Turismo: fondi per incentivare l’uso delle TIC

perto il bando che punta a stimolare l’innovazione nell’industria del turismo attraverso l’impiego produttivo delle TIC.

I servizi della Commissione Europea hanno istituito la eBSN (rete europea di sostegno all’e-business per le PMI, una piattaforma aperta di coordinamento politico che riunisce oltre 200 responsabili politici, nonché esperti della comunità accademica e imprenditoriale, per lo scambio di buone pratiche ed esperienze sul modo migliore di promuovere l’impiego innovativo delle TIC fra le PMI e su come impiegare al meglio tali politiche a livello europeo.

Il termine per l’invio delle candidature è il 23 settembre 2011.
Il capitolato d’oneri e la documentazione sono disponibili presso il sito: http://ec.europa.eu/enterprise/index_en.htm 

Cara P.A., ora paga i tuoi debiti alle PMI. Te lo impone l’Ue, basta ritardi

di Davide PASSONI

Oggi partiamo da una buona notizia. La Commissione Europea ha finalmente trovato un accordo con l’Europarlamento e con il Consiglio dei ministri Ue per varare una direttiva contro i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Una piaga per l’economia, non solo italiana ma europea, una jattura con la quale si sono trovati a fare i conti molti dei nostri lettori che, quindi, sanno bene di che cosa stiamo parlando.

Nell’Ue i pagamenti in ritardo ammontano a quasi 2 miliardi all’anno, con tempi medi di 65 giorni e casi estremi che arrivano a 180. Ora, secondo la direttiva europea in via di approvazione, il termine ultimo per i pagamenti sarà di 60 giorni; dal 61esimo in poi, per le P.A. scatterà l’interesse dell’8% sul debito. Una mossa che dovrebbe sbloccare circa 180 miliardi, in buona parte a favore delle PMI.

Da noi la pubblica amministrazione ha un debito di circa 70 miliardi verso i propri fornitori, molti dei quali sono, guarda caso, PMI. Lo sa bene la Commissione Europea, visto che da Bruxelles ricordano che questa intollerabile morosità è spesso causa del fallimento di imprese che sarebbero altrimenti sane e produttive, specialmente se di piccole e medie dimensioni. Se aggiungiamo che in Italia, sempre secondo fonti Ue, i ritardi nei pagamenti sono passati da 138 giorni nel 2008 a 170 nel 2010 e che il 50% delle nostre imprese registra ritardi medi di 2-4 mesi e il 25% persino di 6, ecco che questo accordo tra Commissione, Europarlamento e Consiglio dei Ministri Ue appare quanto mai salvifico. Purché…

Purché chi nel Palazzo dovrebbe decidere sul futuro e sulla salvezza della nostra economia non trovi qualche gabola per decidere sulla salvezza della pubblica amministrazione. Di fatto già ora la P.A. fa spesso orecchie da mercante, fingendo di ignorare le disposizioni di legge che impongono il pagamento a 30 giorni dal ricevimento della fattura, oltre alla decorrenza e all’importo degli interessi per il pagamento ritardato. Un comportamento non più sostenibile, già più volte sanzionato dal Consiglio di Stato, che continua a essere tenuto con la scusa della mancanza di fondi, della crisi, dei costi della macchina pubblica.

In quest’ottica, c’è da sperare che i due anni concessi ai Paesi Ue per recepire la direttiva non diventino un alibi per prendere/perdere tempo. Lo sa bene il Taiis, che ha chiesto di definire in tempi rapidi la quantificazione dei debiti, per approvare una soluzione che possa sanare il pregresso senza incidere negativamente sui conti pubblici. Una soluzione fattibile con un piano di rientro decennale del debito che inciderebbe sul Pil fino a un massimo dello 0,4% all’anno. Se si pensa che il totale dei debiti commerciali in Italia equivale a 4 punti di Pil, è chiaro quanto la nostra economia possa trarre beneficio da una recuperata capacità di spesa e di investimento da parte delle imprese. 

Non basta quindi la crisi dei mercati mondiali; non basta la stretta sul credito operata dalle banche, che ha ridotto la circolazione di liquidità mandando in sofferenza le piccole e medie imprese che non hanno una capacità finanziaria adeguata per affrontarla; non bastano il nero e l’evasione, cancri che allignano nel nostro tessuto produttivo di base sottraendo ricchezza al Paese e, di conseguenza, risorse alle imprese stesse che credono di fare le furbe. Dobbiamo anche lottare contro una P.A. morosa e supponente.

Ora l’Ue dice basta, redde quod debes. Peccato che, come al solito, sia dovuta intervenire l’Europa per arrivare là dove non siamo in grado di arrivare noi, per furbizia, per ignavia o solo per pigrizia. Vedremo ora se alla P.A. converrà di più pagare a termine o continuare a voltarsi dall’altra parte, accollandosi quell’8% in più.

La Pubblica Amministrazione non paga le piccole imprese fornitrici? Ci pensa la Commissione Europea.

A Bruxelles, Consiglio, Parlamento e Commissione Europea hanno discusso nei giorni scorsi di un provvedimento, che dovrebbe dare un giro di vite al malcostume delle insolvenze, un fenomeno che danneggia principalmente le piccole imprese. Questo brutto fenomeno sembrerebbe infatti in crescita in tutta Europa anche se è in Italia che raggiunge proporzioni da primato.  

In Europa si sarebbe raggiunto anche un accordo di massima su una nuova “Direttiva sui ritardi di pagamento delle amministrazioni pubbliche alle imprese” in base alla quale le pubbliche amministrazioni dovranno provvedere al pagamento dei fornitori di beni e servizi entro 30 giorni, un termine che potrà essere superato solo in casi eccezionali, e che comunque non potrà superare i 60 giorni. Scaduti i termini scatterà una penale dell’8%. Meno rigorosi i termini di pagamento nelle transazioni tra privati che comunque non dovranno eccedere i 60 giorni.

Autofficine, nuove regole per renedere più competitivo il settore del post-vendita.

Dall’1 giugno è entrato in vigore il nuovo regolamento (461/2010) varato dalla Commissione Europea, che assicurerà maggiore garanzie di tutela alle officine indipendenti e dovrebbe portare anche ad una diminuzione della spesa per i pezzi di ricambio.

Scarica il regolamento pubbilcato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea

Carte di credito: Visa pronta ad abbassare le commissioni

Visa, dopo l’apertura di un indagine da parte della Commissione Europea sulla sospetta violazione di regole della concorrenza,  ha deciso di abbassare i costi di alcune commissioni bancarie sull’uso delle carte di pagamento. Il commissario Ue alla concorrenza Joaquim Almunia ha accolto con favore l’impegno di Visa a ridurre le commissioni multilateriali di interscambio e a rendere le regole più trasparenti.

L’indagine che era stata aperta riguardava le commissioni dovute dalla banca del commerciante a quella dell’acquirente nel momento in cui viene usata una carta Visa per operazioni transfrontaliere come in alcuni paesi entro i confini nazionali. La banca dell’acquirente preleva il totale dell’acquisto sottraendo le commissione prima di pagare la banca del commerciante. Per questo motivo i commercianti possono essere tentati di aumentare i prezzi indistintamente per tutti gli acquirenti. Visa ora con questa decisione ha proposto di fissare un tetto all’ammontare medio delle commissioni allo 0,2% del valore pagato con una carta di debito, non cambiando invece le commissioni per le carte di credito a debito differito. Questa riduzione, fa notare la Commissione, è sulla stessa lunghezza d’onda degli impegni già presi da MasterCard nell’aprile 2009.

d.S.