Contributi Pmi Lombardia fotovoltaico e cambio pannelli: bando a commercianti, artigiani e impianti sportivi

Per le piccole e medie imprese della Regione Lombardia arriva il pacchetto da 64 milioni di euro per l’efficientamento energetico e per il cambio delle macchine e dei pannelli solari. I contributi a fondo perduto sono del 50% per il fotovoltaico e fino al limite dell’80% per il cambio delle macchine e dei pannelli solari. A beneficiarne possono essere i commercianti, gli artigiani e gli impianti sportivi. Il pacchetto energia si articola in tre differenti misure a sostegno dell’efficientamento energetico. La quota più corposa degli aiuti andrà alle imprese e agli enti che gestiscono impianti natatori e del ghiaccio.

Contributi a fondo perduto per le Pmi della Regione Lombardia, gli obiettivi di sostegno per il caro energia

Gli avvisi per i contributi a fondo perduto della Regione Lombardia arrivano a seguito della seduta del 26 aprile scorso della Giunta regionale. L’obiettivo è quello di supportare le piccole e medie imprese in interventi strutturali in modo che gli aumentati costi dell’energia non influiscano sul loro equilibrio economico. Il bando prevede nella quasi totalità contributi a fondo perduto con aliquote di aiuti fino all’80%.

Contributi a fondo perduto imprese artigiane della Regione Lombardia, cosa sono?

Per le imprese artigiane della Regione Lombardia, il bando prevede lo stanziamento di oltre 22,3 milioni di euro. Gli aiuti consistono nella concessione di contributi a fondo perduto che possono raggiungere il 50% delle spese ammissibili. Il limite delle spese è fissato in 50 mila euro. L’importo minimo dei progetti deve essere di 15 mila euro. Risultano ammissibili agli incentivi gli investimenti fatti per favorire l’efficientamento energetico della sede legale o produttiva. Per la presentazione delle domande è necessario utilizzare la sezione del sito della Regione Lombardia “Bandi online”.

Quali spese sono ammissibili dal bando della Regione Lombardia per gli artigiani?

A titolo di esempio, sono ammissibili le spese delle imprese artigiane del bando della Regione Lombardia per l’efficientamento energetico:

  • quelle per acquistare e installare i collettori solari e gli impianti di microgenerazione della potenza massima di 200 kWel;
  • l’acquisto e l’istallazione di caldaie ad alta efficienza a condensazione, a pompe di calore o a biomassa, in sostituzione delle caldaie già esistenti nei siti produttivi;
  • gli impianti fotovoltaici;
  • l’acquisto e l’installazione dei macchinari e delle attrezzature in sostituzione di quelli già esistenti in azienda;
  • i sistemi di domotica, di monitoraggio dei consumi energetici, le apparecchiature a led per la sostituzione degli impianti di illuminazione tradizionale;
  • le opere murarie e di impianti nel limite del 20% del totale delle spese ammissibili purché funzionali all’attività artigianale.

Piccole e medie imprese del commercio della Lombardia, quali contributi a fondo perduto per l’efficientamento energetico?

Per le piccole e medie imprese della Regione Lombardia operanti nel settore del commercio sono a disposizione 9,6 milioni di euro di risorse per i contributi a fondo perduto a favore dell’efficientamento energetico. Gli aiuti, dunque, consistono in contributi fino al 50% delle spese ammissibili, nei limiti di progetti per un minimo di 4 mila euro e un massimo di 30 mila euro. Il bando per la presentazione delle domande sarà aperto a giugno.

Quali spese sono ammissibili dal bando Lombardia per l’efficientamento energetico delle imprese del commercio?

Tra le spese ammissibili dei contributi a fondo perduto della Regione Lombardia per le imprese del commercio, rientrano:

  • gli impianti fotovoltaici per autoprodurre l’energia da fonti rinnovabili;
  • l’acquisto e l’installazione di attrezzature e di macchinari in sostituzione di quelli già in possesso;
  • acquisto e installazione di impianti per raffrescare o raffreddare;
  • l’acquisto di sistemi di domotica al fine di risparmiare energia e tenere sotto controllo i consumi.

Contributi a fondo perduto per gli impianti natatori e del ghiaccio della Lombardia: cosa sono?

Le risorse più cospicue sono stanziate dalla Regione Lombardia per gli operatori economici che gestiscono gli impianti natatori e del ghiaccio. La Regione ha stanziato 32 milioni di euro per questo pacchetto di aiuti. Si tratta di un sostegno a favore degli operatori che rischiano il fallimento o l’interruzione delle attività a causa del caro prezzi dell’energia. Il sostegno economico si concretizza in un contributo a fondo perduto che può raggiungere l’80% delle spese ritenute ammissibili. Il limite massimo della spesa è pari a 350 mila euro.

Chi può richiedere i contributi a fondo perduto Lombardia per impianti natatori e del ghiaccio?

Ammessi a presentare domanda per i contributi a fondo perduto della Regione Lombardia per gli impianti natatori e del ghiaccio sono:

  • i soggetti privati titolari o concessionari della gestione degli impianti;
  • gli enti pubblici se proprietari o gestori diretti degli impianti.

Quali sono le spese ammissibili per i contributi a fondo perduto per gli impianti natatori e del ghiaccio?

Le spese ammissibili per i contributi fino all’80% degli impianti natatori e del ghiaccio riguardano l’acquisto e l’installazione di:

  • collettori solari termici;
  • impianti fotovoltaici per autoprodurre energia elettrica da fonti rinnovabili;
  • teli isotermici per coprire piscine nelle ore di non utilizzo;
  • caldaie ad alta efficienza in sostituzione degli impianti già esistenti.

Regione Lombardia, come presentare domanda per i contributi a fondo perduto per l’efficientamento energetico?

Il bando attuativo del progetto è previsto in uscita a 60 giorni dalla delibera della Giunta regionale. Tramite l’avviso saranno riportate le modalità attraverso le quali si procederà per l’apertura dello sportello e la presentazione delle istanze. I progetti verranno valutati in base agli obiettivi di efficientamento energetico e verrà stilata una graduatoria finale delle imprese ammesse ai contributi.

Contributi a fondo perduto in arrivo: per quali imprese? Ultime notizie

Dal decreto Sostegni Ter, varato il 21 gennaio 2022, arrivano importanti novità per molte imprese, infatti ci saranno nuovi contributi a fondo perduto volti ad aiutare le imprese che più di altre hanno subito gli effetti del protrarsi della pandemia. Ecco le ultime novità

Decreto Sostegni Ter: ecco le attività che possono avere contributi a fondo perduto

I contributi a fondo perduto sono particolarmente apprezzati dalle imprese perché non vi è obbligo di restituzione degli stessi e quindi offrono una certa tranquillità e in questo caso non è necessario neanche effettuare degli investimenti, infatti sono determinati in base alle perdite subite. Il decreto Sostegni Ter istituisce il “Fondo per il rilancio delle attività economiche che, secondo le indiscrezioni, dovrebbe avere un ammontare di 200 milioni di euro. Da ciò che emerge dal decreto, il contributo a fondo perduto dovrebbe andare in favore delle attività che nel 2021 abbiano maturato perdite di fatturato almeno del 30% rispetto al 2019 e con ricavi, sempre nel 2019, non superiori a 2 milioni di euro.

Il decreto Sostegni Ter indica anche i codici ATECO delle attività che possono ottenere tale beneficio:

47.19 (grandi magazzini, commercio al dettaglio), 47.30 (commercio carburante), 47.43 (commercio al dettaglio di apparecchi audio e video), tutte le attività dei gruppi 47.5 (commercio elettrodomestici) e 47.6 (commercio articoli culturali e sportivi), 47.71 (abbigliamento), 47.72 (calzature), 47.75 (erboristerie, profumerie, cosmetici), 47.76 (fiori, animali domestivi, concimi), 47.77 (orologi, gioellerie), 47.78 (mobili, oggetti d’arte, artigianato), 47.79 (antiquariato, articoli di seconda mano), 47.82 (commercio ambulante tessile e calzature), 47.89 (commercio ambuilante altri prodotti)e 47.99  (distributori automatici).

A quanto ammontano i contributi a fondo perduto?

L’importo dei contributi a fondo perduto delle imprese sarà calcolato avendo come riferimento la differenza tra i ricavi del 2019 e quelli del 2021. Sono inoltre indicate delle percentuali, le stesse sono:

  • 60% per imprese con ricavi nel 2019 non superiori a 400.000 euro.
  • 50% per ricavi nel 2019 superiori a 400.000 euro, ma inferiori a 1 milione di euro;
  • 40% per soggetti che nel 2019 hanno dichiarato ricavi superiori a 1 milione di euro e fino a 2 milioni di euro.

Ricordiamo che la percentuale viene però applicata alla differenza tra questi valori.

Contributi a fondo perduto per il settore wedding e tempo libero: ultime notizie

Modalità diverse sono invece riconosciute ad attività del settore wedding e tempo libero in genere, si tratta dei codici ATECO 96.09.05, 56.10, 56.21, 56.30, 93.11.2 , questi potranno ottenere ristoro nel caso in cui la diminuzione di fatturato tra il 2019 e il 2021 sia del 40% e un risultato economico d’esercizio del 2021 inferiore al 30%. Per queste attività sono stanziati 40 milioni di euro.

Dal decreto Sostegni Ter emerge però che se il fondo disponibile non dovesse essere sufficiente a coprire gli importi così calcolati, gli stessi saranno proporzionalmente ridotti.

La domanda dovrà essere presentata al MISE, ma attualmente ancora non sono disponibili le modalità operative, si dovrà attendere ancora qualche giorno.

Discoteche, sale da ballo e turismo

Il decreto Sostegni Ter non prevede solo contributi a fondo perduto per le imprese, ma anche la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi in favore delle imprese che hanno avuto perdite a causa delle sospensioni dovute all’emergenza Covid, si tratta di discoteche e sale da ballo.

Importanti novità vi sono anche per il settore del turismo che potrà ottenere un credito d’imposta pari ai costi di locazione versati da gennaio a marzo 2022. Tale credito viene riconosciuto se vi è una riduzione del fatturato di almeno il 50% tra i mesi in corso rispetto allo stesso periodo del 2019.

I contributi a fondo perduto per le imprese non sono l’unica novità prevista dal decreto Sostegni ter, infatti si è provveduto anche a istituire un fondo per gli indennizzi danni da vaccino Covid. Per saperne di più si consiglia la lettura dell’articolo: Indennizzi danni da vaccino Covid: il Governo stanzia i fondi

Niente ripresa per il piccolo commercio

Niente ripresa per i negozi, che sembrano arrancare sempre di più anche nella stagione estiva, quando si sperava che i saldi potessero salvare, almeno in parte, la stagione.
Ciò significa che la ripresa della spesa delle famiglie purtroppo non c’è ancora stata, e infatti rimane al di sotto dei livelli pre-crisi di addirittura 36 miliardi, che saranno colmati non prima del 2019.
A soffrire, soprattutto il piccolo commercio, come ha confermato l’Ufficio economico di Confesercenti, che ha diramato le rilevazioni Istat: dal 2007 ad oggi, infatti, più di 108mila imprese hanno cessato l’attività, ovvero il 15% del totale.

Il commercio tradizionale, dunque, rimane in controtendenza rispetto ai recenti indicatori economici che, invece, attestano una incoraggiante ripresa. E gli ultimi dati lo confermano, poiché le vendite del commercio al dettaglio hanno registrato una brusca frenata nel mese di luglio, sia in valore sia in volume.
Questa situazione negativa riguarda tutti i settori, tranne utensileria per la casa e ferramenta, gioielleria ed orologi, ed abbigliamento. Il dato è preoccupante poiché fotografa una situazione che sta volgendo al negativo: nei primi 7 mesi, infatti, la variazione delle vendite in volume è pari a -0,6 punti percentuali, quando già il 2016 si era chiuso con una variazione pari a -0,3%.

Se il trend rimanesse questo, a fine anno la percentuale delle vendite al dettaglio sulla spesa totale della popolazione scenderebbe al 25%, che rappresenta il 16% in meno dell’incidenza media europea.

Inoltre, mentre luglio segna un recupero di tutti i format della Grande distribuzione, tale da portare la variazione per i primi 7 mesi all’1% in valore e stimiamo allo 0,2 in volume; per le imprese operanti su piccole superfici rileviamo, invece, una diminuzione di 0,6 punti in valore, stimando l’1,4% in meno in volume. Per le imprese fino a 5 addetti le variazioni in questa parte dell’anno raggiungono, addirittura, il -2,4% e il – 3,2% in volume.

Mauro Bussoni, Segretario Generale di Confesercenti, ha dichiarato: “Ci auguriamo che all’interno delle Legge di Stabilità si mettano in campo misure volte a ridurre gli squilibri tra piccoli esercizi di vicinato e GDO che hanno trasformato e distorto, profondamente, il volto delle nostre città attraverso un regime di deregulation dei giorni e degli orari di apertura – introdotto a partire da gennaio 2012 dal Governo Monti – insostenibile per i piccoli e che ha favorito solo la grande distribuzione la cui quota di mercato nel periodo è passata dal 57,7 al 60,2%. Inoltre occorre rafforzare i consumi delle famiglie per consolidare la ripresa”.

Vera MORETTI

Saldo positivo per le imprese nel 2016, anche se di poco

I dati del Registro delle Imprese relativi al 2016 parlano di un anno che, tra iscrizioni e cessazioni, si è chiuso con 41mila imprese in più rispetto all’anno precedente, con una crescita dello 0,7%.
Si tratta del più basso livello di iscrizioni dell’ultimo decennio, 363.488 in 12 mesi, compensato però dal rallentamento delle chiusure, 322.134. con questo saldo positivo, il sistema imprenditoriale a fine dicembre arriva a contare 6.073.763 aziende registrate.

E’ importante notare che una su dieci è guidata da under 35. Grazie a loro si deve il bilancio in attivo, poiché nel 2016 sono state aperte 64mila imprese giovanili in più, con una crescita del 10,2% rispetto al 2015.

Così Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere, ha commentato questi numeri: “Le notizie positive che emergono da questa fotografia di come è cambiato il sistema delle imprese italiane nel 2016 sono il contributo importante dei giovani under 35 e la frenata delle chiusure. Anche il nostro Paese deve adattarsi al mondo che cambia ad una velocità sempre maggiore. Più rapidamente lo faremo, più imprese saranno capaci di competere e di superare le avversità”.

Per quanto riguarda i settori di appartenenza, sicuramente quello più dinamico si è rivelato quello del turismo, in cui si contano 8.829 bar e ristoranti in più rispetto al 2015 (+2,35%) e 2.732 attività di alloggio aggiuntive (+5,3%), con una crescita esponenziale degli affittacamere, bed and breakfast, case ed appartamenti per vacanza: +15,92% la loro variazione, pari a 2.512 imprese in più.
Bene anche per il comparto noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, che a fine 2016 conta 7.416 imprese in più. La crescita in questo ambito è legata soprattutto alle attività di servizi per edifici ed il paesaggio, che registrano un saldo positivo di 2.833 imprese generato essenzialmente dalle imprese di pulizia (+1.886) e da quelle che si occupano di giardinaggio e manutenzione delle aree verdi (+1.169). Più che positivo anche il bilancio annuale delle attività di supporto alle funzioni di ufficio (dai call center, ai servizi di fotocopiatura, al recupero crediti), aumentate di quasi 4mila unità (+5,51%).
Oltre al settore commerciale, che conta oltre 6.200 imprese in più a fine 2016, nuovo impulso alla crescita l’hanno fornito lo scorso anno le attività professionali (+4.150 imprese il saldo). Tra queste, spiccano le attività di consulenza aziendale e amministrativo-gestionale, cresciute di 2.382 imprese e del 5,69%.
Anno positivo anche per i servizi alla persona (3.283 le imprese in più nel 2016), trainati essenzialmente dall’aumento dei parrucchieri ed estetisti (1.739 in più) e dalle attività di tatuaggio e piercing che, con un saldo di 622 imprese, hanno messo a segno una crescita record del +23,25%.

Al contrario, i comparti più tradizionali sono in continua flessione. Per le costruzioni, il 2016 si è chiuso con una riduzione complessiva di 4.733 attività (-0,7% su base annua), ma si tratta di una situazione che riguarda quasi complessivamente le micro-imprese edili, che nel 2016 hanno perso 8.400 unità. Tendenza inversa, invece, per le società di capitali (+6.300).
Nella manifattura, il bilancio di fine anno evidenzia una riduzione complessiva di 3.338 imprese, che riguarda tutti i settori, ad eccezione quello alimentare e delle bevande (+696) e, soprattutto, delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1.148 unità). In questo caso, si tratta di imprese operanti nella riparazione e manutenzione di macchinari (+560 unità, pari al +3,61%) e a quelle di riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni (+128 imprese, pari al 5,38% in più rispetto al 2015).

Molto bene l’imprenditoria al Sud e nelle Isole, con 22.918 imprese in più, con uno stacco netto da Centro (+13.386 il saldo) e Nord-Ovest (+6.255). Negativo, invece, il saldo del Nord-Est, che chiude il 2016 con una riduzione di 1.205 imprese (-0,1%).

Il bilancio rimane comunque attivo per quindici delle venti regioni italiane, con il Lazio in testa (11.264 imprese in più), la Campania (+8.901) e la Lombardia (+6.535). Il Lazio (+1,77%) registra la crescita più sostenuta anche in termini relativi; seguono la Basilicata (+1,7%) e la Campania (+1,56%).

Per quanto riguarda l’organizzazione delle imprese, le società di capitale hanno il saldo migliore, con 56.479 imprese in più, pari al 3,7%. Le imprese individuali sono in maggiore affanno, con una flessione di oltre 3 mila unità e un decremento dello 0,1%.

Vera MORETTI

Cosa fare per contrastare il tax gap?

La Commissione per la redazione della “Relazione annuale sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”, tramite il presidente Enrico Giovannini in audizione alla Commissione Bicamerale, ha diffuso i dati relativi al tax gap.

Tralasciando l’inclinazione all’evasione che purtroppo è un vizio particolarmente diffuso, il fenomeno sta diventando quasi fuori controllo, in particolare per settori come il commercio e il turismo, dove gli abusivi creano un giro di affari di 21,4 miliardi di euro all’anno.

Per quanto riguarda il solo commercio ambulante, ad esempio, confrontando i dati camerali, quelli dell’Agenzia delle Entrate e quelli dell’Inps, emergono quasi 100mila irregolari, ai quali vanno aggiunte altre migliaia di attività abusive nella ristorazione e nelle strutture ricettive.
In questo caso, la crescita degli abusivi è stata permessa dalle poche regole esistenti e vigenti, per non parlare dei controlli sulle nuove piattaforme digitali di sharing economy.

Ciò che andrebbe cambiato, e in maniera drastica e istantanea, è l’atteggiamento, oltre alla voglia più ferma di mettere fine a questa insana pratica, mentre invece c’è immobilità totale, anche e soprattutto nei confronti del fenomeno su strada, assai lontano dall’essere fermato.

Servirebbe, al contrario, un piano organico e ben strutturato, che porterebbe i suoi primi frutti proprio allo Stato, poiché se le attività abusive fossero azzerate l’Erario recupererebbe 11,1 miliardi di euro, che rappresenterebbero risorse sufficienti non solo per finanziare la manovra correttiva richiesta dall’Unione Europa, ma anche per raddoppiare la platea di beneficiari del Bonus da 80 euro.
E ovviamente ci guadagnerebbe anche l’occupazione, poiché la regolarizzazione farebbe emergere 32mila posti di lavoro aggiuntivi.

Vera MORETTI

Crisi commercio: sempre più Pmi preda degli strozzini

«Trecentocinquantamila esercenti commercianti e artigiani sono nelle mani degli strozzini, oltre 750 mila le posizioni debitorie e ogni anno 25 miliardi di euro si trasferiscono dalle casse delle imprese a quelle degli estorsori».  E’ drammatico il quadro delineato dal presidente di Confesercenti, Marco Venturi, in audizione alla Commissione parlamentare antimafia soltanto pochi giorni dopo l’amara analisi dei dati dell’Osservatorio Confesercenti sui quattro primi mesi del 2014.

«In 250 mila casi – ha aggiunto il presidente dell’associazione di categoria che rappresenta le piccole e medie imprese italiane del commercio, del turismo e dei servizi – l’indebitamento viene contratto con associazioni a delinquere di stampo mafioso. E la situazione di sofferenza fotografa un vero e proprio dramma per miglia di piccole e medie imprese che scontano la chiusura dell’accesso ai canali di credito tradizionali».

A sostituirsi ai principali canali d’accesso al credito quasi sempre ci sono organizzazioni di stampo mafioso perché «l’usura tende a essere sempre più un reato associativo. L’organizzazione strutturata permette di rispondere a diverse esigenze: accresce il numero e la qualità dei ‘contratti’ in essere e, di conseguenza, i profitti. Riduce al minimo i rischi d’insolvenza, eleva la capacità d’intimidazione, riduce i rischi personali, presentando ai malcapitati le diverse facce e mascherando le relazioni usuraie in normali rapporti commerciali. Per questo l’usura, soprattutto in Calabria e Campania, comincia ad avere una forte impronta ‘ndranghetista e camorrista».

Per molte Pmi l’usura, ormai da anni, rappresenta l’ultima spiaggia per non rinunciare all’attività. «Tra il 2010 e il 2013 – ha concluso il presidente Venturi – hanno cessato di vivere circa 1 milione di imprese. Il 40% hanno cessato di operare per problemi di carattere finanziario e in parte per l’usura».

Jacopo MARCHESANO

Rinnovato protocollo tra RTI e Equitalia

La stretta collaborazione tra il mondo del commercio e quello dell’artigianato con Equitalia continua, con l’obiettivo di semplificare il rapporto tra fisco e imprese.
A tal fine, è stata rinnovata la convenzione tra Equitalia e le Confederazioni aderenti a Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti).

Il protocollo che è stato sottoscritto fa intuire esigenze di semplificazione e snellimento delle procedure, che possano permettere di attivare alcune convenzioni locali tra gli Agenti della riscossione e i rappresentanti regionali e provinciali delle Confederazioni, con l’obiettivo di rafforzare e consolidare il dialogo con il mondo imprenditoriale.

Le associazioni che aderiscono alle cinque Organizzazioni potranno utilizzare uno sportello web interattivo che consentirà loro, per conto degli associati, la presentazione di istanze e la richiesta di informazioni nell’ottica di rendere più agevole e rapido il rapporto.
Inoltre, ci sarà la possibilità di fissare appuntamenti presso gli sportelli Equitalia per esaminare con i funzionari argomenti di particolare complessità e pratiche di rateazione.

Prenderanno il via, inoltre, a breve, alcuni incontri periodici sul territorio e la sottoscrizione di protocolli locali per realizzare una maggiore interazione tra le Confederazioni ed Equitalia e porre le basi di una rafforzata assistenza nei confronti dei contribuenti.

Vera MORETTI

Istat su Commercio: a giugno -3% le vendite

Rispetto a giugno 2012, l’indice grezzo del totale delle vendite segna una flessione del 3,0%, a rilevarlo l’Istat che registra una diminuzione dello 0,3% nella media del trimestre aprile-giugno.

Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con il mese di giugno 2012, un calo sia per la grande distribuzione (-2,3%) sia per le imprese operanti su piccole superfici (-3,6%). Si rileva inoltre una variazione tendenziale negativa per gli esercizi non specializzati (-2,8%) e un aumento per quelli specializzati (+0,4%). tra gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, le vendite dei discount registrano la flessione più contenuta (-1,3%), mentre quelle degli ipermercati e dei supermercati segnano variazioni negative più sostenute (rispettivamente -2,6% e -3,2%)

“Nel confronto con il primo semestre del 2012, – rileva ancora l’Istituto nazionale di statistica – le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione dell’1,8% e quelle di prodotti non alimentari del 3,5%, per una diminuzione complessiva del 3%. Tra i prodotti non alimentari le flessioni di maggiore entità riguardano i gruppi Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-5,9%) e Prodotti farmaceutici (-4,6%); quelle più contenute riguardano i gruppi Utensileria per la casa e ferramenta (-0,6%) e Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (-1,3%)“.

Laureato in economia? C’è uno stage per te!

Un’azienda leader nel settore della comunicazione e del marketing è alla ricerca di giovani laureati che siano disposti a partecipare ad uno stage retribuito, finalizzato ad un inserimento nelle sue reti di vendita.

Tra i requisiti richiesti:

  • laurea in economia o scienze della comunicazione preferibilmente conseguita dopo il 2012 e con votazione finale superiore al 98;
  • esperienza anche breve di vendita;
  • disponibilità a valutare la possibilità di aprire la partita iva dopo lo stage di tre mesi ed essere automuniti;
  • buona dimestichezza con il mondo del web, non solo come semplici navigatori ma come utenti evoluti, meglio se in grado di costruire un sito

Durante i mesi dello stage verrà corrisposto ai candidati prescelti un fisso mensile più provvigioni sui contratti acquisiti, oltre ad una formazione continua, affiancamenti in vendita, ufficio d’appoggio.

Per saperne di più, Lavoro.org.

Roma caput mundi

 

Più temerari, ma anche più flessibili e capaci di adattarsi in base alle esigenze del mercato. E’ questo il segreto del successo degli imprenditori stranieri in Italia, che secondo gli ultimi dati diffusi da UnionCamere, stanno sfiorando la cifra di quasi mezzo milione di unità.

Infoiva quest’oggi ha deciso di puntare l’attenzione sulla capitale, per comprendere meglio quale sia la geografia umana e la forza intrinseca dell’impresa straniera. Ecco che cosa ci ha suggerito Lorenzo Tagliavanti, direttore Cna di Roma e vicepresidente della Camera di Commercio di Roma.

Quante sono le imprese guidate da stranieri a Roma e provincia? Con quale trend di crescita?
Alla fine dell’anno scorso, a Roma e provincia, si contavano oltre 30mila imprese a titolare straniero. Per comprendere la crescita esponenziale degli ultimi anni basti pensare che nel 2009 sfioravano le 21mila. Sono per lo più microimprese e ditte individuali. In media un’impresa straniera in Italia risulta infatti più piccola di un’impresa con titolare italiano: 1,9 rispetto a 4,5 addetti. Le imprese straniere a Roma e provincia occupano 70mila addetti. Il loro apporto sull’economia del territorio è notevole, per questo servono politiche e servizi che tengano conto di questa forza, la tutelino e la promuovano favorendone l’accesso al credito, alleggerendo la burocrazia e semplificando la comunicazione con le istituzioni. Per dare voce e rappresentanza a questo importante settore dell’economia Cna di Roma ha dato vita a Cna World, che raccoglie oltre mille imprese a titolare straniero.

Esistono dei settori d’impresa in cui gli stranieri superano in numero di presenze gli imprenditori italiani? Quali?
L’impatto dell’immigrazione straniera sull’economia è molto alta in alcuni settori come quello del commercio, della ristorazione e dell’edilizia.

Qual è la geografia di provenienza degli imprenditori stranieri a Roma e nel Lazio?
Nove imprenditori su 10 provenienti da Bangladesh, Cina, Egitto, Nigeria, Polonia, Senegal, Serbia, Pakistan, Perù, Filippine, Slovacchia, Iran e Colombia tendono a concentrarsi nell’area di Roma. Altre collettività, come ad esempio Romania, Marocco, Albania e Brasile, nelle province del Lazio.

A suo avviso qual è la forza delle imprese guidate da stranieri in Italia?
Gli imprenditori immigrati continuano a crescere perché sono più propensi a rischiare, provengono da situazioni di disagio e quindi si adattano meglio alle difficoltà, hanno una consolidata professionalità e sono per lo più orientati verso una forma di impresa agile, come la ditta individuale.

La Camera di Commercio di Roma prevede bandi di finanziamento/contributi destinati all’imprenditoria straniera?
La Camera di Commercio sostiene da sempre l’imprenditoria straniera, prova ne è la promozione dell’unico studio della Caritas che monitora l’apporto dell’imprenditoria straniera sull’economia della regione. Tra le recenti iniziative per favorire le imprese immigrate ricordo il progetto “Start it up – Nuove imprese di cittadini stranieri” con il quale abbiamo accompagnato, attraverso seminari formativi, molti imprenditori stranieri verso l’avvio aziendale. Abbiamo, poi, costituito un fondo di garanzia di 10 milioni di euro per sostenere le nuove imprese. Sono risorse destinate alla prima fase di creazione d’impresa, quella più difficile per i neotitolari, italiani e non.

Alessia CASIRAGHI