Natale e crisi, che cosa aspettarsi dalle festività?

di Davide PASSONI

E alla fine, anche in questo 2013, è arrivato l’ultimo mese dell’anno. Dicembre è soprattutto sinonimo di Natale e quest’anno, per imprese e famiglie, quelle che si prospettano sono festività piuttosto magre in linea, purtroppo, con quelle dello scorso anno. Al di là delle botte alle tredicesime degli impiegati causate soprattutto dai rincari portati dalla legge di stabilità, quello che preoccupa di più sono le previsioni per i consumi, che si preannunciano in forte contrazione come nel 2012; il tutto in un periodo dell’anno da sempre votato all’acquisto, alla spesa, al “ma sì, tanto è Natale“.

Ma no, tanto c’è la crisi” pare essere invece il refrain che da più parti si sente suonare. E la ripresa la vedono solo i soloni e i politicanti. O meglio, la ripresa c’è ma non in Italia. Persino la Spagna è uscita dalla fase recessiva e ci sta sorpassando. Organizzazioni di categoria, organizzazioni di consumatori, commercianti guardano con preoccupazione al periodo natalizio e al temuto crollo dei consumi. Del resto, il recente dato sul gettito Iva tra gennaio e ottobre parlano chiaro: -3,4 miliardi, segno evidente che il mercato interno ancora soffre. Se si pensa che quasi un italiano su due taglierà le spese per Natale e più di uno su due riciclerà regali, quello che sconcerta di più è il calo della domanda che, secondo alcune stime, potrà toccare anche il 3%. E i tanto attesi saldi, che scatteranno a gennaio rischiano di non essere più, per i commercianti, il salvagente di una stagione.

Ebbene, in questa settimana cerchiamo di fare il punto della situazione ascoltando la voce delle organizzazioni di categoria per capire che aria tira. Per capire, anche, se davvero non possiamo fare altro che rassegnarci al pessimismo o se, nonostante tutto, possiamo provare a pensare un minimo positivo. Del resto, il Natale è anche festa della speranza: proviamo a prendercela in qualche modo, anche se tanti venti sembrano soffiarci ancora contro.

Aumento dell’Iva e tracollo del Paese

di Davide PASSONI

E alla fine, l’aumento di un punto percentuale di Iva arrivò. Complice la crisi di governo, si accompagnerà a mazzate ulteriori per le imprese (aumento dell’Ires e dell’Irap per il 2013) e i cittadini (aumento delle accise sui carburanti).

Dire che lo sapevamo è fin troppo facile, non vogliamo passare per dei sensitivi da quattro soldi, ma era fin troppo scontato che sarebbe stato così. In un Paese che vive di tattica e non di strategia, nel quale la parola d’ordine non è “decidere” ma “rimandare”, sempre e comunque, era l’esito più scontato di questo tira e molla fatto sulla pelle dei contribuenti, imprese o privati che siano.

L’incremento delle accise sui carburanti sarà di 1,5 centesimi al litro fino a dicembre 2013 e poi fino al 15 febbraio 2015 di 2,5 2,5 centesimi al litro. Su Ires e Irap staremo a vedere. Secondo il testo della bozza del decreto legge che contiene le misure sull’Iva, la Cassa integrazione in deroga sarà rifinanziata per il 2013 con un’ulteriore somma di 330 milioni di euro “da ripartirsi tra le regioni”.

Come era prevedibile, le notizie sull’Iva hanno subito scatenato le associazioni dei consumatori. “Sono provvedimenti disastrosi – dice il Codaconsche avranno effetti pesantissimi sulle famiglie. Solo queste due misure determinerebbero, a regime, una stangata pari a 275 euro a famiglia: 66 euro circa per i maggiori costi complessivi legati ai rifornimenti di carburante; 209 euro per l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Senza contare gli effetti indiretti sui prezzi al dettaglio, considerati arrotondamenti e aumento dei listini dei prodotti trasportati”.

Oltre alle famiglie, la cui capacità di spesa sarà ulteriormente depressa, anche le imprese non beneficeranno di certo di questo aumento, anzi. E allora siamo ancora qui a chiederci dove andremo a finire. Questa mossa di un governo che ha scelto di autodistruggersi dimostra ancora una volta come la classe dirigente e politica di questo Paese non ha una capacità di visione nemmeno di medio periodo. Non riesce a immaginare l’Italia di qui a 5, 10 anni, ha perso ormai da un ventennio abbondante una tensione e un’idea di futuro e di sviluppo, trascinando a fondo con sé la parte migliore e più produttiva del Paese.

Scegliendo ancora una volta di non decidere, l’Italia ha ancora una volta deciso di non voler crescere. Rimanda, rimanda in continuazione. Ma il tracollo del Paese, così, non si rimanda: lo si fa sempre più vicino.

Saldi in Campania al via il 2 gennaio

Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e il consigliere alle Attività Produttive e sviluppo economico Fulvio Martusciello hanno presentato in sala giunta il vademecum per consumatori e operatori del commercio, “E’ tempo di saldi“. Secondo una nota della regione, gli sconti cominceranno il 2 gennaio e si concluderanno il 31 marzo.

Secondo la nota regionale, il negoziante è tenuto ad applicare lo sconto dichiarato per cui, nel caso venga richiesto un prezzo diverso, il consumatore potrà pretendere che ci si adegui a quanto dichiarato sul cartellino. Le merci in saldo devono essere indicate in modo inequivocabile per distinguerle da quelle poste in vendita al prezzo ordinario, evitando ogni possibilità di confusione.

Il negoziante, inoltre, è tenuto a sostituire l’articolo difettoso anche se dichiara che i capi in saldo non si possono cambiare. Se non è possibile la sostituzione, il cliente avrà diritto di scegliere se richiedere la riparazione del bene senza alcuna spesa accessoria, una riduzione proporzionale del prezzo o la risoluzione del contratto.

I negozianti convenzionati con carta di credito sono tenuti ad accettarla anche nel periodo dei saldi, così come è ammesso il pagamento a mezzo bancomat se nel negozio è esposto il relativo logo.

Il presidente Caldoro ha sottolineato l’importanza della stagione dei saldi in un momento in cui la crisi “aggredisce e colpisce tutti” e annuncia che “questa è solo una tappa, le istituzioni hanno il compito di sostenere, aiutare e semplificare“. Per Martuscielloin questo modo i saldi sono reali e le regole certe“.

Natale, panettone amaro

di Davide PASSONI

Natale, tempo di regali, ma in questo 2012 è soprattutto tempo per fare due conti. A meno di un mese dalle festività, prevale infatti tra le famiglie la preoccupazione: secondo un’indagine di Confcommercio-Format, per quasi 7 italiani su 10 il Natale risentirà fortemente della crisi. Cresce la quota di chi non farà acquisti per regali (13,7% rispetto all’11,8% del 2011), mentre oltre 8 italiani su 10 (86,3%) continueranno a pensare ai doni per parenti e amici.

Le cifre e le tendenze più significative vengono però dalle associazioni dei consumatori. Secondo l’Adusbef, il 90,7% della tredicesima, pari a 31,3 miliardi, sarà destinato a Imu, tasse, mutui e bolli e meno del 10% finirà in risparmi, regali, viaggi.

Più articolato lo studio di Federconsumatori, che tramite il suo Osservatorio Nazionale ha comparato i prezzi dei prodotti tipici delle festività sia rispetto a un anno fa, sia rispetto al 2001, l’ultimo Natale con la lira nel portafogli. I risultati dello studio sono a dir poco sconfortanti. Rispetto al 2011, infatti, le scadenze dei pagamenti di bollette e tasse influiscono in modo sensibile sugli acquisti natalizi: la tendenza è infatti quella di iniziare a programmare il budget per le spese e per gli eventuali regali da parte delle famiglie solo dopo i diversi pagamenti.

Sul fronte prezzi, l’andamento dei costi relativi a questa festività registra aumenti moderati, tra l’1 e il 2%, con picchi tra gli alimentari (3-4%). In crescita anche gli addobbi natalizi e gli alberi di Natale, quasi fermi i prezzi dei giocattoli, dei viaggi e degli articoli da regalo. La vera discriminante secondo Federconsumatori non è però l’aumento dei prezzi in sé, ma in rapporto alla diminuzione del potere di acquisto delle famiglie (-13,2% dal 2008): alla luce di questo rapporto, la spesa totale famiglie per Natale, secondo Federconsumatori si attesterà a 3,5-3.8 miliardi, con una riduzione rispetto al 2011 di circa l’11-12%.

Il dato è preoccupante, ma quello su cui meditare sono le tabelle di Federconsumatori, che riportiamo qui sotto, specialmente per quello che riguarda l’incremento dei prezzi dei vari generi presi in esame, e specialmente dal 2001 a oggi. La conferma che il passaggio all’euro è stato un affare solo per pochi è più che un’evidenza. Meditate gente, meditate…

Nasce il Comitato Scientifico per la mediazione civile e commerciale

LIstituto Nazionale Tributaristi (INT) ha deliberato la nascita e la costituzione di un nuovo Comitato Scientifico che si occuperà di mediazione civile e commerciale. Il nuovo organo si occuperà di deflazionare i carichi di lavoro dei tribunali, trovando soluzioni il più possibile rapide, economiche e di accordo tra le parti in lite. L’obiettivo del Comitato Scientifico risponde alla necessità di “mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali”, introdotta nel nostro ordinamento dal d.lgs. 4 marzo 2010 n. 28, ma soprattutto ha come scopo principale la volontà di istituire nel nostro Paese una nuova cultura da adottare nella risoluzione delle controversie.

Il Comitato Scientifico per la mediazione civile e commerciale sarà costituito da esperti e cultori della materia, docenti e formatori che si occupano di ADR (alternative dispute resolution). A ricoprire la carica di coordinatore nazionale sarà Edoardo G. Boccalini, mentre il ruolo di responsabile scientifico spetterà a Piero Iafrate; sono previste poi tre differenti figure di coordinamento per ogni parte della penisola: Deborah Furci per il nord, Massimo Caciuttolo per il centro e infine Carmelo Arena che si occuperà del sud e delle isole.

A svolgere un ruolo fondamentale saranno poi i tributaristi stessi: “Si tratta di avere direttamente all’interno dell’INT una struttura che possa dare corretto orientamento e supporto ai tributaristi mediatori o agli aspiranti tali – ha affermato Riccardo Alemanno, Presidente nazionale dell’INT. – Il compito, oltre a quello dello studio ed alla diffusione delle norme relative alla mediazione, sarà anche quello di rapportarsi con altri soggetti pubblici e/o privati collegati a tale funzione professionale.”

Il neonato Comitato Scientifico diventerà quindi un punto di riferimento per professionisti e non solo, come sottolinea Edoardo G. Boccalini, Segretario nazionale dell’INT e Coordinatore del Comitato: “Gli iscritti all’Istituto avranno un punto di riferimento per eventuali scelte, decisioni, problemi e costanti aggiornamenti relativi alla professione del mediatore professionista, ma non solo, anche il Ministero, le associazioni di consumatori, gli enti accreditati, ordini o associazioni professionali , potranno trovare all’interno dell’INT, validi referenti con cui interagire.”

Alessia Casiraghi

Il caro benzina influisce anche sul caro spiaggia

Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare? Dipende. Da cosa? Da chi se lo potrà permettere, ovviamente.

Con la bella stagione in arrivo c’è chi comincia a pensare alle vacanze e se già l’anno scorso il prezzo di una giornata al mare aveva segnato un consistente incremento, questo 2012 non è da meno. Sì perché secondo il Codacons, 24 ore tra sabbia, ombrelloni, paletta e secchiello costerà in media il 15% in più rispetto all’anno scorso.

Ma a cosa è dovuto questo rincaro? Il tutto è da attribuire al caro benzina che comporta costi maggiori in tutti i settori, con un conseguente aumento dell’affitto di ombrelloni, lettini e cabine, senza dimenticare costumi da bagno e creme solari. Costituisce un grosso problema in questo senso anche la pressione fiscale, con l’aumento dell’Iva e le nuove tasse, che determinano un incremento di spese, prezzi e tariffe.

Spiega così il presidente di Codacons Carlo Rienzi: “Una giornata al mare, comprensiva di spostamenti in automobile, affitto di lettino e ombrellone e consumazioni alimentari, costerà quest’anno mediamente il 15% in più rispetto al 2011. Basti pensare che allo stato attuale solo per la benzina occorre spendere oggi il 20% in più rispetto allo scorso anno. Non andrà meglio a chi deciderà di trascorrere le vacanze all’estero: per mete come Maldive o Messico si potrà arrivare a pagare fino a 50 euro in più a passeggero solo per l’incidenza dei carburanti.”

Veniamo agli aumenti stimati dal Codacons: il prezzo medio di un lettino vola da 9-12,50 euro a 9-13 euro, segnando una variazione fino a +4%; l’ombrellone da 10-13 euro aumenta del 7,7% (10-14 euro), mentre per l’abbonamento mensile (1 ombrellone e 2 lettini) si passa da 500-650 euro ai 500-670 euro, con un rincaro del +3%.

Per chi si potrà permettere ancora tutto questo, ecco la “stangata del bikini”: se l’anno scorso un costume da donna di marca costava tra gli 80 ai 110 euro, oggi le signore più alla moda dovranno sborsare fino a 119 euro, ben il 9% in più. Per gli uomini invece la variazione va da 5,7% a 7,6% in più, con 74-85 euro.

Sarà davvero il caso di dire “buone vacanze”?!

Giulia DONDONI

L’aumento dell’Iva brucerà 38 miliardi di euro di consumi

Consumatori e commercianti per una volta sullo stesso fronte. Dopo l’allarme lanciato oggi da Confcommercio che ha denunciato come l’aumento dell’Iva brucerà 38 miliardi di euro di consumi, anche il Codacons denuncia gli effetti disastrosi che comporterà il nuovo rincaro dell’Iva previsto per ottobre.

L’aumento delle aliquote dal 21 al 23% e dal 10 al 12% – spiega l’associazione – determinerà una vera e propria stangata per le tasche dei cittadini, con aggravi di spesa su base annua che vanno dai 546 euro annui per la famiglia media (pari a 2,6 persone), agli 866 euro per una famiglia composta da 4 persone, fino ad arrivare ai 1.082 euro nel caso di un nucleo familiare composto da 5 persone. Tutto ciò senza considerare arrotondamenti dei listini e fenomeni speculativi che, come abbiamo avuto prova in passato, sono sempre dietro l’angolo in tali circostanze. La stangata prodotta dalle nuove aliquote Iva – prosegue il Codacons – determinerà una ulteriore contrazione dei consumi in tutti i settori con conseguenze pesantissime per il commercio al dettaglio e la chiusura di migliaia e migliaia di esercizi commerciali.

Per tale motivo il Governo Monti deve assolutamente fare dietrofront sull’incremento dell’Iva previsto per ottobre.

Fonte: agenparl.it

Maltempo: agricoltura danneggiata per 500 mln

Mentre l’ondata di gelo polare sta avviandosi alla fine, l’agricoltura fa il suo doloroso elenco dei danni, che hanno già superato i 500 milioni di euro. Ma bisogna fare anche altri conti: quelli sui rincari, che da qualche giorno stanno facendo impazzire i prezzi di frutta e verdura sui banchi dei mercati e sugli scaffali della grande distribuzione.

“E’ il copione di un film già visto troppe volte – dicono al Centro Studi di Confagricoltura -. Il gelo ha colpito alcune produzioni come indivia, radicchio e cavolfiori, con una conseguente diminuzione dell’offerta. Ma i rincari al consumo non riguardano che minimamente gli incassi delle aziende agricole”. In altre parole, i prezzi di frutta e verdura, nei casi in cui sono aumentati per i consumatori, hanno determinato per gli agricoltori variazioni in positivo assolutamente marginali e solo per i prodotti colpiti da forti cali produttivi, mentre per la frutta le variazioni sono praticamente nulle. Il Centro Studi di Confagricoltura ha preso a riferimento i prezzi all’origine Ismea di alcuni ortofrutticoli dell’ultima settimana disponibile (5° settimana del 2012 che va dal 29 gennaio al 5 febbraio) e li ha confrontati con quelli della settimana precedente e della corrispondente settimana 2011. Ecco i risultati.

Per gli ortaggi, i maggiori rincari riguardano i prodotti più colpiti dal gelo (radicchio, indivia e cavolfiori). Per questi prodotti i rincari su base settimanale sono anche “a doppia cifra” (+22,4% per il radicchio, +13-14% per l’indivia e cavolfiori, +12% per finocchi e peperoni etc.) ma:

o   si tratta di rincari che in assoluto sono nell’ordine di qualche centesimo per chilogrammo! Stiamo parlando di 10-12 centesimi in più per un kg di radicchio o di peperoni, addirittura solo 2-4 centesimi in più a chilo per indivia, finocchi, lattuga e cavolfiori. Certo un aggravio che non può pesare più di tanto sul carrello della spesa dei consumatori. Evidentemente i rincari sono frutto di altri fattori e non certo dell’aumento dei prezzi all’origine.

o   Per alcuni prodotti orticoli le quotazioni all’origine sono ferme (pomodori in serra e ciliegini) e per altri, come le tanto “chiacchierate” zucchine, addirittura si registra un calo delle quotazioni all’origine, che sono arrivate a meno di un euro a kg con una riduzione di 14 centesimi per chilogrammo, quotazione pari al 12,5% in meno rispetto alla settimana precedente e leggermente inferiore a quella della stessa settimana dello scorso anno.

Non solo le zucchine ma anche altri prodotti oggi costano all’origine meno (anche considerevolmente in percentuale) di quanto accadeva un anno fa. L’indivia -6%; i finocchi -9% ed i peperoni -22%. Per ciliegini e patate comuni il calo è addirittura del 30 per cento. Per le cipolle le quotazioni sono inferiori di oltre il 47% rispetto al 2011.

·Per quanto riguarda la frutta, i prezzi sono praticamente fermi rispetto alla settimana precedente (e la cosa si giustifica anche considerando che a parte gli agrumi la fase di raccolta è già da tempo conclusa) e tutti in calo, anche fortemente (ad es. actinidia: -12,8%; mandarini: -17,4% e pere: -43,3%), rispetto alle quotazioni all’origine dello scorso anno.

“In conclusione – sottolinea l’analisi di Confagricoltura – se ci sono particolari rincari al consumo degli ortofrutticoli questi non dipendono dai produttori agricoli, che invece confermano, evitando eccessivi aumenti dei prezzi all’origine, il ruolo antinflattivo del settore a vantaggio dei consumatori. Questo anche se il reddito degli agricoltori è pregiudicato sia dalle minori entrate (influenzate dal calo di produzione dovuto al gelo) sia dai maggiori costi (collegati ai rincari energetici)”.

Fonte: agenparl.it

Consumi fermi a dicembre. Ma niente crolli

Italiani consumatori? Forse un tempo, ora molto meno. La conferma viene ancora una volta dall‘indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), che a dicembre 2011 è rimasto fermo in termini tendenziali ed è aumentato dello 0,3% rispetto a novembre.

Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio, questi sono dati che “appaiono meno negativi se confrontati con quelli dei mesi precedenti e vanno letti con estrema cautela“. Nella media del 2011 l’indicatore è sceso dello 0,4%. In termini di media mobile destagionalizzata a tre mesi il dato segna un’ulteriore flessione. La tenuta della domanda “sembra riflettere più il tentativo delle famiglie di tenere invariato il livello dei consumi in un periodo come quello delle festività di fine anno, che un’inversione di tendenza“, sostiene l’Ufficio Studi Confcommercio.

L’ICC a gennaio indica un aumento dell’1,5% della domanda di servizi e una riduzione della spesa per i beni (-0,3%). Si evidenzia un deterioramento della domanda per quasi tutte le macrofunzioni di spesa che compongono il paniere dell’ICC. Fanno eccezione i consumi per i beni e i servizi per le comunicazioni (+9,4), la cui domanda continua ad essere sostenuta quasi esclusivamente dalla componente relativa ai beni per l’ICT domestico. Particolarmente negativa, anche a dicembre, la dinamica relativa alla domanda per i beni e servizi per la mobilità (-6,6%). Situazioni di forte difficoltà si sono registrate per la domanda di beni e servizi per la casa (-3,5%), tra i quali mobili ed elettrodomestici continuano a segnalare un netto ridimensionamento, e per alimentare, bevande e tabacchi (-2,4). Riguardo alle spese per i beni e servizi ricreativi si segna una diminuzione (-1,7%), fatta eccezione per giochi, lotterie e scommesse.

In termini di dinamiche congiunturali, il miglioramento registrato nell’ultimo mese del 2011 non ha consentito di recuperare quanto perso nei mesi precedenti. Si ha una moderata crescita della domanda sia per i servizi (+0,2%) che per i beni (+0,3%). La contenuta tendenza al recupero ha interessato quasi tutte le macro funzioni di spesa con l’unica eccezione della domanda per l’abbigliamento e le calzature (-0,7%). Il miglioramento più significativo si è registrato per i beni e servizi per la mobilità (+1,4%), che ha determinato un minimo recupero rispetto al segno meno che han caratterizzato quasi tutto il 2011. In moderata crescita anche i consumi per gli alimentari e le bevande (+0,2%), fenomeno su cui paiono pesare le spese per le festività di fine anno più che una modifica nei comportamenti.

Resta comunque la sensazione che a dicembre non si sia avuto alcun crollo della domanda da parte delle famiglie, che manifestano ancora importanti segnali di tenuta della propensione al consumo. Per quanto riguarda i prezzi, per febbraio viene stimata una variazione congiunturale dello 0,3% dell’indice dei prezzi al consumo. un dato che porterebbe a una stabilizzazione del tasso tendenziale al 3,2%, analogamente a quello registrato a gennaio.

Mutui, nuova proroga per la sospensione delle rate

Una boccata di ossigeno per le famiglie in difficoltà con il mutuo. Arriva infatti una nuova proroga per la sospensione delle rate: il nuovo termine sarà fissato a fine luglio e il ritardo di pagamento viene rimodulato a 90 giorni. La decisione nasce da un accordo tra Abi e 13 Associazioni dei Consumatori, che ripropone quanto stabilito a luglio scorso, al momento della seconda proroga semestrale.

Nell’attesa di esaminare congiuntamente un quadro di possibili misure strutturali di sostegno alle famiglie, questa proroga si è resa necessaria per supportare ancora i nuclei che dovessero trovarsi in situazione di momentanea difficoltà. Si riconferma dunque la volontà di continuare a sostenere il dialogo e la collaborazione tra banche e Associazioni dei consumatori e la rinnovata attenzione del settore verso le famiglie nel contesto dell’attuale crisi.

Abi e consumatori hanno concordato che l’arco temporale entro il quale si devono verificare gli eventi che determinano l’avvio della sospensione è prorogato al 30 giugno 2012 e le domande possono essere presentate entro il 31 luglio 2012; sulla base delle disposizioni di vigilanza per le banche, per l’accesso alla misura di sospensione, l’arco temporale per la definizione di ritardo nel pagamento delle rate è rimodulata a 90 giorni. Alla sospensione delle rate dei mutui potranno essere ammesse soltanto le operazioni che non ne abbiano già fruito.