Commercialisti italiani e Inail, protocollo d’intesa

I commercialisti italiani si dimostrano ancora una volta estremamente sensibili sull’importante tematica della sicurezza e degli infortuni sul lavoro. La conferma viene dall’Inali, che ha reso noto un protocollo di collaborazione con il Cndcec sul tema.

Sul sito dell’Inail è stata infatti pubblicata la Determina del Presidente n. 392 con la quale l’istituto ha approvato un protocollo di collaborazione di cinque anni con il Consiglio Nazionale dell’ordine dei commercialisti ed esperti contabili in materia di sicurezza e salute sul lavoro.

Il protocollo prevede che Inail e commercialisti italiani mettano a punto uno standard di gestione delle procedure per implementare l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali che punti a semplificare le procedure e a migliorare l’erogazione delle prestazioni.

Il documento sottoscritto dai commercialisti italiani e dall’Inail prevede anche la promozione di azioni comuni che puntino a diffondere la cultura della salute e della sicurezza sul lavoro; un percorso che può essere avviato dall’analisi dei dati sugli infortuni, per applicare poi meccanismi che premino le aziende impegnate nella messa in opera di buone pratiche.

Il nuovo codice deontologico dei commercialisti

L’operazione trasparenza che da diverso tempo i commercialisti italiani portano avanti nei confronti dei cittadini e dei consumatori si rafforza con l’approvazione e la consultazione pubblica del loro nuovo codice deontologico.

Il nuovo codice deontologico dei commercialisti italiani si basa su alcuni capisaldi come la trasparenza dei compensi, la responsabilità professionale e disciplinare, il tirocinio, la pubblicità, e aggiorna l’ultima versione, del 2008, adattandosi alle novità legislative introdotte negli ultimi anni in materia di professioni intellettuali. È disponibile alla consultazione pubblica sul sito del Consiglio Nazionale, cliccando qui.

Il testo del nuovo codice deontologico sarà consultabile pubblicamente fino al 24 ottobre e chiunque avesse delle osservazioni sulla sostanza di quanto esso contiene, le può inviare via e-mail a consultazionecodicedeont@commercialisti.it.

Tra i punti salienti del nuovo codice deontologico dei commercialisti italiani vi sono l’obbligo di copertura assicurativa per i rischi professionali, il riferimento al consiglio di disciplina come giudice disciplinare, il rimborso spese per i tirocinanti dopo che hanno portato a termine il loro sesto mese di pratica. Relativamente al compenso professionale, il testo del nuovo codice deontologico elimina i riferimenti all’abrogata tariffa, precisando che l’ammontare del compenso deve essere sempre indicato per iscritto.

Altro punto fondamentale del nuovo codice deontologico riguarda la condotta da tenere nei rapporti con i colleghi e con i clienti. Nel caso dei primi, viene specificato nel dettaglio il comportamento da tenere qualora si subentri a un collega nell’incarico professionale; nel caso dei secondi si delineano le modalità di accettazione dell’incarico, con riferimento specifico all’indicazione scritta del compenso, e il comportamento che il professionista deve tenere qualora detenga somme per conto del cliente.

Precisazione fondamentale anche riguardo al caso in cui il professionista detenga un incarico istituzionale, specificamente riguardo ai suoi doveri di correttezza tra i quali, principalmente, il divieto di utilizzare l’incarico professionale a fini pubblicitari o per sollecitare l’affidamento di ulteriori incarichi professionali.

Corso di formazione online per i commercialisti italiani

I commercialisti italiani ora possono fruire gratuitamente di un utile il corso di formazione in materia di revisione degli Enti locali in modalità e-learning. Il corso, attivo dall’1 ottobre scorso, nasce dal protocollo d’intesa siglato dal Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili con il ministero degli Interni, la Ragioneria Generale dello Stato e la Fondazione nazionale dei Commercialisti.

I commercialisti italiani possono accedere alla piattaforma di e-learning attraverso un link presente sul sito del proprio Consiglio nazionale, inserendo i propri dati anagrafici e il proprio codice fiscale. In questo modo potranno seguire il corso, articolato in 17 moduli di circa un’ora ciascuno, fruibili anche separatamente.

Ciascun modulo consentirà, ai commercialisti italiani che lo seguiranno, di acquisire 1 credito formativo professionale in materia di “Contabilità pubblica e gestione economica e finanziaria degli enti territoriali”. I singoli moduli saranno disponibili fino al 30 novembre 2015. Per i professionisti ritardatari si tratterà solo di avere un po’ di pazienza: i moduli torneranno disponibili dall’1 gennaio al 30 novembre 2016.

Durante la prima fruizione di ciascun modulo, agli iscritti verranno somministrati i test di verifica il cui superamento è necessario per acquisire il credito formativo professionale. Dopo la prima fruizione, ciascun modulo potrà essere rivisto in ogni sua singola parte. Una modalità che permette ai commercialisti italiani una consultazione permanente del materiale didattico, senza dover passare ogni volta attraverso le procedure di monitoraggio e riconoscimento del credito.

L’attestazione dei crediti maturati viene automaticamente trasmessa per e-mail ai commercialisti italiani iscritti e archiviata nell’area dedicata ai certificati al termine della fruizione di ciascun modulo.

Missione dei commercialisti italiani negli Emirati Arabi

I commercialisti italiani sbarcano negli Emirati Arabi. Nell’ottica di una crescente importanza dei processi di internazionalizzazione da parte delle imprese, che i commercialisti italiani sono chiamati a sostenere con la loro opera e le loro competenze, il Consiglio nazionale di categoria promuove una missione negli Emirati Arabi Uniti dal 2 al 7 novembre 2015, aperta a tutti i commercialisti italiani.

Non è un caso che la meta scelta come destinazione siano gli Emirati Arabi. Gli Stati del Golfo Persico, infatti hanno una elevata propensione a un regime di libero scambio ed è forte e risaputo il loro interesse nei confronti del made in Italy.

I commercialisti italiani che parteciperanno avranno l’opportunità di incontrare esponenti delle istituzioni locali, delle rappresentanze diplomatiche italiane, degli organismi finanziari, del mondo professionale locale e altri soggetti che supportano le attività di internazionalizzazione verso quell’importante mercato.

Il viaggio è anche un’opportunità per acquisire crediti formativi (8 per la precisione), che saranno erogati ai commercialisti italiani che si iscriveranno tramite la partecipazione a un seminario sugli incentivi e sulle strategie a sostegno dell’internazionalizzazione, organizzato dal Consiglio nazionale. Per info e adesioni scrivere a international@commercialisti.it entro il 16 ottobre 2015.

Il Cndcec entra a far parte della Confédération Fiscale Européenne

Passo importante per il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. Il Cndcec ha infatti aderito alla Cfe, la Confédération Fiscale Européenne, organismo che rappresenta oltre 180mila consulenti fiscali di 21 organizzazioni da 26 Paesi europei.

Un’adesione, quella del Cndcec che punta a far sì che il Consiglio approfondisca il tema della fiscalità anche in ottica europea. Come ha ricordato il presidente del Cndcec Gerardo Longobardi, “l’internazionalizzazione delle imprese, il dinamismo normativo a livello Ocse e delle Istituzioni europee sui temi dell’equità fiscale, della trasparenza e della lotta all’evasione, assieme alla necessaria valorizzazione del ruolo del professionista consulente fiscale rendono imperativo e doveroso il contributo dei Commercialisti, per lo sviluppo di norme e meccanismi di tassazione che necessariamente impatteranno sui contribuenti italiani e sulla nostra professione”.

Congratulazioni per l’adesione sono arrivate al Cndcec dal presidente della Cfe, l’olandese Henk Koller, che ha ricordato “la rilevanza della partecipazione italiana nel contesto delle iniziative promosse dalla Cfe nella cooperazione con la Commissione Europea, sui progetti Beps (Base Erosion and Profit Sharing) dell’Ocse e sulla redazione di uno Statuto per il contribuente, arricchendo la compagine delle 21 delegazioni già coinvolte”.

Con il proprio ingresso nella Cfe, il Cndcec punta in maniera decisa a ricoprire un ruolo di primo piano a livello europeo, aiutando la confederazione a sviluppare le relazioni con autorità a livello nazionale e internazionale, rappresentando i professionisti e evidenziando il contributo da loro offerto grazie alle competenze tecniche acquisite.

Certificazione Unica tardiva, no alle sanzioni

Le sanzioni per il tardivo invio della certificazione unica hanno fatto perdere il sonno a più di un commercialista. Ecco perché il consiglio nazionale della categoria ha ritenuto utile e doveroso intervenire sulla materia con una richiesta formulata al Fisco.

Di fatto, il consiglio nazionale dei commercialisti chiede di non applicare le sanzioni per i ritardi e le irregolarità nell’invio telematico della certificazione unica dei redditi e delle ritenute da parte dei vari sostituti d’imposta.

Così il presidente dei commercialisti italiani, Gerardo Longobardi: “Lo scorso mese di marzo sono state tante le difficoltà verificatesi in occasione dell’invio telematico della certificazione unica dei redditi e delle ritenute da parte dei sostituti d’imposta. La novità dell’adempimento e il ritardo con cui sono stati messi a disposizione gli applicativi necessari per la loro compilazione hanno creato non pochi problemi”.

Una bella grana quella delle sanzioni per la dichiarazione unica tardiva, che ha spinto Longobardi a insistere sul tema: “Questi motivi spingono il Consiglio nazionale dei commercialisti a chiedere ai competenti organi istituzionali di considerare l’opportunità di disapplicare le sanzioni per i ritardi e le irregolarità nell’invio che da questa situazione sono derivati. Si tratterebbe di un segnale di ascolto nei confronti delle difficoltà vissute dai professionisti, peraltro non dovute a loro negligenze. Un bel segnale che farebbe il paio con quello relativo allo slittamento del termine dei versamenti di Unico 2015 per i soggetti agli studi di settore, preannunciato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, lo scorso 29 maggio a Siracusa a margine di un Convegno organizzato dall’Ordine dei Commercialisti locale sul contraddittorio preventivo tra Amministrazione finanziaria e contribuenti”.

Commercialisti e delega fiscale

Il recente congresso di Rimini del Cndcec, dedicato a delega fiscale e controlli societari, ha ribadito, secondo quanto ricordano i commercialisti, la necessità di ascoltare il contributo delle categoria nella fase della pianificazione normativa, anziché in quella dell’emergenza, come troppo spesso accade in Italia.

Su questo punto è stato chiaro e categorico il presidente dei commercialisti italiani, Gerardo Longobardi, per il quale il Consiglio Nazionale deve dialogare a tutto campo con gli interlocutori della professione, in modo che “il nostro contributo venga raccolto nel momento in cui si tiene la penna in mano e si traccia il perimetro delle riforme e non quando si prende la matita e si usa la gomma per cancellare o aggiungere precisazioni a norme già scritte”.

E siccome il congresso dei commercialisti parlava proprio di delega fiscale, Longobardi ha sottolineato come essa abbia “l’ambizioso obiettivo di restituire al Paese un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita. Se ci riuscisse, si tratterebbe di una svolta con effetti positivi su tutto il sistema, perché un fisco con regole certe e più semplici favorisce l’adempimento spontaneo e riduce l’evasione, agevolando gli investimenti italiani ed esteri”. Anche se lo stesso Longobardi ha definito “preoccupante” il ritardo accumulato negli ultimi mesi proprio dalla delega fiscale.

Sull’altro punto del Congresso, i controlli societari, il presidente dei commercialisti ha ricordato come sia centrale il collegio sindacale all’interno delle società e ribadita la situazione anomala, in questo senso, di molte Srl: “Molte delle Srl che oggi sono costituite in Italia – ha detto Longobardi -, non sono quelle immaginate dal legislatore della riforma del diritto societario del 2003, secondo il quale questa tipologia societaria doveva essere destinata esclusivamente a società caratterizzate da una ristrettissima compagine di soci e dalla forte accentuazione dell’elemento personalistico. L’attuale panoramica fotografa Srl di notevoli dimensioni anche con centinaia di dipendenti e con giro d’affari imponente”.

Le scuole di alta formazione dei commercialisti

I commercialisti investono sul proprio futuro e lanciano le scuole di alta formazione (Saf) per i commercialisti italiani. Il Consiglio nazionale dell’Ordine ha infatti approvato un progetto finalizzato alla costituzione delle scuole di alta formazione su tutto il territorio nazionale. Insieme al Consiglio nazionale, saranno interessate dalla realizzazione delle scuole anche gli Ordini territoriali e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

Le scuole, costituite su base regionale o interregionale, dovranno ottenere il riconoscimento del Consiglio nazionale e svolgeranno la loro attività in collaborazione con le università per promuovere percorsi formativi altamente qualificati.

Per realizzare le scuole di alta formazione, sono state individuate dal Consiglio nazionale 11 macro-aree territoriali, nel cui ambito nascerà un numero di scuole compreso tra 11 e 14. Per i primi due anni le scuole saranno finanziate dal Consiglio nazionale, con un investimento importante: quasi 2 milioni di euro. Inoltre le attività formative delle scuole di alta formazione saranno finanziate attraverso un contributo di iscrizione ai corsi, destinato solo alla copertura delle spese organizzative, dato il carattere non lucrativo delle scuole stesse.

In fase di avvio, verrà costituito un Coordinamento permanente Saf che si occuperà di promuovere la nascita delle scuole di alta formazione sui territori in sinergia con i consiglieri territoriali di riferimento del Consiglio nazionale e con gli Ordini locali, oltre che di valutare gli stati di avanzamento dei progetti e di sviluppare i rapporti di collaborazione con le università per la stipula delle convenzioni con le scuole.

Dopo la costituzione delle scuole di alta formazione, il Coordinamento si occuperà di redigere un regolamento di funzionamento interno, di predisporre annualmente un progetto formativo dettagliato e di vigilare sull’organizzazione e sul corretto funzionamento delle scuole e sulla qualità dell’offerta formativa. Al Consiglio nazionale spetterà il compito di accreditare i percorsi formativi attuati dalle scuole di alta formazione e rilasciare gli attestati di partecipazione.

I commercialisti: ma quale ripresa economica?

Ripresa economica. Parole pronunciate da tanti ma che, nel business quotidiano delle imprese, in pochi vedono. E a conferma di quella che non è solo una sensazione ma una buia realtà, arriva un sondaggio sulla politica economica del Governo svolto dalla Fondazione nazionale dei Commercialisti, dal quale emerge una grande preoccupazione per la situazione delle piccole imprese e del mondo del lavoro autonomo in generale, per i quali mancano anche minimi segni di ripartenza.

I commercialisti intervistati nel sondaggio apprezzano gli interventi del Governo a favore delle Pmi, come il taglio dell’Irap e la flessibilità sul mercato del lavoro, ma li giudicano insufficienti per garantire una solida ripresa economica. Relativamente al Jobs Act, la maggioranza dei commercialisti intervistati pensa che, pur essendo apprezzabili le misure prese sul piano della flessibilità e delle condizioni del mercato del lavoro italiano, la crisi della domanda proveniente dal mercato interno, le rende di fatto inefficaci per la ripresa economica.

Il punto è proprio questo. La quasi totalità dei commercialisti coinvolti nel sondaggio crede che, fino a quando non ci sarà una vera ripresa della domanda interna, il contratto a tutele crescenti darà luogo quasi esclusivamente a stabilizzazioni di posti di lavoro a termine o di altre forme di precariato anziché a nuove assunzioni.

Del resto, le conclusioni del sondaggio parlano chiaro. Le misure adottate dal Governo sono sostanzialmente dei palliativi perché non aggrediscono i veri problemi che, a detta dei commercialisti, sono d’intralcio alla ripresa economica dell’Italia: l’inefficienza della Pubblica amministrazione e l’assetto istituzionale del Paese.

I commercialisti e l’ esercizio abusivo di professione

I commercialisti plaudono alla proposta di legge, approvata al Senato e attualmente in discussione alla Camera, in materia di esercizio abusivo di professione e di obblighi professionali. Lo ha confermato il vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Davide Di Russo, durante un’audizione alla Commissione Giustizia di Montecitorio: “La proposta di modifica all’articolo 348 del codice penale, che introduce un inasprimento sanzionatorio del delitto di esercizio abusivo di professione – ha detto – risulta assolutamente coerente con l’esigenza di tutelare l’interesse pubblico”.

Modificare l’articolo 348 del codice penale, inasprendo le pene per attua esercizio abusivo di professione – ha proseguito Di Russoci pare utile affinché determinate attività caratterizzanti una professione siano svolte, per la delicatezza della materia in cui si estrinsecano e la rilevanza degli interessi coinvolti, da soggetti le cui competenze siano verificate attraverso il conferimento di un’abilitazione statale”.

Per Di Russo, la previsione contenuta nella proposta di legge sull’ esercizio abusivo di professioneè un implicito e apprezzabile riconoscimento delle garanzie connesse all’iscrizione all’Albo, che assicurano il possesso delle competenze tecniche necessarie allo svolgimento dell’attività, attraverso un percorso formativo universitario, un tirocinio, un esame di abilitazione e, poi, mediante il costante aggiornamento cui l’iscritto è obbligato”.

Garanzie che, ha proseguito Di Russo, scoraggiando l’ esercizio abusivo di professione “tutelano inoltre il cliente dalle conseguenze derivanti da errore professionale, mediante l’obbligo per l’iscritto di stipulazione di polizza obbligatoria; e assicurano un’attività improntata ai principi deontologici, cui solo l’iscritto è vincolato, pena applicazione di sanzione nell’ambito del sistema disciplinare professionale”.