L’inflazione preoccupa i consumatori

di Giulia DONDONI

A lanciare l’allarme è l’Istat: nel 2012 le famiglie italiane dovranno sborsare 1.000/2.000 euro a testa. E il governo? Oltre a regalarci questa stangata di inizio anno, cercherà di bloccare le speculazioni e i rincari.

Da parte loro Adusbef e Federconsumatori dichiarano: “è indispensabile un serio intervento del Governo per eliminare ogni ombra di speculazione, attraverso verifiche sui prezzi e, se necessario, un vero e proprio blocco di prezzi e tariffe. Nel 2011, si è registrato il tasso di inflazione più alto dal 2008. Si tratta di un dato gravissimo, che appare ancora più allarmante se relazionato al contesto in cui si è registrato. L’economia italiana, infatti, attraversa una fase di profonda crisi dei consumi, dettata dalla caduta verticale del potere di acquisto delle famiglia”.

Così continuano i presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti: “rilevare un tasso di inflazione record in una situazione come questa è una vera assurdità. È evidente che le volontà speculative continuano a prevalere sulle sane logiche di mercato. Non vi è altra spiegazione, infatti, per una simile crescita dei prezzi nonostante il disastroso andamento dei consumi, in netto calo persino nel settore alimentare (-4%) e in occasione delle festività natalizie”.

Nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie italiane peggiorerà ancora, e, secondo le stime dell’O.N.F., ”si prevede una stangata di 2.103 euro a famiglia. A cui vanno aggiunte, inoltre, ulteriori ricadute delle manovre economiche. Le ripercussioni saranno disastrose, sia sul versante dei consumi che su quello della produzione”. Per Adusbef e Federconsumatori, ”è giunto il momento di aprire una nuova fase di sviluppo, rilanciando gli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, necessari per una ripresa della nostra economia”.

Per il Codacons, che chiede al governo di bloccare gli aumenti, si tratta di ”un fatto molto negativo, dato che ci si attendeva, dopo gli arrotondamenti dei prezzi verificatisi a settembre per via dell’aumento dell’Iva e proseguiti poi per tutto il mese di ottobre, che almeno a dicembre i prezzi rimanessero fermi. Invece l’inflazione permane al 3,3%, il che vuol dire, vale la pena ricordarlo, che l’inflazione sarà anche ‘stabile’ al 3,3% ma i prezzi sono tutt’altro che ‘stabili’ e anzi continuano a salire. Su base mensile si è verificato un incremento dello 0,4%.”

In questo 2012, dunque, “ci sarà una inflazione record, che potrebbe arrivare a toccare il 3,6%. Un valore che, tradotto in termini di costo della vita ed al netto dei futuri aumenti delle tasse introdotti dalla manovra Monti, dall’Imu all’Iva, significa una stangata da 1.059 euro per una famiglia media.” Lo stesso Codacons “aveva chiesto al Governo di stoppare tutti gli aumenti delle tariffe pubbliche. È inaccettabile, infatti, che gli stipendi dei dipendenti pubblici siano fermi per 3 anni, le pensioni non siano indicizzate, ma poi si adeguino all’inflazione tutte le tariffe pubbliche, da quelle autostradali al canone Rai, dalla luce al gas“.

Ed è per questo che l’associazione chiede al governo Monti “di fare qualcosa, invece di restare alla finestra ad assistere indifferente mentre le famiglie sono massacrate dal carovita.

Manovra, i consumatori: italiani spremuti

Mario Monti non fa sconti agli italiani, e nemmeno i consumatori. Avvezzi a fare i conti in tasca agli italiani e le pulci a chi ci fa le leggi o a chi cerca di fregarci ogni giorno, Adusbef e Federconsumatori non si sono fatti sfuggire l’occasione di calcolare quanto costerà la manovra salva-Italia ai comuni mortali, leggi no parlamentari né super-ricchi: 1.129 euro all’anno a famiglia al 2014, che, sommando anche le misure 2011 del governo Berlusconi, salgono a 3.160 euro. Un impatto sulla capacità di consumo pari al 7,6% annuo

Secondo i conti delle due associazioni, a regime le ricadute della manovra in via di approvazione saranno pari a 197 euro di tagli e 932 euro di imposte. I tagli: mancato adeguamento dell’indicizzazione delle pensioni oltre i 1.000 euro (34 euro l’anno), tagli agli enti locali (163 euro l’anno). Le imposte: evidenzia 270 euro da aumenti dell’Iva, 405 euro per l’Imu prima casa, 120 euro per le accise sulla benzina, 47 euro per il bollo sui depositi, 90 euro per l’addizionale regionale allo 0,3%. Il totale arriva a 1.129 euro l’anno, che salgono a 3.160 euro se si sommano le misure varate nel 2011 dal governo Berlusconi.

Pesante anche l’impatto sui consumi: nel 2014, una famiglia di tre persone con una retribuzione netta nel 2011 di circa 32mila euro registrerà una caduta nella capacità di consumo di circa il 7,6% annuo. Secondo le due associazioni, “una delle conseguenze di mancati interventi a sostegno del potere di acquisto delle famiglie con redditi medio-bassi (attraverso politiche fiscali e sostegni sociali) sarà quello di accentuare la recessione economica e le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza“.

Coldiretti: gli Italiani preferiscono il discount al negozio sotto casa

“Il 25 per cento degli italiani ha aumentato nel 2011 la frequenza dei discount mentre, all’opposto, ben il 38 per cento ha ridotto la propria presenza nei negozi alimentari tradizionali, che rischiano un vero crack mentre tengono sostanzialmente i supermercati”. E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati dall’Indagine Coldiretti-Swg divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sul commercio al dettaglio a settembre che evidenziano una sostanziale tenuta degli acquisti alimentari su base tendenziale (+0,7 per cento), ma con un ulteriore calo dei piccoli negozi (-1,9 per cento). “Si evidenzia la tendenza da parte di un crescente segmento della popolazione ad acquistare prodotti alimentari a basso prezzo nei discount, a cui però può corrispondere anche una bassa qualità con il rischio che il risparmio sia solo apparente”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Risparmiare oltre un certo limite sul cibo può significare nutrirsi di alimenti che possono avere contenuto scadente – ha precisato Marini – con effetti negativi sul piano nutrizionale, sulla salute e sul benessere delle persone. Il fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali determina anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani. A contrastare lo spopolamento dei centri urbani va segnalata peraltro la crescente presenza di mercati degli agricoltori e di Botteghe di Campagna Amica. Una opportunità per i produttori e per i consumatori che – conclude Marini – va anche a sostegno della storia, della cultura e della vivibilità dei centri urbani.

Fonte: Agenparl.it

Gli italiani i consumatori più accorti d’Europa


A dirlo è la ricerca europea di Ipsos per Consumers’ Forum, l’associazione che riunisce le più grandi imprese italiane e le maggiori associazioni dei consumatori, in occasione della 4a edizione dell’analisi sugli stili di consumo.

Secondo questo sondaggio condotto su 2.600 cittadini europei e realizzato su campioni rappresentativi di 5 paesi (Italia, Germania, Polonia, Spagna, Regno Unito), il 59% degli italiani e il 58% degli spagnoli sentono come meno sicura la situazione economica personale rispetto ai cittadini tedeschi (41%) e polacchi (46%).

In sintesi, la crisi economica ci spaventa e condiziona le nostre abitudini di consumo al punto che risulteremmo i più accorti nell’usufruire di offerte speciali, nel confrontare i prezzi, e ci fidiamo di più delle associazioni di consumatori.

Purtroppo [i consumatori italiano, n.d.r.] non conoscono le iniziative di responsabilità sociale delle imprese pur essendo interessati a valutare i loro acquisti secondo parametri anche di eticità delle imprese” – ha commentato Sergio Veroli, presidente di Consumers’ Forum.

Ma come si comportano gli altri consumatori del Vecchio Continente? Gli inglesi sono più attenti nel ridurre le spese (71%) – di nuovo seguono gli spagnoli (63%) e gli italiani (60%) – , ma bene o male la maggior parte dei cittadini dei Paesi considerati sfrutta il web per informarsi sui prezzi (72%).

Dalla ricerca emerge pertanto una possibile indicazione per contribuire ad uscire dalla crisi: aumentare la fiducia dei consumatori puntando su un modo di fare impresa socialmente responsabile” – prosegue Veroli.

L’81% degli intervistati si dice molto attento a usufruire di sconti e di offerte speciali, con il picco maggiore in Italia (88%) e in Spagna (87%), mentre i consumatori europei intervistati preferiscono comprare negli ipermercati/centri commerciali (51%), seguiti dagli acquisti nei supermercati più vicini (47%) e sulle bancarelle (36%).

Italiani e spagnoli, poi, sarebbero i più propensi a pagare di più quei prodotti che rispettano l’ambiente (rispettivamente l’81% e il 68%) e che offrono garanzia di standard qualitativi (83% e 74%) o provenienti aziende che rispettano i diritti dei lavoratori (79% e 68%).

L’Italia si conferma il paese che in Europa ha più fiducia nelle associazioni dei consumatori (39%), seguita dalla Germania (34%) e dalla Spagna (31%), mentre i cittadini europei ritengono che le associazioni dovrebbero concentrare la propria attenzione nel controllo di qualità dei prodotti e dei servizi (78%), nella tutela e rappresentanza del consumatore (76%), nei servizi di informazione e tutoring (66%); meno fondamentali ma comunque importanti nel rendere le imprese maggiormente responsabili (20%).

Per i consumatori, in Germania come in Italia in particolare contano l’indipendenza delle organizzazioni (65% e 59%) le regole di democrazia interna (35% e 33%). In Italia e nel Regno Unito l’affidabilita’ di una associazione di consumatori e’ data anche dalla capillarita’ di sportelli sul territorio.

P.P.

Fonte | Ansa

Iva al 21%, il rischio di speculazioni è elevato

L’entrata in vigore dell’aumento di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto ha scatenato il panico tra i consumatori che per l’ennesima volta hanno dovuto accettare a testa bassa un aumento dei prezzi per i beni di consumo. Confesercenti calcola che l’aumento medio per le famiglie sarà di 140 euro all’anno considerando l’effettivo incremento dei prezzi e gli arrotondamenti apportati dai commercianti, ancora la Cgia di Mestre prevede un aumento annuale per famiglia di 92 euro dovuti al rincaro di trasporti e benzina, mentre Federconsumatori e Adusbef stimano un aumento di 173 euro l’anno.

Cifre a parte quel che è certo è che il costo della vita aumenterà soprattutto a causa dell’incremento del costo dei carburanti (ebbene sì, aumenteranno ancora…) e dei trasporti. Le tasche degli italiani saranno messe a dura prove e le associazioni a difesa dei consumatori non ci stanno. Prima tra tutte Codacons, che ha ben pensato di presentare un esposto alla guardia di finanza per vigilare su eventuali aumenti ingiustificati. L’Italia è il Paese dei furbi e in molti aprofitteranno dell’aggravio per speculare. L’associazione spiega:  “In base alle denunce dei consumatori alcuni esercenti, approfittando della situazione di confusione determinatasi, applicherebbero aumenti anche su beni esclusi dall’incremento dell’Iva, come ad esempio caffè, cappuccino o cornetto“.

Il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, ha chiesto alle forze dell’ordine di effettuare controlli a campione negli esercizi commerciali per valutare eventuali aumenti non giustificati dall’incremento di un punto percentuale dell’Iva. Il rischio inflazione alle stelle è elevato (si stima possa crescere dell’1,38% – secondo Codacons) e l’Italia non può sostenere una situazione peggiore di quanto non sia già. Si pretende quindi che vengano “effettuare tutti le dovute verifiche predisponendo ispezioni a tappeto negli esercizi commerciali, con lo scopo di accertare eventuali irregolarità nell’applicazione della nuova aliquota e verificare i listini confrontandoli con quelli praticati nei giorni antecedenti l’entrata in vigore della nuova tassa”.

Stiamo preparando un esposto a tutti i comandi provinciali della Guardia di Finanza, affinchè dispongano ispezioni a tappeto negli esercizi commerciali, finalizzati ad accertare irregolarità nell’applicazione della nuova aliquota – spiega Rienzi -. Il timore è che possa verificarsi ciò che è avvenuto durante il passaggio dalla lira all’euro, ossia arrotondamenti dei listini sempre al rialzo, e quindi sempre a danno dell’acquirente finale“.

Abbiamo visto come la normativa italiana ed europea che regolava gli arrotondamenti durante il changeover, sia stata disattesa dalla maggior parte degli esercizi commerciali – prosegue Rienzicon danni immensi per i cittadini, che hanno subito rincari ingiustificati. Per evitare il ripetersi di una simile sciagura, le Fiamme Gialle devono andare nei negozi e verificare i nuovi listini confrontandoli con quelli prarticati nei giorni scorsi, denunciando le irregolarità nell’applicazione della nuova Iva sui prezzi“.

La volontà di Codacons è tutelare i cittadini monitorando costantemente i prodotti e denunciando le anomalie. I comuni cittadini possono aiutare la guardia di finanza attraverso il blog partecipativo http://www.carlorienzi.it/ nato per volontà del Presidente dell’associazione.

I consumatori vogliono negozi aperti anche la domenica

L’Ipsos, per conto del Ministro del Turismo, ha svolto una indagine d’opinione su un campione di mille persone chiedono l’opinione sull’eventuale apertura dei negozi di domenica. Il 78% di consumatori italiani sarebbe d’accordo, percentuale  che aumenta fino all’82% tra i «responsabili degli acquisti», ma che si riduce al 76% per i residenti in un Comune a vocazione turistica e a 65% degli abitanti nelle grandi città. Solo il 26% sarebbe contrario all’estensione della proposta in tutti i Comuni italiani.

Tra tutti gli intervistati sono i lavoratori a esprimere maggiore contentezza per la proposta. L’apertura in orari extra o domenicali agevolerebbe infatti questa categoria.

Il ministro Brambilla ha voluto che la liberalizzazione delle aperture domenicali e della mezza chiusura infrasettimanale (almeno in via sperimentale), in Comuni a vocazione turistica e città d’arte, diventasse legge dello Stato, con una precisa norma nella manovra sui conti pubblici votata nei giorni scorsi. Le associazioni del commercio l’avevano accolta molto tiepidamente in quanto arrecherebbe non pochi problemi ai dipendenti.

Resta critico il presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli, secondo il quale «è inaccettabile che un provvedimento del genere si sia fatto senza consultare le organizzazioni del commercio e dei servizi, ed è assai discutibile perché c’è un’invasione di campo rispetto alle Regioni».

 

In Camera di Commercio a Milano conferenza sul consumo consapevole

La Camera di commercio di Milano è lieta di presentare la conferenza dedicata al “consumo consapevole in attesa dell’Expo 2015“. L’incontro è previsto per mercoledì 4 Maggio 2011 dalle ore 9.30 alle 13.30 presso Palazzo Turati – Sala Consiglio Via Meravigli 9/B a Milano. A dare il benvenuto saranno Lucia Moreschi, Consigliere CCIAA di Milano e Eliana Romano, Responsabile Servizio Territorio e Ambiente CCIAA di Milano.

Interverranno Fabio Iraldo, Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese, Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento Sant’Anna di Pisa parlando di Sostenibilità nella produzione e nei consumi: la responsabilità sociale delle imprese. A seguire si toccheranno i temi dell’agroalimentare verso la certificazione ambientale e del green packaging con Francesco Santini –Ispettore ACCREDIA, Dipartimento Certificazione e Ispezione e Roberto Magnaghi – Responsabile Settore Tecnico CONAI.

Di buone pratiche aziendali e per i consumatori parleranno invece Dino Abbasci, Presidente FIDA Confcommercio; La sporta per la spesa Carlo Franciosi, Presidente Coldiretti Milano e Lodi, Campagna Amica Carla Ingogli, Funzionario Unioncamere Lombardia , GPP Acquisti verdi negli enti pubblici Valeria Malvicini, Giunta Esecutiva LegaCoop Lombardia , Distributori di detersivi “alla spina” e non solo.

Gli atti del convegno saranno pubblicati sul sito della Camera di Commercio di Milano sezione “Ambiente”.

Mirko Zago