Influencer, qual è il codice Ateco per la partita Iva?

Si è detto più volte che gli influencer o digital creator devono pagare le tasse sui loro introiti e che in molti casi è necessario aprire un partita Iva, vediamo ora invece qual è il codice Ateco da utilizzare per svolgere la propria attività senza avere problemi con il Fisco.

Come individuare il codice Ateco per gli influencer

La prima cosa da sottolineare è che l’attività di influencer o digital creator può comprendere diverse tipologie di attività, a questo proposito però si ribadisce che un titolare di partita Iva può avere l’attribuzione anche di più codici Ateco.

Le attività generalmente svolte sono:

  • produzione di contenuti video/audio;
  • scrittura di testi per blog o post per social media;
  • pubblicizzazione di prodotti.

I codici Ateco utilizzabili per le attività possono essere:

  • 73.11.02 “Conduzione di campagne di marketing”;
  • 74.20.19 “Altre attività di riprese fotografiche”;
  • 74.20.12 “Attività di riprese aeree nel campo della fotografia”.

Chi ha già una partita Iva e svolge attività online inerenti tale attività possono invece utilizzare lo stesso codice Ateco, in questo caso l’attività rileva come accessoria. Ad esempio una nutrizionista che ha già una partita Iva per tale attività e che attraverso i social in un certo senso sponsorizza la propria attività e ha molti follower, può considerare le entrate di tale attività come accessorie rispetto alla principale e quindi non ha bisogno di una specifica attribuzione di codice Ateco. Per chi ha i requisiti è possibile aprire una partita Iva con i codici Ateco specifici per l’attività di influencer può optare per il regime forfettario.

Contributi previdenziali e altri adempimenti

Connessa all’apertura della partita Iva vi è anche la necessità di versare i contributi previdenziali. Per chi ha scelto l’attività di influencer vera e propria, cioè non connessa ad altra professione per la quale è prevista una cassa, è necessario iscriversi alla Gestione Separata Inps.

Resta, infine, da determinare la valutazione delle regalìe o advertising segnalate sui social obbligatoriamente con la sigla ADV, ad esempio gli abiti utilizzati dall’influencer e che restano nella sua disponibilità. Ai fini delle imposte dirette occorre rifarsi agli art.57 e 85 del Tuir al fine di determinare il “ricavo implicito” – altrimenti detto valore normale – dei benefits ricevuti dai lavoratori autonomi e dagli imprenditori individuali. Tali valori potranno essere portati in deduzione dalle imprese sponsor attraverso l’applicazione dell’articolo 108 comma 2 del Tuir.

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Influencer: in quali casi è obbligatorio aprire la partita Iva?

Il mondo degli influencer diventa sempre più nutrito e, sebbene questa professione non sia ancora del tutto riconosciuta, ci sono in realtà delle regole da rispettare per quanto riguarda tasse da pagare sui guadagni, obblighi Iva e contributi da versare. Ecco cosa sapere per fare l’influencer nel rispetto della legge.

Chi è l’influencer?

Partiamo dalla definizione, l’influencer è una persona che ha un certo seguito e quindi riesce a influenzare gli altri, in particolare riesce a influenzarne le scelte di acquisto. Riconosciute queste capacità, basate soprattutto sul numero di follower, le imprese possono scegliere un influencer per pubblicizzare i loro prodotti o servizi e quindi aumentare la clientela.

Naturalmente trattasi di un servizio a pagamento che di conseguenza genera un reddito e quindi è necessario essere in regola dal punto di vista fiscale. Tra gli influencer più conosciuti al mondo vi è sicuramente Chiara Ferragni che però gestendo un’attività piuttosto complessa viene definita anche “imprenditrice digitale” infatti la sua attività è ormai molto ampia e comprende diverse funzioni, tra cui anche stilista. Non è però l’unica, in Italia ogni giorno c’è un nuovo personaggio che si definisce influencer, ormai sono un piccolo esercito e non va diversamente nel resto del mondo, complice anche la diffusione di social come Instagram, il più utilizzato, facebook, tik tok. Molti però iniziano per gioco non rendendosi conto dei riflessi che qualunque attività generi reddito può avere.

Inquadramento professionale e codice Ateco dell’influencer

La prima cosa da sottolineare è che dal punto di vista dell’inquadramento professionale un influencer è considerato un “addetto a campagne marketing”, di conseguenza nel momento in cui si vuole iniziare l’attività in modo professionale è necessario aprire la partita Iva utilizzando il codice Ateco 73.11.02. La partita Iva per svolgere l’attività di influencer deve essere obbligatoriamente aperta nel momento in cui si svolge l’attività in maniera continuativa e abituale. Viene considerata occasionale l’attività svolta per meno di 30 giorni.

Ricordiamo che è possibile aprire una partita Iva anche con più codici Ateco e che questi possono essere aggiunti anche in un secondo momento. Ad esempio si potrebbe aggiungere il codice Ateco 73.11.01 in caso di Ideazione di campagne pubblicitarie”, in questo caso non si va semplicemente a sponsorizzare il prodotto, ma si entra anche nella parte creativa della campagna. Questo è solo un esempio.

Una volta aperta la partita Iva è necessario trattare anche l’aspetto contributivo, gli Influencer non hanno una cassa previdenziale di riferimento (ad esempio per gli avvocati c’è la Cassa Forense), di conseguenza è necessaria l’iscrizione alla Gestione Separata Inps nella sezione riservata ai liberi professionisti.

Ricordiamo che nel momento in cui si percepiscono compensi da un’azienda per proporre un servizio, anche solo per indossare un abito facendo vedere il marchio senza invitare all’acquisto in modo diretto, è necessario indicare nel contenuto stesso che si tratta di una pubblicità, basta inserire la dicitura ADV ( abbreviazione di advertising, cioè pubblicità).

Regime ordinario o forfetario?

Deve essere ricordato che quando si apre la partita Iva è possibile scegliere tra diversi regimi fiscali e in particolare ordinario, oppure Forfetario. Nel secondo caso si applica un’aliquota agevolata per l’Irpef, ma non possono essere detratte in modo analitico le spese seguendo il principio dell’inerenza, ma le spese sono calcolate in modo forfetario applicando il coefficiente di redditività. Nei due codici Ateco che abbiamo visto, lo stesso è fissato al 78%.

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Bonus energia imprese: cosa succede se ho più codici Ateco?

L’Agenzia delle Entrate fornisce costantemente risposte ad istanze dei contribuenti volte ad ottenere dei chiarimenti. Con la risposta ad interpello 18 del 2023 ha fornito delucidazioni in merito al bonus energia riconosciuto alle imprese gasivore ed energivore, in un caso particolare, cioè quando una stessa impresa per le attività svolte ha più codici A.te.co e alcuni di questi non sono ricompresi tra quelli che possono ottenere il bonus energia.

Premessa

Il decreto Sostegni ter prevede il riconoscimento di un contributo straordinario in favore delle imprese gasivore ( a forte consumo di gas naturale). Tale contributo si riconosce in forma di credito di imposta. Il credito viene riconosciuto in favore delle imprese individuate tramite codice Ateco nell’allegato 1 al decreto 541/2021 che abbiano subito un incremento del prezzo del gas superiore al 30% rispetto allo stesso trimestre del 2019 e che abbiano un consumo medio di gas naturale, calcolato per il periodo di riferimento, pari ad almeno 1 GWh/anno.

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Posso usufruire del bonus energia imprese anche se ho più codici Ateco non tutti beneficiari dell’agevolazione?

La società che propone interpello si chiede quindi se ha la possibilità di accedere al bonus energia imprese sebbene operi con diversi codici Ateco e alcuni di essi non siano ricompresi tra i beneficiari della misura di sostegno. A questo proposito nella risposta all’Interpello, l’Agenzia delle Entrate precisa che in base a quanto stabilisce l’articolo 5, comma 1, del Provvedimento, rubricato «Disposizioni in merito ai requisiti di cui all’articolo 3, comma 1, del decreto 21 dicembre 2021» Ai fini del controllo dell’appartenenza ai settori dell’Allegato 1 al decreto 21 dicembre 2021, le imprese devono dichiarare il codice ATECO prevalente indicato nella dichiarazione IVA relativa all’ultimo anno del periodo di riferimento.

Ciò implica che non occorre che tutte le attività e i codici Ateco ricadano tra quelle per le quali si prevede la possibilità di usufruire del bonus energia, è essenziale che si verifichino tutte le altre condizioni e che l’attività prevalente ricada tra quelle previste dall’Allegato 1 del decreto 541/2021.

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Contributi discoteche, sale da ballo: istanze dal 6 giugno. Istruzioni e modulo

Il decreto Sostegni Ter,  articolo 1, comma 1, Dl n. 4/2022, prevede contributi a fondo perduto per discoteche, sale da ballo e night che in osservanza delle misure Covid hanno chiuso le loro attività a causa delle restrizioni allora vigenti. I contributi a fondo perduto potranno essere chiesti dal giorno 6 giugno 2022 e fino al 20 giugno 2022. Ecco le modalità per presentare l’istanza.

Agenzia delle Entrate rende note le modalità per richiedere il contributo discoteche, sale da ballo, night

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha provveduto il 18 maggio 2022 a firmare il provvedimento con indicate le modalità operative per poter procedere all’inoltro dell’istanza per ottenere i fondi disponibili. E’ stato inoltre approvato il modello per poter presentare l’istanza, lo stesso può essere scaricato QUI.

Le istruzioni complete per compilare il modulo possono invece essere scaricate QUI

Di seguito una breve guida semplice delle istruzioni.

Il finanziamento previsto per i contributi a fondo perduto per discoteche, sale da ballo e night club è di 20 milioni di euro.

Requisiti per chiedere il contributo sale da ballo, discoteche e night

Il modulo debitamente compilato potrà essere presentato tramite i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, tramite il portale “fatture e corrispettivi” entrando nell’area riservata. Come precisato dall’Agenzia delle Entrate, potranno presentare l’istanza le attività come discoteche, sale da ballo e simili accomunate dal codice Ateco 2007 93.29.10, inoltre potranno presentare le istanze le attività che nel 2019 hanno dichiarato ricavi non superiori a due milioni di euro e che nel 2021 hanno registrato, rispetto al 2019, una riduzione di fatturato non inferiore al 30%.

Il contributo non spetta ai soggetti che alla data del 31 dicembre 2019 risultavano già in difficoltà, questo perché si ritiene che l’ulteriore calo del reddito e le perdite non siano dovute alle chiusure per emergenza covid.

Tra i requisiti vi è anche la dichiarazione di non rientrare nella categoria degli enti pubblici, degli intermediari finanziari o società di partecipazione. Tali soggetti sono esclusi dal beneficio.

Occorre la dichiarazione che la partita Iva è attiva da una data anteriore al 27 gennaio 2022  e di essere in possesso degli altri requisiti previsti dall’articolo 4, comma 2 del decreto interministeriale Mise e Mef del 9 settembre 2021.

Dati da inserire nell’istanza per contributi discoteche, sale da ballo e night

Nella domanda deve essere indicato il codice fiscale di chi presenta la domanda, nel caso in cui si tratti di un erede che prosegue un’attività inizialmente intestata ad altro soggetto, deve essere indicato anche il codice fiscale del deceduto. Se il richiedente non è una persona fisica deve essere indicato il codice fiscale del legale rappresentante.

All’interno della domanda deve essere inserito il codice Iban presso il quale si riceverà il pagamento.

Il modulo prevede anche la dichiarazione di non superamento dei limiti previsti per gli aiuti di Stato così come determinati dal Temporary Framework.

Scaduto il termine per la presentazione, l’Agenzia si occuperà di ripartizione dei fondi. Come anticipato si tratta di 20 milioni di euro. Ogni imprenditore può ricevere un aiuto massimo di 25.000 euro. In caso di incapienza dei fondi rispetto alle istanze regolarmente presentate si provvederà a una riduzione proporzionale.

Ogni soggetto potrà controllare l’esito della propria domanda attraverso l’area riservata del portale “Fatture e Corrispettivi” – sezione “Contributo a fondo perduto – Consultazione esito” .

Commercio al dettaglio: aperta la piattaforma per accedere agli aiuti

Dal giorno 3 maggio 2022 è aperta la piattaforma per chiedere gli aiuti destinati a chi si occupa di commercio al dettaglio. Ecco chi può presentare la domanda, i termini e le modalità.

Chi può accedere ai fondi destinati al commercio al dettaglio?

Le agevolazioni in favore del commercio al dettaglio sono previste all’interno del decreto Sostegni Ter, naturalmente tra la previsione di un aiuto e il momento in cui lo stesso si concretizza, passa spesso molto tempo. Ora siamo arrivati al momento in cui è possibile chiedere gli aiuti. Gli stessi sono rivolti al commercio al dettaglio con codice Ateco: 47.19, 47.30, 47.43 e le attività dei gruppi 47.5 e 47.6, 47.71, 47.72, 47.75, 47.76, 47.77, 47.78, 47.79, 47.82, 47.89 e 47.99 .

Non basta il codice Ateco, che può essere definito requisito soggettivo, occorre anche il requisito oggettivo cioè avere registrato nel 2021 una perdita del 30% rispetto ai ricavi del 2019. Inoltre i ricavi non devono essere eccedenti i 2 milioni di euro.

Come presentare la domanda per all’accesso ai fondi destinati al commercio al dettaglio?

La domanda per accedere ai fondi destinati al commercio al dettaglio può essere presentata dalle ore 12:00 del giorno 3 maggio 2022 fino alle ore 12:00 del giorno 24 maggio 2022 utilizzando al piattaforma di Invitalia. Le risorse disponibili sono 200 milioni di euro.

La domanda deve essere presentata attraverso la piattaforma https://misedgiaicommerciodettaglio.invitalia.it

La domanda deve essere presentata dal rappresentante legale dell’impresa come risultante dal certificato camerale dell’impresa. Il rappresentante legale può conferire delega ad altro soggetto incaricato di presentare la domanda, ma ciò è possibile dopo un accesso alla piattaforma. Una volta compilata la domanda ed inoltrata, il sistema consente di scaricare la ricevuta della stessa in formato pdf, a questa deve essere apposta la firma digitale e dopo aver compiuto questo passo il documento deve essere nuovamente caricato sul sistema.

Per le richieste di contributo di importo superiore a 150.000 euro è necessario trasmettere anche l’autocertificazione per la richiesta della documentazione antimafia.

A quanto ammontano i contributi?

I contributi che si possono ottenere dipendono dall’ammontare dei ricavi del 2019 e quindi dalla perdita prodotta.

  • Per le imprese che nel 2019 hanno avuto ricavi non superiori a 400 mila euro il contributo può arrivare al 60% delle perdite;
  • per le imprese con ricavi nel 2019 tra 400.000 euro e un milione di euro, il contributo può arrivare al 50% delle perdite;
  • per ricavi da 1 a due milioni di euro il contributo può arrivare al 40% delle perdite.

Tali importi sono comunque potenziali, infatti molto dipende dalle domande che saranno presentate e dal limite visto di 200.000 euro.

Contributi a negozi e attività commerciali, domande al via

Al via le domande per i contributi a fondo perduto a favore dei negozi e delle attività commerciali colpiti dalla crisi conseguente all’emergenza sanitaria. I ristori arrivano fino al 60% della differenza dei ricavi tra gli anni 2021 e 2019. È quanto prevede il decreto del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) del 24 marzo scorso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 7 aprile 2022. Per i negozi, compresi gli ambulanti, oltre alla differenza di ricavi, il requisito essenziale è l’ammontare entro i 2 milioni di euro dei ricavi riferito al 2019.

Ristori ai negozi e alle attività commerciali: le risorse del ministero per lo Sviluppo Economico

Si potranno presentare dal 3 maggio 2022 le domande per i contributi a fondo perduto del Mise per i negozi e le attività commerciali. Il Fondo per il rilancio delle attività economiche istituite dal ministero per lo Sviluppo Economico ha risorse per 200 milioni di euro. Il Mise intende ristorare i negozi e le attività commerciali, rientranti in determinati codici Ateco, che abbiano subito le maggiori perdite dall’emergenza Covid.

Quali sono i negozi e le attività beneficiarie dei ristori Mise?

I negozi che potranno presentare domanda per i contributi a fondo perduto del Mise sono  quelle che svolgono attività di commercio al dettaglio prevalente rientrante nei seguenti codici Ateco:

  • 47.19; 47.30; 47.43;
  • tutte le attività dei gruppi 47.5 e 47.6;
  • e 47.71; 47.72; 47.75; 47.76; 47.77; 47.78; 47.79; 47.82; 47.89 e 47.99.

Contributi a fondo perduto per i negozi: calcolo di quanto spetta

I contributi a fondo perduto per i negozi sono calcolati applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare medio mensile dei ricavi del 2021 rispetto all’ammontare medio mensile dell’anno 2019. La riduzione dei ricavi del 2021 rispetto al 2019 deve essere di almeno il 30% per ottenere il ristoro. Le percentuali da moltiplicare variano in questo modo:

  • il 60% per le attività che nel 2019 abbiano avuto ricavi entro i 400 mila euro;
  • il 50% per i negozi con ricavi nel 2019 dal 400 mila euro a un milione di euro;
  • il 40% per i soggetti che nel 2019 abbiano avuto ricavi da un milione di euro a due milioni di euro.

Ristori ai negozi, le percentuali potrebbero essere ridotte a seconda delle domande presentate

Tuttavia, suddette percentuali di ristoro potrebbero essere ridotte dal ministero per lo Sviluppo Economico nel caso in cui le risorse stanziate dovessero risultare insufficienti a coprire tutte le domande pervenute e in linea con i requisiti richiesti. Dunque l’importo effettivo dei contributi a fondo perduto ai negozi e alle attività commerciali potrebbe essere rideterminato successivamente alla chiusura delle domande. Ragione per la quale, le procedure di presentazione delle istanze non rientrano in un click day.

Come presentare domanda dei contributi a fondo perduto per i negozi e le attività commerciali

Le domande per i contributi a fondo perduto dei negozi e delle attività commerciali possono essere presentate a partire dalle ore 12:00 del 3 maggio prossimo e fino alle ore 12:00 del 24 maggio 2022. La domanda va presentata on line utilizzando il modello allegato al decreto del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise). La domanda va presentata sulla piattaforma messa a disposizione da Invitalia. L’ordine temporale di presentazione delle istanze non comporta dei vantaggi per l’eventuale riduzione dei ristori conseguente all’incapienza delle risorse.

 

Per svolgere più attività servono più partite Iva?

Per svolgere più attività serve una sola o più partite Iva? Ovvero si possono svolgere due o anche più attività con una sola partita Iva? E quali adempimenti devono essere ottemperati per procedere? Si tratta del caso di imprenditori o di liberi professionisti che hanno già una partita Iva individuale, ma che potrebbero decidere di aggiungere una nuova attività. Ad esempio, chi ha un’attività di commercio elettronico potrebbe pensare di aggiungere anche l’attività di social media manager. Oppure si può avviare una partita Iva con più attività.

Si possono svolgere due o più attività con un’unica partita Iva?

In tutti questi casi, la risposta è positiva. Ovvero si possono svolgere più attività autonome con la medesima partita Iva. Anche se le attività risultano molto diverse tra di loro. Il titolare della partita Iva dovrà naturalmente prestare attenzione alla posizione fiscale e agli adempimenti richiesti per le due attività. La scelta, inoltre, può avvenire sia all’atto dell’apertura della partita Iva sia, come avviene spesso, nel corso della propria carriera lavorativa. In tutte e due i casi è occorrente soddisfare specifici adempimenti burocratici, con la scelta o l’aggiunta di uno o di più codici Ateco. Pertanto, se il lavoratore autonomo ha già un codice Ateco per la propria attività e partita Iva, ne può aggiungere un altro o più di uno.

Partita Iva, la scelta del codice Ateco: cosa è necessario sapere?

La scelta del codice Ateco è il primo adempimento che deve essere svolto all’atto dell’apertura della partita Iva. Si tratta di un codice numerico classificato dall’Istat in collaborazione con la Camera di Commercio, con l’Agenzia delle entrate e con gli enti preposti alle pratiche amministrative relative alle imprese. Lo scopo è quello di classificare e identificare le attività professionali ed economiche, sia a fini fiscali che statistici.

Codice Ateco, come procedere con la scelta?

Ogni attività professionale ed economica ha un proprio codice Ateco. La scelta deve già avvenire all’atto dell’apertura della partita Iva. Il lavoratore autonomo deve conoscere a quale codice Ateco corrisponde la propria attività e inserirla nel momento in cui compili il modello AA9/12. Lo stesso avviene se all’apertura della partita Iva il contribuente voglia indicare più codici Ateco che corrispondano a due o a più attività professionali che il richiedente intende svolgere. Non vi sono, in generale, dei limiti alla scelta delle attività che un lavoratore autonomo voglia portare avanti, anche contemporaneamente. L’attenzione deve essere risposta al possesso di tutti i requisiti professionali richiesti.

Come aggiungere un codice Ateco a una partita Iva già aperta?

Un altro codice Ateco, corrispondente a una seconda attività che il lavoratore autonomo voglia svolgere, può essere inserito anche in un momento successivo rispetto a quello di apertura della partita Iva. Può trattarsi di un’attività secondaria rispetto a quella principale per la quale il contribuente aveva aperto in passato la partita Iva, ad esempio. Anche per aggiungere un codice Ateco alla partita Iva è necessario compilare il modulo AA9/12. Può essere, inoltre, necessario fornire informazioni sulla sede dell’attività alla Camera di commercio, all’Inps o al Comune.

Si paga per aggiungere un codice Ateco a una partita Iva già esistente?

Si devono sostenere dei costi per aggiungere un codice Ateco corrispondente a un’altra attività a una partita Iva già esistente? In linea generale, la risposta è negativa, ovvero l’aggiunta del codice Ateco tramite il modello AA9/12 è del tutto gratuita. Ciò avviene quando non è necessario procedere con l’iscrizione alla Camera di commercio. Se invece si tratta di un’attività commerciale o artigianale, è occorrente procedere con la richiesta di variazione anche alla Camera di commercio e all’Agenzia delle entrate. I costi, consistenti nell’acquisto di una marca da bollo e dai diritti di segreteria, ammontano a 17,50 euro e a 18 euro.

A cosa fare attenzione all’aggiunta di un codice Ateco a una partita Iva?

Come già detto, in linea generale non vi sono limiti all’aggiunta di un codice Ateco a una partita Iva. E quindi a svolgere più attività autonome contemporaneamente. L’attenzione deve essere posta da alcune categorie professionali e alla compatibilità delle attività economiche svolte e da svolgere e, dunque, dei codici Ateco. Ad esempio, alcune attività professionali che necessitano l’iscrizione a un ordine professionale (gli ingegneri, i commercialisti, gli architetti), difficilmente potranno condurre più attività in contemporanea avendo già quella principale. Anche gli agenti immobiliari non possono svolgere l’attività di mediazione creditizia. Risulta indispensabile, pertanto, verificare la compatibilità dell’attività o delle attività secondarie rispetto a quella principale.