Partita Iva inattiva e chiusa d’ufficio, cosa deve fare il soggetto che fa operazioni imponibili?

Cosa deve fare una partita Iva inattiva e chiusa d’ufficio, nel caso in cui il soggetto titolare continui a effettuare operazioni imponibili? Sulle questione è anche intervenuta recentemente la Corte di Giustizia dell’Unione europea con la sentenza alla causa C 358/20, portata avanti dai giudici nazionali per uniformare le norme in materia. Come dichiarato dalla Corte di Giustizia dell’Ue, la detrazione dell’imposta deve essere concessa in presenza dei requisiti sostanziali anche se parte di quelli formali siano stati omessi

Cosa deve fare una partita Iva chiusa d’ufficio se continua a effettuare operazioni imponibili?

La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che una partita Iva, chiusa d’ufficio perché l’inattività si è protratta nel tempo, nel caso in cui continui a effettuare delle operazioni imponibili, deve:

  • assoggettare le operazioni all’Iva;
  • detrarre l’imposta pagata sugli acquisti;
  • identificare la partita Iva stessa nuovamente come soggetto passivo di imposta.

Sentenza Corte di Giustizia Ue su chiusura d’ufficio partita Iva, quando si verifica?

La sentenza della Corte di Giustizia Ue, dunque, va a disciplinare come debbano comportarsi le partite Iva che siano state cancellate d’ufficio come contribuenti Iva per non aver dichiarato alcuna operazione in uno specifico arco di tempo. La questione, in particolare, è stata sollevata ai giudici della Corte per la compatibilità della disciplina rumena in materia rispetto ai principi unionali dell’Unione europea. Infatti, la questione investe due situazioni nella disciplina rumena:

  • la prima è la cancellazione della partita Iva d’ufficio per il fatto di non aver dichiarato alcuna operazione assoggettate a Iva;
  • inoltre, la disciplina ammette la possibilità di detrazione solo mediante un nuovo numero identificativo;
  • infine, la stessa disciplina ostacola il rilascio di un nuovo identificativo per motivazioni formali.

Partita Iva inattiva da 6 mesi, ha diritto alla detrazione?

Pertanto, il contesto che è stato sottoposto al giudizio della Corte mira a far chiarezza sul fatto che un’amministrazione nazionale abbia annullato la partita Iva di un contribuente inattivo da 6 mesi consecutivi; che tale inattività abbia determinato l’impossibilità per il contribuente di poter applicare il diritto alla detrazione per le operazioni soggette a Iva in quanto non in possesso di un nuovo identificativo. Ragioni formali abbiano negato l’attribuzione di un nuovo identificativo.

Sentenza della Corte di Giustizia Ue: partita Iva chiusa d’ufficio e richiesta nuovo identificativo

Alla luce delle considerazioni che precedono, la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che “l’articolo 168, l’articolo numero 213, paragrafo 1, l’articolo 214, paragrafo 1, e l’articolo numero 273 della direttiva 112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, inerente al sistema d’imposta comune sul valore aggiunto, come modificata dalla direttiva 45/Ue del Consiglio del 13 luglio 2010, nonché il principio di neutralità dell’imposta sul valore aggiunto (Iva), letti alla luce dei principi di certezza del diritto, di tutela del legittimo affidamento e di proporzionalità, devono essere interpretati nel senso che essi non ostano, nel caso in cui l’identificazione di un soggetto passivo ai fini dell’Iva sia stata annullata a causa della mancata menzione di operazioni imponibili nelle sue dichiarazioni Iva presentate per 6 mesi consecutivi, ma tale soggetto passivo continui a esercitare la propria attività nonostante detto annullamento, a una normativa nazionale che consenta all’amministrazione fiscale competente di imporre allo stesso soggetto passivo l’obbligo di riscuotere l’Iva dovuta sulle sue operazioni soggette a imposta, purché egli possa chiedere una nuova identificazione ai fini dell’Iva e detrarre l’Iva assolta a monte”.

Detrazione Iva da concedere con i requisiti sostanziali, anche se omessi quelli formali

La sentenza della Corte di Giustizia sul caso mira dunque a disciplinare la situazione come mancanza dei requisiti sostanziali ai fini del versamento dell’imposta. Infatti, nella legislazione nazionale, l’amministrazione sottopone il diritto alla detrazione ai soli obblighi formali. Ma non prende in considerazione gli obblighi sostanziali della partita Iva. E, pertanto, non verifica la sussistenza e il rispetto di questi ultimi ai fini della riscossione dei tributi.

Partita Iva inattive in Italia, quando si chiude d’ufficio?

A conclusione della questione, è importante ribadire quale sia la presa di posizione dell’Italia in merito alla chiusura d’ufficio di una partita Iva non attiva. La  questione è disciplinata dal comma 15 quinquies dell’articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica numero 633 del 1972. In particolare, le partite Iva che risultano inattive da tre anni consecutivi sono cessate d’ufficio. Ai fini della determinazione dell’inattività, i soggetti titolari di partita Iva non devono aver esercitato nel periodo considerato l’attività di lavoro autonomo o di impresa. Tale inattività si desume dalla non presentazione della dichiarazione annuale dei redditi o della dichiarazione Iva.

Partite Iva, professionisti e autonomi, se chiudono l’attività rientrano nelle politiche attive del Gol

Anche i possessori di partita Iva, i liberi professionisti e gli autonomi, nel caso in cui dovessero chiudere l’attività, rientrerebbero nelle politiche attive del nuovo programma di Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol). L’inclusione di partite Iva e professionisti alle politiche attive arriva dalla legge di Bilancio 2022 che dedica un articolo alla situazione dei lavoratori autonomi. Il piano Gol è stato lanciato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando per sostenere i disoccupati e le persone in cerca di occupazione per riqualificarsi e per accedere a un nuovo lavoro.

Programma Gol, l’obiettivo di assistenza all’inserimento lavorativo

Il programma Gol ha avuto una decisa accelerata il 21 ottobre scorso con la Conferenza tra Stato e regioni. L’obiettivo è quello di mettere a disposizione della collettività le “misure di assistenza intensiva all’inserimento occupazionale”. L’assistenza alle persone in cerca di occupazione avverrà mediante i servizi erogati dai centri per l’impiego e dalle entità autorizzate alle attività di intermediazione del lavoro.

Autonomi e professionisti nel programma Gol: apertura di uno sportello dedicato

I lavoratori autonomi e le partite Ive potranno beneficiare anche di uno sportello dedicato. In questo caso, l’obiettivo è quello di stipulare delle convenzioni non onerose con i collegi professionali, gli ordini e le associazioni previste dalla legge numero 4 del 2013. Un’ulteriore convenzione verrà stipulata anche con le associazioni più rappresentative a livello nazionale dei lavoratori autonomi. La provenienza degli autonomi può includere oppure no, chi proviene dagli albi professionali.

Cosa si prevede di fare per il lavoro con il programma Gol?

Il programma Gol seguirà 5 percorsi per il reinserimento lavorativo di chi sia rimasto senza occupazione. Il primo percorso è proprio quello di un nuovo inserimento lavorativo per i soggetti più vicini al mercato del lavoro. In questo ambito è prevista l’offerta anche di  servizi di orientamento e di intermediazione per l’accompagnamento al lavoro. Tuttavia, tra gli obiettivi vi è anche quello di aggiornamento professionale. Beneficiari saranno i lavoratori più lontani dal mercato ma in ogni modo in possesso di competenze spendibili. In quest’ottica, i servizi dedicati saranno quelli dei percorsi formativi di breve durata e dal contenuto professionalizzante.

Riqualificazione e inclusione dei lavoratori con il programma Gol

Il terzo percorso del programma Gol consiste nella riqualificazione. I servizi di questo percorso saranno dedicati ai lavoratori lontani dal mercato del lavoro e con competenze non adeguate alle opportunità del mercato stesso. Si punterà, dunque, alla formazione professionalizzante più approfondita. Determinati casi necessiteranno di un obiettivo di inclusione. Si tratta di situazioni più complesse, cioè in presenza di barriere ed ostacoli che vanno al di là dell’ambito lavorativo. Per questo obiettivo, oltre ai percorsi precedenti, si prevede di attivare anche la rete dei servizi territoriali che agiranno, a seconda dei casi, sul piano educativo, socio-sanitario, sociale, di conciliazione. Si tratterà, tutto sommato, di un intervento simile a quello assicurato dal Reddito di cittadinanza e prima ancora dal Reddito di inclusione.

Ricollocazione collettiva dei lavoratori con il programma Gol

Infine, con il programma Gol si punterà anche alla ricollocazione collettiva intesa come valutazione delle possibilità occupazionali all’interno di imprese in particolari condizioni di crisi. La ricollocazione collettiva individuerà anche le professionalità dei lavoratori coinvolti e il contesto territoriale per adottare la soluzione più idonea a superare la crisi aziendale stessa.

Legge di Bilancio 2022, tre mesi in più per la maternità delle professioniste e autonome

Oltre all’occupabilità dei lavoratori rimasti senza lavoro e dei professionisti e partite Iva che abbiano chiuso l’attività, dalla legge di Bilancio 2022 arrivano altre due novità che riguardano i lavoratori autonomi. Infatti, è inclusa nella Manovra di fine anche la possibilità di sostegno ai professionisti per la maternità. In particolare, le lavoratrici autonomi che abbiano dichiarato, nell’anno prima della maternità, un reddito non superiore ai 8145 euro, potranno avere accesso all’indennità relativa alla maternità per ulteriori tre mesi. Il periodo aggiuntivo deve essere pertanto sommato, e deve essere successivo, al periodo di maternità.

Professionisti, con la Manovra 2022 anche un nuovo fondo da 200 milioni di euro

Ultimo intervento nella Manovra 2022 specifico per i professionisti è quello dell’istituzione di un fondo  da 200 milioni di euro al fine di “definire i nuovi ordinamento professionali delle amministrazioni dello Stato stabiliti con la tornata contrattuale 2019-2021”.

Come chiudere l’attività di agente di commercio?

La chiusura dell’attività di agente di commercio necessita di alcuni passaggi indispensabili per la cancellazione presso la Camera di Commercio e la relativa chiusura della propria posizione al Registro delle imprese.  Cessando completamente la propria attività, infatti, l’agente andrà a cancellare definitivamente l’impresa dalla CCIAA.

Cessazione alla Camera di Commercio e chiusura partita Iva

La chiusura dell’attività di agente di commercio, e la relativa cancellazione, necessita della pratica da avviare all’Agenzia delle Entrate relativa alla chiusura della partita Iva. Ovvero, si chiude dapprima la partita Iva per allegare alla pratica della Camera di Commercio la ricevuta dell’Agenzia delle Entrate riguardante la chiusura dell’attività.

Invio della pratica di chiusura al Registro Imprese

Pertanto, la chiusura dell’attività deve essere inoltrata in modalità telematica al Registro Imprese della competente Camera di Commercio, predisponendo la pratica di Comunicazione Unica che concerne:

  • il modello di Comunicazione Unica;
  • il modello per il Registro delle Imprese.

Cancellazione imprese individuali: comunicazione al Registro Imprese

Normalmente, la chiusura dell’attività di agente di commercio coinvolge anche altri Enti e, dunque, va integrata. Oltre al modello per l’Agenzia delle Entrate, si presenta il modello per l’Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) e quello per l’Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro). Ulteriori comunicazioni interessano la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per il SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive).

Documenti necessari per la cancellazione alla Camera di Commercio

I documenti e gli strumenti necessari per la cancellazione alla Camera di Commercio sono di tre tipologie. Vi rientrano:

  • il dispositivo di Firma digitale;
  • la casella di Posta elettronica;
  • il software di compilazione e invio.

In alternativo al software, possono essere utilizzati:

  • Dire, ovvero il servizio delle Camere di Commercio per compilare le pratiche telematicamente;
  • Comunica Starweb, ovvero il servizio per la compilazione della comunicazione unica;
  • Pratica semplice per Impresa individuale, che può essere utilizzato solo dal titolare dell’impresa;
  • altre soluzioni offerte dal mercato.

Utilizzo servizi del mercato per la cancellazione della CCIAA

Nel caso in cui si volesse utilizzare i servizi offerti da professionisti in soluzioni aziendali, è necessario presentare tutta la documentazione necessaria. In particolare servono:

  • la richiesta di cessazione dell’attività e la cancellazione dalla Camera di commercio, da inviare tramite fax o posta elettronica certificata. Il servizio normalmente ha un costo di 50 euro oltre Iva;
  • la copia della cessazione attività e chiusura della partita Iva all’Agenzia delle Entrate in Pdf con firma digitale. A questo documento può pensarci lo stesso professionista con un costo stimato di circa 70 euro oltre Iva;
  • i costi da anticipare alla Camera di Commercio tra bolli, diritti e tariffe sono di 36 euro.

Agenti, in caso di cessazione dell’attività come mantenere i requisiti professionali

Può capitare che i soggetti, ovvero le persone fisiche, che cessino di svolgere l’attività all’interno di un’impresa, vogliano mantenere i requisiti professionali. In questo caso è necessaria l’iscrizione nell’apposita sezione a regime. Ovvero, gli interessati hanno di tempo 90 giorni, a pena di decadenza, per iscriversi nell’apposita sezione del Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative (REA) per mantenere nel tempo il proprio requisito professionale.

Che cos’è il numero REA di un’impresa?

Presso l’Ufficio del Registro Imprese della Camera di Commercio competente, tutti gli iscritti, compresi i soggetti collettivi e le imprese, individuali o societarie, hanno un numero REA con il quale la Camera di Commercio stessa acquisisce e utilizza tutte le notizie riguardanti:

  • sia la natura economica;
  • sia la parte statistica e amministrativa.

Iscrizione agenti che vogliano mantenere i requisiti professionali

La richiesta di iscrizione per mantenere i requisiti professionali si compila nella sezione “Iscrizione nell’apposita sezione (a regime)”, utilizzando il modello “ARC”. Nel modello deve essere indicato il motivo per il quale è cessato il rapporto con l’impresa di agenzia o di rappresentanza. Il modello va presentato utilizzando l’applicativo telematico “Comunica al Registro delle Imprese” di competenza nella residenza del richiedente.

Certezza della cessazione attività richiedente

La cessazione dell’attività dell’agente di commercio deve essere sempre certa e comprovata da documentazione. In particolare, alla domanda deve essere allegata, nell’apposita sezione, ad esempi0 la lettera di licenziamento. In alternativa, queste notizie devono essere desumibili dalla posizione del registro imprese o dal numero REA dell’impresa presso la quale l’agente svolgeva l’attività.

Cessazione attività, cosa deve fare l’agenzia preponente?

L’agenzia preponente presso la quale svolgeva l’attività l’agente di commercio dovrà comunicare entro 30 giorni la modifica, ovvero la cessazione dell’attività da parte dell’agente stesso. La comunicazione deve essere inoltrata tramite le sezioni “Anagrafica impresa” e “Modifiche” presenti sul modello ARC. Il modello ARC deve essere già sottoscritto e allegato alla pratica telematica (modello S5) da inoltrare al Registro delle Imprese.

Agente di commercio, cosa avviene se ricomincia l’attività?

Nel caso in cui l’agente, che alla cessazione della precedente attività aveva chiesto di mantenere i requisiti professionali, voglia ricominciare l’attività deve:

  • chiedere la cancellazione dalla sezione REA qualora intenda svolgere l’attività presso un’impresa societaria;
  • denunciare l’inizio dell’attività contenente l’autocertificazione dei requisiti se intende iniziare un’impresa individuale. In tal caso, nell’autocertificazione, è necessario chiedere il passaggio di iscrizione dal Rea al Registro Imprese.

Chiudere partita Iva nel modo giusto: ecco come non dover continuare a pagare contributi

I professionisti e gli imprenditori individuali che avviano un’attività, ma che poi non riescono a conseguire i ricavi sperati, spesso decidono di gettare la spugna anche solo dopo pochi mesi. Decidendo di chiudere l’attività, la partita Iva aperta deve essere però chiusa sempre nel modo e nei tempi giusti.

Altrimenti si rischia di dover continuare a pagare i contributi, per esempio quelli minimi dovuti dai professionisti che sono iscritti ad un albo e quindi alla cassa di previdenza di riferimento. Ecco allora quali sono tutte le info utili per andare a chiudere correttamente la partita Iva, dalle tempistiche alla procedura corretta passo dopo passo.

Come chiudere correttamente la partita Iva: le scadenze, il modello e la procedura da seguire

Dopo aver pagato ed incassato tutte le fatture, il titolare di partita Iva che decide di chiuderla deve inviare apposita comunicazione entro e non oltre il termine di 30 giorni dalla data di chiusura dell’attività. E questo, per i titolari di partita Iva che sono iscritti al Registro delle imprese, deve avvenire tramite la Comunicazione Unica.

Per i titolari di partita Iva che non sono obbligati all’iscrizione al Registro delle Imprese, invece, per la comunicazione di cessata attività e di chiusura della partita Iva si può utilizzare il modulo AA9/12 che, debitamente compilato, potrà essere presentato in duplice copia, anche tramite una persona delegata, in un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate che è presente sul territorio.

Oppure, in un unico esemplare, il modulo AA9/12 debitamente compilato si può spedire a qualunque ufficio del Fisco, a mezzo raccomandata postale con la ricevuta di ritorno, allegando la copia di un documento di riconoscimento in corso di validità. Oppure ancora il modulo AA9/12 per la chiusura della partita Iva si può trasmettere per via telematica utilizzando i servizi online che sono messi a disposizione sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate con accesso tramite credenziali.

La trasmissione telematica del modello AA9/12 può essere effettuata in proprio oppure avvalendosi dell’assistenza e del supporto di un intermediario abilitato. Nel Quadro A del modulo AA9/12 la casella da barrare è la numero 3, ovverosia quella che è relativa proprio alla cessazione indicando il numero di partita Iva e la data di chiusura dell’attività.

Cosa succede se la partita Iva non si chiude nel modo giusto

Se la partita Iva non si chiude nel modo giusto, invece, oltre a rischiare di dover continuare a pagare i contributi previdenziali, con il passare del tempo sarà proprio il Fisco ad entrare in azione. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha il potere di chiudere d’ufficio la partita Iva se, in base ai dati a disposizione, dovesse rilevare che, nelle tre annualità precedenti, il contribuente non ha esercitato alcune attività d’impresa, artistica o professionale.

In altre parole, se la partita Iva è inattiva per tre anni di fila, in base ai riscontri automatizzati del Fisco, questa sarà chiusa d’ufficio. Al contribuente l’Agenzia delle Entrate inoltrerà apposita comunicazione di chiusura della partita Iva inattiva dando comunque la possibilità di presentare ricorso entro un termine massimo di 60 giorni dalla ricezione della lettera.

Come chiudere la Partita Iva senza commercialista

Solitamente, il titolare di partita IVA che decide di chiuderla si affida a una figura professionale, il commercialista. Ma nel caso si voglia evitare di ricorrervi e procedere alla chiusura della propria partita IVA da soli, come fare?

In questo articolo spiegheremo l’iter da seguire per chiudere autonomamente la partita IVA e quando l’Agenzia delle Entrate interviene per effettuare la chiusura d’ufficio.

Come chiudere la partita IVA da soli

Il primo passo da compiere per chiudere la propria partita IVA consiste nello scaricare sul sito web dell’Agenzia delle Entrate il modello AA9/12 (per le persone fisiche) o il modello AA7/10 per soggetti diversi dalla persona fisica. A questo punto, si procede alla sua compilazione e, una volta terminata, all’invio all’Agenzia.

L’inoltro dell’apposito modulo compilato all’Agenzia delle Entrate deve avvenire entro trenta giorni dalla data di cessazione dell’attività. Nel caso di partita IVA inattiva da almeno tre anni, il Fisco provvederà alla sua chiusura d’ufficio.

La chiusura d’ufficio della partita IVA è una misura introdotta dal Decreto Legge n. 93/2016 al fine di semplificare gli obblighi riguardanti professionisti e imprese. Inoltre, ha lo scopo di abolire le sanzioni per mancata comunicazione da parte dei possessori.

Chiusura partita IVA: l’utilizzo dei moduli

Come già anticipato, ci sono due modelli da poter scaricare dal sito dall’Agenzia delle Entrate ma anche da quello del Ministero dell’Economia e delle Finanze e da utilizzare, nel nostro caso, per richiedere la chiusura della propria partita IVA, comunicazione da inviare telematicamente entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività.

Le imprese individuali e i lavoratori autonomi (artigiani, artisti, professionisti) devono scaricare, compilare e inviare il modulo AA9/12 all’Agenzia delle Entrate per richiedere la chiusura della partita IVA.

I soggetti diversi dalle persone fisiche, ossia enti, società e associazioni, allo stesso modo devono utilizzare il modulo AA7/10.

I suddetti modelli sono anche usati per le dichiarazioni di inizio attività e variazione dati della stessa, anch’essi da compilare seguendo le istruzioni e inviare all’Agenzia delle Entrate.

Come chiudere la partita IVA con i modelli AA7/10 e AA9/12

Entrambi i moduli devono essere compilato a macchina oppure in stampatello. Nella parte superiore di ogni pagina che costituisce la dichiarazione, il titolare di partita IVA deve indicare il codice fiscale. Le date vanno indicate in forma numerica, gli indirizzi nel modo più completo possibile. Inoltre, ricorre l’obbligo di indicare il numero di partita IVA e la data di cessazione.

E’ da sottolineare che la data di cessazione attività non può essere successiva alla data di presentazione del modulo.

Come presentare i modelli

Per chiudere la partita IVA con il modello AA7/10 o il modello AA9/12, la presentazione deve avvenire nelle seguenti modalità:

Per i contribuenti obbligati all’iscrizione al Registro delle imprese:

  • Comunicazione Unica per via telematica o su supporto informatico. ComUnica ha validità per l’assolvimento di tutti gli adempimenti amministrativi previsti per l’iscrizione al
    Registro delle imprese e, laddove sussistano i presupposti di legge, ha effetto ai fini previdenziali, assistenziali, fiscali nonché per l’ottenimento del codice fiscale e della partita IVA.

Per i contribuenti non obbligati all’iscrizione al Registro delle imprese:

  • in duplice copia recandosi (o tramite persona con delega) a un ufficio dell’Agenzia delle Entrate, a prescindere dal domicilio fiscale del contribuente;
  • in un’unica copia tramite servizio postale e mediante raccomandata con fotocopia allegata del proprio documento di riconoscimento da inviare a uno degli uffici dell’Agenzia delle Entrate, a prescindere dal domicilio fiscale del contribuente. La data risultante la spedizione è considerata valida come quella di presentazione della dichiarazione;
  • per via telematica direttamente dal dichiarante o dai soggetti delegati. In questo caso, la data di riferimento per la dichiarazione è considerata quella nella quale è terminata la ricezione dei dati da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Chiusura d’ufficio della partita IVA

Tornando alla chiusura d’ufficio della partita IVA operata dall’Agenzia dell’Entrate, a causa di mancata operatività da almeno tre anni, essa avviene a seguito di un controllo effettuato in base ai dati presenti nell’Anagrafe Tributaria. La comunicazione relativa sarà inviata al contribuente non ha presentato la dichiarazione dei redditi o quella IVA.

Prima di chiudere la partita IVA con procedura d’ufficio da parte dell’Agenzia delle Entrate, questa lo comunicherà al suo possessore tramite raccomandata. Al titolare della partita IVA inattiva sono concessi 60 giorni di tempo a partire dalla data di ricezione della comunicazione, per spiegare i motivi della mancata operatività IVA.

Dopodiché, sarà compito degli uffici dell’Agenzia valutare la sospensione della chiusura d’ufficio o il rigetto dell’istanza presentata dal contribuente mirata alla conservazione della partita IVA.

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Quanto costa chiudere la partita Iva?

Prima di scoprire quanto costa chiudere la partita IVA, è necessario precisare come si fa. Innanzitutto, questa operazione è di esclusiva competenza del suo titolare che procederà tramite l’utilizzo di modelli e di diverse procedure inerenti la propria categoria professionale da cui dipendono anche i costi di chiusura.

E’ preferibile chiudere la partita IVA a fine anno per una questione di maggiore semplificazione riguardante le tasse, i contributi e i conguagli. A prescindere dal periodo dell’anno, essa deve avvenire entro 30 giorni dalla cessazione della propria attività.

Come chiudere la Partita IVA nel 2021: le procedure

La procedura di chiusura della Partita IVA è la stessa utilizzata per effettuare una variazione di proprietà o ragione sociale e varia a seconda della categoria professionale di appartenenza e ragione sociale, con differenze in riferimento ai moduli scaricabili dall’Agenzia delle Entrate.

Il modello AA9/12 viene utilizzato dalle persone fisiche, dai lavoratori autonomi, da artigiani e artisti e da ditte individuali e professionisti.

Il modello AA7/10, invece, viene usato dalle associazioni e dalle società.

Sono previste tre modalità di consegna dei moduli: per via telematica sulla piattaforma Entratel dell’Agenzia; recandosi personalmente o con delega presso un ufficio dell’Agenzia delle Entrate; tramite raccomandata A/R da spedire all’ufficio dell’Agenzia allegando una copia del documento di riconoscimento.

Nella redazione del modulo deve essere specificato il codice ATECO della attività che si svolge. La consegna delle dichiarazioni verranno ritenute tali solo nel giorno in cui risulteranno spedite. Successivamente, si procederà alla chiusura della partita IVA alla Camera di Commercio con diverse modalità a seconda della ragione sociale.

I liberi professionisti e le ditte individuali devono procedere alla compilazione del modello I2 spiegando il motivo della cessazione dell’attività, a cui devono essere allegate eventuali certificazioni e autorizzazioni comunali o da altri enti.

La stessa procedura va usata da artigiani e commercianti che devono anche rivolgersi al Comune in cui si è dichiarato l’inizio dell’attività.

Per quanto concerne le associazioni e le società, saranno tenute alla liquidazione dei beni aziendali e alla risoluzione dei rapporti pendenti, mentre i soci devono compilare il modello AA7/11.

Dopo la comunicazione effettuata all’Agenzia delle Entrate e alla Camera di Commercio, la chiusura dell’attività deve essere inoltrata all’INPS e all’INAIL per la revoca, anche delle posizioni contributive, con un rendiconto dei pagamenti e versamenti prendendo in considerazione la presenza di eventuali conguagli.

Quanto costa chiudere la Partita IVA nel 2021?

La chiusura di una Partita IVA non comporta costi aggiuntivi a quelli normalmente previsti per la propria attività professionale. Ma le attività che sono iscritte al Registro delle Imprese e che sono tenute allo svolgimento della procedura semplificata della Comunicazione Unica della Camera di Commercio, devono sostenere dei costi di cancellazione.

I diritti di segreteria ammontano a 90 euro; i modelli telematici UL e S5 costano 30 euro; la dichiarazione effettuata dalle società semplici costa 18 euro; la marca da bollo è dovuta solo dalle ditte individuali iscritte al Registro delle Imprese e ha un costo di 17,50 euro; le associazioni, comitati, enti non societari e fondazioni devono pagare 23,00 euro per il modello R cartaceo.

Le suddette spese spettano ai professionisti che sono tenuti ad iscriversi al Registro delle Imprese. Ovvero imprenditori commerciali e agricoli, ma anche piccoli imprenditori; società; società semplici e società estere con sede legale in Italia; imprese artigiane; soggetti presenti nella Sezione Speciale; enti pubblici che svolgono attività con finalità commerciale.

Da questi oneri sono esentati i soggetti che non hanno l’obbligo di iscrizione al Registro delle Imprese. Ossia collaboratori coordinati continuativi; liberi professionisti; venditori porta a porta; titolari di attività artistiche o temporanee; imprese agricole con un fatturato che non supera i 10.239 euro; enti commerciali; associazioni di imprenditori; aziende di coniugi o familiari; società di mutuo soccorso.

Si ricorda che dal 2019 è stata introdotta la chiusura della partita IVA d’ufficio, nel caso sia inattiva da almeno tre anni, quindi, in assenza di dichiarazione dei redditi nei tre anni precedenti. Si tratta di un decreto che dal 1° gennaio 2021 evita l’applicazione di una sanzione amministrativa compresa tra 516 euro e 2.065 euro prevista in precedenza per la mancata comunicazione di cessata attività.

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