Niente benefici a chi assume licenziati da studi professionali

Una doccia fredda è arrivata ai datori di lavoro da parte di una comunicazione Inps che si rifà alla legge 223/1991.
Di cosa si tratta?
Ebbene, i datori di lavoro che assumono soggetti licenziati da studi professionali non hanno diritto ad alcun sgravio contributivo.

L’applicazione degli incentivi all’assunzione previsti dalla legge 223/1991 è subordinata alla qualità di imprenditore del datore di lavoro che effettua il licenziamento ed è quindi esclusa nel caso in cui tale condizione non sussista.

I consulenti del lavoro hanno subito definito illegittima la posizione assunta da Inps in merito, ed hanno osservato che: “il primo problema che si presenta per un datore di lavoro, sarà quello di dover controllare, per ogni assunzione che intende avviare con soggetti iscritti alle liste di mobilità, se il lavoratore esce da uno studio professionale o meno. Questo al fine di non applicare sgravi indebiti”.

Confprofessioni è stata particolarmente dura nei confronti di questo provvedimento, come ha dichiarato Gaetano Stella, presidente della Confederazione: “Si tratta di una decisione assolutamente iniqua per un settore che, con tutta probabilità, subirà una integrale esclusione dal sistema degli ammortizzatori sociali. Ancor più assurdo, poi, il fatto che l’Inps intervenga autonomamente disconoscendo quanto già affermato e disposto in precedenza dal Ministero del Lavoro. In un momento particolare in cui il nuovo Governo sembra fare della semplificazione normativa e amministrativa un tema centrale del suo programma, è paradossale che non vengano rispettati i corretti livelli decisionali, generando confusione negli operatori del mercato del lavoro”.

Vera MORETTI

Inarsind entra in Confprofessioni

Anche gli architetti sono entrati a far parte di Confprofessioni.

Lo scorso 14 novembre, infatti, il Consiglio generale di Confederazione italiana libere professioni ha infatti accolto all’unanimità la domanda di ammissione di Inarsind.
Il sindacato presieduto da Salvo Garofalo, dunque, contribuirà a potenziare ulteriormente l’area Ambiente e Territorio della Confederazione che è composta da cinque associazioni rappresentative dell’intera area tecnica delle professioni: Ala Assoarchitetti, Assoingegneri, Antec (Associazione nazionale tecnici e tecnici laureati), Singeop (Sindacato nazionale dei geologi professionisti) e Sindagrof (Sindacato nazionale agronomi e forestali liberi professionisti).

L’ingresso di Inarsind segue di poche settimane l’adesione a Confprofessioni da parte di Cipa, la Confederazione italiana dei professionisti e artisti, presieduta da Luciano Dattilo, facendo così salire a 19 il numero di associazioni professionali che si riconoscono nei valori e nella mission della Confederazione presieduta da Gaetano Stella.

Quest’ultimo ha dichiarato: “L’ingresso di Inarsind e Cipa nel nostro sistema confederale rappresenta senza dubbio un passaggio importante per il sistema delle professioni in Italia e rafforza ulteriormente il ruolo di parte sociale di Confprofessioni nei rapporti con le istituzioni politiche a livello territoriale, nazionale ed europeo. In un contesto economico durissimo, le professioni devono necessariamente fare squadra per poter affermare il valore e l’azione che milioni di liberi professionisti svolgono al servizio del Paese. In questo ambito Confprofessioni conferma e ribadisce il suo ruolo guida nella rappresentanza delle professioni che operano nel settore dell’economia e del lavoro, come in quello della giustizia e del diritto; nel settore della sanità e della salute, come in quello dell’ambiente e del territorio”.

Salvo Garofalo ha aggiunto: “Così come il mondo dell’industria si riconosce in un unico organismo di rappresentanza, anche il mondo delle professioni deve parlare con una voce autorevole e unitaria. Abbiamo deciso di fare questo passo perché crediamo fermamente nella rappresentanza unitaria delle professioni e, senza dubbio, Confprofessioni è la casa ideale per raggiungere questo obiettivo. La nostra è una scelta consapevole e convinta per quanto Confprofessioni ha saputo fare e dimostrare in questi anni difficilissimi per i professionisti con la sua incisiva azione politica sia in Italia che in Europa”.

Vera MORETTI

Incontro D’Alia-Stella per le semplificazioni

Si sono incontrati a Palazzo Vidoni il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia, e il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, per definire un tavolo di lavoro sulla semplificazione amministrativa che vedrà protagonisti i liberi professionisti.

Il numero uno di Confprofessioni ha mostrato soddisfazione alla fine del confronto, dichiarando che “il ministro D’Alia ha mostrato una profonda attenzione alle proposte che scaturiscono dal mondo dei liberi professionisti che ogni giorno si confrontano con la Pubblica Amministrazione, cittadini e imprese. Ha accolto con grande interesse le nostre proposte per implementare una strategia di semplificazione normativa e amministrativa”.

In occasione di questo confronto, Gaetano Stella ha illustrato a Gianpiero D’Alia, le otto priorità individuate attraverso l’esperienza quotidiana di migliaia di professionisti rappresentati dalla Confederazione.
In pratica, sono otto azioni strategiche che dovrebbero servire per colmare lo spread amministrativo italiano, con la convinzione, da parte di Confprofessioni, che i liberi professionisti potrebbero avere un ruolo determinante.

Ecco gli punti otto punti presentati al ministro D’Alia:

  • Semplificazione normativa. La semplificazione normativa non va perseguita soltanto attraverso tecniche abrogative della legislazione vigente e di delegificazione, ma occorre accompagnare i processi di abrogazione legislativa e di delegificazione con una vasta e sistematica opera di raccolta di testi unici normativi per aree, in modo da offrire all’operatore un quadro normativo di agile consultazione.
  • Semplificazioni amministrative per il mondo delle imprese. Confprofessioni propone l’agevolazione e il sussidio alle attività di impresa attraverso il ruolo dei professionisti, con la costituzione di Agenzie per l’impresa costituite da professionisti specializzati di diverse aree professionali, accreditati dalla pubblica amministrazione sulla base della verifica di requisiti e di controlli periodici, cui affidare tutta l’attività di supporto, informazione e promozione dell’imprenditoria a livello territoriale.
  • Snellimento degli oneri mediante la funzione sussidiaria dei professionisti delle aree legali ed economiche: Confprofessioni segnala l’opportunità di valorizzare le certificazioni tributarie effettuate dai commercialisti, secondo indirizzi già presenti in alcuni recenti provvedimenti legislativi.
  • Snellimento degli oneri e semplificazioni normative nell’area del lavoro: Confprofessioni sottolinea la necessità di valorizzare, proprio in un’ottica di semplificazione, il ruolo delle Parti sociali nella gestione di importanti funzioni come l’incontro tra domanda/offerta di lavoro e sostegno al reddito.
  • Snellimento degli oneri mediante la funzione sussidiaria dei professionisti delle aree tecniche: Confprofessioni ritiene che gli ingegneri e gli architetti, in particolare, dovrebbero essere maggiormente valorizzati nella valenza pubblicistica del loro potere certificatorio ed autorizzatorio: assegnando a tali professionisti la competenza in materia di permessi edilizi e Dia/Scia si snellirebbe fortemente il lavoro burocratico per gli uffici comunali, consentendo di effettuare controlli più efficaci ex post.
  • Snellimento degli oneri mediante la funzione sussidiaria dei professionisti delle aree sanitarie: Confprofessioni ritiene che lo sviluppo del principio della sussidiarietà orizzontale in ambito socio-sanitario costituisca un elemento fondamentale per fronteggiare le necessità di assistenza specie per pazienti fragili (anziani e affetti da malattie croniche debilitanti).
  • Semplificazioni e Agenda digitale: appare necessario insistere nella direzione della costituzione di banche dati informatiche “Open Access”. Allo scopo, la pubblica amministrazione potrebbe avvalersi del supporto di Società interprofessionali costituite nella forma di S.t.p. Allo scopo, sarebbe essenziale veicolare in questa direzione i Fondi Strutturali stanziati nell’ambito del Programma europeo per il periodo 2014-2020.
  • Osservatorio sulle semplificazioni: Confprofessioni propone al Governo di perseguire questi ed altri obiettivi di semplificazione a partire da un monitoraggio condiviso con la società civile e gli operatori professionali. La strategia di semplificazione richiede una messa in discussione delle criticità normative e burocratiche che non possono essere apprezzate soltanto dalla prospettiva interna della Pubblica amministrazione, ma richiedono, al contrario, una prospettiva esterna.

Vera MORETTI

Studi professionali, c’è l’accordo sugli aumenti retributivi

Intesa raggiunta tra Confprofessioni e sindacati sugli aumenti retributivi per gli studi professionali. L’applicazione dell’ipotesi di accordo firmata lo scorso 27 settembre tra Confprofessioni e Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, per il rinnovo del contratto nazionale degli studi professionali è stata infatti posticipata di un mese: il nuovo contratto sarà infatti applicabile con la retribuzione di novembre 2011. L’accordo raggiunto tra le parti, con decorrenza triennale dall’1 ottobre 2010, recepisce la nuova disciplina dell’apprendistato e stabilisce un aumento retributivo al terzo livello pari a 87,50 euro a regime e l’adeguamento del valore degli scatti di anzianità.

Questo passaggio tecnico è fondamentale in vista della firma ufficiale del contratto attesa entro la fine di novembre. L’intesa interessa oltre 1,5 milioni di dipendenti che lavorano negli studi professionali. In attesa della firma ufficiale, In attesa della firma, trova applicazione la precedente versione del contratto, siglata nel 2006 e integrata con l’accordo del 2008. L’adeguamento retributivo sarà applicabile con la retribuzione di novembre 2011, con l’erogazione degli arretrati fino al mese di ottobre 2011.

Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella: “L’accordo raggiunto con i sindacati sugli aumenti retributivi rappresenta l’ultimo tassello che definisce la parte economica del contratto. Adesso possiamo guardare con maggior serenità al futuro, consapevoli di aver costruito un contratto che premia la produttività negli studi. Il prossimo passo sarà quello di portare il testo davanti alle 17 associazioni professionali aderenti al sistema Confprofessioni durante il Consiglio generale del prossimo 9 novembre. Quindi sottoscriveremo il nuovo contratto degli studi alla presenza del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi“.

d.S.

Deiana: professionisti fondamentali per agganciare la ripresa

Durante il IV Congresso Nazionale dell’INT, si è svolta una interessante tavola rotonda sugli scenari del settore professionale dopo la Legge 4/2013. Un contributo di valore è stato da Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni e autore del libro Associazioni professionali 2.0, che ha sottolineato l’importanza chiave che i professionisti possono avere per aiutare il Paese ad agganciare la ripresa che, pare, si comincia a intravedere.

I professionisti a partita Iva rappresentano infatti, secondo Deiana, una risorsa fondamentale per il contributo che possono dare alla soluzione delle maggiori tematiche economiche e fiscali oggi sul piatto, in un momento di incertezza istituzionale e debolezza politica.

Il video intervento di Angelo Deiana.

Semplificazione, missione possibile

“Una nuova prospettiva per l’Italia” è il titolo che l’Istituto Nazionale Tributaristi ha scelto per il suo IV Congresso nazionale. Una prospettiva che, durante i lavori congressuali, è emersa, pur fra tutte le difficoltà che il momento attuale comporta per poterla raggiungere.

Un ruolo chiave per conseguire questo obiettivo è dato dalla semplificazione, a tutti i livelli, come ha ricordato il presidente dell’INT Alemanno durante la due giorni riminese. Un processo quello di semplificazione, che deve per forza partire dal basso per arrivare ai livelli più alti, anche grazie al contributo delle libere professioni.

Il video intervento di Riccardo Alemanno.

Giovanni Pitruzzella sulla liberalizzazione delle professioni

In occasione dell’audizione del 4 giugno scorso, avvenuta presso la Commissione Attività produttive della Camera, dove è in corso la Relazione al Parlamento riguardante la liberalizzazione delle attività economiche e la riduzione degli oneri amministrativi sulle imprese svolta, Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Garante per la concorrenza e il mercato, ha sottolineato che le disposizioni normative introdotte negli ultimi anni e la loro attuazione regolamentare hanno contribuito ad aprire il mercato dei servizi professionali regolamentati.

Le misure adottate hanno contribuito:

  • all’abolizione dell’obbligatorietà delle tariffe professionali e del divieto di pubblicità da parte dei professionisti;
  • al libero accesso alle professioni non regolamentate;
  • all’ampliamento della pianta organica e della dimensione geografica dei distretti dei notai; alla fornitura di servizi professionali anche attraverso società di capitali.

Ciò che Pitruzzella ha voluto specificare è che, anche in questo settore, la regolamentazione deve intervenire solo se necessario a tutelare interessi pubblici che sarebbero altrimenti sprovvisti di effettiva tutela.

Le norme introdotte, però, a volte rischiano di essere vanificate da alcuni riferimenti circa l’adeguatezza del compenso del professionista rispetto al decoro professionale e l’importanza dell’intervento.
Quando ciò avviene, ammonisce il garante, il rischio che si reintroducano le tariffe di riferimento per le prestazioni professionali diventa concreto, tanto da far dimenticare la liberalizzazione apportata in proposito dalle normative.

Inoltre, il riferimento all’adeguatezza della tariffa, oltre che estremamente generico, non è affatto necessario per garantire la qualità delle prestazioni, a fronte, peraltro, del potere in capo agli ordini professionali di indagare sulla corretta esecuzione della prestazione professionale nel suo complesso, secondo parametri qualitativi.

Riferendosi poi alla legge del 1913 che regolamenta la professione notarile, la quale qualifica come “illecita concorrenza” tra notai, perseguibile con sanzioni disciplinari, la possibilità, tra l’altro, di effettuare “riduzioni di onorari, diritti o compensi” o, più in generale, di servirsi “di qualunque altro mezzo non confacente al decoro e al prestigio della classe notarile”, Pitruzzella, la definisce una previsione che mantiene ingiustificate forme di controllo, da parte dell’Ordine, sulla libertà dei professionisti di organizzare la propria attività, con esplicito riferimento alla determinazione dei compensi richiesti per le proprie prestazioni e ciò a fronte della liberalizzazione dell’esercizio dell’attività professionale e della determinazione delle relative tariffe.

Qualche perplessità ha suscitato nel presidente dell’Autorità Garante per la concorrenza e il mercato anche la recente riforma forense: l’eliminazione dell’obbligo di fornire un preventivo in forma scritta unitamente alla previsione di parametri per la determinazione del compenso spettante agli avvocati sembrano, in sostanza rappresentare un passo indietro rispetto all’integrale abrogazione delle tariffe.

Inoltre va ricordato che i criteri per la distribuzione geografica delle sedi dei notai sono tuttora orientati a garantire determinati livelli di attività e di reddito ai professionisti interessati.
In questo ambito, l’Antitrust si riferisce al criterio distributivo delle sedi notarili basato su un livello minimo di domanda, che stabilisce che la distribuzione delle sedi notarili tra i Comuni dei vari distretti sia basata sulla garanzia, per ogni singolo notaio, di un livello minimo di domanda (popolazione di almeno 7.000 abitanti) e di un livello minimo di reddito annuo (almeno 50.000 euro di onorari professionali repertoriali).

Pitruzzella si scaglia anche contro gli ostacoli all’accesso alle professioni, già nella fase di ammissione ai corsi universitari formativi per il futuro svolgimento della professione.
Occorrerebbe tenere conto del “fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo”, criterio non strettamente legato all’offerta formativa delle università e idoneo a restringere ingiustificatamente l’accesso ai corsi di laurea prppedeutici all’esame di abilitazione professionale.

Vera MORETTI

Gaetano Stella chiede una revisione della Riforma del Lavoro

Il nuovo Governo ha annunciato, ormai lo sanno tutti, un vero e proprio restyling dei contratti a termine e dell’apprendistato, per contrastare la disoccupazione giovanile sempre in aumento.
Ma Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, sostiene che, per risolvere alla radice questo grave problema, occorra una revisione più profonda della Riforma del Lavoro in tutta la sua totalità.

Per Stella è sicuramente positivo che i contratti a termine vengano modificati e che siano ridotti gli stacchi temporali, ma vuole di più: “La riforma Fornero ha allungato i tempi di intervallo tra un contratto a termine e l’altro, senza però garantire la stabilizzazione dei lavoratori, aumentando al contrario fenomeni di turnover tra gli stessi, danneggiando proprio quei lavoratori che si volevano proteggere e quindi producendo fenomeni distorsivi rispetto agli obiettivi della norma. Fortunatamente, la legge ha stabilito che i contratti collettivi potessero prevedere, stabilendone le condizioni, la riduzione di tali intervalli di tempo e su questo fronte gli studi professionali sono al riparo”.

A questo proposito, il 28 novembre scorso Confprofessioni e i sindacati avevano stipulato un accordo che aveva già ridotto la riduzione dei termini per i lavoratori del comparto professionale, portandoli a 20 giorni in caso di contratti di durata inferiore a 6 mesi; 30 giorni in caso di contratti di durata superiore.

Ciò che a Gaetano Stella non piace della Riforma Fornero è che i provvedimenti relativi ai contratti a termine e di apprendistato sembrano studiati pensando soprattutto alle grandi aziende ma, al contrario, risultano sbilanciati se si pensa alle piccole imprese, come ad esempio gli studi professionali che occupano mediamente 2,7 dipendenti “dove le modifiche introdotte alla disciplina della reintegrazione nel rapporto di lavoro sono praticamente nulle”.

Vera MORETTI

“Debiti PA, snellire pratiche e procedure”

Abbiamo visto ieri come Confprofessioni abbia mosso importanti e sensate critiche al decreto sbloccacrediti. Oggi vediamo in che modo la Confederazione italiana delle libere professioni ha proseguito nella sua critica costruttiva al testo ministeriale.

Secondo Confprofessioni è necessario semplificare le procedure finalizzate al pagamento, alla certificazione e alla compensazione dei crediti. Per quanto riguarda la procedura relativa alla registrazione sulla piattaforma elettronica delle Amministrazioni, il timore della confederazione è che si continuino a verificare le carenze nella programmazione e gestione di tale adempimento da parte delle Amministrazioni coinvolte, in particolar modo quelle di modeste dimensioni strutturali ed organizzative. Queste carenze sono state riscontrate negli ultimi mesi, da quando a fine 2012 la piattaforma è stata attivata.

Quanto alle compensazioni tra certificazioni e crediti tributari, il decreto stabilisce che i crediti possano essere compensati con le somme dovute a seguito di accertamento con adesione, acquiescenza, definizione agevolata delle sanzioni, conciliazione giudiziale, mediazione.

Questa disposizione normativa, secondo Confprofessioni, suscita non poche perplessità in ordine al corretto rapporto tra fisco e privato. Così come scritta, la norma non consentirebbe al contribuente che non ha alcuna pendenza con il fisco la possibilità di compensare i propri debiti con la pubblica amministrazione con i crediti tributari, mentre il contribuente che ha ricevuto un accertamento e definisce con il fisco le richieste può compensare. È necessario perciò includere nella compensazione tutti gli importi dovuti al fisco, rendendo compensabili non solo le somme accertate e definite a seguito di adesione o definizione agevolata ma bensì anche i debiti che emergono dalle dichiarazioni periodiche o liquidazioni periodiche e annuali di imposte.

Un’ulteriore criticità evidenziata riguarda la possibilità data agli Enti locali “di non indicare una data di pagamento nei certificati di credito” ai fini del rispetto del patto di stabilità interno, facoltà che limita il ricorso agli strumenti utilizzabili dalle imprese quali la compensazione con somme iscritte a ruolo e la cessione pro soluto. Il comma 9 dell’art. 6 del Decreto in esame dispone, invece, che “entro il 30 giugno 2013 le Pubbliche Amministrazioni comunicano ai creditori l’importo e la data entro la quale provvederanno ai pagamenti”. Ci si chiede, dunque, se gli Enti locali, al pari delle Amministrazioni statali, dovranno anch’essi indicare necessariamente la data del pagamento, e in caso affermativo, se lo dovranno fare nei limiti ovviamente dell’importo complessivo di 5 milioni di euro, previsto nel primo comma dell’art. 1 per l’esclusione dei pagamenti dal vincolo di stabilità interno.

Confprofessioni rileva poi una contraddizione tra il nono comma dell’art. 6 in cui viene fatto riferimento al termine del 30 giugno 2013 per la comunicazione da parte delle Amministrazioni dell’importo e della data entro la quale provvederanno ai pagamenti dei debiti, ed il quarto comma dell’art. 7 in cui viene fatto riferimento al lasso di tempo tra il 1 giugno e il 15 settembre 2013 come termine per la comunicazione dell’elenco completo dei debiti con l’indicazione dei dati identificativi del creditore, senza però alcuna indicazione della data del pagamento, a differenza del citato comma nono dell’art. 6.

L’ultima osservazione di Confprofessioni è relativa alla mancata previsione della possibilità di rilascio automatico del Documento unico di regolarità contributiva (Durc) pur in presenza di crediti certificati ai sensi del comma 3-bis dell’art. 9 del DL 185/2008, di importo pari almeno agli oneri contributivi non pagati. Ai sensi del comma 5 dell’art. 13-bis della Legge 94/2012, che ha convertito il DL 52/2012, si è in attesa del Decreto attuativo del Ministro dell’Economia e delle Finanze che fissi le modalità attuative di tale disposizione. Senza attendere tale ultimo provvedimento, si potrebbe nell’ambito del presente decreto-legge già prevedere un meccanismo automatico di rilascio del Durc che tenga conto del credito certificato dall’Amministrazione per un importo almeno pari agli oneri contributivi non pagati. Il contribuente, quindi, dovrebbe ricevere il Durc regolare nei casi in cui i debiti contributivi siano inferiori alle proprie posizioni creditorie.

Proprio i ritardati pagamenti da parte della PA hanno contribuito ad aggravare le difficoltà delle imprese nella regolarizzazione degli adempimenti contributivi: il meccanismo compensativo proposto da Confprofessioni rappresenterebbe quindi un doveroso riequilibrio.

Debiti PA, le proposte di Confprofessioni

Una delle voci critiche nei confronti del decreto sbolccacrediti è quella di Confprofessioni, la Confederazione italiana delle libere professioni. La confederazione, però, ha anche avanzato ha presentato delle proposte di buon senso per modificare in senso migliorativo il testo del decreto; lo ha fatto davanti alle Commissioni parlamentari speciali, istituite per l’esame degli atti urgenti del Governo.

Confprofessioni accoglie con favore l’emanazione del provvedimento, “il segnale di un doveroso rispetto degli impegni sottoscritti dallo Stato con i suoi cittadini, nonché, nell’attuale fase recessiva dell’economia italiana, un utile strumento di sviluppo e ripresa“. Tuttavia, come anticipato, ritiene che il decreto “debba essere perfezionato, affinché rappresenti effettivamente una misura economica di sviluppo e crescita in grado di incrementare la produzione e l’occupazione“. Confprofessioni richiama poi l’attenzione su alcune criticità presenti nel testo che potrebbero essere superate in sede di conversione parlamentare.

Intanto, nel parere depositato in commissione, Confprofessioni spiega di aver apprezzato la tecnica normativa scelta dal Governo, che ha considerato le “obbligazioni giuridicamente perfezionate relative a prestazioni professionali” nell’ambito dei debiti immediatamente solvibili da parte delle Amministrazioni dello Stato, evitando la distinzione tra imprese e professionisti nel momento in cui si esaminano i soggetti che hanno diritto al pagamento da parte degli Enti locali.

Secondo Confprofessioni, però, non è chiaro per quale ragione l’articolo 7 (certificazione dei debiti ai fini della ricognizione degli stessi), l’articolo 8 (cessione dei crediti), e l’articolo 9 (compensazione dei crediti con somme dovute in base agli istituti definitori della pretesa tributaria), non menzionino in maniera esplicita le obbligazioni relative alle prestazioni professionali ma solo richiamino le obbligazioni relative a somministrazioni, forniture e appalti. Strano, dice la confederazione, dal momento che l’articolo 5 ha ritenuto indica in modo esplicito le “obbligazioni giuridicamente perfezionate relative a prestazioni professionali“, che sono assimilate alle “obbligazioni relative a somministrazioni, forniture e appalti“.

Svista o malafede? Svista, secondo Confprofessioni,in quanto non avrebbe senso, dopo aver incluso tali obbligazioni nell’ambito di quelle oggetto di pagamento da parte della PA, escludere le stesse dalla disciplina della certificazione, cessione e compensazione, anche alla luce dell’orientamento europeo“. Ecco dunque la proposta di annullare l’ambiguità e indicando in modo esplicito quelle obbligazioni negli articoli 7, 8 e 9, evitando così interpretazioni arbitrarie del testo.

Confprofessioni ha poi una proposta concreta per superare la complessità delle procedure burocratiche necessarie ad attivare i pagamenti: coinvolgere direttamente il mondo dei professionisti, che potrebbe giocare un ruolo chiave specialmente nella gestione delle procedure di certificazione e interlocuzione tra pubbliche amministrazioni. Un coinvolgimento che troverebbe senso nel principio di sussidiarietà che informa l’ordinamento costituzionale.

A domani per le altre proposte di Confprofessioni