Bando per l’accesso al credito delle pmi bresciane

Per favorire l’accesso al credito, la Provincia di Brescia eroga una serie di contributi alle imprese, volti a ridurre i costi delle Garanzie concesse dai Confidi.

Il bando, infatti, prevede una serie di agevolazioni per le pmi operanti in territorio provinciale
che attivano finanziamenti garantiti non superiori a 10mila euro.
Sono previsti contributi per coprire le coprire le spese di istruttoria, le spese per la prestazione delle garanzie e per la stesura del business plan o il check up aziendale solo nel caso in cui le imprese richiedenti siano start-up in fase di attivazione.

Le garanzie dei Confidi devono essere concesse esclusivamente fino al 30 settembre 2014.
La Provincia eroga un contributo in conto capitale pari al 100% delle spese ammesse e fino a un importo massimo pari a 1.500 euro (sono previste maggiorazioni per le PMI che aderiscono al marchio “Made in Provincia di Brescia”).

Vera MORETTI

Bene il rafforzamento dei Confidi ma non a discapito dei territori

Unioncamere ha voluto commentare l’emendamento dei relatori al Disegno di Legge Stabilità approvato nella commissione Bilancio del Senato che istituisce un fondo in favore dei Confidi finanziato in parte dal sistema camerale ed in parte dal fondo di garanzia per le pmi.
Se, da una parte, il sistema camerale italiano condivide la necessità di procedere verso un deciso rafforzamento del sistema Confidi, dall’altro sostiene che ciò non possa avvenire a discapito degli investimenti sui territori a favore delle imprese.

Cosa significa ciò? Semplicemente che le risorse a favore dei Confidi non possono derivare dal taglio di quelle destinate alla promozione delle imprese.
Sono le rappresentanze associative sui territori che sanno come investire il diritto annuale che le imprese stesse affidano alle Camere di commercio.

Unioncamere ha voluto confermare la sua disponibilità a studiare approfonditamente ogni meccanismo che sta alla base del sistema dei Confidi, compresi quelli non sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia, al quale le Camere di commercio contribuiscono già in misura molto consistente, ma senza togliere risorse ai territori come invece prevede l’attuale formulazione dell’emendamento.

Vera MORETTI

Confesercenti: sì a un fondo salva-imprese anticrisi

Confesercenti lancia la sua proposta per dare un aiuto concreto alle imprese della somministrazione, del commercio e dell’ospitalità: una linea di credito agevolata che si configuri come fondo salva-imprese. Una proposta, un grido d’allarme destinato a Confidi, banche, associazioni e al Governo, presente e futuro.

La mossa di Confesercenti nasce dall’analisi allarmata delle cifre che, secondo il documento di Economia e Finanza, caratterizzeranno l’anno in corso per il sistema-Italia: calo della spesa delle famiglie dell’1,7%, pari a circa -15,6 miliardi di euro. Se il 2013 dovesse seguire l’andamento del bimestre gennaio-febbraio, alla fine dell’anno potrebbero aver chiuso oltre 86mila attività commerciali, con una perdita di posti di lavoro nel settore pari a oltre 98mila lavoratori. Secondo le stime di Confesercenti, lo scorso anno la spesa delle famiglie ha subito un calo, a prezzi costanti, di 36,5 miliardi, pari al -4,3%.

Se la maggior parte delle previsioni vede il ritorno alla crescita dell’economia nazionale a partire dal 2014, per quanti operano nel commercio, nell’ospitalità e nei pubblici esercizi, i benefici di tale ripresa sarebbero tardivi. Senza dimenticare, poi, che a giugno e dicembre 2013 ci aspettano l’acconto e il saldo Imu, l’acconto e il saldo Tares e l’aumento (a giugno) dell’aliquota ordinaria Iva dal 21 al 22%.

Ecco dunque l’idea di Confesercenti del fondo speciale salva imprese, da attivare di concerto tra Governo, Banche, Confidi, Associazioni di Categoria, Fondo centrale di garanzia. La liquidità sarebbe garantita dalla Bce e vincolata a favore delle imprese, come proposto anche da Rete Imprese Italia. Il fondo speciale sarebbe utilizzato per aiutare gli imprenditori con linee di credito agevolate a resistere senza distruggere valore e investimenti, nell’attesa della tanto invocata ripresa.

Ampiacredito: iniziativa in favore delle pmi

Un importante accordo siglato da Gabriele Piccini, Country Chairman Italy di UniCredit, Pietro Mulatero, Presidente Federconfidi (Federazione cui fanno riferimento i Confidi di matrice confindustriale) e Alessandro Tappi, Direttore Garanzie del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) permetterà di sbloccare 35 milioni di garanzie dai 16 Confidi aderenti all’operazione, consentendo così loro di liberare capitale e, conseguentemente,
alla Banca di erogare ulteriori 60 milioni di finanziamenti garantiti.

L’iniziativa, che dovrebbe risolvere, almeno in parte, il problema dell’accesso al credito da parte delle pmi, si chiama Ampiacredito e si realizza tramite la tecnica della tranched cover, ovvero una tecnica di finanza strutturata prevista dalla normativa di vigilanza bancaria attraverso la quale, relativamente ad un portafoglio di finanziamenti garantiti dai Confidi già erogati dalla Banca, è possibile liberare la garanzia personale in essere sostituendola con un deposito in contanti.
Si tratta di un deposito monetario costituito al 50% dai Confidi, per la copertura delle prime perdite, e dal FEI per l’altro 50%.

In questo modo, viene limitato, per i Confidi, il loro rischio all’importo del deposito costituito ma non solo.
Ampiocredito comporta anche la liberazione di Patrimonio da poter utilizzare per garantire nuovi finanziamenti che la Banca si impegna ad erogare a supporto delle PMI.
La strutturazione della tranched cover è curata dall’area Finanza della Banca.

Gabriele Piccini ha dichiarato: “Il sostegno alle PMI passa anche per il mondo dei Confidi. Per questo abbiamo deciso di sviluppare una serie di iniziative, di cui quella di oggi è la prima che, liberando una parte delle garanzie fornite dai Confidi, riusciranno a ripristinare la loro capacità di garantire il credito e costituiranno così un volano importante per erogare nuovi finanziamenti a supporto dell’economia reale. Si compie così un altro passaggio importante di UniCredit per l’Italia, il nostro piano lanciato lo scorso anno con l’obiettivo di erogare 40 miliardi di nuova finanza e accompagnare 20.000 piccole imprese all’estero nel triennio 2012-2015”.

Pietro Mulatero, dal canto suo, ha voluto commentare: “Il sistema dei confidi riconosce grande importanza a questa operazione e non tanto per la significatività dei numeri, ancora relativamente contenuti in questo primo riferimento ai confidi di Confindustria, quanto per la tecnica innovativa. Infatti l’operazione, così come descritta, comporta una radicale trasformazione e modernizzazione della logica della assunzione della garanzia. Non più una sorta di “scarica barile” fra obbligato, finanziatore e garanti dei vari livelli; piuttosto una redistribuzione per quote del rischio assunto. Oggi, con questa operazione, Banca, Istituzione Comunitaria e Confidi diamo tutti concretezza ai principi di sana e prudente gestione. E tutti riconosciamo i valori riaffermati – e oggi imprescindibili – della mutualità. Mi piace sottolineare che anche il Fondo Interconsortile di garanzia tra confidi confindustriali (IGI) interviene pro-quota a sostenere l’impegno dei confidi associati che reciprocamente si assistono. Una sorta di mutualità elevata al quadrato”.

Ha concluso Alessandro Tappi: “Siamo molto soddisfatti di concludere oggi questo accordo con UniCredit e Federconfidi che rafforza il consolidato rapporto di collaborazione con i nostri partner a sostegno delle PMI in Italia e riafferma il nostro impegno per il rilancio della crescita, occupazione e imprenditorialità in tutti i paesi UE nei quali operiamo. Si tratta in assoluto della prima operazione di cartolarizzazione nell’ambito del Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP) che gestiamo per conto dell’UE. In un mercato del credito particolarmente difficile, rispondiamo all’assoluta necessità di intervenire a livello sistemico per consentire a UniCredit e al sistema dei confidi aderenti a Federconfidi di fornire alle imprese ulteriori finanziamenti e garanzie con un’operazione innovativa che consentirà di mobilitare risorse alle PMI per un valore pari a 15 volte l’ammontare dei fondi europei impegnati”.

Vera MORETTI

Fondi per le imprese femminili emiliane

Buone notizie per le nuove o aspiranti imprenditrici che abitano a Reggio Emilia e dintorni: la Provincia di Reggio Emilia ha infatti creato il “Fondo per il microcredito femminile” accessibile attraverso i Confidi, che vuole mettere a disposizione nuove risorse per favorire la nascita di imprese guidate da donne.

Il fondo erogato permetterà di concedere garanzie alle imprese femminili nate dopo il 1 gennaio 2011, relative ai finanziamenti in microcredito necessari per coprire le spese di avviamento di nuove imprese, consulenze esterne, attività di innovazione e ricerca, acquisto macchinari e brevetti, investimenti per la sicurezza nei luoghi di lavoro, interventi promozionali.

Le controgaranzie, valide per un periodo non superiore a 60 mesi, sono concesse su prestiti di importo non superiore a 25mila euro e sono erogate fino al 50% della garanzia diretta prestata dal Confidi. Le controgaranzie sono inoltre valide per un periodo non superiore a 60 mesi.
E’ possibile accedere al fondo fino al 31 dicembre 2013.

Vera MORETTI

Confidi Regione Campania verso lo status di intermediario finanziario

Buone notizie per le imprese campane associate a Confidi Regione Campania: d’ora in poi, infatti, le aziende iscritte potranno beneficiare della riduzione dei costi del credito bancario.

Ciò è diventato possibile perché il consorzio di garanzia fidi presieduto da Giuseppe Calcagni ha assunto un ruolo sempre più vicino a quello di intermediario finanziario vigilato dalla Banca d’Italia, grazie alla fusione per incorporazione del Confidi Salerno, perfezionata all’inizio dell’anno.

Ora Confidi Regione Campania raggiunge i 121 milioni di euro di garanzie, requisito richiesto per rientrare tra i consorzi di garanzia fidi ex 107 e offrire alle aziende denaro a più buon mercato. Una volta ottenuto lo status previsto dall’ex legge 107, Confidi Regione Campania sarà il primo a esser vigilato dalla Banca d’Italia tra i trentasei consorzi attivi sul territorio e andrà ad aggiungersi agli altri soli otto confidi ex 107 che operano al Sud e che gestiscono circa il 50 per cento delle garanzie nell’area.

Il consorzio si appresta a diventare il punto di riferimento per tutte le piccole e medie imprese del territorio, costruendo un Confidi regionale dalle dimensioni aggregate di rilievo per la realtà locale.

Giuseppe Calcagni ha dichiarato: “Per crescere, le imprese hanno sempre più bisogno di finanziamenti per l’internazionalizzazione e l’innovazione. Con la fusione e la prospettiva di diventare intermediario vigilato dalla Banca d’Italia, siamo certi di poter essere un vero supporto e di offrire una solida patrimonializzazione come garanzia per le banche”.

In attesa che l’operazione termini il suo iter, i 19 milioni di euro di patrimonio pongono inoltre il consorzio di garanzia fidi in condizioni di ottenere condizioni più favorevoli dalle banche a supporto delle imprese. Nel frattempo, i vertici di Confidi Regione Campania lavoreranno per preparare l’allargamento delle forme tecniche che il sistema bancario permette a favore delle imprese, garantendo elasticità, capacità di garanzia e velocità nella concessione del credito.

Vera MORETTI

Srl semplificate, l’ultima parola

 

Ne abbiamo parlato lungo il corso di tutta la settima appena trascorsa, cercando di spaziare lo sguardo dagli addetti ai lavori, ai docenti universitari e naturalmente a chi ne è coinvolto in prima persona, i giovani imprenditori che hanno scelto di aprire una società con un capitale di solo 1 euro. 

La parola quest’oggi va a Filippo Caravati, dottore commercialista dello Studio Caravati di Milano, che tra vantaggi e perplessità circa la nuova forma societaria, si pone un quesito: non sarebbe stato più opportuno intervenire con una riforma o delle semplificazioni fiscali per quanto concerne la gestione della vita delle Srl, semplificate o ordinarie che siano?

Srl semplificata: pensa sia una soluzione vincente per incentivare l’imprenditoria in un momento così difficile o si rivelerà un flop?
Ritengo che l’idea in sé sia buona, però i problemi applicativi ed i vincoli di questa nuova forma societaria saranno di sicuro un ostacolo all’utilizzazione nell’immediato futuro. E’ sufficiente pensare che la Srl semplificata è già stata, per così dire, “corretta” introducendo la Srl a capitale ridotto, la quale ha aperto la compagine societaria anche a persone fisiche con età superiore a 35 anni, cosa non prevista dal precedente modello.

Quali sono secondo lei i limiti di questa forma societaria?
Paradossalmente proprio il vantaggio del capitale ridotto può risultare anche il principale difetto.Inoltre le disposizioni sulla Srl semplificata permettono a più persone fisiche di costituire una società in maniera rapida ed economica, ma sia la gestione sia l’eventuale chiusura della stessa sconterà gli stessi costi di una srl “tradizionale”. E’ ovviamente limitativa infine anche la circoscrizione della compagine societaria solo a persone fisiche di età inferiore a 35 anni. Tale limite di età è stato eliminato nella forma della Srl a capitale ridotto, ma permane l’impossibilità per le persone giuridiche di partecipare a tali società.

Come mai si è scelto in un secondo momento di estendere la possibilità di Srl a 1 euro anche agli over 35 (Srl a capitale ridotto)?
Questa estensione probabilmente è stata attuata a seguito delle molteplici critiche ed osservazioni …

La normativa per gli addetti ai lavori (commercialisti, notai, avvocati) al momento è chiara o presenta molte situazioni nebulose?
La normativa attuale è sicuramente ancora poco chiara. Il Consulente che oggi si accinge a seguire lo startup di una Srl del genere prende delle decisioni di merito, ad oggi non ancora supportate o confermate da giurisprudenza civilistica e tributaria in quanto ancora non presenti.

Se l’estrema semplicità e economicità di avvio di un’impresa semplificata è il suo punto di forza, la dotazione minima di capitale non potrebbe rivelarsi nel tempo il suo principale punto di debolezza?
Come già detto prima, è chiaro che il capitale ridotto non rende agevole l’operatività della newco, né è sufficiente comunque per ottenere alcun credito bancario. Vero è che anche con una srl tradizionale con capitale di soli 10.000 Euro si fa poca strada. In tutti i casi la società necessita di ulteriori finanziamenti e/o versamenti da parte dei soci, o comunque di soggetti garanti.

Quali misure alternative potevano essere adottate dal Governo per favorire l’imprenditoria, soprattutto giovanile? In sostanza, si poteva fare qualcosa di meglio?
Ritengo che più che qualcosa di meglio occorreva concepire qualcosa di diverso: sia la Srl semplificata che la Srl a capitale ridotto, dopo la costituzione, sono società che vengono gestite in modo “ordinario”, e come le Srl tradizionali sono soggette a tutta una serie di adempimenti civilistici e fiscali che rendono comunque onerosa la gestione. L’elenco è lungo: bilancio, dichiarazione dei redditi, Irap ed Iva, comunicazione dei beni ai soci, black list, intrastat, elenchi clienti/fornitori, normativa sulle società di comodo, dalla normativa sulle perdite triennali, studi di settore, ecc.. A mio parere gli adempimenti dovevano essere esaminati in modo unitario per semplificare non solo alcuni aspetti civilistici, ma anche quelli fiscali.

Restando in tema di giovani e imprese semplificate a capitale ridottissimo, in Italia possiamo auspicarci per il futuro la presenza di forma di investimento come quelle già praticate nel mondo anglosassone dai Business Angels?
Ritengo che la funzione dei Business Angels e degli Incubatori sia importantissima per lo sviluppo, soprattutto perché il supporto di questi operatori agevola molto le startup meritevoli. In tal senso avere soci solo persone fisiche farà propendere all’utilizzo di srl tradizionali, vanificando parte dell’agevolazione.

Alessia CASIRAGHI

Impresa a 1 euro: la pagella dei commercialisti

Ultima tappa del viaggio di Infoiva che questa settimana ci ha condotto alla scoperta delle Srl semplificate o a capitale ridotto. Dopo aver passato sotto il microscopio, grazie all’aiuto di Camere di Commercio, esperti in materia e docenti di diritto tributario questa nuova forma di iniziativa aziendale, la parola passa ai dottori commercialisti.

Quali i vantaggi delle Srl semplificate? Era davvero questa la forma di sostegno più auspicabile per l’imprenditoria italiana, e giovanile, in un momento critico e poco promettente? Il Governo poteva fare qualcosa di meglio?

A rispondere a questo quesiti è Lorella Villa, dottore commercialista di Milano, che a promuovere le Srl semplificate pone qualche perplessità, soprattutto di natura imprenditoriale.

Leggi l’intervista a Lorella Villa, dottore commercialista di Milano

Srl semplificata? Uno specchietto per allodole

Quanto sarà davvero d’aiuto all’imprenditoria italiana l’introduzione delle Srl semplificate? Dopo la bocciatura di Marina Calderone, Presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro e del Comitato unitario delle professioni, che l’ha definita un vero flop, abbiamo chiesto ai professionisti del settore, che ogni giorno si trovano a operare tra difficoltà e criticità di chi decide di avviare un’impresa, che cosa ne pensano dell’iniziativa di sostegno imprenditoriale del Governo.

Infoiva ha intervistato Lorella Villa, dottore commercialista dello Studio Villa di Milano.

Srl semplificata: pensa sia una soluzione vincente per incentivare l’imprenditoria in un momento così difficile o si rivelerà una manovra ad altissimo rischio flop?
Rischio flop: il vantaggio delle Srl semplificate è all’atto della costituzione perchè costano meno, ma costituire una Srl ordinaria costa 2.500 euro. Basta andare dal notaio, versare il capitale minimo richiesto che è pari a 2.500 euro e con lo stesso importo si paga la parcella del notaio. Quindi di fatto l’unico vantaggio della Srl semplificata è il risparmio dell’onere notarile. Ma la questione è un’altra: se si vuole aprire un’impresa, il problema non sono i 2.500 euro iniziali da stanziare, il problema riguarda la fase successiva di vita dell’azienda. Le banche non concedono finanziamenti, gli istituti di credito chiedono garanzie. A mio avviso si tratta solo di uno specchietto per le allodole. Il problema non è la fase di avvio dell’impresa, ma la sua vita successiva: tutte queste Srl semplificate come avranno accesso al credito? Le banche chiederanno forme di garanzia private ai soci, e quindi a quel punto valeva la pena costituire una Srl ordinaria.

Ma per costituire una Srl normale non è richiesto un capitale minimo di 10.000 euro?
Si, ma non c’è l’obbligo di versamento dell’importo all’atto della costituzione. La cifra di 10.000 euro è l’importo minimo da sottoscrivere: all’atto della costituzione si ha l’obbligo di versare 2.500 euro, che è l’importo richiesto per legge, il restante capitale si ha tempo tutto il corso della vita dell’azienda per versarlo.

Secondo lei per quale ragione si è scelto in un secondo momento di estendere la possibilità di Srl a 1 euro anche agli over 35, tramite la Srl a capitale ridotto?
Secondo me non ha alcun senso, in maniera particolare l’Srl a capitale ridotto per gli over 35. Quantomeno la forma di Srl semplificata per under 35 ha il vantaggio di non dover versare gli oneri notarili.

Il vostro studio ha ricevuto richieste per l’apertura di Srl semplificate?
Ho ricevuto una richiesta, pur avendo espresso dal mio punto di vista alcune perplessità sull’adozione di questa forma societaria al cliente. Mi spiego meglio: se si decide di fare l’imprenditore il problema non riguarda il dover stanziare o meno 2.500 euro iniziali, ma piuttosto l’aspirante imprenditore dovrebbe chiedersi: poi con quali soldi lavoro? Come mi presento in banca per la richiesta di un finanziamento?

La normativa per gli addetti ai lavori (commercialisti, notai, avvocati) al momento è chiara o presenta molte situazioni nebulose?
Da un punto di vista contabile e di adempimenti amministrativi e fiscali non cambia nulla rispetto ad una Srl ordinaria. L’unica differenza, che però a questo punto spetta ai notai, riguarda il modello di statuto standard pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a cui ci si deve attenere strettamente, mentre in una Srl ordinaria lo statuto può variare e possono essere introdotte alcune clausole. Prendo questo spunto per introdurre una questione successiva che riguarda i notai: se lo studio notarile non può per legge ricevere compensi per costituire Srl semplificate per under 35,  il rischio reale è che venga fatto ostruzionismo.

Quali misure alternative potevano essere adottate dal Governo per favorire l’imprenditoria, soprattutto giovanile? In sostanza, si poteva fare qualcosa di meglio?
Operando sul campo posso dire che il problema più grosso per chi vuole aprire o ha già avviato un’impresa riguarda l’accesso al credito: un serio aiuto per chi vuole fare impresa oggi in Italia è agevolare i finanziamenti, favorire l’accesso al credito, intervenendo con delle forme di garanzia interbancarie o Confidi. E’ questo il vero problema che abbiamo oggi in Italia.

Restando in tema di giovani e imprese semplificate a capitale ridottissimo, in Italia possiamo auspicarci per il futuro la presenza di forme di investimento private (capital venture)?
Ne dubito. In Italia manca una vera cultura d’impresa. Nessuno è disposto a investire su una buona idea, in Italia non si fa più nulla, non si produce più, stiamo diventando il peso dei servizi, tutto viene convogliato all’estero. Non ci sono in Italia le condizioni per lavorare: i costi dell’energia sono i più alti in Europa, i tempi della Giustizia sono secolari, gli imprenditori stranieri scelgono di non investire in Italia perchè non c’è certezza del diritto. Prendiamo il caso di imprenditori che vantano crediti verso i loro clienti: anche appellandosi alla giustizia i tempi per il risarcimento sono di minimo 3-4 anni, nel frattempo però l’impresa può essere già fallita. Per fare davvero qualcosa per sostenere l’imprenditoria occorrerebbe snellire la burocrazia, l’amministrazione, non certo regalare il contentino della Srl semplificata che riduce a zero la spesa del notaio.

Alessia CASIRAGHI

La Regione Lazio taglia i fondi destinati ai confidi: da 30 a 10 milioni nel prossimo triennio

Un forte taglio alle risorse destinate ai confidi è stato approvato lo scorso 28 giugno dalla Regione Lazio nella manovra di assestamento di bilancio 2012. Con l’approvazione della manovra, la Giunta stabilisce una linea che non tiene conto degli indirizzi frutto delle decisioni del Consiglio Regionale: in particolare, nel corso di una seduta straordinaria sull’emergenza crisi, convocata dal Consiglio stesso lo scorso 18 aprile, tra gli strumenti di sostegno al sistema economico e produttivo locale era stata individuata proprio la patrimonializzazione dei confidi.

Le associazioni delle imprese, poco prima della manovra di assestamento, hanno tentato di sensibilizzare l’ente regionale sulla necessità di sostenere il sistema dei confidi che, nel territorio del Lazio, associa circa 40.000 imprese. CNA, ACAI, Coldiretti, Confartigianato, Confesercenti, Confindustria, Federlazio, Legacoop e Confcommercio hanno siglato una comunicazione congiunta rivolta alla Presidenza della Regione sottolineando come i confidi, grazie alla presenza capillare sul territorio e alla prossimità con le imprese, svolgano una funzione non solo di sostegno economico, ma costituiscano uno strumento di leva per l’occupazione e di ammortizzatore sociale che nessun altro ente di garanzia riesce ad offrire.  L’istanza presentata dalle associazioni è stata accolta da diversi consiglieri: IDV, PD, API e UDC hanno presentato un emendamento per destinare, in sede di assestamento del bilancio, 30 milioni ai confidi nel triennio 2012/14.

A nulla è valso lo sforzo compiuto: le imprese non sono state ascoltate. Le risorse stanziate per il triennio, infatti, ammontano a 10 milioni; di questi solo 2 saranno impegnati nel 2012, 4 nei successivi due anni- nonostante il tentativo dei firmatari dell’emendamento di anticipare per l’anno in corso, vista l’emergenza credito, il contributo annuale di 4 milioni. Il sistema dei confidi, e con esso il comparto dell’artigianato e della piccola e media impresa, rischia di soccombere alla crisi senza il sostegno pubblico. E sostenere i confidi significa perseguire il bene pubblico: gli enti di garanzia fidi sono, infatti, enti senza scopo di lucro che operano per lo sviluppo del sistema produttivo locale, dell’occupazione e, in generale, del benessere sociale.