Lavori autonomi occasionali: le ultime novità sulla comunicazione preventiva

Emergono novità in merito alla comunicazione preventiva dell’inizio dell’attività dei lavoratori autonomi occasionali dalle Faq pubblicate dall’Ispettorato del lavoro. Per i lavoratori occasionali che svolgano attività intellettuali non è necessaria la notifica. Mentre la comunicazione per gli autonomi occasionali è sempre dovuta quando si tratta di società, comprese quelle a partecipazione pubblica. La comunicazione di inizio attività per i lavoratori autonomi occasionali, da effettuare tramite posta elettronica o sms, è prevista dall’articolo 13 del decreto legge numero 146 del 2021 (decreto “Fisco Lavoro”).

Novità per la comunicazione obbligatoria di inizio attività dei lavoratori autonomi occasionali: le Faq

Il 1° marzo scorso l’Ispettorato del lavoro ha pubblicato ulteriori chiarimenti in merito all’obbligatorietà della comunicazione dell’inizio dell’attività dei lavoratori autonomi occasionali, poi condivise dal ministero del Lavoro. Tra le conferme, rimane obbligatoria la comunicazione per l’esistenza di una prestazione svolta dal lavoratore autonomo occasionale. Ma rimangono fuori dal perimetro di applicazione le prestazioni che consistono nell’assumere obblighi generici di permettere.

Si deve inviare comunicazione nel caso di un atleta che indossi capi di abbigliamento per sponsorizzare un marchio?

Si tratta delle casistiche che trovano riferimento normativo nella lettera I, del comma 1, dell’articolo 67 del Testo unico delle imposte dei redditi (Tuir). Pertanto, se l’attività occasionale di un atleta consiste nel concedere l’uso della propria immagine per indossare un capo di abbigliamento (sponsorizzandone il marchio) in un evento, non è necessaria la comunicazione. La comunicazione non è dovuta nemmeno nel caso in cui dei volontari percepiscano dei rimborsi spese per questo tipo di attività.

Guide turistiche, interpreti, traduttori, insegnanti di lingue e medici: sono obbligati alla comunicazione preventiva?

Sono molteplici, poi, le attività di tipo intellettuale, svolte in maniera autonoma e occasionale, nelle quali non è previsto l’obbligo di comunicazione preventiva. Ad esempio, le guide turistiche, le attività degli interpreti, quelle dei traduttori e degli insegnanti di lingue. Ma anche le attività occasionali dei medici iscritti all’ordine.

Smartworking svolto all’estero, si deve comunicare l’inizio dell’attività occasionale autonoma?

Risultano peraltro non sottoposte all’obbligo delle comunicazione le attività occasionali svolte all’estero dal lavoratore non residente. Il mancato obbligo vige anche se il lavoro viene svolto da remoto. Si tratta, in particolare, di prestazioni di lavoro occasionale svolto nella modalità di smartworking da lavoratori che non sono residenti nel territorio italiano. In tal caso, il mancato obbligo è giustificato dal fatto che i lavoratori sono obbligati secondo le regole del Paese estero di provenienza.

Comunicazione preventiva delle società a partecipazione pubblica: quando si deve?

La comunicazione preventiva è sempre dovuta per le attività di lavoro autonomo occasionale dalle società, anche se si tratta di quelle a partecipazione pubblica. I chiarimenti, infatti, partono dal presupposto che, anche se un ente pubblico detiene azioni, seppure in parte, la circostanza non è sufficiente a qualificare la società stessa come amministrazione pubblica. Queste ultime, invece, continuano a essere esonerate dall’obbligo di comunicazione preventiva.

Lavoratore autonomo occasionale per società per azioni che svolga attività con finalità della Pubblica amministrazione: obbligo di comunicazione o no?

Peraltro, le società sono sempre obbligate a comunicare l’inizio dell’attività del lavoratore autonomo occasionale. Anche quando una società per azioni a partecipazione pubblica, con finalità pubblicistiche quali possono essere la costruzione, la manutenzione, la gestione della rete stradale o la progettazione, è tenuta all’obbligo di comunicazione. Tra le attività intellettuali, invece, non sono tenuti all’obbligo di comunicazione i medici, anche iscritti all’ordine, che svolgano delle consulenze scientifiche.

Comunicazione inizio attività lavorativa autonoma occasionale presso famiglie e privati senza partita Iva: c’è bisogno?

Rimangono escluse, anche le famiglie datrici di lavoro, i soggetti privati privi di partita Iva, gli enti non profit purché non svolgano attività commerciali e i professionisti. La mancata comunicazione, quando prevista e non ottemperata, produce una sanzione da 500 a 2500 euro.

Come si fa una strategia di comunicazione?

Per comunicare l’azienda o l’attività ha necessità di creare un piano di comunicazione che sia efficace e ben strutturato. La strategia comunicativa ha come finalità quella di realizzare una comunicazione che possa essere il più possibile efficacemente coordinata con il brand dell’azienda, coerente e, soprattutto, studiata in modo da raggiungere e coinvolgere i clienti acquisiti e quelli potenziali. In generale, la comunicazione deve essere in linea con il modo in cui l’azienda voglia essere percepita e quali valori voglia esprimere, verso chi e in quale modo. 

Strategia di comunicazione per conquistare il cliente

All’interno del contesto aziendale, piccolo o grande che sia, la strategia di comunicazione rappresenta il piano per avere un buon approccio verso i clienti e per portare all’esterno la percezione e la reputazione aziendale. In altre parole, la strategia comunicativa dell’azienda può essere pensata come il biglietto da visita che l’azienda fornisce ai clienti già acquisiti o da conquistare. Ciò implica che la strategia possa essere il più possibile meticolosa, precisa e vincente: il modo in cui l’azienda si presenta può fare la differenza. 

Che cos’è il piano di comunicazione?

Il piano di comunicazione rappresenta il documento strategico che chiarisce e pianifica gli obiettivi della comunicazione stessa, le attività, le azioni, le scadenze e perfino il contesto nel quale opera l’azienda. Definire un piano di comunicazione coordinato e coerente aiuta l’azienda anche a raggiungere gli obiettivi individuati, questi ultimi, in maniera precisa e chiara. Nello specifico, il piano di comunicazione individua: 

  • il contesto nel quale l’azienda opera e comunica e, dunque, il settore, il mercato e i competitori; 
  • il target di riferimento; 
  • gli obiettivi che l’azienda ha intenzione di raggiungere; 
  • la strategia creativa della comunicazione; 
  • i mezzi di comunicazione che l’azienda adopererà; 
  • il programma delle attività;
  • i tempi stabiliti per le singole azioni; 
  • il budget che l’azienda mette a disposizione e come verrà ripartito; 
  • il controllo delle attività. 

Come realizzare una strategia di comunicazione: primo step, il piano di marketing

L’elaborazione di una strategia di comunicazione inizia dal piano di marketing. È necessario elaborare un documento nel quale siano stabiliti quali sono gli obiettivi a breve, medio e lungo termine e le linee guida. In tal senso, la strategia di comunicazione è strettamente interconnessa agli altri strumenti di marketing dell’azienda, andando a individuare esattamente a chi si rivolge l’azienda stessa, qual è la concorrenza e in quale contesto si va a operare. Da questo punto è necessario selezionare tutto con attenzione elaborando le leve di marketing e sviluppando un’identità visiva e un piano editoriale. È possibile parlare, a questo punto, delle 4C – consumatore, costo, convenienza e comunicazione, con l’aggiunta dell’eCommerce – a partire dalle quali nasceranno altre fasi dell’azienda con l’esterno, quali la posizione del brand, le relazioni con i clienti, l’attuazione di un piano editoriali, la previsione del budget e il controllo sui risultati ottenuti. 

La posizione del brand nella strategia di comunicazione 

Il secondo passaggio nella strategia di comunicazione è quello di procedere con un’accurata analisi della situazione interna ed esterna dell’azienda. Il che corrisponde a conoscere in maniera approfondita il brand, il target di riferimento, il mercato dove è inserita l’azienda, i concorrenti e le loro azioni. Inoltre, è fondamentale conoscere la posizione del brand, ovvero la posizione occupata da un brand (e dai rispettivi prodotti) nella mente dei consumatori sulla base della differenziazione rispetto alla concorrenza. Il brand positioning può riguardare le caratteristiche uniche dei prodotti, la comunicazione pubblicitaria, l’esperienza del cliente o l’identità di brand e i valori ad essa collegati. 

Piano di comunicazione: a chi rivolgersi?

Prima di decidere cosa comunicare, è opportuno stabilire a chi l’azienda si rivolge con la sua strategia. In altre parole, è necessario individuare il target di riferimento. A supporto, si potrebbe prendere in considerazione il modello di Buyer Personas, ovvero lo strumento attraverso il quale si rappresenta fittiziamente il cliente ideale dell’azienda. In tal senso, il modello prevede di individuare l’età anagrafica del potenziale cliente, l’istruzione, il potere d’acquisto, gli interessi, i gusti, i bisogni, i comportamenti e gli atteggiamenti. Il cliente che verrà idealizzato sarà il principale interlocutore della strategia di comunicazione aziendale. 

Piano di comunicazione, definire obiettivi, risultati e strategia creativa

Una strategia ottimamente strutturata deve tener conto degli obiettivi della comunicazione, che devono essere precisi, realistici, concreti e misurabili. Il che significa che dalle azioni di comunicazione occorre avere risposte certe a due domande: 

  • quale azione si vuole che i potenziali clienti compiano dalla strategia comunicativa? 
  • in che modo si possono misurare i risultati ottenuti per intervenire, eventualmente, e migliorare la strategia di comunicazione?

Come comunicare il brand aziendale e strategia creativa

Stabiliti gli obiettivi, è indispensabile elaborare la strategia creativa dell’azienda, ovvero la maniera nella quale si vuole comunicare il brand aziendale. In particolare, è necessario rispondere a quattro domande: 

  • quale messaggio si vuole comunicare? 
  • in quale maniera?
  • con quale linguaggio?
  • con quali mezzi di comunicazione?

Piano di comunicazione: crisi, monitoraggio e misura dei risultati

L’elaborazione di una strategia di comunicazione necessita di pianificazione dei tempi e dei modi nei quali le azioni comunicative devono essere realizzate. Per questo motivo è necessario elaborare delle linee guida di comunicazione che dovranno essere impartite e fatte proprie da tutti i soggetti coinvolti. In questo modo, il brand aziendale verrà facilmente e immediatamente riconosciuto. È altresì auspicabile prevedere situazioni di crisi, che dovranno essere immediatamente affrontate. La strategia comunicativa dovrà essere costantemente monitorata per analizzare i risultati ottenuti con le azioni fatte. In questo ambito, sono essenziali le analisi del sentiment e delle reazioni dei soggetti verso i quali sono dirette le azioni comunicative. Dai risultati del monitoraggio è possibile procedere con cambiamenti della strategia comunicativa per la migliore gestione del brand. In tal senso, è utile chiedersi: 

  • cosa ha funzionato?
  • cosa non ha funzionato?
  • come si possono migliorare le azioni?

Coworking: una ricetta per coltivare talenti

 

Loro preferiscono definirlo ‘passion working space‘, perchè chi l’ha detto che il posto di lavoro deve essere per forza noioso? Sono Victor Vassallo, Fabrizio Ventre, Gianni Potti e Pieluigi Ancilotto, 4 imprenditori padovani che della loro ‘passione’ ne hanno fatto un mestiere, e, anche e soprattutto, un nuovo modo di concepire lo spazio dove nasce la creatività.

Talent Garden Padova è uno dei primi esempi ‘virtuosi’ di coworking in Italia. La ricetta è semplice:  condividere uno spazio di lavoro non significa soltanto dividersi sedie, scrivanie e bollette, ma vuole dire dare vita a un network di professionisti in grado di far circolare idee e creatività. Talent Garden nasce esattamente da questo desiderio: far convergere, nel medesimo spazio, che non è solo fisico ma anche relazionale, professionisti e freelance del mondo della comunicazione, web e digitale.

Noi di Infoiva abbiamo intervistato Victor Vassallo e Gianni Potti, i fondatori di Talent Garden Padova, che ci ha raccontato come è nata l’idea di dare vita ad un vero e proprio ‘giardino del talento‘.

Quando e come è nata l’idea di dare vita al Giardino dei Talenti?
Nella primavera del 2012 i 4 co-founder padovani hanno incrociato gli amici bresciani Davide Dattoli e Gianfausto Ferrari, che avevano dato vita, a fine 2011, al primo Tag italiano a Brescia; è stato amore a prima vista perché il progetto di coworking, o meglio di creare un vero e proprio Passion Working Space, ci è piaciuto da subito e da li a poco abbiamo iniziato a sviluppare la nostra realtà, facendo di fatto entrare Tag Padova nella prima Rete d’Innovazione d’Italia.

Quanti membri conta oggi il vostro progetto?
Gli abitanti sono 17, equamente divisi tra developer, web designer, esperti di web marketing e di comunicazione multimediale; poi ci sono una dozzina di soci perché nel nostro modello padovano abbiamo voluto condividere la partecipazione di imprenditori di settori e province diverse.

Quali figure professionali possono entrare a far parte del Giardino dei Talenti? Come vi si accede?
Tag Padova è rivolto a talenti che vogliono lavorare e fare network nei campi della comunicazione, del web e del digitale; professionisti e freelance che si occupano di comunicazione, marketing, programmazione, grafica, con un focus particolare per progetti legati a web e digitale (esperti SEO, SEM, web marketing, social media, comunicazione multimediale e strategie digitali; programmatori e sviluppatori si software e app per web e mobile; web e graphic designer).

Coworking: che cosa significa per voi? Condividere spazi o condividere idee?
La nostra è una filosofia ben lontana da quella del business center ma si basa sulla condivisione di idee, scambio, contaminazione tra individui che hanno talenti, professionalità, passioni e interessi affini e complementari.

Sono soprattutto le start up a scegliere la formula del coworking o anche imprese già avviate?
C’è un po’ di tutto, perché per noi non esiste una ricetta uguale per tutti, proprio perché il nostro modello non è tanto legato ai progetti, ma alle persone: vogliamo farle interagire tra di loro per creare quell’humus utile a far germogliare meglio possibili nuove imprese.

La Regione Veneto ha destinato incentivi o contributi a chi dà vita a un coworking?
Attualmente non ci risulta. E’ una cultura ancora tutta da trasferire qua a Padova.

In Italia, a vostro avviso, esiste una cultura di coworking o molto si deve ancora fare?
Molto si deve ancora fare, e ancor più La cultura della condivisione e del fare rete deve imporsi sul nostro mondo veneto per essere competitivi sui mercati.

E se ancora non siete convinti, il prossimo appuntamento da segnarsi con Talent Garden Padova è con Facebook Mastery, venerdì 22 Febbraio. Dove? Naturalmente a Padova.

Alessia CASIRAGHI

 

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