Luciano Lazzari alla guida degli architetti europei

Il Consiglio degli Architetti d’Europa avrà, per i prossimi due anni, un presidente italiano.
Il prescelto, infatti, è Luciano Lazzari e per il prossimo biennio guiderà circa 500 architetti europei.

Ovviamente, il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, ha accolto la notizia con granze soddisfazione e orgoglio: “questa elezione testimonia l’importante ruolo che l’Italia svolge da tempo per la valorizzazione della funzione civile della professione, per la promozione della qualità dell’architettura, intesa come elemento essenziale del miglioramento dell’habitat, e delle politiche di riuso“.

Il neo eletto ha già individuato le due priorità su cui lavorare: il futuro della professione e la tutela dell’ambiente.
Per centrare questi importanti obiettivi, è previsto anche un focus sul rapporto con le nuove generazioni che si affacciano sul mondo del lavoro, attraverso una migliore sinergia con le scuole di architettura.

Lazzari ha dichiarato che servirà “un rinnovato impegno nell’ambito del regolamento per i lavori pubblici e sul tema della libera circolazione dei professionisti attraverso il riconoscimento reciproco del titolo di architetto tra i Paesi europei e negli altri continenti. Gli architetti debbono essere registi dello sviluppo urbano sostenibile, partendo dal riuso del patrimonio esistente fino all’integrazione delle energie rinnovabili nei nuovi edifici e nei nuovi quartieri. Gli architetti europei posseggono una ricchezza culturale e professionale unica che deve affermarsi sul mercato globale attraverso il rafforzamento della rete internazionale per la promozione dei professionisti europei nei paesi emergenti: è per questo motivo che Ace/Cae deve rafforzare la propria voce di ambasciatore della professione nei confronti della società civile, del mondo politico e delle imprese“.

Vera MORETTI

Gli architetti sul Decreto del Fare

In occasione delle discussioni per la conversione in legge del Decreto del Fare, il Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, ha voluto lanciare un appello in favore dell’approvazione degli articoli 2, 18 e 30.

Il primo, se venisse definitivamente approvato, estenderebbe anche ai professionisti di accedere al Fondo centrale di garanzia, per i quali sarebbero previsti interventi di sostegno all’economia reale e di facilitazione al credito, in questo periodo di crisi necessari più che mai.

Il secondo riguarda invece la messa in sicurezza delle scuole, messe spesso a dura prova da terremoti o disastri naturali proprio perché prive di quelle precauzioni necessarie, e previste dalla legge, a garantire lì‘incolumità di chi le frequenta. Nel medesimo articolo è contenuto il progetto 6.000 campanili, volto a recuperare le piccole opere, anch’esse importanti quanto le grandi infrastrutture.

Il terzo, infine, sulla possibilità di modificare la sagome negli edifici esistenti con SCIA rappresenta un buon equilibrio tra la garanzia della qualità dell’edificato storico e la necessità di rendere energeticamente passivo la gran parte del patrimonio edilizio italiano.

Vera MORETTI

La proroga dell’ecobonus piace agli architetti

La decisione del Governo di prorogare l’ecobonus su efficienza energetica e ristrutturazioni edilizie di sei mesi per i privati e di un anno per i condomini e di aumentarlo al 65% è stata accolta molto positivamente dal Consiglio Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

Gli architetti, infatti, sostengono che non si può prescindere dalla salvaguardia e dalla valorizzazione del nostro territorio se si vuole garantire al Paese una vera e propria ripresa.
A questo proposito, la categoria ha proposto al Governo una serie di misure finalizzate alla messa in sicurezza degli edifici, spesso in un pericoloso stato di degrado.

Ma, poiché si può sempre fare di più, il Consiglio Nazionale degli architetti chiede, più che una proroga, una vera stabilizzazione degli interventi, per aprire le porte ad interventi più importanti e duraturi e dare la possibilità anche agli investitori di godere del tempo necessario per pianificarne e realizzarne l’utilizzo.

Queste le parole del Consiglio: “Quello che ora è indispensabile – dopo anni di annunci e di investimenti sprecati in grandi opere rimaste per lo più incompiute – è una nuova stagione di politiche urbane mirate al riuso del patrimonio con più attenzione ai territori, all’habitat e alla messa in sicurezza di intere città e di quartieri“.

Vera MORETTI

La crisi delle costruzioni si riflette sugli architetti

Il settore delle costruzioni ha concluso il 2012 con un bilancio pesantemente negativo, caratterizzato da un calo delle produzioni del 5,8%.
Ovviamente, ciò ha influito anche sull’attività degli architetti, il cui lavoro dipende in gran parte da questo settore.

In sei anni, dal 2006 al 2012, questo mercato si è ridotto di un quarto (-24,4%, quasi 55 miliardi in meno a valori costanti 2011), ma la percentuale sale al 44% per quanto riguarda le nuove costruzioni.
Purtroppo, il 2013 non sembra portare buone notizie, poiché è prevista un’ulteriore flessione dell’1,4%. Per registrare una ripresa, seppur modesta, si dovrà aspettare il biennio successivo (+1% nel 2014 e +1,4% nel 2015).

Questi dati sono stati presentati nel Rapporto 2013 sulla professione di Architetto realizzato dal Cresme e dal Centro studi del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e che sono stati anticipati durante la Conferenza Nazionale degli Ordini provinciali a Roma.
Ma se la congiuntura risulta particolarmente negativa per la nuova attività edilizia, sia residenziale sia non residenziale, anche negli altri ambiti c’è poco da sorridere, anche se le percentuali sono più contenute.
Il comparto dei Lavori Pubblici ha registrato una riduzione del 27%, ma il trend per l‘immediato futuro si preannuncia nero fino al 2015.
In flessione anche l’attività di rinnovo e di manutenzione dell’esistente, che fino al 2011 (a partire dal 2006) aveva perso il 7% del mercato e che nel 2012 registra un bilancio negativo del 3% in un solo anno.

La crisi ha sicuramente trasformato profondamente il settore delle costruzioni, che si sta spostando verso le riqualificazioni e l’efficientamento energetico.

Questo è il panorama nel quale si trovano a lavorare i 150 mila architetti italiani, 5 ogni duemila abitanti, che rappresentano il 27% del totale europeo inclusa la Turchia: in Germania, secondo paese in Europa per numero di professionisti, gli architetti sono poco più di 100 mila, in Francia sono 30 mila così come nel Regno Unito.
Questi ultimi sei anni hanno causato la perdita di quasi un terzo del reddito professionale, sceso nel 2012 a poco più di 20 mila euro.

La situazione sta convincendo sempre più professionisti a trasferirsi all’estero, anche se, almeno per ora, si procede a rilento: solo un architetto su cinque ha avuto esperienze di progetti in altri Paese svolti dal proprio studio professionale, soprattutto in Francia, Spagna e Regno Unito.

Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, ha dichiarato: “Pesa in n questa difficile situazione la storica assenza, da parte delle istituzioni, di qualsiasi azione per garantire non solo agli architetti, ma ai liberi professionisti italiani che stanno pagando tutti un forte contributo alla crisi, iniziative di sostegno e incentivi fiscal,i finora riservati alle imprese, e che potrebbero rappresentare – nell’attuale situazione – facilitazioni per l’ accesso anche ai mercati esteri. Per quanto riguarda gli architetti italiani c’è da rilevare come gli ostacoli all’accesso al mercato – già contratto dalla crisi – creati dalla bulimica burocrazia edilizia, stiano avendo l’effetto di snaturare la nostra professione: c’è da parte del privato la ricerca di architetti capaci di ottenere i permessi, piuttosto che di realizzare buoni progetti, mentre standard e ostacoli artificiosamente elevati – e creati dalle norme sui lavori pubblici – ne impediscono l’accesso degli studi di architettura piccoli e medi”.

Per resistere alla crisi, Freyrie sottolinea l’importanza di promuovere le Società tra Professionisti e Interprofessionali, non solo per abbassare i costi degli Studi, ma anche per rendere sinergiche le competenze, aumentare le opportunità di lavoro.
Per questo motivo, fondamentali risultano essere le Reti d’Impresa, che possono creare strutture flessibili e leggere, adatte all’instabilità del mercato, collegate internazionalmente e con adeguato riconoscimento giuridico anche comunitario.

Tra gli strumenti che Freyrie maggiormente appoggia ci sono:

  • SeeArch, il portale che contiene tutti i dati degli architetti italiani registrati, con informazione sugli studi, schede personalizzate e immagini dei progetti realizzati;
  • il Progetto Internazionalizzazione, per sostenere il lavoro degli architetti italiani all’estero nato di concerto con il Ministero degli Esteri;
  • I@Materia, la piattaforma che permette al professionista di gestire on line qualsiasi procedimento edilizio di Lavori Pubblici presso le Pubbliche Amministrazioni;
  • la Carta Nazionale dei Servizi, la smart card riservata a tutti gli iscritti al sistema ordinistico, che permetterà di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione su tutto il territorio nazionale.

La Nuvola degli architetti consentirà anche a tutti i progettisti di accedere ai software necessari alla loro attività senza doverli acquistare e di lavorare con il Building Information Modelling (BIM), forma più evoluta della progettazione in 3D che si sta affermando in tutto il mondo, senza doverlo acquistare, ma pagando esclusivamente il tempo di utilizzo. Il Consiglio Nazionale sta anche attivando tutti gli strumenti per adempire, attraverso una specifica piattaforma on line, all’obbligo della formazione continua che, dal prossimo anno, persegue l’obiettivo di garantire una qualità professionale costantemente aggiornata. Noi ci siamo rimboccati le maniche per aiutare la nostra comunità professionale, con alleanze, progetti, servizi; ma se la politica continua a fare il gioco delle perle di vetro in un clima di assoluta autoreferenzialità, cieca alla realtà dei mestieri, la strage dei talenti professionali si compirà, creando un danno irreparabile al futuro dell’Italia“.

Vera MORETTI

Architetti: il Governo deve fare di più per i debiti delle PA

La prima mossa fatta dal Governo circa il tentativo di risolvere il problema dei debiti delle PA nei confronti dei professionisti non ha convinto il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

In un comunicato, infatti, viene chiesto di risolvere la situazione radicalmente, perché sarebbe considerato: “assolutamente inaccettabile che si preveda di trascinare questa situazione fino alla fine dell’anno perché per quella data si registrerà semplicemente la morte di migliaia di studi professionali di architettura – che già ora vantano crediti per oltre settecento milioni di euro – con conseguenze drammatiche per le loro famiglie”.

Il Consiglio nazionale, infatti, sottolinea la drammaticità della questione, e denuncia come i professionisti, almeno per ora, non siano rientrati nel programma di recupero crediti, come invece sta accadendo alle imprese.
Il Governo si renda conto, una volte per tutte, sia del ruolo economi sociale che svolgono i liberi professionisti italiani, sia delle loro difficoltà e acceleri dunque i tempi per il loro sostegno; l’adozione di comportamenti dilatori suonerebbe infatti incomprensibile dal punto di vista sociale e irridente verso quanti vedono la propria vita professionale ridotta al lumicino”.

Vera MORETTI

Anche gli architetti contro i ritardi delle PA

I ritardi dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione rappresentano una vera e propria piaga, perché ritenuti ampiamente responsabili della situazione critica dell’economia italiana.

Anche Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, è di questo avviso ed appoggia le preoccupazioni manifestate dai presidenti di Confindustria, Anci e Ance in proposito.
La richiesta partita da queste associazioni, ed indirizzata al Governo, è che vengano presi provvedimenti al più presto circa l’autorizzazione alle amministrazioni locali di sbloccare le risorse necessarie per fare fronte ai propri debiti.

Freyrie, infatti, ha dichiarato: “Anche gli architetti italiani ritengono del tutto inaccettabile il fenomeno dei ritardati pagamenti alle imprese e ai professionisti che hanno regolarmente, e da tempo, eseguito il loro lavoro. Questa situazione, infatti, mette a rischio l’esistenza stessa di migliaia di imprese e di studi professionali con effetti a dir poco devastanti su un comparto già duramente provato da una crisi economica che non accenna ad allentare la sua morsa”.

Vera MORETTI

Federarchitetti scrive al CNAPPC

Paolo Grassi, presidente di Federarchitetti, ha scritto, a nome della sua Associazione, una lettera a Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti.

Il motivo di questa lettera è l’apparente indifferenza, da parte del CNAPPC, nei confronti dei sindacati e una chiusura verso coloro che potrebbero migliorare un regolamento non privo di criticità.
Trattandosi di un’intera categoria, Grassi ha ritenuto opportuno rivolgere le sue rimostranze al presidente dell’ordine degli Architetti.

Ciò che maggiormente indispone Federarchitetti è il silenzio da parte del CNAPPC, che viene interpretato come indifferenza nei confronti dell’intera categoria, ma soprattutto nei confronti di “un reale bisogno di contribuire a migliorare l’imposizione di un “balzello”, forse il peggiore, che calerà come una mannaia su tutti noi in un periodo disastroso per i liberi professionisti. Non si comprende la logica dei due pesi e due misure: scopriamo infatti che il CNAPPC pretende la concertazione quando le iniziative sono altrui ma ignora il confronto quando l’iniziativa è propria”.

Questo atteggiamento viene definito contraddittorio, in particolare se si pensa che il CNAPPC era intenzionato ad avviare “un progetto di sinergia e partecipazione con organismi ed associazioni sindacali attraverso un proficuo confronto su tematiche di comune interesse”.

Conclude la lettera di Grassi: “Oggi è sempre più tempo di rispetto per i diversi ruoli, di apertura al confronto e alla concertazione, di sinergia e partecipazione, lo chiede la società, lo chiedono i liberi professionisti, lo chiedono i nostri dipendenti e collaboratori. Pertanto, con al presente, Federarchitetti -SNALP rinnova la RICHIESTA urgente di aprire, nel più breve tempo possibile, un Tavolo di concertazione, riservandosi ogni altra azione di salvaguardia della libera professione e di tutela dei liberi professionisti nelle sedi opportune”.

Vera MORETTI

Gli architetti escono dal Cup

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, con una lettera indirizzata al Cup e al Pat, ha annunciato la sua decisione di uscire, con decorrenza immediata, dal Comitato Unitario delle Professioni.

Le motivazioni che stanno alla base di questa scelta vanno a ricercarsi nei profondi cambiamenti che, negli ultimi anni, hanno caratterizzato le professioni, non ultima la Riforma delle Professioni: “La realtà dei nostri mestieri è profondamente cambiata, non solo nel grande incremento del numero dei professionisti e nella varietà delle prestazioni professionali che offriamo, ma soprattutto nella richiesta di servizi integrati, di mobilità sul territorio, di uso di tecnologie avanzate, di maggiore responsabilità etica. I principi di inter-disciplinarietà e di rete, formalizzati solo in parte nelle Società tra professionisti e società multiprofessionali, sono la risposta alle esigenze del presente e del futuro, sulla quale ognuno dei nostri Consigli Nazionali ha compiti importanti per promuovere un cambiamento profondo nella realtà organizzativa e di lavoro dei nostri iscritti, nella stragrande maggioranza ancora legata ad una tradizione micro-professionale e solitaria“.

Questa profonda trasformazione, anche dal punto di vista culturale, deve comunque salvaguardare l’etica professionale, ma anche riflettersi negli approcci e nelle strategie degli organismi interprofessionali, facendone dei fondamentali nodi di un coordinamento capace di guidare il cambiamento.
Ma, secondo gli architetti, i comitati interprofessionali non agiscono per integrare le conoscenze, piuttosto per “rappresentare in sede politica una mera somma di numeri delle cosiddetta categoria delle professioni liberali, in funzione di proposta o resistenza a norme che regolano il mercato”.
La distanza che si è creata, dunque, non aiuta ad unire i cittadini e i professionisti, che si trovano sempre più emarginati dal mercato.

Non a caso, negli ultimi mesi, si è evidenziata l’incapacità da parte dell’insieme delle professioni, peraltro divise in due diversi coordinamenti, di affrontare con proposte davvero innovative e integrate la crisi che colpisce l’Italia; di mettere in mora chi ha responsabilità di Governo con progetti strutturati, realizzabili e sostenibili; di collegarsi stabilmente con tutti i soggetti economici e sociali del Paese; di organizzare servizi integrati di sostegno ai cittadini e ai professionisti. La volontà di alcuni di noi di perseguire questa via è rimasta isolata.
I coordinamenti si sono accontentati, più o meno bene, di trattare la Riforma delle Professioni sui tavoli governativi, con posizioni spesso diverse, in una difficile opera di equilibrismo: hanno in sostanza svolto un’opera di mediazione tutta interna, avulsa dalla realtà, salvo poi rappresentare, anche arbitrariamente, posizioni opposte a quelle di parte degli associati, per esempio le nostre
”.

Vera MORETTI

Il CNAPPC interviene al Consiglio Nazionale sul rischio idrogeologico

Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, è intervenuto alla Conferenza Nazionale sul rischio idrogeologico: “Serve ridimensionare – e serve farlo subito – gli investimenti follemente previsti per le grandi opere destinando, invece, le necessarie risorse verso interventi di manutenzione e di tutela del territorio: solo in questo modo sarà possibile realizzare un’opera di costante contrasto al dissesto idrogeologico, di valorizzazione e di tutela del nostro immenso – e immensamente importante – patrimonio paesaggistico. Questa è l’unica e vera soluzione per la salvaguardia del territorio che può, anzi, deve essere adottata anche e soprattutto in tempi di crisi come gli attuali senza pesare sulle casse dello Stato e senza prevedere aumenti di tasse per i cittadini“.

Poiché esistono zone fortemente a rischio, ma densamente popolate, Freyrie chiede che venga fatta un’opera preventiva di manutenzione, che “peserebbe molto di meno sulle casse dello stato rispetto ai costi dei disastri, delle emergenze e delle ricostruzioni“.

A questi, si aggiungono sei milioni e mezzo di edifici a rischio sismico, la cui pericolosità è aggravata dalla fragilità del territorio e dall’abusivismo, un vero flagello del nostro Paese.

A questo proposito, il presidente del CNAPPC ha affermato: “Gli architetti che hanno già dimostrato di saper apportare un contributo di idee, progetti, capacità e competenze sono pronti ad assumersi maggiore responsabilità etica nei confronti del Paese, per sostenere e valorizzare quelle ricchezze che rappresentano l’essenza stessa del territorio e che possono diventare anche una grande opportunità di sviluppo economico“.

Vera MORETTI

Leopoldo Freyrie scrive a Mario Monti e ai suoi ministri

Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà e ai ministri della Giustizia e dello Sviluppo economico Paola Severino e Corrado Passera, affinché, prima delle elezioni, il Governo vari finalmente il regolamento che permetta di avviare le Società tra Professionisti.

La richiesta deriva dalla necessità di avviare apposite società da parte dei liberi professionisti, come già è possibile nel resto d’Europa.
Il carattere di urgenza della richiesta deriva dal fatto che “Ogni ulteriore ritardo sarebbe non solo ingiustificabile ma anche dannoso per oltre un milione di professionisti italiani, in particolare per i giovani che, anche grazie ai provvedimenti da voi stessi adottati quali le startup e le società a 1 euro, si troverebbe, invece, nelle condizioni per un migliore accesso al lavoro, integrando le competenze e mettendo assieme le risorse“.

Freyrie non si ferma qui, ma affronta anche la possibilità di accesso, da parte dei professionisti italiani, alle Reti d’Impresa, e che, finché l’accesso sarà loro negato, “non possono far parte dei G.E.I.E, Gruppo Europeo di interesse economico“.

Il presidente degli architetti conclude con un’ultima richiesta: “Mirare con azioni burocratiche ad hoc, ad impedire ai professionisti di fruire degli stessi vantaggi fiscali delle imprese, appare evidentemente in contraddizione con la volontà di rilanciare lo sviluppo e di creare, nell’interesse generale, nuove opportunità di lavoro“.

Vera MORETTI