Regime di tassazione agevolata per impatriati, docenti e ricercatori: che cos’è?

I ricercatori, i docenti e gli impatriati per motivi di lavoro godono di un regime fiscale agevolato per il trasferimento della propria residenza dall’estero al territorio italiano. Le agevolazioni rientrano nelle misure volte a favorire lo sviluppo culturale, scientifico ed economico di risorse umane provenienti dall’estero.

Chi può traferire la propria residenza dall’estero verso l’Italia?

Si prospettano, nel regime agevolato, almeno due situazioni:

  • le persone fisiche che decidono di trasferire la residenza in Italia per poter svolgere un’attività lavorativa;
  • chi decide di trasferire la residenza in Italia non necessariamente per svolgere un’attività lavorativa.

In quest’ultimo caso, chi trasferisce la propria residenza da un Paese estero dove abbia prodotto dei redditi, può godere di una tassazione agevolata che viene calcolata in modo forfettario.

Per chi trasferisce la residenza in Italia senza voler svolgere un’attività lavorativa è prevista l’imposta sostitutiva Irpef forfettaria

Pertanto, chi trasferisca la residenza dall’estero verso l’Italia senza che debba svolgervi un’attività lavorativa, può godere di un regime agevolato forfettario. La situazione è prevista dall’articolo 24 bis del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) che agevola la scelta mediante un’imposta sostitutiva Irpef. La misura forfettaria è determinata nel valore di 100 mila euro per ogni anno.

Pensionati che trasferiscano la residenza nell’Italia del Sud

Analogamente, chi è percettore di pensione estera e trasferisca la residenza in Italia, in una regione del Sud e in un comune che abbia una popolazione non eccedente i 20 mila abitanti, può beneficiare di un’imposta agevolata. Tale imposta è fissata all’aliquota del 7% applicata su tutti i redditi percepiti dal soggetto da enti esteri o prodotti all’estero. Lo prevede l’articolo 24 bis del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir).

Chi trasferisce la residenza dall’estero in Italia per svolgere un’attività lavorativa

Diverso è il caso di chi trasferisca dall’estero la propria residenza per svolgere un’attività lavorativa. Infatti, la normativa nazionale prevede agevolazioni per quei soggetti, in questa situazione, che dovranno presentare il modello 730 di dichiarazione dei redditi. Le agevolazioni, in particolare, vanno a vantaggio del rientro:

  • dei docenti e dei ricercatori;
  • e dei lavoratori ‘impatriati’.

Le agevolazioni per il rientro in Italia sono previste dall’articolo 44 del decreto legge numero 78 del 2010 (docenti e ricercatori); per i lavoratori “impatriati”, invece, è opportuno far riferimento all’articolo 16 del decreto legislativo numero 147 del 2015.

Requisiti dei docenti e ricercatori che rientrano dall’estero per beneficiare del regime fiscale di vantaggio

Le agevolazioni fiscali per i ricercatori e i docenti consistono nella riduzione della base imponibile del 90% del reddito prodotto nel periodo di imposta. Per arrivare a questo abbattimento è necessario che siano presenti determinati requisiti di reddito e familiari. Tali requisiti devono permanere per tutta la durata della residenza in Italia nei 5, 7 o 10 periodi di imposta susseguenti.

Requisiti impatriati per le agevolazioni fiscali

Per chi prende la residenza in Italia proveniente da uno Stato estero è necessario dal 2020 che:

  • nei 2 periodi di imposta precedenti non abbia avuto la residenza in Italia;
  • che produca reddito da lavoro alle dipendenze, o d’impresa o autonomo, prevalentemente nello Stato italiano;
  • l’agevolazione consistente nella riduzione del 70% della base imponibile del reddito da lavoro;
  • il mantenimento della residenza in Italia nei 5 anni susseguenti a quelli di ottenimento della residenza. Il beneficio si può allungare di ulteriori 5 anni se il lavoratore ha almeno un figlio minorenne o a carico; oppure se, dopo la residenza in Italia, il contribuente acquista un’unità abitativa di tipo residenziale (l’acquisto può avvenire anche fino a un anno prima del cambio della residenza).

Quando si riduce l’agevolazione fiscale a favore dei neo-residenti in Italia?

L’agevolazione fiscale a favore dei lavoratori che prendano la residenza in Italia si riduce dal 70% al 50% dell’abbattimento della base imponibile trascorso il primo quinquennio. Si evita l’abbattimento se il soggetto ha dai 3 figli minorenni o a carico in su. In tal caso, la riduzione della base imponibile avviene dal 70% al 60%. La riduzione di solo il 10% della base imponibile opera anche a favore dei soggetti iscritti all’Aire e dei soggetti degli Stati membri dell’Ue che siano residenti in Italia già prima del 30 aprile del 2019 e che al 31 dicembre dello stesso anno beneficiavano già dell’agevolazione fiscale. Tale beneficio è esteso anche ai cittadini britannici con residenza in Italia in base al chiarimento operato dall’Agenzia delle entrate numero 172 del 2022.

Come si compila il modello 730 in presenza di cittadini che abbiano preso la residenza in Italia da uno Stato estero?

La compilazione del modello 730 di dichiarazione dei redditi dei cittadini che abbiano preso la residenza in Italia da uno Stato estero e che, dunque, abbiano i requisiti necessari per ottenere le agevolazioni fiscali avviene in specifiche sezioni del modello stesso. Le informazioni da inserire non sono molte e servono all’Agenzia delle entrate per la verifica del godimento del beneficio (in busta paga dal sostituto di imposta o datore di lavoro o in sede di dichiarazione dei redditi). Infatti, già in busta paga il datore di lavoro applica l’agevolazione prevista in questi casi, previa presentazione al lavoratore stesso di un’apposita domanda per iscritto.

Quali sono i codici del modello 730 necessari per le agevolazioni fiscali di chi prende la residenza in Italia?

I codici da riportare nel modello 730 vanno inseriti nel quadro “C” e nella casella dei “Casi particolari”. Sono da usare i codici 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9; e 13 e 14. Si tratta dei codici necessari affinché il contribuente dichiari di possedere i requisiti necessari per beneficiare della riduzione della base imponibile. La scelta del codice giusto dipende dalla situazione personale del richiedente. C’è anche la casella del “Codice dello Stato estero” nella quale è occorrente indicare lo Stato estero nel quale il soggetto era residente prima del trasferimento (o del rientro) nel territorio italiano.

Modello 730, cosa fare se l’agevolazione è stata riconosciuta già dal datore di lavoro o dal sostituto di imposta?

Cosa indicare nel modello 730 se l’agevolazione fiscale è stata già riconosciuta dal sostituto di imposta (o dal datore di lavoro)? In questo caso, è necessario far riferimento al rigo C 14, in corrispondenza delle caselle 3 e 4. In questi punti andrà indicato il reddito che non è stato ancora soggetto a tassazione. Gli importi si possono ottenere da quanto riportato nella Certificazione Unica ai righi 462 e 463.

Cosa avviene se il datore di lavoro non ha applicato la riduzione fiscale prevista?

Se il contribuente intende beneficiare delle agevolazioni fiscali unicamente nella dichiarazione dei redditi (anche nel caso in cui le agevolazioni non siano state riconosciute dal datore di lavoro per qualsiasi motivo), si può indicare l’ammontare del reddito che non avrebbe dovuto essere assoggettato. Pertanto, l’abbattimento della base imponibile è pari al 90%, al 70% o al 50% a seconda dei casi del reddito che si trova nelle annotazione della Certificazione unica ai codici:

  • Cu;
  • Ct;
  • Cs;
  • Cr;
  • Bc;
  • Bd;
  • Cq.

Cosa fare se il contribuente non ha comunicato al datore di lavoro di volersi avvantaggiare dell’agevolazione fiscale?

Può accadere che, ai codici indicati in precedenza, non corrisponda alcuna informazione. Ciò succede per i seguenti motivi:

  • per dimenticanza del contribuente nei confronti del datore di lavoro;
  • il contribuente risulta distaccato perché, ad esempio, il datore di lavoro si trova all’estero e, quindi, non costituisce sostituto di imposta nel territorio italiano. In questo caso, non vi è una Certificazione unica.

In entrambi i casi, dunque, nel modello 730, in corrispondenza delle caselle 3 e 4 del rigo C 14, sarà necessario inserire la parte di reddito di lavoro alle dipendenze prodotta nel territorio italiano. Tale parte di reddito, infatti, non risulta indicata nemmeno nei righi C 1, C 2 e C3 del modello 730.

Sul modello 770/2022 ecco tutto quello che c’è da sapere, da chi lo invia a cosa serve

Tra i modelli di dichiarazione da trasmettere al Fisco non ci sono quelli sui redditi, come per esempio il 730, ma anche quello sulle ritenute. Il modello in questione è il 770 che, in modalità telematica, deve essere inviato all’Agenzia delle Entrate dai sostituti di imposta includendo pure le Amministrazioni dello Stato. Vediamo allora, proprio sul modello 770/2022, tutto quello che c’è da sapere a partire, tra l’altro, dalle condizioni che si devono rispettare ai fini dell’invio sempre e rigorosamente in modalità telematica.

Cosa si comunica e cosa si certifica con il modello 770/2022

Nel dettaglio, con il modello 770/2022 i sostituti di imposta comunicano al Fisco le ritenute sui redditi da lavoro. Precisamente, non sono quelli da lavoro dipendente ed assimilati, ma anche i redditi derivanti da lavoro autonomo, da provvigioni e pure da redditi diversi.

Inoltre, con il modello 770/2022 si comunicano pure le locazioni brevi inserite all’interno della Certificazione Unica (CU), i dividendi, i proventi ed anche i redditi di capitale, nonché le somme liquidate a seguito di pignoramento presso terzi, liquidate a titolo di indennità di esproprio e, tra le altre, pure le somme percepite a seguito di cessioni volontarie nel corso di procedimenti espropriativi in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

In più, sul modello 770/2022 c’è anche da precisare che l’invio è possibile, da parte del sostituto di imposta, a patto che sia in regola con la trasmissione della Certificazione Unica (CU) e, qualora richiesto, pure della Certificazione degli utili.

Come visionare e come scaricare il modello 770/2022 con le relative istruzioni

Al pari dei modelli dichiarativi, pure il modello 770/2022 si può visionare e si può scaricare gratuitamente dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. Senza peraltro che siano necessari le credenziali di accesso al portale dell’Amministrazione finanziaria dello Stato. Ovverosia, senza SPID, senza CIE e senza CNS. Ma anche senza che siano necessarie le credenziali fornite dall’Agenzia delle Entrate. Al pari del modello 770/2022, inoltre, pure per le istruzioni per la compilazione sono disponibili liberamente per la visione e per il download in formato PDF.

Il modello 770/2022, con un provvedimento da parte del direttore dell’Agenzia delle Entrate, è stato approvato in data 14 gennaio del 2022. Unitamente alle istruzioni per la compilazione. Mentre le specifiche tecniche, per la trasmissione dei dati inseriti modello 770/2022, sono state approvate, sempre con un provvedimento da parte del direttore delle Entrate, in data 15 febbraio del 2022.

Certificazione unica 2022, cosa fare se il datore di lavoro non la invia

E’ tempo di certificazione unica 2022 per tutti i lavoratori. Ma cosa fare se il datore di lavoro non la invia? Ecco la risposta.

Certificazione unica 2022, a cosa serve?

La certificazione unica 2022 rientra nel mondo del lavoro subordinato. Dunque il sostituto d’imposta è un soggetto che si occupa di versare tributi, tasse e contributi previdenziali al posto del contribuente. Tuttavia per fa ciò il sostituto d’imposta utilizza la Certificazione unica. Inoltre è un documento molto importante perché attesta i redditi di lavoro dipendente e assimilati. Ma attesta anche il lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi nonché i corrispettivi derivanti dai contratti di locazioni brevi.

Inoltre la certificazione unica va rilasciata al lavoratore, utilizzando il modello “sintetico” entro il 16 marzo. Sempre nella stessa data si trasmette all’Agenzia delle entrate utilizzando il modello “ordinario”. Infine la trasmissione telematica delle certificazioni uniche contenenti solo redditi esenti o non dichiarabili mediante la dichiarazione redditi precompilata, può avvenire entro il termine di presentazione della dichiarazione dei sostituti d’imposta, ovvero entro il 31 ottobre 2022.

Certificazione unica 2022, cosa fare se il datore non la invia al lavoratore?

Con il mese di marzo i datori di lavoro, di solito, inviano le certificazioni uniche a tutti coloro che hanno prestato un’attività lavorativa per conto loro. Dunque spesso i lavoratori la ricevono attraverso una semplice mail e tra gli allegati c’è proprio il modulo. Si consiglia di scaricarla e di stamparne copia. Tuttavia può succedere che qualche impresa non lo invia e quindi cosa può fare il lavoratore?

La prima cosa e più semplice è quella di richiederla attraverso un semplice sollecito. Molte aziende hanno vari collaboratori anche esterni, pertanto può succedere, anche se non deve. Ma se nonostante il sollecito il modulo non arriva, il soggetto può effettuare una denuncia all’Agenzia delle entrate o alla Guardia di Finanza. Infine si ricorda che per ogni certificazione tardiva, errata o omessa, è prevista l’applicazione di una sanzione pari a 100 euro per singolo adempimento con il limite massimo di 50.000 euro e sostituto d’imposta per il periodo d’imposta 2021.

Le novità per la CU 2022 per i lavoratori autonomi

Quest’anno ci sono alcune novità per la certificazione unica 2022 per i redditi di lavoro autonomo visto che alcuni codici sono cambiati:

– 21 – nel caso di erogazione di altri redditi non soggetti a ritenuta;
– 22 – nel caso di erogazione di redditi esenti ovvero di somme che non costituiscono reddito;
– 24 – nel caso di compensi, non assoggettati a ritenuta d’acconto, corrisposti ai soggetti in regime forfetario di cui all’articolo 1, della L. n. 190/2014.
Ecco la tabella di raffronto con il precedente modello di certificazione.
Lavoro autonomo
CU 2022
(codice)
CU 2021
(codice)
Colonna 6
21
7
22
8
24
12
Premesso che, per la redazione della certificazione si dovrà tenere conto in particolare che:
– nel campo “Altre somme non assoggettate a ritenuta” (col.7) occorre indicare l’ammontare delle prestazioni professionali, la rivalsa della “cassa” previdenziale in caso di Gestione separata indicando in colonna 6 il codice 24 (il contributo integrativo destinato alle casse professionali non fa parte del compenso e, dunque, non va indicato.
Infine, l’importo corrispondente all’imposta di bollo prevede l’ammontare delle eventuali anticipazioni fatte al Committente/Cliente (ex art. 15 D.P.R. n. 633/1972) va, invece, incluso nelle indicazioni fornite al campo “Ammontare lordo corrisposto” (col.4), avendo cura di indicare poi a colonna 6 il codice 22.

Le certificazioni uniche 2022 per il regime forfettario

Anche i professionisti aderenti al regime forfettario possono prestare la loro attività lavorativa, ed i datori di lavoro devono presentare la certificazione unica. Inoltre si  ricorda che il regime forfettario è scelto dalle persone fisiche esercenti un’attività d’impresa, di arte o professioni, purché in possesso dei requisiti stabiliti:

Le condizioni prevedo che:

  • il totale dei compensi percepiti e dei ricavi non possono superare 65.000 euro;
  • introduzione del limite delle spese sostenute per il personale dipendente o per lavoro accessorio per un ammontare non superiore a 20 mila euro lordi.
Tuttavia nel caso di professionisti operanti nel regime forfettario  prevede la compilazione di due modelli, in quanto occorre indicare, per ogni modello, il corrispondente “Codice” da indicare nella colonna 6, cioè le somme non soggette a ritenute.

Quando viene pagato il rimborso IRPEF 2022? Novità

La maggior parte del lavoratori in questi giorni ha ricevuto la Certificazione Unica 2022, questa è alla base della successiva dichiarazione dei redditi che potrà essere presentata dal mese di maggio. Dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi si potrà ricevere anche il rimborso Irpef, ma quando sarà versato il rimborso Irpef 2022?

Dalla Certificazione Unica al rimborso Irpef 2022

La Certificazione Unica viene rilasciata dal datore di lavoro, nel caso in cui nel corso dell’anno siano intercorsi rapporti di lavoro con più soggetti, ognuno di essi è tenuto a consegnare la Certificazione Unica entro il mese di marzo. I pensionati possono invece scaricare la certificazione dal sito INPS accedendo attraverso l’uso di SPID, CIE o CNS. I dipendenti pubblici possono scaricarla sul sito NoiPA, mentre chi riceve importi imponibili dall’INAIL potrà scaricare la CU direttamente dal sito INAIL.

Sappiamo che il datore di lavoro, l’ INPS e i vari enti che erogano stipendi e pensioni sono sostituti di imposta, cioè versano le imposte al posto del soggetto passivo dell’imposta. Può però capitare che tali somme siano eccessive rispetto a quanto dovuto e questo perché sono state sostenute delle spese da portare in detrazione, in altri casi invece può capitare che il sostituto di imposta abbia versato meno di quanto effettivamente dovuto dal soggetto, ad esempio perché ha altri redditi e cumulandoli scatta un’aliquota diversa. Questi naturalmente sono solo alcuni dei casi che possono verificarsi. Al verificarsi di questi è bene presentare la dichiarazione dei redditi o 730. I termini previsti sono il 30 settembre 2022. La scadenza è il 25 ottobre 2022 per la correzione di eventuali errori nel 730 ordinario con necessità quindi di avere il 730 integrativo.

Naturalmente solo dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi 2022 sarà possibile ottenere il rimborso Irpef 2022.

Quando si riceve il rimborso Irpef 2022?

Si è detto che la presentazione del 730 o della dichiarazione dei redditi può avvenire dal mese di maggio 2022, in questo caso si potrà ricevere il rimborso Irpef già dal mese di luglio 2022. Per i lavoratori deve essere individuato anche il datore di lavoro sostituto che dovrà provvedere a versare il rimborso Irpef, naturalmente tali somme saranno comunque recuperate anche dal datore di lavoro. Per i pensionati, l’Inps, o altro ente pensionistico che ha agito in qualità di sostituto di imposta, provvederà ad accreditare le somme nella prima mensilità utile partendo sempre dal mese di luglio 2022. Chi invece attenderà l’ultimo momento per presentare il modello 730, potrà ricevere il rimborso a partire dal mese di ottobre 2022.

Detrazioni Irpef

Ricordiamo quali sono le spese principali che possono essere portate in detrazione. La detrazione viene applicata solo dopo aver calcolato l’ipotetica imposta dovuta e sottratta da tale importo. In primo luogo ci sono le spese mediche e tra le spese per dispositivi medici, ricordiamo che rientrano anche quelle sostenute per l’acquisto di mascherine FFP2 e FFp3. Per avere maggiori informazioni su come portare in detrazione i costi per le mascherine, leggi l’approfondimento: Detrazione mascherine: le modalità operative indicate dal MEF.

Sono inoltre detraibili:

  • spese di assicurazione (non obbligatoria);
  • spese per gli interessi passivi dei mutui;
  • affitto;
  • spese veterinarie;
  • istruzione (spese universitarie e non);
  • iscrizione palestra e altre attività sportive;
  • spese funebri;
  • spese per lavori edili (sismabonus, bonus facciate, ristrutturazione, superbonus 110%…);
  • erogazioni liberali (donazioni a enti del terzo settore);
  • spese di intermediazione immobiliare.

Deduzioni Irpef 2022

Sono diverse dalle detrazioni le deduzioni, infatti le deduzioni devono essere sottratte dal reddito imponibile e quindi vanno a ridurre la base imponibile su cui è calcolata l’imposta dando comunque origine a un importante risparmio. Le spese deducibili sono:

  • spese contributive e oneri previdenziali;
  • contributi versati a forme pensionistiche individuali e complementari;
  • assegno di mantenimento corrisposto all’ex coniuge (deve dichiararli l’ex coniuge e vengono eventualmente tassati a quest’ultimo);
  • contributi e oneri previdenziali versati per i collaboratori domestici;
  • contributi ed erogazioni liberali in favore di enti religiosi;
  • erogazioni in favore di ONG riconosciute;
  • spese mediche per assistenza disabili;
  • erogazioni liberali per associazioni enti che perseguono finalità benefiche, culturali, scientifiche.
  • contributi versati ai fondi integrativi del SSN;

Nell’arco delle deduzioni si comprendono quindi soldi che effettivamente non sono nella disponibilità del soggetto.

Naturalmente la lista di detrazioni e deduzioni ogni anno può essere rivista, proprio per questo è bene fin da ora raccogliere fatture e scontrini da portare al proprio Centro di Assistenza Fiscale o commercialista al fine di controllare quali possono essere portate in deduzione o in detrazione.