Agricoltura: ecco quando il Bonus Sud spetta anche alle imprese agricole

L’8 marzo 2022, in risposta a un’interrogazione in Commissione Finanze della Camera, il MEF ha chiarito alcuni punti rispetto al credito di imposta del Bonus Sud chiarendo in quali casi spetta anche alle imprese agricole.

Cos’è il Bonus Sud?

Il Bonus Sud è un’agevolazione fiscale, sotto forma di credito di imposta, riservata alle imprese delle Regioni del Sud, e in particolare Campania, Molise, Abruzzo, Calabria, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna. Il credito viene riconosciuto per gli investimenti in beni strumentali effettuati dalle imprese indicate nell’articolo 55 del Tuir (Testo Unico Imposte sul Reddito) . Si tratta di titolari del reddito di impresa indipendentemente dalla forma giuridica della loro attività. Si può trattare di investimenti per imprese pre-esistenti, ma anche finalizzati a un investimento iniziale, mentre non si può ottenere nel caso in cui si tratti di beni strumentali acquistati con il solo obiettivo di sostituire quelli dismessi e che non portano una reale novità nell’impresa.

Nell’articolo 55 del Tuir sono ricomprese anche le aziende agricole, ma in merito ad esse devono essere fatte delle precisazioni e la risposta all’interrogazione parlamentare ha l’obiettivo di chiarire punti critici della disciplina.

Aziende agricole: in quali casi possono ricevere il Bonus Sud?

Le aziende agricole possono essere distinte in due categorie, cioè quelle che producono reddito di impresa e quelle che invece producono solo reddito agrario e reddito dominicale. Si tratta delle aziende agricole ricomprese nell’articolo 32 del Tuir. Il reddito agrario è considerato il reddito medio ordinario dei terreni derivante dallo sfruttamento delle potenzialità del terreno stesso. Si tratta più specificamente di:

  • attività di coltivazione del terreno e silvicoltura;
  • allevamento di animali con mangimi ottenibili per almeno ¼ dal terreno stesso e attività dirette alla produzione di vegetali attraverso l’uso di strutture fisse o mobili (serre) che però non devono coprire più di una metà del terreno;
  • le attività dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione dei prodotti derivanti prevalentemente dalla propria azienda agricola.

Questa esclusione dal beneficio è dovuta al fatto che le aziende agricole che producono reddito agrario e dominicale godono di una tassazione di vantaggio. Per maggiori informazioni leggi l’articolo: Tassazione delle aziende agricole: il regime delle imposte sul reddito

Deriva da questo che l’azienda agricola produce reddito di impresa nel caso in cui svolga attività anche attraverso l’uso di prodotti di altre aziende o realtà commerciali, ad esempio se l’azienda X si occupa della trasformazione in succhi di frutta della sua frutta e contemporaneamente anche della frutta dell’azienda Y e Z e i prodotti di queste due aziende sono prevalenti rispetto ai propri, siamo nell’ambito dell’attività di impresa e di conseguenza è possibile accedere al credito di imposta previsto dal Bonus Sud.

Quali soni i vantaggi del Bonus Sud in agricoltura?

Ricordiamo che in base alla legge di bilancio 2022 c’è tempo fino al 31 dicembre 2022 per effettuare investimenti in beni strumentali che possano usufruire del Bonus Sud. Inoltre la legge di bilancio 2022 ha previsto un credito di imposta maggiorato per le imprese che si trovano in aree svantaggiate anche in deroga ai limiti previsti per gli aiuti dall’Unione Europea. La legge di Bilancio ha infatti previsto l’applicazione della Carta degli Aiuti a finalità regionali approvata dall’Unione Europea e valida fino a 31 dicembre 2027.

Le regioni che possono avere tali maggiorazioni sono quelle che hanno un PIL pro capite inferiore al 75% della media dell’Unione Europea. Per gli investimenti effettuati in tali regioni il credito d’imposta sarà del 45% per le piccole imprese, del 35% per le medie imprese e 25% per le grandi aziende. In Abruzzo (Regione con reddito pro-capite che non rientra negli standard visti) invece saranno applicate le aliquote del 30% per le piccole imprese, 20% per le medie imprese e 10% per le grandi imprese.

Per conoscere le differenze e i limiti tra piccole, medie e grandi imprese, leggi la guida: Micro, Piccola e Media Impresa: definizione e differenze

In dirittura d’arrivo la riforma del catasto

La Commissione Finanze del Senato ha detto sì, dando così il via alla riforma dell’anagrafe immobiliare italiana.

Tra le novità contenute nel disegno di Legge per la riforma del catasto, la più rilevante è quella che riguarda l’unità di misura, non più quantificata in vani ma in metri quadri. Ma anche l’importanza dei valori di mercato avrà il suo peso nella determinazione del valore catastale di un immobile.

Questo nuovo criterio di valutazione inciderà anche sulla contabilizzazione delle tasse e delle imposte che gravano tuttora sugli immobili, a cominciare dall’Imu e dalla nuova Service Tax.

L’allineamento ai valori di mercato dovrebbe portare ad una diminuzione delle imposte per i proprietari di case, anche se il valore catastale attualmente in vigore è nettamente inferiore a quello reale di mercato, quest’ultimo in media superiore di 4 volte, in base a una rilevazione del 2011.

Considerando poi la necessità di garantire all’erario un gettito invariato, è legittimo temere un aumento del valore tassabile delle case. La speranza è che le aliquote vengano aggiustate di conseguenza, con l’obiettivo di lasciare tendenzialmente invariato il carico complessivo.

Il documento vuole che le nuove categorie catastali tengano conto della “relazione con il valore di mercato, la localizzazione e le caratteristiche edilizie“ e delle differenze “di ambito territoriale anche all’interno di uno stesso comune“.
Se questo provvedimento sarà attuato, finirà il paradosso che finora ha visto case di pregio dei centri storici subire tassazioni inferiori rispetto ad appartamenti nuovi in periferia.

Tre le altre disposizioni, è previsto il coinvolgimento dei Comuni, il riferimento a valori medi di mercato definiti nei diversi ambiti territoriali e rilevanti nel triennio precedente.
Inoltre, ci sarà la possibilità per il contribuente di chiedere rettifiche rispetto ai valori definiti con le nuove procedure: la “condivisione telematica dei dati e documenti tra l’Agenzia delle entrate e gli Uffici urbanistici dei comuni in modo da creare una corretta ed unica corrispondenza tra documenti progettuali depositati, elaborati catastali e stati di fatto degli immobili”.

E’ inoltre previsto un emendamento che prevede “abbattimenti del carico fiscale” per le abitazioni e gli edifici colpiti da un terremoto o da altre calamità.

Vera MORETTI

Stop dal Senato alla Delega Fiscale

Niente via libera, dal Senato, alla Delega Fiscale: le forti perplessità hanno impedito, infatti, di approvarla, rinviando così il testo in Commissione Finanze.
I tempi, quindi, si dilatano, perché occorrerà attendere l’approvazione della sessione di bilancio della Legge di Stabilità, prevista per il 20 dicembre.

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha espresso la sua delusione per una decisione che “rischia di paralizzare un’importante riforma che il Paese e le imprese attendono da anni“.
Se, infatti, il disegno di legge non venisse approvato entro la fine della legislatura, non ci sarebbe il tempo, da parte del Governo, di esercitare le deleghe in esso contenute.

La proposta di far ottenere ai contribuenti detrazioni sulle tasse presentando gli scontrini fiscali è stata accolta con scetticismo.
Ma, a far discutere, è anche il rinvio della fusione delle Agenzie delle Entrate, del Territorio e delle Dogane: un emendamento la rimanda a giugno 2013, invece di dicembre 2012, data sulla quale insiste il Governo, approvato in Commissione Finanze.

Tra i punti affrontati dalla Delega Fiscale c’è anche quello dell’abuso del diritto, per il quale è necessario definirne meglio il perimetro, per evitare che un eccesso di potere cada nelle mani dei verificatori.

Le norme a rischio, se la delega non dovesse andare in porto, sono molte. Tra queste:
Riforma del Catasto: revisione delle rendite immobiliari, anche ai fini IMU.
Semplificazioni: semplificazione adempimenti per chi rateizza i debiti tributari.
Sanzioni: sconti per imprenditori in difficoltà con le tasse ma che garantiscono la continuità del business.
Agevolazioni: revisione delle misure in favore dei redditi da lavoro dipendente, autonomo e delle pensioni.
Redditi d’impresa: riforma dell’imposizione, regimi forfettari per piccoli contribuenti, IRI per i professionisti.

Vera MORETTI