Architetti critici con la Commissione Industria del Senato

Il Consiglio Nazionale degli Architetti ha accolto con parole dure la bocciatura in Commissione Industria del Senato dell’estensione ai professionisti delle misure su certificazione e compensazione dei crediti con Enti locali, Regioni ed Enti Sanitari.

Questa decisione è stata considerata come una mancanza di sfiducia nei confronti dei professionisti, che non sono stati ammessi alla compensazione dei crediti con la P.A. “Si tratta – se confermata anche dall’Aula – di una decisione molto grave perché, oltre ad essere ostaggi di una Pubblica Amministrazione che impiega anche due anni per approvare un progetto, lo siamo anche della sua insolvenza, magari dopo aver avuto accesso ai fondi comunitari proprio grazie al nostro lavoro”.

La nota del Consiglio continua denunciando, oltre i ritardi nei pagamenti delle P.A., anche il problema dell’accesso al credito, che si aggiunge al “pesante tributo che i 150 mila architetti stanno pagando all’attuale situazione economica: si trovano ad operare in un mercato della progettazione enormemente contratto, sceso negli ultimi anni di oltre il 30% e che riflette le gravi difficoltà in cui versa l’edilizia”.

In particolare, questa situazione si ritorce sui giovani, spesso costretti ad abbandonare la professione a causa del debito di 500 milioni di euro che la Pubblica Amministrazione ha nei confronti degli architetti.

Vera MORETTI

Gli architetti al Saie per ricostruire l’Italia

Al Saie, il Salone internazionale dell’edilizia che si è svolto a Bologna dal 18 al 21 ottobre, era presente anche Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, il quale è intervenuto al forum dedicato al tema Ricostruiamo l’Italia.

Ciò che sta più a cuore all’Ordine è destinare la maggior parte delle risorse alla ristrutturazione delle città, per rendere case e palazzi sicuri dal punto di vista sismico ma anche passivi dal punto di vista energetico.
E se vengono ridotti gli investimenti rivolti alle grandi infrastrutture, ci si dovrebbe dedicare agli spazi pubblici, per facilitare la socialità.

Questo perché “investire nelle città – spina dorsale del nostro Paese – rappresenta oggi l’unica possibilità di garantire il diritto dei cittadini ad avere un habitat migliore e mettere in atto politiche per tornare a crescere“.

Gli architetti, inoltre, in collaborazione con Legambiente ed Ance, hanno presentato Ri.u.so, il Programma di rigenerazione urbana sostenibile che è divenuto parte del Piano Città del Governo.
Si tratta di un modo diverso di affrontare il problema dell’edificazione del Paese, che sta diventando sempre più urgente.
L’iniziativa è volutamente rivolta ai cittadini, che devono prendere coscienza delle condizioni degli edifici in cui vivono e pretendere di abitare in strutture sicure.

A questo proposito, Freyrie propone di “avviare una sperimentazione attraverso l’identificazione – con la partecipazione di cittadini, commercianti, artigiani, associazioni di categoria e di concerto con i Comuni interessati – di “Zone – Zero” nelle quali la situazione di degrado del patrimonio edilizio si accompagni a quella sociale; delineare, poi, un masterplan che abbia il compito di definirne esclusivamente le volumetrie ed i profili, indipendentemente dalla pianificazione già approvata, lasciando che le uniche regole siano quelle del consumo del suolo a zero, la sicurezza sismica, la passivazione degli edifici, il ciclo dei rifiuti risolto alla fonte, una mobilità alternativa, il risparmio idrico, il rispetto dei vincoli monumentali”.

Vera MORETTI

Terremoto, gli architetti e i rischi sismici

Mentre l’Italia trema, gli architetti puntano l’attenzione sullo stato degli edifici del Paese. In una nota, il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori si è espresso sulla normativa introdotta dal governo in tema di Protezione civile: “Mentre esprimiamo la nostra massima solidarietà alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma lanciamo, ancora una volta, l’allarme sulla necessità di tenere sempre alta la vigilanza e l’attività di prevenzione sul patrimonio edilizio delle nostre città: entro i prossimi 10 anni l’85% dell’edificato urbano avrà più di 40 anni e oltre 6 milioni di edifici sono esposti a gravi rischi sismici, 1 milione e trecento a quelli idrogeologici. Non più tardi di venerdì scorso abbiamo denunciando il fatto che il secondo il nuovo decreto legge sulla Protezione civile non sarà più lo Stato a pagare i danni causati agli edifici privati dalle calamità naturali quali, per l’appunto, i terremoti“.

E ammonisce il governo: “Il governo conferma, sbagliando, la scelta di una politica dell’emergenza rispetto a quella della prevenzione e della manutenzione del nostro patrimonio edilizio anche prevedendo che l’estensione ai rischi derivanti da calamità naturali di tutte le polizze assicurative, che sono su base volontaria, a qualsiasi tipo di danno a fabbricati di proprietà di privati, creando di fatto, condizioni di disparità tra cittadini. Non basta solo appellarsi – nei momenti di emergenza – all’istituzione del fascicolo del fabbricato, strumento la cui realizzazione è ormai assolutamente indifferibile: prima ancora serve un impegno di tutti per costruire una coscienza della prevenzione e della sicurezza“.

Architetti penalizzati dalla riforma del lavoro

di Vera MORETTI

Il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori ha ribadito la sua contrarietà nei confronti della riforma del lavoro, perché colpevole di creare maggior disoccupazione e marginalizzazione dal mercato.
Il rischio, considerando che dopo la laurea 3 architetti su 4 sono professionisti autonomi, è elevato e la preoccupazione lecita, anche se, in questo caso specifico, il problema delle false partite Iva tra gli iscritti all’albo è marginale.

Il riferimento è alla norma della riforma del lavoro che vorrebbe includere “gli iscritti agli Albi tra coloro che, ove lavorassero per oltre sei mesi per il 75% per un medesimo cliente, dovrebbero essere assunti come dipendenti. L’applicazione di questa norma creerebbe danni all’intera categoria: già ora sta crescendo la disoccupazione degli architetti che, secondo i dati Cresme, in tre anni è più che raddoppiata“.

Si tratta di un settore anomalo, per quanto riguarda i rapporti di lavoro, che nella maggior parte dei casi esula dal canonico rapporto datore di lavoro/dipendente, come dimostrano anche i dati Almalaurea 2011: “A un anno dalla laurea hanno un rapporto professionale atipico ma comunque contrattualizzato, il 46,8% dei giovani architetti; questo dato scende al 15% cinque anni dopo la laurea, perché la stragrande maggioranza ha a quel punto avviato un’attività professionale stabile, oppure ha un contratto di lavoro subordinato. I rapporti non contrattualizzati a un anno dalla laurea interessano il 14%, per scendere al 2% dopo cinque anni“.

Cosa significherebbe ciò? La riforma colpirebbe la totalità dei professionisti e non la piccola parte degli iscritti, questa solo vittima reale di trattamenti inadeguati.
Il Consiglio si pone favorevole alla battaglia iniziata dal governo al fine di debellare i rapporti non contrattualizzati, ma andrebbero presi provvedimenti differenti a seconda dei casi.

La reazione degli architetti nei confronti della riforma sul lavoro

di Vera MORETTI

E’ stata inviata una lettera al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Giustizia, del Lavoro e dello Sviluppo economico scritta dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, per esprimere il proprio dissenso nei confronti della norma che intenderebbe includere gli iscritti agli Albi tra coloro che, ove lavorassero per oltre sei mesi per il 75% per un medesimo cliente e/o utilizzandone le strutture e le attrezzature, dovrebbero essere assunti come dipendenti.

Tale norma, prevista all’interno della riforma del lavoro, se applicata creerebbe gravissimi danni all’intera categoria professionale, sia in termini di disoccupazione che in termini di marginalizzazione dal mercato.
La lettera, infatti, dice che “la struttura media degli Studi di architettura italiani è assai piccola (tra due e quattro addetti) e si basa sulla cooperazione tra titolari e collaboratori, in un ambito di “bottega” o, come si dice ora, di team, con un approccio culturalmente assai distante dal rapporto datore di lavoro/dipendente. Proprio  la dimensione ridotta degli Studi di architettura sta permettendo alla maggioranza dei 150 mila architetti italiani di reggere alla grave crisi del Paese e del settore, pur tra mille difficoltà e grazie ai comuni sacrifici di titolari e collaboratori“.

Per questo, l’obbligo di assunzione in strutture dai volumi d’affari ridotti porterebbe alla drastica riduzione dei propri collaboratori a causa della difficoltà di sostenere nuovi oneri, e porterebbe ad un ulteriore aggravio della disoccupazione giovanile.
Ma non solo: dalla lettera emergerebbero altre conseguenze negative: “la contrazione della dimensione delle strutture con ulteriore difficoltà delle stesse ad essere competitive sul mercato; la drastica riduzione dei contributi a Inarcassa, a cui proprio il vostro Governo ha da poco chiesto di dimostrare la sostenibilità delle pensioni a 50 anni, in quanto i dipendenti diverrebbero contributori INPS e lo snaturamento del rapporto interprofessionale, tra titolari degli Studi e collaboratori, con danni all’oggetto della prestazione ed alla qualità complessiva dei progetti sviluppati“.

Inoltre, i principi di flessibilità e mobilità tipici delle professioni intellettuali, che si basano anche sulla capacità di azione sui mercati globali e di adattamento ad un mercato altalenante.
Inoltre, il mono-mandato di un architetto è pressoché inevitabile, di fronte a progetti a lungo termine, non solo quando si tratta di lavori relativi alla Pubblica Amministrazione, ma anche quando si tratta di privati.

La lettera, però, non si limita d elencare i motivi del dissenso nei confronti della norma, perché propone alcune iniziative per proteggere gli iscritti agli Albi da parte di colleghi che possano agire in modo scorretto in qualità di committenti.
Tra queste, quella di “garantire, all’interno dei Codici Deontologici, il rispetto di regole etiche e tipizzazioni contrattuali nel rapporto tra titolare dello Studio e collaboratore, laddove iscritti agli Albi: la futura terzietà dei nuovi Collegi Disciplinari sarà perfettamente in grado di assicurare giudizi equi e sospendere gli iscritti che svolgano nei confronti  dei colleghi pratiche contrattuali vessatorie“.

Un’altra proposta è quella “di semplificare e rendere maggiormente economiche le forme di associazione professionale, così che i collaboratori possano a tutti gli effetti essere agilmente associati agli Studi di Architettura rendendo così formalmente evidente il loro contributo professionale e la loro appartenenza alla struttura“.

In ogni caso, gli Architetti italiani chiedono di affrontare il tema con consapevolezza e serietà e si rendono disponibili ad una collaborazione con il Governo.

Liberi Professionisti: nuovi obblighi su tariffario e tirocini

Una pioggia di novità normative in arrivo per i liberi professionisti. Avvocati, dottori commercialisti e architetti colpiti dall’ondata delle liberalizzazioni dovranno uniformarsi quanto prima alle nuove normative pubblicate nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 gennaio. Il Decreto legge 1/2012 per la concorrenza, le infrastrutture e la competitività ha disposto nuovi obblighi in materia di tariffe professionali, oneri del professionista, tirocinio e confidi.

Punto primo: Abrogazione delle tariffe professionali

E’ il punto più discusso del Decreto Legge. L’articolo 9 del documento abroga infatti le tariffe delle professioni regolamentate. Tuttavia nei casi liquidazione giudiziale il compenso spettante al professionista verrà determinato in base a parametri stabiliti dal Ministero della Giustizia tramite decreto.
Ciò significa che, con tutta probabilità, il Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro dell’Economia, fisseranno i parametri relativi a oneri e contribuzioni alle casse professionali e agli archivi. Tali parametri non avranno però validità nei contratti tra professionisti e clienti, ai sensi dell’articolo 36 del Codice del consumo (Dlgs 206 del 6 settembre 2005).

Il compenso per le prestazioni professionali, quelle cioè che interessano professionista e singolo cliente, dovrà essere stipulato per iscritto al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista avrà l’obbligo inoltre di rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, prospettando cioè gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico medesimo, e indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale.

Tuttavia l’obbligo del preventivo scritto circa il compenso è subordinato, secondo quanto stabilisce il nuovo Decreto legge, all’esplicita richiesta da parte del cliente al professionista.

Punto secondo: Tirocinio

Il Decreto legge 1/2012 fissa la durata del tirocinio per l’accesso alle professioni regolamentate a 18 mesi.
Per i primi 6 mesi il tirocinio potrà essere svolto, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i Consigli nazionali degli Ordini e il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, parallelamente al corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Ovvero gli studenti o laureandi potranno già svolgere un terzo del periodo di apprendistato anche se non ancora laurati.

Il tirocinio potrà inoltre essere svolto presso le pubbliche amministrazioni, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i Consigli nazionali degli Ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica, ma in questo caso solo dopo la laurea.

Abrogata la norma, introdotta con la Legge 148/2011, dell’ equo compenso per i tirocinanti. I tirocinanti potranno quindi non essere retribuiti per la prestazione svolta.

Punto terzo: Confidi

Nessuna modifica per la disposizione, finalizzata ad integrare il comma 7 dell’art. 39 del DL 201/2011, che prevede che al capitale sociale dei confidi e delle banche possano partecipare imprese non finanziarie di grandi dimensioni. Anche i liberi professionisti quindi potranno partecipare al capitale sociale con i medesimi limiti societari previsti per i predetti enti.

L’inottemperanza alle norme previste dal Decreto legge 1/2012 costituisce illecito disciplinare soggetto a sanzione. Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori sta adeguando in queste ore il Codice deontologico, scegliendo tuttavia di non abrogare l’art. 2233 del Codice Civile,.

Il Ministero della Giustizia ha confermato inoltre che le tariffe per i consulenti del giudice rimangono vigenti e che le nuove norme previste dal Decreto legge non hanno valore retroattivo; pertanto, i contratti in essere e le relative vidimazioni rimangono soggette alla precedente disciplina.

Architetti e Stati Generali delle Costruzioni insieme

Il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori – CNAPP ha deciso di aderire agli Stati Generali delle Costruzioni con l’obiettivo di dare il proprio contributo affinché le diverse componenti del Sistema Italia lavorino insieme “nell’intento comune di aiutare il Paese ad uscire dalla crisi e nella realizzazioni di progetti veri sui quali costruire il futuro delle nuove generazioni“.

Una novità importante per il mondo delle professioni: per la prima volta una categoria professionale si siede al tavolo di confronto con organizzazioni sindacali e associazioni delle imprese artigiane, delle cooperative e di tutta la filiera delle costruzioni. “Il momento di così grave crisi del settore – sottolinea in un comunicato il Consiglio Nazionale degli Architettirende sempre più necessaria la condivisione di strategie per il rilancio e lo sviluppo”.

Le difficoltà politiche e strutturali dell’Italia hanno reso immediato e necessario il confronto: “A causa delle prospettive incerte per il futuro è ormai ineludibile il confronto – sia pure nel rispetto delle singole specificità – tra le diverse componenti del sistema dell’edilizia, per identificare delle strategie finalizzate al miglioramento della qualità progettuale e costruttiva“.

A.C.

“Radiografia” degli architetti in Italia

Architetto, professione d’Italia. Gli architetti iscritti all’Ordine professionale, nel nostro Paese, sono infatti quasi 145mila, il numero maggiore tra i Paesi europei e il 30% del totale degli architetti europei; Questo è quanto emerge dalla ricerca “Lo Stato della professione dell’architetto in Italia: i temi, la crisi, la riconfigurazione“, realizzata dall’Osservatorio Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc) – Cresme. Dalla ricerca emerge anche che quella degli architetti è, per numero, la quinta categoria professionale italiana dopo medici, infermieri, ingegneri e avvocati.

Circa il 40% degli architetti italiani ha meno di quarant’anni e sono in maggioranza donne, con oltre il 40%, contro una media europea intorno al 30%. Rispetto alle altre professioni tecniche in Italia, con l’eccezione dei biologi (74% di presenza femminile), le donne iscritte agli Ordini professionali sono ancora in netta minoranza: sono appena il 2 e il 7% tra i periti (industriali e agrari), il 9% tra i geometri; tra il 13 e il 18% tra agrotecnici, geologi e agronomi, appena il 10% tra gli ingegneri e, in misura maggiore (anche se inferiore rispetto agli architetti), il 34% tra i chimici.

Nel complesso, il fatturato medio annuo degli architetti è di circa 37mila euro con una contrazione, a causa della crisi, del 16-17%. Nel 2010 per un quarto degli architetti l’insoluto ha superato il 20% del giro d’affari complessivo e i tempi di pagamento si sono allungati: gli enti pubblici passano da una media di 100 giorni del 2008 a 140 del 2010; le imprese da 63 giorni a 119; le famiglie da 46 a 81 giorni, gli altri professionisti da 39 a 68 giorni.

Influisce sulla contrazione del fatturato il crollo verticale del mercato della progettazione di nuove costruzioni residenziali, dei mercati della nuova produzione non residenziale e del settore delle opere pubbliche: nel 2010 il 67% degli architetti indica un calo dell’attività (era il 72% nel 2009), con riduzioni annue del fatturato nel settore, per la metà degli architetti, superiori al 25%. Segnali più confortanti, invece, arrivano dalla riqualificazione, settore che nei prossimi anni è destinato a caratterizzare tutto il mercato delle costruzioni nazionale che il 30,7% degli architetti vede in crescita.

Gli architetti vogliono fare sistema con le istituzioni culturali

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), dinnanzi alla nomina di Giancarlo Galan alla guida del dicastero per i Beni e le Attività Culturali hanno formulato un augurio di buon lavoro: “E’ necessario che il nostro Paese abbia finalmente un riferimento certo, dal punto di vista normativo ed istituzionale, in materia di tutela e di promozione del patrimonio culturale e che si adottino adeguate politiche di promozione della qualità architettonica e progettuale in Italia e all’estero” – e prosegue poi – “Gli architetti italiani  consapevoli di rappresentare una grande risorsa intellettuale, sociale ed economica per il Paese –  sono pronti al confronto con le Istituzioni per fare sistema con il complesso del mondo culturale italiano sui progetti e sulle strategie relative alla gestione ed allo sviluppo delle politiche culturali e, nello specifico, di quelle che riguardano l’architettura“.

Il Consiglio esprime anche però viva preoccupazione per la situazione del patrimonio storico e ambientale dell’Italia. I fondi spesso decurtati non stanno facendo bene alla nostra cultura. Quel che è peggio sono le condizioni difficili e umilianti in cui i professionisti (Sovrintendenze e gli architetti) sono costretti a lavorare. Con l’assunzione dell’incaricato da parte di Galan ci si aspetta un ripristino di una situazione almeno di normalità.

Mirko Zago

Cambio ai vertici del Consiglio Nazionale degli Architetti

Il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori ha da poco eletto il suo nuovo presidente, si tratta di Leopoldo Freyrie. Il suo entourage sarà composto da Giorgio Cacciaguerra (Udine), Pasquale Caprio (Salerno), Matteo Capuani (Frosinone), Simone Cola (Sondrio), Ferruccio Favaron (Lecco), Pasquale Felicetti (Pescara), Massimo Gallione (Novara), Raffaello Frasca (Palermo), Franco Frison (Belluno), Salvatore La Mendola (Agrigento), Alessandro Marata (Bologna), Paolo Pisciotta (Napoli), Domenico Podestà (Genova) e dall’architetto junior Luisa Borinato (Vicenza).

Nel discorso di insediamento, il neoeletto presidente ha tirato un bilancio sulla situazione professionale: “La grave crisi economica che ha investito il nostro Paese ha duramente colpito gli architetti italiani, aggravando le conseguenze di un mercato già asfittico, sovraccarico di burocrazia e afflitto dalla carenza di regole che garantiscano scelte meritocratiche. La politica continua a non cogliere il legame molto stretto che lega il superamento della crisi alla piena valorizzazione del contributo di idee e di iniziativa delle professioni intellettuali, che sono il motore dell’innovazione, dell’economia, dei valori della comunità e dell’ambiente”.

Freyrie ha inoltre espresso polemiche circa la mancata realizzazione di riforme necessaria per una reale ripresa prospettando per il futuro di attivare piattaforme informatiche che semplifichino e velocizzino il rapporto con la P.a; attivare forme societarie che permettano di fruire dei benefici fiscali; intraprendere le necessarie azioni perché gli enti pubblici affrontino e risolvano il gravissimo problema dei debiti nei confronti degli architetti; creare, infine, un’agenzia di promozione degli architetti italiani nel mondo.

Il presidente ha infine lanciato un piccolo esame di coscienza per riscoprire i veri valori dell’architettura al servizio del cittadino: “L’architettura deve tornare ad assumere il suo naturale valore etico al servizio della società. Gli architetti italiani devono poter contribuire allo sviluppo civile del Paese interpretando, e ritrasmettendole nei loro progetti, le esigenze dei cittadini, sempre più consapevoli dell’importanza dell’architettura e dell’ambiente per la vita quotidiana. Siamo pronti promuovere un grande progetto per il Paese“.