Investimenti: caratteristiche del libretto di risparmio e conto deposito

Chi ha dei risparmi ha sempre l’esigenza di vederli maturare, naturalmente non tutti hanno la stessa propensione al rischio e chi vuole rischiare poco o nulla ha come strumenti il libretto postale o il conto deposito. Fin da ora possiamo dire che si tratta di due prodotti simili, proprio per questo motivo li trattiamo insieme.

Libretto postale e conto deposito

Precedentemente abbiamo trattato i Buoni Fruttiferi Postali come strumento che in passato garantiva un elevato livello di rendimento e abbiamo visto che recentemente i tassi di interesse sono molto ridotti. Ora parliamo di strumenti alternativi che offrono sicurezza e piccoli interessi. Rendimenti più elevati si possono avere con altri strumenti ad esempio il trading, azioni, obbligazioni, ma in questi casi vi è il rischio della perdita di capitale.

Il libretto postale è uno strumento di risparmio messo a disposizione da Poste Italiane, il conto deposito è invece fornito dalle banche, In entrambi i casi si tratta di strumenti garantiti, nel primo caso sono strumenti emessi da Cassa Depositi e Prestiti S.P.A. e garantiti dallo Stato, nel secondo caso sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), questo implica che i propri fondi non si perdono mai. La differenza tra conto deposito e conto corrente è dato in primo luogo dal fatto che il secondo è assimilato del tutto al denaro liquido e quindi non produce interessi, il conto deposito è invece trattato alla stregua di un salvadanaio che produce piccoli frutti.

In entrambi i casi sono previsti degli interessi, naturalmente trattandosi di uno strumento a bassissimo rischio, gli interessi sono limitati.

Il libretto postale

Il libretto consente di depositare fondi in contanti, attraverso il versamento di assegni, inoltre attraverso il postamat è possibile anche eseguire dei prelievi. Esiste in forma cartacea e in forma dematerializzata; in quello cartaceo le operazioni sono annotate sul foglio consegnato al cliente e che rappresenta appunto il libretto, in quello dematerializzato manca il cartaceo e si può gestire tramite app, oppure online. Il libretto postale ha un Iban, ma la sua funzionalità è ridotta, infatti lo stesso consente di versare la pensione, ma solo per importi limitati (tale funzione fu scelta perché molti anziani che non potevano più prelevare la pensione in contanti alla Posta, avevano difficoltà con la gestione del conto corrente). L’Iban può inoltre essere utilizzato per eseguire dei bonifici, ma solo attraverso un conto corrente intestato allo stesso soggetto a cui è intestato il libretto. Si può dedurre che:

  • non si può accreditare lo stipendio;
  • si tratta esclusivamente di un modo per convogliare i soldi che si vogliono risparmiare dal proprio conto al proprio libretto.

Il conto deposito

Per quanto riguarda il conto deposito deve essere sottolineato che è uno strumento simile al libretto postale, esiste in due versioni, libero e vincolato. Il conto deposito libero prevede che il titolare possa versare i soldi e allo stesso tempo possa prelevarli in qualunque momento, come con il libretto postale. Il conto deposito vincolato prevede dei vincoli temporali al prelievo e assicura però un tasso di interesse più elevato. Maggiore è il vincolo temporale e più elevati sono gli interessi che maturano, per tale caratteristica somiglia ai Buoni Fruttiferi Postali.

Sul conto deposito sono ammesse esclusivamente le operazioni di versamento e prelievo, implica che non possono essere domiciliate le bollette e non può essere accreditato lo stipendio. Per il conto deposito è previsto che sia appoggiato a un conto corrente, questo particolare distingue nettamente il libretto postale da questo strumento di risparmio, infatti per avere un libretto ordinario non è necessario avere alcun conto di appoggio.

Sia il conto deposito sia il libretto postale non prevedono costi di apertura, chiusura e gestione, in entrambi i casi è però prevista l’imposta di bollo al superamento dei 5.000 euro di deposito. Per il libretto postale e conto deposito, in base alla politica adottata dalla banca possono essere richiesti degli importi minimi da versare all’apertura, ad esempio per il libretto SuperSmart è previsto un importo minimo di 1000 euro. Occorre, infine, ricordare che i rendimenti di questi prodotti sono tassati al 26%, annualmente e non al momento della riscossione.

Tassi di interesse di libretto postale e conto deposito

I tassi di interesse dipendono dai prodotti, infatti se si sceglie il libretto postale ordinario è di tasso nominale annuo lordo dello 0,001% , più elevati sono gli interessi sul libretto Smart, in questo caso se si aderisce a SuperSmart si può ottenere lo 0,40% alla scadenza annuale.

Per il conto deposito dipende dalla banca e quindi è bene leggere i foglietti informativi sulle singole proposte.

Al fine di agevolare il reperimento delel informazioni sugli investimenti si ricordano le guide:

Rendimenti buoni fruttiferi postali, simulazioni e prospettive future

Buoni fruttiferi postali per minori: sono convenienti?

Buoni Fruttiferi Postali cointestati: cosa succede in caso di morte?

Prescrizione dei buoni fruttiferi postali: quando si verifica?

 

Banche e tutela dei depositi: quali garanzie?

 

La liquidità, sia in azienda che sul conto personale, non dovrebbe rappresentare un problema, semmai la sua mancanza! Invece non è così; spesso la liquidità aziendale o personale non è detenuta in quantità ideali, se ne tiene troppa, rinunciando a possibili utili da investimento, o troppo poca, con conseguenze pesanti se si finisce “in rosso” sul conto corrente.

Quindi dove si parcheggia la liquidità?

Sul conto deposito, che è garantito. Da chi? E fino a quale importo?

Le banche italiane si sono accordate dal 1987 per creare un fondo interbancario (e sono obbligate ad aderirvi) che interviene nel caso una delle consorziate, autorizzate in Italia, venga posta in liquidazione coatta amministrativa, l’equivalente della procedura fallimentare che si attua per le aziende.

Se invece è una succursale di  banca comunitaria operante in Italia, l’adesione non è obbligatoria e la garanzia opera solo se il sistema di garanzia è intervenuto nel Paese di appartenenza.

Le succursali di banche extracomunitarie, invece, sono obbligate ad aderire a meno che non partecipino già ad un sistema di garanzia nel Paese di origine.

Quindi se sono banche non italiane, potrebbero non aderire al fondo.

Che cosa garantisce il fondo? In pratica i depositi che la banca si è obbligata a restituirci e gli assegni circolari. Quindi sono esclusi depositi e fondi rimborsabili al portatore, titoli, pagherò cambiari, accettazioni.

Fino a quale cifra il fondo rimborsa? 100.000 euro per depositante (non più 103.291,38), quindi se avete più conti, il limite massimo è sempre quello sulla somma dei depositi, non per ogni conto; se avete conti cointestati, vale per ogni intestatario, per cui un solo conto intestato a due persone avrà limite massimo 100.000 più 100.000. Se invece avete conti su banche diverse, non è chiaro se il limite è considerato per banca o per depositante, poiché il regolamento parla solo del caso del fallimento di un singolo istituto di credito.

Chi garantisce i depositi? Non lo Stato, ma le stesse banche consorziate, che intervengono “a chiamata”, cioè in caso di necessità, e per quote di contribuzione proporzionate a quanto “assicurano” presso il fondo, cioè all’ammontare dei depositi tutelati, non agli attivi in generale. Può accadere che una piccola banca abbia molti conti deposito e che una grande ne abbia pochi.

Il fondo quindi non ha una dotazione finanziaria propria, se non per le spese di funzionamento, ma interviene solo quando necessario, chiedendo alle consorziate di mettere a disposizione gli importi necessari a coprire il ‘buco’ creato dalla consorziata in difficoltà.

Quante volte è intervenuto il fondo? Raramente, solo nove in venticinque anni, sempre per banche a carattere locale e solo una volta la soluzione è stata il rimborso dei depositanti: negli altri casi si è proceduto alla cessione delle attività e delle passività, in pratica un altro istituto ne ha rilevato le quote.

Ecco una tabella che descrive lo scenario.


Una riflessione: se una banca con depositi molto elevati dovesse essere posta in liquidazione coatta, le altre banche riuscirebbero ad avere le risorse sufficienti per rimborsare i depositanti? E se le banche in crisi dovessero essere più di una contemporaneamente o a cascata? Il fondo garantirebbe i depositi per tutti? Non è mai accaduto, quindi non si può sapere. Di fatto, la tutela non è così forte come si potrebbe immaginare e presenta parecchi punti deboli, che in caso di grave crisi del sistema bancario potrebbe non reggere l’impatto e non riuscire a far fronte agli impegni presi. In un momento in cui tutte le banche stanno cercando di fare raccolta allettando i clienti con i rendimenti dei conti deposito, e non spiegano le lacune del fondo di tutela, sarebbe bene valutare questo rischio “emittente” esattamente come si dovrebbe fare quando si acquista un titolo.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Soluzione Business 2,60% per imprese e professionisti

Fare business e fare banca in una stagione di grandi cambiamenti a livello di economia globale, richiede sia la capacità di realizzare prodotti in grado di cogliere le opportunità che il mercato presenta, sia una attenzione al cliente sempre più elevata. Ecco perché banche come Intesa Sanpaolo hanno pensato a servizi e soluzioni che accompagnano i progetti di crescita di piccole imprese e professionisti, fornendo gli strumenti utili per sviluppare l’attività e per renderla più solida e finanziariamente più equilibrata. E anche per gestire al meglio la liquidità aziendale, garantendo remunerazioni ai più alti livelli di mercato. È il caso di Soluzione Business 2,60%, il servizio di conto deposito lanciato il 21 marzo.

Soluzione Business 2,60% è riservato alle imprese e ai titolari di partita IVA e offre una remunerazione del 2,60% lordo a fronte di nuovi apporti di liquidità; viene quindi proposto sia a nuovi clienti, sia a clienti già acquisiti che portano flussi aggiuntivi di attività finanziarie.

“In coerenza con quanto ci chiedono i nostri clienti” sottolinea Bruno Bossina, responsabile della Direzione Marketing Small Business di Intesa Sanpaolo, “Soluzione Business 2,60% fa della semplicità il suo principale punto di forza“. Il servizio non prevede spese di apertura, di gestione e di chiusura; l’investimento è vincolato a 13 mesi e in caso di estinzione anticipata viene comunque riconosciuto un tasso base dell’1%. Elevata flessibilità anche nell’importo di sottoscrizione, con una soglia minima di accesso di 50mila euro e un tetto massimo di sottoscrizione di 5 milioni di euro.

Con Soluzione Business 2,60% continua BossinaIntesa Sanpaolo si presenta sul mercato con un prodotto che consente di custodire e far fruttare la liquidità aziendale su un orizzonte temporale definito. Per la banca si tratta del primo, importante tassello di un’offerta che si strutturerà nel tempo anche sul fronte della raccolta, su un segmento di clientela, quello delle piccole imprese, per tradizione focalizzato sui finanziamenti“.