Un premio per i padiglioni di Expo 2015

Chi, in questi mesi, ha visitato Expo 2015 a Milano ha senz’altro avuto modo di ammirare le stupefacenti architetture di molti dei padiglioni che costituiscono l’Esposizione Universale. Ebbene, adesso sarà possibile anche votare quello con l’architettura migliore per fargli vincere un prestigioso premio internazionale.

Attraverso una piattaforma web raggiungibile cliccando qui, tutti possono esprimere la propria preferenza sul vincitore del premio “Le Architetture dei Padiglioni di EXPO MILANO 2015”.

L’iniziativa per i padiglioni di Expo 2015 è stata promossa Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, dall’Istituto Nazionale di Architettura, dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili, da Federcostruzioni e dall’OICE, con il coordinamento e supporto di PPAN comunicazione e networking per il costruito e il patrocinio di Expo Milano 2015.

Fino al 20 ottobre, accedendo alla piattaforma si possono consultare le schede dedicate ai singoli padiglioni ed esprimere il proprio voto compilando un form. La proclamazione del vincitore e la premiazione con il Premio del pubblico avverranno durante un evento prima della chiusura di Expo 2015.

Sono candidati a concorrere al premio tutti i 54 padiglioni self built di Expo 2015 e saranno premiati i tre principali soggetti che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera: committenti, progettisti e imprese esecutrici.

Collaborazione Italia-Usa per gli architetti italiani

È stato siglato nei giorni scorsi un protocollo d’intesa tra il Consiglio Nazionale degli Architetti, l’Ordine degli Architetti di Milano e Provincia e l’Associazione Internazionale di Interior Design. Obiettivo dell’accordo è quello di stimolare la formazione, le esperienze professionali e gli scambi culturali tra i professionisti che operano in Italia e negli Usa.

Non si tratta di un’iniziativa isolata, ma di un accordo che si inserisce all’interno del Progetto di Internazionalizzazione avviato da tempo dal Consiglio Nazionale degli Architetti per individuare nuove opportunità di lavoro all’estero per i professionisti italiani, valorizzare le loro competenze e le professionalità e supportare chi già opera fuori dall’Italia.

Ecco perché il protocollo siglato dagli architetti italiani prevede, sia in Italia sia negli Usa, anche l’organizzazione di eventi congiunti, di concorsi di progettazione e/o di idee, oltre a mostre, tavole rotonde, fiere di settore.

Sotto il profilo più strettamente burocratico, il protocollo prevede la messa in opera di accordi per sviluppare le attività degli architetti; la definizione e l’implementazione di progetti comuni che valorizzino la cooperazione e i risultati di accrescimento congiunto; iniziative di ricerca e sviluppo congiunte nello scambio di know-how nei settori della progettazione e della pianificazione, del project financing e del project management.

Gli architetti italiani scrivono a Delrio

Non ha nemmeno fatto in tempo a mettere piede nel proprio nuovo ufficio di Piazza di Porta Pia, che il neo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio si è già visto subissato di richieste e desiderata da ogni associazione d’impresa e professionale. Non ultimi gli architetti italiani i quali, per bocca del presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Leopoldo Freyrie, hanno messo nero su bianco quelle che considerano le priorità del nuovo mandato ministeriale.

Mettere in atto senza indugi politiche per la rigenerazione urbana sostenibile, ‘riuso’, coordinate attraverso l’istituzione di una apposita Agenzia nazionale, come già esiste all’estero, ad esempio in Francia, che possa intervenire con denari pubblici per aiutare i processi di rigenerazione di Comuni e Regioni attraendo il capitale privato; adottare, dopo aver posto fine alla bulimia burocratica, il Regolamento edilizio unico che sia anch’esso finalizzato al riuso; dare vita alla tanto attesa Legge urbanistica; accelerare il varo del nuovo Codice degli Appalti”. Mica robetta quella messa sul piatto dagli architetti italiani.

Secondo Freyrie, “il ‘riuso’ non è solo il primo obiettivo dei progettisti italiani ma è, soprattutto, un grande progetto d’investimento di idee e di denaro sulle città che può fare da volano per la ripresa del settore dell’edilizia, così duramente colpito dalla crisi. Ed è proprio la risposta alla crisi che gli italiani aspettano, per rimettere a posto gli 8 milioni di edifici che si avviano a fine vita, per risparmiare 25 miliardi all’anno di energia sprecata, per mettere le case in sicurezza da sismi e inondazioni. Lo è anche per realizzare spazi pubblici che ridiano il senso delle comunità, per creare le condizioni perché fioriscano idee, innovazione e impresa, per rilanciare il settore delle costruzioni ed agganciare, quindi, la ripresa”.

Per il numero uno degli architetti italianiservono coraggio e lungimiranza – e magari anche qualche non indispensabile infrastruttura in meno – per realizzare una rivoluzione copernicana nella politica economica del nostro Paese che punti a ricollocare le città italiane al centro della crescita, rigeneri i quartieri abitati, migliori l’habitat; che ridia centralità alla progettazione, unica garanzia di una architettura di qualità e vera e propria arma contro il malaffare, la mafia, la cattiva sorte delle opere pubbliche”.

Gli architetti italiani: cambiare l’Investment compact

Durissima lettera degli architetti italiani al governo contro il cosiddetto Investment compact, la legge che, riservando le politiche di incentivi destinati alle start up e Pmi innovative alle sole società di capitale esclude i professionisti italiani. Cosa ancor più grave perché, sottolineano gli architetti italiani, già avvenuta per la reti d’impresa e il voucher digitale.

Ecco allora che Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, a nome di tutti gli architetti italiani ha scritto una lettera di fuoco al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e ai ministri dello Sviluppo economico, Federica Guidi, e dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Ancora una volta – scrive Freyriesi è messo in atto un vero e proprio apartheid economico sociale che esclude milioni di professionisti, ‘regolamentati’ o no: tra essi centinaia di migliaia di giovani talenti che ogni giorno sfornano idee e progetti indispensabili allo sviluppo dell’Italia, come peraltro è sempre stato nella storia economica italiana dal dopoguerra, dall’esperienza di Olivetti, per arrivare al made in Italy del design, della moda, del cibo, del digitale”.

Non volendo credere ai complotti – continuano gli architetti italiani – ci immaginiamo che ancora una volta la visione miope di un mondo ‘duale’ ottocentesco, composto solo di imprenditori e lavoratori abbia la meglio su una visione strategica e globale, in cui l’economia della conoscenza sia centrale, in cui gli ‘autonomi’ con la loro indipendenza, mobilità e flessibilità accendano scintille di impresa e di internazionalizzazione”.

Nel momento in cui l’Italia dovrebbe implementare i segnali di crescita, coinvolgendo tutta la comunità nazionale e l’energia espressa dalle idee dei professionisti, relegarci in un ghetto fiscale da partita Iva fa male ai nostri redditi, ormai vicini alla soglia di povertà, ma fa malissimo all’Italia che mortifica i suoi talenti migliori”.

Nella lettera, gli architetti italiani chiedono un’immediata revisione dell’Investment compact, “evitandoci l’odioso atto di ricorrere contro il nostro Paese in sede comunitaria per far valere i diritti sanciti agli articoli 48, 81 e 82 del trattato, come interpretati dalla Corte di giustizia delle Comunità europee”, articoli secondo i quali “si deve considerare impresa qualsiasi entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che svolga un’attività economica, incluse in particolare le entità che svolgono un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare, le società di persone o le associazioni che svolgono regolarmente un’attività economica”.

Inoltre, gli architetti italiani chiedono al Governo e al ministro Guidi di “modificare definitivamente e urgentemente sia nelle politiche e norme già in essere che in quelle future, l’atteggiamento sbagliato di ‘razzismo economico-sociale’ che esclude interi settori della comunità produttiva da incentivi economici e politiche sociali”.

Gli architetti a difesa dell’ edilizia italiana

La crisi dell’ edilizia italiana è una brutta bestia che colpisce trasversalmente tutti i comparti e le professionalità del settore. Imprese costruttrici, fornitori, produttori di materie prime, architetti, ingegneri, tutta la filiera è interessata da una sofferenza che, come dimostrano i dati dell’Istat, in 5 anni è costata all’ edilizia italiana un quarto dei suoi occupati.

A proposito di professionisti che operano nel campo dell’ edilizia italiana, una dura presa di posizione contro le politiche del governo in questo ambito, ritenute inefficaci, miopi e troppo morbide, viene dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. “Ora che organi di stampa e personalità pubbliche sembrano aver compreso l’allarme degli architetti italiani, ovvero che mentre si discuteva dell’art. 18 centinaia e centinaia di migliaia di persone rimanevano senza lavoro, il Governo intende finalmente intervenire?”, recita una nota del Cnappc.

Sembra, infatti che solo ora molti si accorgano, Istat in primis, che l’ edilizia italiana ha pagato, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro – ottocentomila per l’Ance – più di ogni altro settore in questi cinque anni di crisi e che il deficit italiano è stato finanziato con una delirante imposizione fiscale sulla casa e sul settore delle costruzioni che ha distrutto il comparto della progettazione e delle costruzioni che era vanto dell’Italia nel mondo”, continua la nota.

Il Consiglio, preoccupato dalle conseguenze che la crisi dell’ edilizia italiana ha sui fatturati degli architetti, ricorda di avere “lanciato l’allarme – senza che i Governi se ne preoccupassero – che la perdita di metà dei fatturati dei progettisti con redditi sotto la soglia di povertà, e per questo motivi costretti a chiudere gli studi o ad emigrare, erano e sono segnali gravissimi per un settore che è trainante per tutta l’economia. L’unico risultato è stato quello di eliminare, in preda ad un furore degno di miglior causa, ogni regola tariffaria in nome di una illusoria idea di ‘concorrenza’ che però non ha toccato i grandi interessi monopolistici, di fare intervenire l’antitrust contro il principio di ‘dignità’ della professione legato ad un minimo di retribuzione dell’attività peraltro stabilito dall’art. 36 della Costituzione, che evidentemente si deve applicare a tutti meno che a noi professionisti”.

E gli architetti rivendicano il proprio ruolo chiave, sia nell’operatività sia nel suggerire proposte per affrontate la crisi dell’ edilizia italiana. “Le nostre proposte – ricorda il Cnappcsulla rigenerazione delle città, sulla manutenzione del territorio, sull’investimento nell’economia delle conoscenza, sulla semplificazione amministrativa, la valorizzazione dei giovani talenti e la promozione della cultura architettonica vista come espressione della cultura e della produttività del Paese sono da molto tempo sul tavolo della politica, anzi nei cassetti della politica, basterebbe aprirli e iniziare a fare per affrontare finalmente la crisi dell’ edilizia italiana”.

POS obbligatorio e sanzioni, l’ira degli architetti

Abbiamo scritto qualche giorno fa dell’idea del governo di introdurre delle sanzioni salate per quanti, esercenti e professionisti, non si sono ancora dotati del POS obbligatorio. Le reazioni delle associazioni professionali di fronte a questa prospettiva non si sono fatte attendere.

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, nello specifico, ha definito la prospettiva sanzionatoria per quanti non avranno il POS obbligatorioingiusta, anacronistica, punitiva e inutile”.

E ha argomentato punto su punto in una nota i perché di questa presa di posizione contro il POS obbligatorio e le sanzioni: “Ingiusta perché si basa sul presupposto e sul pregiudizio che tutti i liberi professionisti siano evasori fiscali; anacronistica perché impone un’attrezzatura informatica già superata dalla fatturazione elettronica e dai pagamenti effettuabili via smartphone; punitiva perché, per quanto riguarda gli architetti, costi e sanzioni, andranno a colpire giovani che, come dimostra la ricerca del Cresme sullo stato della professione, hanno redditi mensili che oscillano tra 500 e 1000 euro frutto della emissione, nella migliore delle ipotesi, di non più di 10 fatture annue; inutile perché non costituisce in alcun modo un deterrente nei confronti dei pagamenti in nero e dell’evasione fiscale”.

E, a dimostrazione che il POS obbligatorio non va giù agli architetti italiani, la nota conclude: “Viceversa, l’imposizione della ‘macchinetta’ POS sembra avere tutte le caratteristiche di un favore ai suoi produttori e gestori, a scapito di milioni di professionisti. Sembra evidente che per il Senatore Aiello, che ha presentato il ddl, i liberi professionisti non facciano parte della categoria dei consumatori e, in fase elettorale, le campagne del suo partito per affermare il ruolo dei professionisti nell’economia e nel lavoro siano state solo parole al vento”.

Gli architetti italiani e le pari opportunità

L’impegno degli architetti italiani per promuovere le pari opportunità continua. Domani, dalle 9.30 alle 17, la sede del Consiglio Nazionale degli Architetti a Roma, in via di Santa Maria dell’Anima,10 si tingerà di rosa per “Aequale: la professione al femminile”, una giornata dedicata a pari opportunità e parità di genere in ambito professionale.

Nell’ambito della giornata ci saranno l’inaugurazione di Aequale, progetto informativo e primo spazio web del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori dedicato alle pari opportunità; l’illustrazione di best practices, con i progetti delle commissioni Pari Opportunità degli Ordini Provinciali degli Architetti; la presentazione della ricerca del Cresme “Gender Pay Gap: una realtà da affrontare”.

Un momento importante sarà quello, nel corso della mattinata, durante il quale sarà posto l’accento sull’accesso al credito e sui nuovi strumenti per le professioniste promossi dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Lisa Borinato, consigliere delegato alle Pari Opportunità del Consiglio Nazionale degli Architetti non ha dubbi: “Sarà un momento di riflessione per focalizzare l’attenzione sulla presenza delle donne in architettura e per fare il punto sul loro decisivo contributo alla trasformazione dei nostri territori con grande professionalità, passione e creatività. Così come lo sarà per individuare strumenti ed interventi politici per affrontare il tema della condizione lavorativa ed economica delle professioniste che rappresentano una riserva di idee e di capacità”.

L’Ue plaude agli architetti italiani

Importante riconoscimento per gli architetti italiani a livello europeo. Il Commissario europeo per la politica regionale, Corina Cretu, ha infatti inviato nei giorni scorsi una lettera al presidente degli architetti italiani Leopoldo Freyrie nella quale ha ricordato che “l’Unione europea già realizza investimenti volti al rafforzamento dei centri urbani. La politica di coesione dell’Ue poggia sul principio del partenariato, che conferisce maggior voce in capitolo alle autorità locali. Oltre il 50% degli investimenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr) verranno destinati, nei prossimi anni, alle aree urbane e di questi investimenti almeno il 5% dei finanziamenti disponibili saranno gestiti direttamente dalle città interessate”.

Una lettera originata dalla diffusione, da parte degli architetti italiani, del cosiddetto “Manifesto per la rigenerazione delle città europee”, presentato a novembre 2014 nel corso del forum EU Cities Reloading.

Un manifesto nel quale gli architetti italiani chiedevano, tra le altre cose, di “avviare una politica integrata per la rigenerazione delle città europee, piccole e grandi, con particolare attenzione alle comunità escluse, come le città lontane dai corridoi infrastrutturali e i quartieri periferici o degradati delle grandi città e di promuovere questa stessa politica presso i Governi nazionali, allentando il patto di stabilità laddove impedisca investimenti pubblici che garantiscano standard minimi di sicurezza e salute dei cittadini e rispetto dell’ambiente”.

Ecco, dunque, il plauso degli architetti italiani alla lettera del Commissario, espresso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: “Siamo soddisfatti per il vivo apprezzamento dimostrato dal Commissario europeo per la politica regionale, Corina Cretu, riguardo all’impegno degli architetti italiani teso a sottolineare la centralità delle città e la necessità di uno sviluppo urbano sostenibile”.

Gli architetti approvano il Regolamento edilizio unico

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha espresso la sua soddisfazione per l’approvazione, in Commissione Ambiente della Camera, del Regolamento edilizio unico.

Tale riforma semplificativa è di tipo strutturale e, a detta degli architetti, e del presidente del Consiglio nazionale, va a vantaggio di tutti i cittadini e, ovviamente, del mondo dell’edilizia.

Ecco le parole di Leopoldo Freyrie: “Dopo l’approvazione definitiva, il nostro Paese avrà norme chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale che favoriranno la qualità dell’abitare. Gli architetti italiani insieme ai loro Ordini sono pronti a collaborare per redigere lo schema tipo di regolamento edilizio per superare definitivamente la follia normativa che aveva partorito ben oltre 8mila regolamenti diversi, uno per Comune, generando solo confusione e complicando enormemente non solo la costruzione, ma soprattutto la rigenerazione degli edifici“.

Vera MORETTI

Al via Easyitaly, agenzia per la Semplificazione Amministrativa

Avverrà oggi la sigla del Protocollo d’intesa tra il Consiglio Nazionale degli Architetti, l’Unione Nazionale delle Agenzie dei Professionisti delle Pratiche Amministrative e la Fondazione Commercialisti italiani, che porterà all’avvio di Easytaly, l’Agenzia per la Semplificazione Amministrativa.

Questo progetto è stato pensato per migliorare e semplificare gli adempimenti che vengono chiesti alle imprese ed ai singoli cittadini.

A causa dell’introduzione di continue nuove leggi, infatti, negli ultimi anni si è reso necessario più frequentemente l’intervento di professionisti che si ritrovano così a svolgere un ruolo di supplenza delle amministrazioni pubbliche che si svolge tramite atti certificati di auto amministrazione.

Ma proprio per questa carica, i professionisti tecnici specializzati sono ormai in grado di diventare veri e propri sostituti dei funzionari pubblici.
Ciò significa che, qualora lo Stato non fosse in grado di espletare tutte le sue funzioni, interverrebbe la società civile tramite la responsabilità professionale sussidiaria.

Il Protocollo si basa su alcuni punti salienti dai quali non si può prescindere:

  • semplificazione degli enti;
  • semplificazione normativa;
  • semplificazione delle procedure;
  • liberalizzazione dei servizi locali in forma imprenditoriale;
  • semplificazione informatica (e-government).

Vera MORETTI