei vari schieramenti (di cui la Rai è espressione ed estrusione malata – paradosso nel paradosso…) si dicono allibiti.

Una follia. Totale. Visto che, estendendo l’interpretazione del decreto, anche tablet e smartphone finirebbero nel gorgo. Visto che i computer in rete utilizzati da aziende e professionisti a tutto servono fuorché a guardare la tv (chi ha tempo di guardare le porcherie della Rai mentre lavora a un bilancio o a un armadio a 8 ante?). Visto che, di norma, un tributo si paga per avere in cambio dallo Stato servizi all’altezza e che, diciamolo senza essere qualunquisti, il servizio che Rai eroga è in media piuttosto mediocre.

E naturalmente, come al solito, se non si paga entro i termini sono more su more, minacce, sigilli, ganasce, pignoramenti. Come al solito. Come al solito in uno Stato che pretende da noi rigore e puntualità nei pagamenti ma che, quando è lui a doverci dei soldi (perché si è sbagliato e, di fatto, ce li ha rubati), si fa tempi, leggi e procedure da se stesso, per prendersela comoda, prendere tempo e persino di evitare di pagare. Chiedete a quelle imprese, poveracce, che vantano crediti inesatti nei confronti della PA.

Uno stato presunto etico che applica due pesi e due misure nel dare e nell’avere, che sanziona (giustamente) chi sbaglia ma non ammette di sbagliare, che si nasconde dietro al potere delle leggi per spremere i cittadini-sudditi nei modi più assurdi. Anche chiedendo loro i soldi con questa porcheria del canone e dei pc, con un decreto dell’anno di grazia 1938, XV E.F. Ma vogliamo dire basta una buona volta?