Agevolazioni per start up e Pmi innovative

Chi ha intenzione di aprire una start up o una Pmi innovativa potrà contare a breve su un’interessante pacchetto di novità a livello procedura e fiscale, che avrà riflessi positivi anche dal punto di vista dell’accesso ai finanziamenti.

Le start up e le Pmi innovative trarranno infatti beneficio da un decreto firmato congiuntamente nei giorni scorsi dal ministero dell’Economia e dal ministero dello Sviluppo economico, grazie al quale saranno estese a tutto il 2016 le agevolazioni fiscali per le start up previste già lo scorso anno.

Inoltre, le start up potranno essere costituite come società direttamente online, senza la necessità di una firma da parte del notaio. La redazione dello statuto e dell’atto costitutivo avverrà esclusivamente online e per la loro validazione basterà l’impronta digitale di ciascuno dei sottoscrittori dell’atto.

Sul fronte delle Pmi innovative è previsto l’accesso agevolato al Fondo di garanzia, del quale si potranno servire le Pmi innovative che rientrano nella fascia 1 e 2 di valutazione. In concreto, la procedura semplificata permette l’accesso al Fondo di garanzia anche senza la valutazione del merito creditizio dell’impresa da parte del gestore del Fondo. Tale valutazione sarà quindi in capo alla banca o al confidi che eroga il finanziamento alla Pmi.

Se da un lato, quindi, le start up avranno agevolazioni sul piano fiscale e su quello della burocrazia, alle Pmi innovative spetta il non trascurabile vantaggio di accedere ai finanziamenti in maniera più snella.

Imprese lombarde, nasce Confidi Systema

Le imprese lombarde che puntano ad avere un accesso al credito più agile hanno adesso a disposizione un nuovo strumento. Si chiama Confidi Systema ed è una nuova società nata dalla fusione tra Confidi Lombardia, Confidi Province Lombarde, Co.f.a.l. (Consorzio fidi agricoltori lombardi) e Federfidi Lombarda, per incorporazione in ArtigianFidi Lombardia.

La finalità per la quale è stata creata Confidi Systema è quella di promuovere lo sviluppo del territorio lombardo, facendo in modo che le imprese possano avere accesso al credito in maniera continua e strutturata.

Nella parole del presidente della nuova società, Lorenzo Mezzalira, la strategia di Confidi Systema a favore delle imprese appare chiara: “Rafforzare e rendere più efficiente il sistema dei Confidi e massimizzare l’efficacia dei servizi di credito alle Pmi. La nuova realtà è a tutti gli effetti una garanzia al servizio dell’economia reale, con una forte dotazione patrimoniale, solida situazione finanziaria e grande potenzialità di crescita”.

Le imprese della regione, duramente colpite dalla crisi come l’intero tessuto produttivo italiano, guardano con attenzione a questo nuovo soggetto, come ha sottolineato il presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Ribolla, in occasione della sua presentazione: “L’obiettivo di lungo periodo è giungere a un rapporto mondo finanziario-impresa più solido. Confidi Systema è il primo tassello di questo percorso: la sua dotazione finanziaria e solidità patrimoniale rappresentano una dimostrazione di forza di tutto il sistema regionale lombardo, pubblico e privato”.

Banche italiane e imprese: il corto circuito

Nelle ultime settimane la Borsa italiana e le banche italiane hanno subito un vero bagno di sangue, con perdite sui mercati e pesanti difficoltà che si sono riflesse anche sulla cosiddetta “economia reale”, quella fatta di imprese, professionisti e artigiani.

Secondo l’Ufficio studi della Cgia, però, il peggio potrebbe ancora arrivare. Nel 2015, secondo le stime elaborate dagli artigiani mestrini, i prestiti delle banche italiane alle imprese sono calati di oltre 15 miliardi di euro, a fronte di un aumento della domanda di credito da parte delle imprese stesse del 3%.

Sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo: “Sebbene le banche italiane abbiano potuto beneficiare di importanti misure messe in campo dalla Bce, come il Quantitative easing e il TLTRO, questi soldi non stanno arrivando alle aziende. È vero che nel frattempo l’incidenza delle sofferenze sugli impieghi in capo alle imprese è aumentata, ma è altrettanto vero che gli istituti di credito sono ancora poco inclini ad impegnare nell’economia reale i soldi ricevuti da Francoforte”.

In sostanza, i soldi per i finanziamenti alle imprese e alle famiglie ci sono, ma anziché servire ad aiutarle servono alle banche italiane per aiutare se stesse. La Cgia ricorda anche che a dicembre 2014 le imprese italiane avevano in essere dal sistema bancario oltre 900 miliardi di prestiti, scesi a 885,7 un anno dopo (-1,7%). Nel medesimo lasso di tempo, invece, le sofferenze riconducibili alle aziende sono salite del 9,2%, passando da 145,7 a 159,2 miliardi. C’è qualcosa che non quadra…

Invitalia: stop ai finanziamenti per Imprese a tasso zero

Il progetto Nuove imprese a tasso zero ha già esaurito i fondi. Nei giorni scorsi, infatti, Invitalia ha comunicato che le risorse finanziarie assegnate al progetto avviato dal ministero dello Sviluppo economico e sostenuto da Invitalia non sono sufficienti a coprire il fabbisogno potenziale delle domande presentate.

Un vero boom per questi finanziamenti, destinati a micro e piccole imprese condotte da giovani o da donne, per i quali i termini di invio delle domande erano stati aperti poco più di un mese da, il 13 gennaio.

Invitalia ha quindi comunicato di aver sospeso l’attività di valutazione delle richieste pervenute, che sono risultate “potenzialmente eccedenti” rispetto all’ammontare complessivo dei fondi a disposizione. Le imprese interessate da questa sospensione, saranno avvisate da Invitalia tramite Pec.

Si tratta comunque di una sospensione temporanea, non di una chiusura definitiva dello sportello. L’obiettivo è quello di riavviare la valutazione delle domande lasciate in sospeso non appena vi sarà disponibilità di ulteriori risorse finanziarie. Sarà seguito l’ordine cronologico di presentazione della domanda.

Finanziamenti alle imprese? Ai soliti noti…

Come si suol dire… a chi troppo e a chi niente. In un’Italia nella quale i finanziamenti alle imprese hanno subito un pesante ridimensionamento a causa della crisi economica, ora scopriamo che quasi l’80% di questi finanziamenti alle imprese erogati dalle banche finisce nelle casse delle grandi aziende.

La denuncia viene ancora una volta dalla Cgia, il cui Ufficio Studi ha rilevato che al primo 10% dei migliori affidati va l’80% circa del totale dei finanziamenti alle imprese erogati dalle banche, nonostante le grandi aziende siano, per gli istituti di credito, dei pessimi pagatori: è a carico loro, infatti, il 78% del totale delle sofferenze bancarie.

Secondo il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, “salvo qualche rara eccezione questo 10% di maggiori affidati non è certo composto da piccoli imprenditori, famiglie o lavoratori autonomi, ma quasi esclusivamente da grandi società o gruppi industriali. Pertanto, possiamo affermare che le banche italiane sono molto influenzate dalle richieste delle grandi imprese. Non vorremmo che questa anomalia fosse ascrivibile al fatto che nella stragrande maggioranza dei casi nei Consigli di amministrazione dei principali istituti di credito italiani sono presenti quasi esclusivamente i nostri capitani d’industria o manager a loro molto vicini”.

Una denuncia detta a mezza voce, ma molto forte, visto che queste grandi aziende possono contare su un rapporto privilegiato con gli istituti di credito che consente di far arrivare finanziamenti alle imprese anche a fronte di conclamati casi di insolvenza.

Proprio su questo punto torna ancora Zabeo: “Qualcuno potrebbe obbiettare che se questi prestiti vanno nella stragrande maggioranza dei casi ad un numero ristretto di clienti, ciò è riconducibile al fatto che questi ultimi sono solvibili. Invece, le cose non stanno così. La quota di insolvenza in capo ai maggiori affidati, infatti, è attorno al 78%. In buona sostanza nei rapporti tra banche e imprese tutto è paradossalmente capovolto. Chi riceve la stragrande maggioranza dei prestiti ha livelli di affidabilità bassissimi, per contro, chi dimostra di essere un buon pagatore riceve i soldi con il contagocce”.

Buono il trend dei finanziamenti alle startup innovative

Lo scorso anno il Fondo di Garanzia per le Pmi ha avuto più di un occhio di riguardo per le startup innovative. Secondo il quinto rapporto bimestrale sull’accesso al Fondo di Garanzia di startup e incubatori redatto dal Mise, nel 2015 ben 711 startup innovative hanno beneficiato di finanziamenti bancari facilitati dall’intervento del Fondo di Garanzia.

Il meccanismo ha consentito di erogare finanziamenti alle startup innovative per un totale di oltre 289 milioni (con un importo garantito pari a 225 milioni) che, spalmati su 1054 operazioni, hanno costituito in media un finanziamento di quasi 275mila euro a prestito (274.369, per la precisione).

I dati di dicembre seguono quelli di ottobre 2015, rispetto ai quali, rileva il rapporto, è stato registrato “un cospicuo incremento” sia nel numero di startup innovative che hanno utilizzato il Fondo (85 in più), sia nel totale erogato (+34,16 milioni), sia nell’importo garantito (+25,70 milioni), sia nelle operazioni effettuate (+136). Si è registrato un calo solo relativamente all’entità del prestito medio, che è calata di 3.440 euro.

Un buon 2015 per i finanziamenti alle imprese

Il 2015 si è chiuso con qualche segnale positivo sul fronte dei finanziamenti alle imprese, trend che ha indotto le aziende a far crescere la domanda di credito. Un andamento confermato dall’ultimo aggiornamento del barometro Crif, secondo il quale il numero di domande di finanziamenti alle imprese presentate dalle aziende italiane (ditte individuali + società) nel quarto trimestre del 2015 è cresciuto dell’8,1% rispetto allo stesso periodo del 2014. Così, l’incremento sull’intero 2015 è stato del 4,5% anno su anno.

Crif rileva come questa performance nell’andamento della richiesta di finanziamenti alle imprese sia la migliore del 2015 e, in termini assoluti, del trimestre che ha fatto segnare il maggior numero di richieste dal 2008.

L’analisi di Crif rileva anche un aumento significativo rispetto ai dati degli anni precedenti, dato indicativo del fatto che la domanda di finanziamenti alle imprese da parte delle aziende italiane non è mai davvero cessata, mentre, segnala Crif, ciò che è mutato è la finalità per la quale le imprese hanno chiesto soldi: dal sostegno all’attività corrente durante i momenti più bui della crisi, al sostegno agli investimenti e allo sviluppo del business negli anni più recenti.

Secondo Simone Capecchi, direttore Predictive Information Solutions di Crif, “l’andamento delle richieste di finanziamento rappresenta un indicatore fondamentale per tastare il polso, in modo tempestivo, alle imprese. Nell’anno appena concluso dopo un primo trimestre all’insegna della prudenza si è assistito ad una progressiva accelerazione della domanda di finanziamento da parte delle imprese italiane, che ha visto l’anno chiudersi con un trimestre da record, che fornisce un’ulteriore conferma del sostanziale miglioramento della fiducia delle imprese”.

Mipaaf e Intesa Sanpaolo per le imprese dell’ agroalimentare italiano

Le grandi realtà del credito del Paese si muovono a sostegno delle imprese dell’ agroalimentare italiano. Proprio guardando al periodo per nulla facile in Borsa per le banche italiane, il protocollo di intesa siglato tra il ministero delle politiche Agricole alimentari e forestali e Intesa Sanpaolo sull’ agroalimentare italiano assume un’importanza strategica.

L’accordo, firmato nei giorni scorsi dal ministro Maurizio Martina e dal consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, prevede l’attivazione di un plafond di investimenti da 6 miliardi di euro in 3 anni per finanziare imprese e filiere produttive, oltre che per sostenere servizi finanziari dedicati alle esigenze dell’attività agroalimentare. Con questa intesa, i firmatari stimano possibile la creazione di almeno 70mila nuovi posti di lavoro e 10 miliardi di investimenti.

Il protocollo potenzia anche gli strumenti di garanzia e istituisce un programma formativo destinato agli imprenditori dell’ agroalimentare italiano. Toccherà a un team centrale e a una rete di specialisti territoriali di Intesa Sanpaolo, garantire supporto finanziario e consulenza alle imprese agricole, con la supervisione e il sostegno del ministero, delle associazioni e degli enti locali.

Altra priorità che i firmatari del protocollo di intesa si sono dati, è quella di rendere più agevole l’accesso al credito per le imprese dell’ agroalimentare italiano. Con una maggiore e più facile disponibilità finanziaria, queste aziende potranno impegnarsi in maniera più decisa nella propria opera di internazionalizzazione, effettuare investimenti maggiori e più mirati nelle rispettive filiere produttive, favorire l’innovazione tecnologica, la digitalizzazione e l’e-commerce, fondamentali per l’ agroalimentare italiano per crescere sempre di più all’estero.

Assofranchising e UBI Banca sostengono il franchising

Sono molti gli istituti di credito che hanno preso coscienza delle potenzialità del franchising per uscire dalla crisi e che, di conseguenza, non hanno paura a sostenerlo con finanziamenti ad hoc. In questo, è molto significativa l’azione di Assofranchising, che grazie a una partnership consolidata con UBI Banca, negli ultimi mesi ha erogato finanziamenti per un ammontare complessivo di quasi 450mila euro e soddisfatto il 50% delle domande e segnalazioni ricevute dai soci franchisor Assofranchising accreditati al sistema.

L’accordo nazionale stipulato da Assofranchising con UBI Banca si è sviluppato in diverse province, ma il presidente di Assofranchising, Italo Bussoli, guarda già oltre: “Il percorso con UBI Banca continua ad essere molto utile per i nostri Soci e per tutto il mondo del Franchising che ha un canale concreto di sostegno ai nuovi imprenditori. L’accreditamento dei Soci Assofranchising al sistema che abbiamo sviluppato in partnership con UBI Banca ha dato prova di funzionare ma si può fare di più ed estendere largamente non solo tra gli associati ma anche tra i potenziali Franchisee, per generare sempre nuove ed apprezzate testimonianze. Di sicuro è un servizio che funziona e che Assofranchising mette a disposizione di tutti i propri Soci presenti e futuri“.

Per UBI Banca ha commentato il trend Marco Gavazzeni, responsabile Customer Value Management – Small Business: “Il Gruppo UBI si prefigge da sempre di affiancare le eccellenze imprenditoriali del territorio e costruire soluzioni condivise per lo sviluppo delle imprese con alle basi idee di qualità e radici solide: il franchising è in linea con questi valori. Il franchisor, grazie all’esperienza ed alla continua innovazione, rende il modello di business sempre attuale e in continua evoluzione offrendo ai propri affiliati un modo di fare impresa in un contesto favorevole e permette alla banca di valutare l’idea imprenditoriale a 360 gradi. Per tali ragioni, dal 2011 stiamo lavorando fianco a fianco ad Assofranchising, cercando di offrire servizi bancari a condizioni di favore e sempre più in linea con le esigenze degli associati. Obiettivo del 2016 è quello di coinvolgere un maggior numero di franchisor, certi che insieme si possa costruire un processo vincente e che dia benefici a tutti gli interpreti di questo importante accordo”.

Prestiti alle imprese in crescita dopo oltre 3 anni

Si tratta di una goccia nel mare, un misero zerovirgola in più, ma almeno è qualcosa. A novembre 2015 i prestiti alle imprese sono tornati a crescere (+0,2%) dopo che, da maggio 2012, si era registrato costantemente il segno meno. L’ultimo segno più nei prestiti alle imprese era dell’aprile di quell’anno, con un +1,3%.

In generale, come rileva Bankitalia nel documento “Principali voci dei bilanci bancari”, oltre ai prestiti alle imprese, sono tornati a crescere i prestiti al settore privato, con un +0,6% su base annua che, rispetto al -0,5% di ottobre, segnano un incremento di oltre un punto.

A trainare la ripresa sono stati proprio i prestiti alle non finanziarie, passati a novembre appunto a +0,2% dal -1,2% del mese precedente. Migliorano anche i prestiti alle famiglie, aumentati dello 0,8% sui base annua dal +0,5% di ottobre.

Oltre all’aumento dei prestiti alle imprese, Bankitalia segnala che rimane stabile il tasso di crescita delle sofferenze bancarie nel periodo novembre 2014 – novembre 2015: 11%, lo stesso dato di ottobre.