Simest: dal 28 ottobre presentazione domanda per il fondo perduto delle PMI digitali, green e di e-commerce

Si potranno presentare a partire dal 28 ottobre 2021, dalle ore 9:30, le domande per il Fondo Simest. Si tratta di un finanziamento a fondo perduto dagli importi variabili a favore delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese (Pmi), che operano nella transizione digitale, nel green, nell’e-commerce e nelle fiere.

Quante sono le risorse del Fondo Simest?

In totale, sono 480 i milioni di euro della dotazione del Fondo Simest. Alle piccole e medie imprese del Sud Italia è riservata una quota delle risorse pari al 40% della dotazione totale del fondo stesso.

Quali progetti possono essere finanziati dal Simest?

I progetti che il Simest finanzierà alle imprese che presenteranno domanda sono quelli sostenibili con l’ambiente. L’importo massimo che i progetti potranno ricevere è fissato in:

  • 300 mila euro per i progetti di transizione digitale o green;
  • altrettanti per progetti legati all’e-commerce;
  • 150 mila euro per progetti inerenti la partecipazione alle fiere.

Qual è la quota del fondo perduto per i progetti del Simest?

Le piccole e medie imprese che hanno residenza da almeno 6 mesi in una regione del Sud Italia potranno arrivare a chiedere una quota di cofinanziamento per il proprio progetto pari al 40%. Per le imprese del Centro e del Nord Italia la quota di cofinanziamento scende al 25%.

Finanziamento a tasso agevolato Simest

Nello stesso bando si fa riferimento anche alla possibilità per le piccole e medie imprese di poter richiedere un finanziamento a tasso agevolato. Il finanziamento stesso può coprire fino al 100% della spesa del progetto, senza necessità di coperture di garanzia. La durata del finanziamento è diversa a seconda del tipo di intervento.

Simest, da quando si può presentare la domanda?

La domanda per il finanziamento Simest si può presentare a partire dal 28 ottobre 2021, con avvio della piattaforma alle ore 9:30. Ciascuna piccola o media impresa può presentare istanza per uno solo degli ambiti di intervento del fondo perduto Simest. Tuttavia, è offerta alle imprese anche la possibilità di procedere con la predisposizione della domanda già a partire dal 21 ottobre prossimo per poi confermare l’invio dal 28 ottobre.

Finanziamenti Simest transizione verde e digitale

Tra i vincoli della concessione dei finanziamenti Simest è richiesto alle piccole e medie imprese che concorrano per la parte relativa alla transizione verde e digitale che l’importo concedibile sul progetto presentato (sul massimo dei 300 mila euro) sia corrispondente ad almeno il 25% dei ricavi medi degli ultimi due bilanci approvati e depositati. Per questo tipo di intervento, il finanziamento arriva a sei anni, dei quali due di pre-ammortamento.

Vincoli transizione verde e digitale

Per i finanziamenti che hanno come obiettivo la transizione verde e digitale è necessario che le piccole e medie imprese siano costituite nella forma di società di capitali. Inoltre il fatturato relativo all’export deve essere di almeno il 10% nell’ultimo anno oppure del 20% nel corso dell’ultimo biennio.

Fondo perduto Simest per e-commerce

Per le Pmi che abbiano come attività quella dell’e-commerce e dello sviluppo del mercato in Paesi esteri, i progetti sono finanziabili fino a 300 mila euro. La quota di finanziamento non può eccedere il 15% dei ricavi medi risultanti dagli ultimi 2 bilanci approvati e depositati dall’impresa. Il finanziamento si riduce al massimo a 200 mila euro per lo sviluppo di una piattaforma di terzi. Anche per questo tipo di finanziamento non è possibile eccedere il 15% dei ricavi medi degli ultimi due bilanci. L’investimento minimo deve essere di 10 mila euro e la durata del finanziamento è fissata in 4 anni, dei quali uno di pre-ammortamento.

Pmi che partecipano a fiere nel finanziamento Simest

Diverse le modalità del fondo perduto per le imprese che operano in fiere e mostre internazionali, che possono svolgersi anche in Italia. Il finanziamento, in questo caso, deve essere destinato per minimo il 30% alle spese digitali connesse al progetto. Il limite non si applica nel caso in cui l’evento internazionale abbia ad oggetto argomenti legati al green o al digitale. L’importo massimo finanziabile è pari a 150 mila euro e non può superare il 15% dei ricavi dell’ultimo bilancio. Il finanziamento può durare al massimo 4 anni e uno deve risultare di pre-ammortamento.

Made in Italy: la crescita dipende dall’e-commerce

Le imprese italiane lo stanno finalmente capendo: per reggere la concorrenza con l’estero, devono necessariamente farsi strada nell’e-commerce, per far conoscere e vendere i propri prodotti, considerando che sono sempre di più gli utenti che ricorrono al digitale per i loro acquisti.

Il Made in Italy, dunque, dovrà procurarsi sempre più spazio in rete, per rimanere al passo ma anche per dimostrare di essere innovativo e saper cogliere le giuste opportunità.
Le prime basi sono state gettate, poiché nel 2016 l’e-commerce è aumentato del 24%, ma si può e si deve fare di più, poiché si tratta ancora del 6% totale delle esportazioni Made in Italy.

Si tratta di dati resi noti dall’Osservatorio Export del Politecnico di Milano, che evidenzia opportunità e ritardi dell’export digitale in Italia, basandosi sull’esperienza di 100 aziende campione nei settori consumer.

Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio, ha dichiarato in proposito, consapevole del fatto che delle 210mila imprese esportatrici italiane, la maggioranza vende all’estero meno del 10% del fatturato: “In uno scenario internazionale altamente competitivo, con consumatori sempre più inclini all’uso delle tecnologie digitali, l’adozione dell’e-commerce come canale di vendita all’estero può risultare una scelta vincente”.

Ma quali settori hanno dimostrato di essere più propensi e quindi più innovativi? Prima di tutto la moda, che copre il 60% dell’export digitale italiano, poi l’alimentare (17%), l’arredo e il design (entrambi al 12%).
I canali di vendita digitale all’estero sono principalmente quattro: retailer online (come Yoox, Zalando o Net-a-porter Group), marketplace (come Amazon o eBay, con domini italiani o esteri), siti di vendite private e le stesse aziende.

I mercati verso cui sono dirette le maggiori esportazioni rimangono ancora Europa e Stati Uniti, con Est europeo in netto rialzo, anche se le opportunità maggiori derivano, ad oggi ma anche in futuro, dalla Cina e dagli Stati Uniti, mercati attivi e molto promettenti, non solo per la considerazione di cui gode il Made in Italy, ma anche per l’elevato numero di utenti digitali.
In questo secondo caso, per la precisione, la Cina è infatti il Paese che ne detiene il primato, con circa 688 milioni di cittadini, che rappresentano la metà della popolazione, regolarmente connessi.
Dati alla mano, l’e-commerce cinese, che rappresenta il 45% del mercato mondiale, ha messo a segno nel 2016 una crescita del 23,6% e transizioni per un valore di circa 2.700 miliardi di euro.

E gli Stati Uniti? Il mercato non è certo giovane, ma nonostante ciò ci sono previsioni di forte crescita sul web, tanto che nel 2016 i consumi online hanno raggiunto un valore di 489 miliardi di euro (+12% rispetto al 2015), facendo degli Usa il secondo mercato al mondo per l’e-commerce.

A frenare l’export italiano verso le mete oltreoceano è la consapevolezza che si tratta di un mercato difficile, poiché le aziende hanno un controllo limitato sui processi logistici verso gli Usa, e nessuna presenza sul posto o magazzini e strutture distributive in loco, nonché una mancanza di figure addette all’export, che abbiano adeguate conoscenze in ambito digitale e nell’e-commerce.

Vera MORETTI