Pensione gravosi: si allarga la platea dei beneficiari per lavori usuranti

Il 31 dicembre 2021 va in pensione Quota 100, il provvedimento che aveva permesso di mitigare gli effetti della legge Fornero, consentendo a coloro che avevano almeno 62 anni di età di andare in pensione con un’anzianità contributiva di 38 anni. Per far fronte a tale scadenza ed evitare ai lavoratori di dover accedere al pensionamento tra 5 anni, quindi a 67 anni come prevede la Legge Fornero, si sta pensando a un allargamento della platea dei lavori gravosi. Ecco come dovrebbe allargarsi la platea dei beneficiari.

Addio a Quota 100 dal 31 dicembre 2021

Quota 100 per molti lavoratori è stata una vera manna dal cielo in quanto ha permesso a molti di accedere al pensionamento in anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero, ma il 31 dicembre 2021 il provvedimento scade e di conseguenza sarà in pieno vigore nuovamente la legge Fornero. Per mitigare gli effetti della riforma è stata istituita presso il Ministero del Lavoro una commissione che ha il compito di stilare la lista dei lavori gravosi che dovrebbero accedere alla pensione in anticipo. La Commissione Istituzionale Lavori Gravosi è presieduta da Cesare Damiano, ex sindacalista, già ministro del Lavoro e delle Politiche Sociale e componente dell’INAIL (Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro) che ha già consegnato la lista dei lavori usuranti al ministro del Lavoro.

Ciò che tutti ora si stanno chiedendo è chi effettivamente potrà beneficiare della pensione gravosi. Attualmente ci sono solo indicazioni. Dovrebbero rientrare coloro che attualmente rientrano nell’APE Social che consente di andare i pensione a 63 anni in presenza di alcuni requisiti e altri professionisti indicati nella lista.

Requisiti Ape Sociale e lavori usuranti/gravosi

Vediamo quali sono le categorie di lavoratori che usufruiscono attualmente dell’APE Social e che dovrebbero rientrare di diritto nella nuova pensione gravosi:

  • lavoratori in stato di disoccupazione in seguito a licenziamento collettivo, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, scadenza del rapporto di lavoro a tempo determinato,  soggetti che hanno terminato il periodo di disoccupazione da almeno 3 mesi e non sono stati reintegrati al lavoro. In questo caso occorre aver maturato 30 anni di anzianità contributiva;
  • lavoratori con anzianità contributiva di almeno 30 anni che assistono un parente entro il primo grado, il coniuge o parte dell’unione civile che ha un handicap grave ai sensi dell’articolo 3 legge 104 del 1992, oppure parenti entro il secondo grado e affini che non possano essere assistiti da un altro parente in quanto questi hanno oltre 70 anni di età oppure sono a loro volta portatori di handicap;
  • lavoratori con una riduzione della capacità lavorativa del 74% e che hanno maturato un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
  • infine, possono accedere all’APE Social i lavoratori che hanno almeno 36 anni di anzianità contributiva e abbiano svolto negli ultimi 7 anni lavori gravosi indicati in questa lista:
  1. lavoratori delle miniere, imprese edilizie e manutenzione edifici;
  2. conduttori di gru e di macchine per la perforazione;
  3. professionisti del comparto sanità che lavorano su turni come infermieri, OSA, OSS, ostetriche
  4.  conciatori di pelli e pellicce;
  5.  personale viaggiante e conduttori su linee ferroviarie;
  6.  conduttori di mezzi pesanti;
  7.  insegnanti delle scuole dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
  8.  operatori ecologici, addetti alla separazione e trattamento dei rifiuti, lavoratori del settore pulizie;
  9. operai di agricoltura, zootecnia e pesca;
  10. marittimi;
  11. lavoratori del settore siderurgico impegnati nella prima e seconda fusione, lavoratori del vetro esposti ad elevate temperature;
  12. verniciatori.

Lavori usuranti: la nuova lista della commissione tecnica per la pensione gravosi

Quelli indicati sono i lavori usuranti attualmente in vigore, ma la commissione tecnica incaricata ha proceduto ad ampliare la sfera di coloro che dovrebbero accedere alla pensione gravosi. La nuova lista comprende ben 205 professioni ( in passato erano 95) appartenenti a 92 diverse categorie (in passato 15). La lista è stata realizzata incrociando i dati relativi alle malattie professionali, al verificarsi di infortuni sul lavoro, il numero di giorni di assenza per malattia e tenendo in considerazione la fascia di età tra i 56 e i 63 anni di età.

Naturalmente spetterà a Governo e Parlamento l’ultima parola sulla reale estensione della pensione gravosi 2022 e la stessa dovrà tenere in considerazione la reale capacità di spesa del governo.

Nella nuova lista non potevano mancare gli operatori delle imprese estrattive, che sono al primo posto, ma rientrano anche tante categorie che in passato non erano presenti, ad esempio insegnanti di scuola primaria, tassisti, commessi, cassieri, forestali, assistenti sociali, macellai, portantini, conduttori di autobus, panettieri, magazzinieri, all’ultimo posto di questa speciale lista di lavori usuranti ci sono i redattori di verbali di assemblee istituzionali. L’impressione è che solo una piccola parte di questi lavori potrà effettivamente beneficiare della pensione gravosi anche definita Super Ape Social.

Gestione separata Inps, Alemanno scrive a Poletti

Il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, anche nella sua veste di Vice Presidente Vicario di Confassociazioni, torna a chiedere interventi normativi sul fondo di gestione separata dell’Inps, che gestisce la previdenza dei professionisti che non hanno cassa autonoma e che devono oggi pagare una percentuale pari al 30% del reddito, l’aliquota previdenziale più elevata in assoluto di tutto il lavoro autonomo.

Alemanno ha inviato una breve ma sentita lettera al ministro del Lavoro Giuliano Poletti e ai presidenti delle Commissioni lavoro di Senato e Camera, Maurizio Sacconi e Cesare Damiano, entrambi ex ministri del lavoro che ben conoscono la problematica.

Nella sua missiva Alemanno scrive senza mezzi termini: “[…omissis…] Era stato chiesto il congelamento dell’aumento dell’aliquota Inps al 27%, che già rappresentava la percentuale più elevata nell’ambito del lavoro autonomo, ma ciò non è stato accolto, in attesa di, parrebbe, una più profonda revisione dell’intero impianto del fondo di gestione separata, non vorrei però che nell’attesa i professionisti, che mi pregio rappresentare, dovessero continuare a versare “sine die” contributi elevatissimi per compensare errori del passato o colpe altrui. E’ pertanto necessario ed urgente un intervento emendativo di blocco dell’aumento sul c.d. Decreto Milleproroghe in corso di conversione (Per i lavoratori autonomi titolari di partita Iva, iscritti nel Fondo di gestione separata dell’INPS, la percentuale di contribuzione dovuta rimane al 27%.).

Alemanno che per sua stessa ammissione ha descritto la lettera non come intervento tecnico ma come appello, per dare voce a centinaia di migliaia di professionisti del settore associativo, conclude il suo scritto con tre domande: “[omissis] Ma è mai possibile che oggi i tributaristi e gli altri professionisti della Legge 4/2013, debbano applicare un’aliquota del 30%, quando la più elevata applicata al lavoro autonomo non arriva al 23%? Vi sembra giusto? Ma questa è previdenza o discriminazione?“.

Ora il Presidente dell’INT e Vice Presidente Vicario di Confassociazioni attende le risposte così come tutto il mondo professionale associativo che è stato riconosciuto dalla Legge 4 del 2013.

Damiano: consulenti cruciali tra impresa e lavoratori

Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera dei deputati, durante l’assemblea nazionale dei consigli provinciali dei consulenti del lavoro ha voluto sottolineare la cruciale importanza del ruolo svolto dagli stessi consulenti, che fanno da tramite tra impresa e lavoratore: “I consulenti svolgono sempre un ruolo di cerniera tra l’impresa e il lavoratore. E infatti è sbagliato dare l’idea di una categoria come questa che sia soltanto legata all’interesse dell’impresa. Il consulente, infatti, ha anche a cuore ovviamente il destino del lavoratore“.

Si tratta di un compito delicato, a suo parere, poiché si tratta non solo di dare consigli ai lavoratori, come molti penserebbero, ma anche, e soprattutto “far funzionare bene l’impresa, snellire la burocrazia, dare i consigli giusti, per lo sviluppo, per l’occupazione, per il benessere, per l’utile dell’impresa“.

Un vero e proprio anello di congiunzione tra due parti che, altrimenti, rischierebbero di non incontrarsi mai.

Vera MORETTI