Italia, la più cliccata dai mercati stranieri

L’Italia e il Made in Italy piacciono ancora, anzi, sempre di più.
A testimoniarlo sono le percentuali delle ricerche su Google, che negli ultimi tre anni sono aumentate del 22%.

Questo dato è frutto di uno studio, il rapporto Italia – Geografie del nuovo Made in Italy, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, presentato a Treia (Macerata) nella sessione di apertura del XIII seminario estivo.

Questo risultato fa capire come il Belpaese sia concepito all’estero, nonostante i sette anni di crisi: i mercati globali, infatti, hanno ancora un’idea di Italia innovativa, versatile, creativa, reattiva, competitiva e vincente.

Questo successo, comunque, è dovuto grazie ad un percorso che, in questi anni, si è deciso di percorrere, senza mai lasciare da parte la qualità, che da sempre contraddistingue, ad esempio, la nostra attività manifatturiera.

Proprio questo settore ha contribuito a far arrivare l’Italia tra le prime cinque potenze industriali, insieme a Cina, Germania, Giappone e Corea.
Non a caso dall’introduzione dell’euro l’Italia ha visto i valori medi unitari dei suoi prodotti salire del 39%, facendo meglio di Regno unito (36%) e Germania (23%).

Ma la qualità dei prodotti italiani non viene riconosciuta solo all’estero perché ben due italiani su tre sono disposti a pagare un sovrapprezzo per avere prodotti 100% italiani. E questa tendenza si riscontra anche in Giappone, Emirati Arabi, Usa, Russia e Brasile.

Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, ha dichiarato in proposito: “Mentre la crisi sembra finalmente allentare la sua presa sul Paese, è ancora più importante avere un’idea di futuro, capire quale posto vogliamo che l’Italia occupi in un mondo che cambia. Più che in passato, mi piace dire che l’Italia deve fare l’Italia, rispondendo ad una domanda che aumenta ed e’ confermata dai dati sull’innalzamento delle ricerche sul maggiore motore di navigazione internet, e puntare sui talenti che il mondo le riconosce: bellezza, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale che sempre più incrociano la frontiera della green economy. Talenti che ci consegnano le chiavi della contemporaneità e delle sfide del futuro perchè assecondano la voglia crescente di sostenibilità dei consumatori e danno risposte ai grandi cambiamenti negli stili di vita e nei modelli di produzione”.

Vera MORETTI

Parte da Milano l’aereo del lusso

Il lusso Made in Italy piace sempre di più all’estero.
Sono molti, infatti, i marchi italiani che aprono store e showroom all’altro capo del mondo e, nella maggior parte dei casi, si tratta di successi annunciati.

Per far conoscere ancora meglio i prodotti del Belpaese, è nato un progetto che farà volare, letteralmente, il Made in italy nelle principali piazze del lusso a livello mondiale.
Alcune delle principali realtà del lusso nostrano, infatti, decolleranno a bordo di un aereo appositamente allestito, e prenderanno parte ad un tour che, in 45 giorni, le porterà a toccare il suolo di paesi come Dubai, Abu Dhabi, Qatar, Oman, Russia, Cina, Corea, Hong Kong, Giappone, India, Brasile e Stati Uniti

Il progetto si chiama Italian Luxury in the World (ILW) ed è stato ideato da Andrea Radic e Daniele Biagi, concepito come “una nuova forma di promozione delle nostre eccellenze nel mondo”, per usare le parole dello stesso Radic, promotore dell’iniziativa.

Saranno ben 100 le aziende italiane che saliranno a bordo di questo specialissimo aereo, appartenenti ai settori più disparati, dalla moda al cibo, senza disdegnare il design. I primi ad aver sposato l’iniziativa, finanziata esclusivamente da privati, sono stati lo studio legale internazionale Baker & McKanzie e il fondo di investimenti milanese Scm (Solutions capital management.

Tra i brand del lusso che hanno già detto sì, ci sono il gruppo di distillati Nonino, l’argentiere Ganci e lo studio internazionale di architettura Karim Azzab, anche se l’iniziativa ha incuriosito molti, a cominciare da Mario Boselli, presidente della Camera di Commercio della Moda, fino ai vertici di Federlegno Arredo e di Confindustria.

Anche Giuliano Pisapia ha mostrato il suo assenso al progetto, poiché considera ILW “una bellissima iniziativa, che permetterà di portare nel mondo, oltre che un messaggio di innovazione, anche quello che Milano ha da offrire, per attirare investimenti in Italia in un momento in cui ce n’è un gran bisogno”.

Vera MORETTI

Per gli stranieri, il turismo è Made in Italy

Italia regina delle mete vacanziere 2013. In tempi di crisi, che costringono quasi la metà degli italiani a rinunciare alle ferie, ci pensano gli stranieri ad affollare spiagge e siti culturali del Belpaese.
Attratti anche dall’alta qualità dell’enogastronomia Made in Italy, i turisti scelgono il nostro mare e le nostre montagne per staccare la spina e dedicarsi a divertimento e relax.

A confermare questa tendenza c’è l’Osservatorio nazionale sul turismo di Unioncamere e Isnart nella sua indagine sul turismo organizzato internazionale: un terzo dei viaggi venduti dai tour operator internazionali che hanno l’Italia nei propri cataloghi hanno come meta finale proprio il Belpaese.

Insomma, anche se i valori sono ancora inferiori rispetto al periodo precedente la crisi, si registra, per questa estate 2013, un incremento di 3 punti percentuali rispetto all’anno passato, salendo così al 30%, contro il 38% del 2008.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato a proposito: “La domanda di viaggi e vacanze, dicono gli operatori internazionali, e’ sempre più esigente. L’Italia, che nell’immaginario collettivo e’ la terra della bellezza, della cultura e della unicità delle proprie produzioni, deve continuare a investire sulla qualità, che è la strada maestra per assicurarsi il gradimento dei turisti internazionali“.

Ma cosa spinge il turista straniero a varcare i nostri confini?
Prima di tutto, il binomio, sempre vincente, cultura-enogastronomia (secondo il 60-64% dei tour operator internazionali), poi la sua storia (41%), il patrimonio naturalistico-ambientale (29%) e lo stile di vita italiano (26%).
Queste caratteristiche hanno sbaragliato, almeno per quest’anno, Francia e Spagna.

Questo successo, comunque, dipende molto dal peso che l’Italia ha nei diversi mercati.
Ad esempio, il Belpaese rappresenta oltre la metà della quota di venduto sul totale dei viaggi organizzati quest’anno dai turisti olandesi (l’anno scorso arrivava al 26%), il 48% di quelli australiani (14 punti percentuali in più del 2012), il 47% di quelli statunitensi (+12 punti percentuali), il 45% di quelli russi (era il 28% l’anno scorso), il 43% di quelli argentini (+7 punti percentuali), il 41% dei canadesi (11 punti in più), il 37% dei giapponesi (in aumento di 9 punti percentuali).

E se l’estate 2013 non è ancora entrata nel clou, c’è già chi pensa a quella dell’anno prossimo, con previsioni di stabilità per quanto riguarda le mete preferite,, da parte del 73% dei tour operator internazionali che vendono viaggi e vacanze nel nostro Paese, mentre un operatore su quattro considera possibile un‘ulteriore crescita.

Belle sorprese potrebbero arrivare dai Paesi del Nord Europa, tra i quali l’Austria, la Danimarca, la Svezia e la Norvegia, oltre alla Cina e alla Corea.

Vera MORETTI

Accordo italo-coreano per creare energia intelligente

E’ stata siglata un’intesa tra il Gruppo Loccioni, società marchigiana di Angeli di Rosara, in provincia di Ancona, che opera in Italia e in 40 Paesi all’estero nel settore dell’alta tecnologia, e la coreana Samsung SDI.
Grazie a questa partnership, ed a un sistema tecnologico innovativo, verranno forniti ad Enel 1,5 milioni per l’erogazione di energia intelligente.

L’unione di due colossi permetterà di evitare le dispersioni e di contenere i costi, cosa che già fa Loccioni per i grandi gruppi industriali, migliorando la qualità dei prodotti e dei processi nei settori dell’energia, dell’automotive, dell’ambiente, del biomedicale e degli elettrodomestici.

Inizialmente, il progetto verrà sperimentato in Emilia Romagna, e riguarderà strettamente l’integrazione in rete della generazione da fonti rinnovabili, attraverso la realizzazione di un sistema di controllo e l’utilizzo di un sistema di storage basato su tecnologia agli ioni di litio.

Questo sistema innovativo permette, di fronte a un eccesso di produzione di energia pulita rispetto ai fabbisogni, in determinate fasce orarie, di trattenerla per poi rilasciarla in presenza di picchi di consumi.
Una ottimizzazione della produzione per rendere più intelligenti e flessibili gli utilizzi, attenuare i picchi di carico e garantire una migliore qualità del servizio di erogazione della luce.

Il gruppo marchigiano ha messo a disposizione le sue competenze nella ricerca di soluzioni innovative per il contenimento dei consumi energetici.
La multinazionale asiatica, dal canto suo, ha accumulato una notevole esperienza nel campo delle batterie agli ioni di litio, delle quali è il più grande produttore al mondo, con un miliardo di celle all’anno e con un profitto superiore ai 5 miliardi di dollari all’anno: la batteria è utilizzata dai principali produttori americani ed europei di auto elettriche.

È stata proprio Samsung a cercare l’azienda marchigiana, che ha contemporaneamente stretto un accordo con il gestore dei servizi energetici Gse, intesa che prevede un’attività di ricerca per sperimentare la smart gride, vale a dire la rete di informazione che affianca quella delle rete elettrica per garantire funzionalità ed efficienza e per evitare gli sprechi, i sovraccarichi e i cali di tensione.

Vera MORETTI

Le scarpe italiane sono un affare estero

Le calzature italiane sono sempre più apprezzate all’estero tanto che, dopo essere state prodotte entro i confini nazionali, e precisamente nelle Marche, in Romagna e in Veneto, vengono spedite direttamente all’estero.

I mercati più attivi sono quelli di Russia, Giappone e Corea, paesi che, proprio per la frequenza di scambi ed esportazioni, stanno diventando molto vicini.
L’export verso i Paesi dell’est sta dando linfa ad un mercato che, considerando le vendite interne, sarebbe altrimenti stagnante e per nulla competitivo.

A testimoniare questo trend c’è Baldinini, società specializzata nella produzione di calzature esclusive che si collocano nella fascia altissima di mercato.
Da piccola bottega artigiana fondata nel 1910 a San Mauro Pascoli, è diventata oggi un’azienda che dà lavoro a più di 450 dipendenti e che ha realizzato, nel 2012, un fatturato di 115 milioni di euro, in aumento del 15% rispetto all’anno precedente.
Obiettivo prossimo è non solo confermare il più che soddisfacente risultato ottenuto, ma arrivare, nel giro di pochi anni, a raggiungere 250 milioni di euro.

Gimmi Baldinini, presidente della società, ha spiegato il successo del marchio indicando come formula vincente quella del monobrand, ma anche l’aver intrecciato rapporti di mercato con la Russia, appunto, che da sola contribuisce attualmente per il 70% del giro d’affari totale,e dove l’impresa conta una sessantina di negozi monomarca non solo a Mosca e San Pietroburgo, ma anche nelle regioni più lontane, come Ekaterinburg, Novosibirsk, Tiumen e Krasnodar sempre più sensibili alla moda italiana.

Il Medioriente incalza, con Dubai in prima linea, grazie anche ai quattro store appena aperti, ma tra le nuove mete internazionali c’è anche Cipro, influente approdo turistico.
Accanto alle new entry, ci sono anche le conferme di New York, Londra, Lugano e Montecarlo.

Solo il Belpaese sembra remare contro gli eccellenti risultati ottenuti dalla maison, come il numero uno di Baldinini conferma: “Tutta la nostra produzione è in Italia, anche se non c’è niente che ci stimoli a restare, ma spostare un’azienda all’estero è complesso”.

Non così attaccato alla definizione di Made in Italy è Silvano Lattanzi fondatore e presidente della società Zintala, nata nel 1971 a Fermo, che produce scarpe extralusso in pelle da uomo e da donna fatte a mano: “Il concetto del made in italy è insignificante, è il brand aziendale che tira le vendite. Il mercato interno non esiste; i paesi ai quali ci rivolgiamo sono gli Stati Uniti con New York, la Russia con Mosca, la Cina, il Giappone, la Corea. Da 42 anni abbiamo scelto di puntare tutto sulla qualità artigianale e sartoriale di altissimo livello. Le nostre scarpe sono in grado di accompagnare il cliente per 20 anni e questi paesi sono amanti del bello”.

Ha base a Montebelluna, invece, la calzatura sportiva di Stonefly, che deve buona parte del suo successo al Blusoft, un esclusivo sistema brevettato che consiste in una goccia di gel posta nella suola che permette di camminare con leggerezza e senza fatica.

L’azienda veneta conta oggi 110 dipendenti e vanta, nel 2012, un fatturato di 90 milioni di euro.
Adriano Sartor, AD di Stonefly, spiega così le strategie del brand: “C’è una velocità differenziata a seconda dei mercati in cui si va a operare. Il mercato domestico è in ulteriore contrazione e ci stiamo orientando verso l’Estremo Oriente, in Paesi come Giappone, Corea, Cina, dove stiamo investendo parecchio, sia in termini di collezioni che di risorse. La difficoltà è capire come funzionano questi mercati. Stiamo investendo con uffici nostri dedicati in loco per questo; si tratta però di fare un passo alla volta”.

Vera MORETTI

Il legno pregiato come investimento alternativo

Salvaguardare il patrimonio in tempi di crisi non è un’impresa facile. In particolare vorrei attirare l’attenzione su quello che potrebbe accadere se le valute dovessero perdere di valore, un po’ quello che è accaduto in Germania durante la Repubblica di Weimar, quando la carta moneta valeva così poco che si pesava anziché contare le banconote. 

Nel 1923 un litro di latte è arrivato a costare 26 miliardi di marchi!

La ricetta che gli Stati Uniti stanno proponendo nel 2013 sembra simile: per rimanere competitivi, aumentiamo la quantità di moneta in circolazione, causando svalutazione e inflazione, così riduciamo anche gli indebitamenti.

Se beni e servizi non crescono in egual misura, ecco che la moneta perde il suo potere d’acquisto, cioè il valore.

L’indebitamento degli Usa verso l’estero è così forte che la manovra inflattiva indurrà anche gli altri Paesi ad usare la stessa medicina. Se questo accadrà, come si può proteggere il valore reale del patrimonio? Acquisendo beni reali, che incrementino il loro valore e lo mantengano, indipendentemente da quanto accade all’economia mondiale.

Un ben reale di cui ho già parlato, e di cui parlano in molti, è l’oro. Un altro bene reale, di cui non parla mai nessuno, è il legno pregiato, cioè il legno usato per arredamento o costruzioni. Tutto il legno usato nel mondo ormai deve provenire da foreste coltivate, non è più possibile tagliare le foreste naturali. Quindi si andrà verso una risorsa scarsa. Per alcuni tipi di legnami, ad esempio il teak, c’è una forte richiesta da parte dei mercati asiatici, che lo utilizzano per la costruzione di case e ponti. Siccome i mercati asiatici sono in forte espansione, questo porta alla considerazione che “domanda in aumento + risorsa scarsa = aumento dei prezzi”.

Certo, bisogna coltivare il legno in zone del mondo non ancora sviluppate e con condizioni geo climatiche ideali, il legno hai tempi di crescita abbastanza lunghi e bisogna aspettare parecchio se si vogliono ottenere le dimensioni più redditizie del tronco. Ma ha anche il vantaggio che più si aspetta, più cresce e più valore si ottiene. E se al momento del taglio ci sono problemi sociali o politici, si può aspettare, intanto continua a crescere e non va a male. E’ un investimento sostenibile, ecologico, reale.

Questo tipo di investimento alternativo è da tempo utilizzato da moltissimi investitori istituzionali all’estero (fondi comuni, fondazioni, istituti religiosi, banche, family office, in Germania, Belgio, Svizzera, USA). In Italia è pressoché sconosciuto.

Sarà cura del vostro consulente patrimoniale stabilire quanta parte del vostro patrimonio è corretto investire in questo modo e soprattutto se rispecchia i vostri obiettivi di vita e il piano finanziario che avete concordato. Ma vale la pena rifletterci.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Cariparma e Sace insieme per lo smobilizzo dei crediti verso le PA

Le imprese clienti del gruppo Cariparma Crédit Agricole potranno beneficiare di un plafond di 75 milioni di euro finalizzato allo smobilizzo dei crediti verso la pubblica amministrazione.
Questa operazione è stata resa possibile da un accordo che sarà siglato a Parma dai vertici di Sace Fct (Factoring) e da quelli dell’istituto di credito.

A questo proposito, Franco Pagliardi, dg di Sace Fct, ha dichiarato: “In una congiuntura in cui sempre più aziende cercano nuovi strumenti per gestire al meglio i propri flussi di cassa, l’accordo è un passo avanti importante che garantirà alle aziende un più facile accesso ai servizi di factoring proprio al fine di sostenere le esigenze di liquidità“.

Ha fatto eco a queste parole anche Carlo Piana, direttore imprese corporate di Cariparma Crédit Agricole: “L’accordo con Sace Fct si aggiunge alle nuove misure per il credito alle Pmi sancite dal decreto Sviluppo alle quali avevamo già aderito“.

I servizi che le due parti svilupperanno cercheranno di offrire alle imprese un sostegno creditizio e un contributo per mantenere o ripristinare l’equilibrio finanziario nell’operatività aziendale.

L’istituto di credito ha visto la sua operatività commerciale estera estendersi del 7% solo nel 2012, in un contesto di mercato che a novembre faceva segnare un 3,6%. Tra i settori più attivi sui nuovi mercati la meccanica e l’agroalimentare.

Le operazioni estere sono state oltre 1.300 e si sono dirette soprattutto in Cina, Giappone, Corea, Algeria e Tunisia, ma anche Turchia, che rappresenta una specie di zona franca tra Oriente e Occidente.

Vera MORETTI

Unicredit: un evento B2B per le imprese lombarde

 

Una serie di incontri che avranno lo scopo di creare sinergie e nuove relazioni tra 45 imprese lombarde e buyer provenienti da Russia, Polonia, Turchia e Corea. E’ il progetto B2B promosso da Unicredit, in collaborazione con Ice, l’Istituto nazionale per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane: l’iniziativa è ricolta alle piccole, medie e grandi imprese operanti nei settori della biancheria per la casa, l’intimo, la moda mare e la calzetteria

Due gli appuntamenti da segnarsi in agenda: la prima data è quella del 27 novembre a Brescia, presso lo Chervò Golf Club di Pozzolengo. Le 45 imprese selezionate avranno la possibilità di organizzare da 4 a 6 meeting della durata di 30 minuti nell’arco di mezza giornata, per un totale di oltre 500 incontri.

La seconda tappa si svolgerà invece a Pistoia, il 29 novembre, presso l’Hotel Villa Cappugi.

Imprese e buyer sono stati selezionati secondo criteri meritocratici: rating, bilancio, dimensione, propensione all’export. Tutte le imprese sono posizionate idealmente a ridosso dei top player del mercato, come Blugirl, Playtex, Parah, Missoni Home, Moschino Lingerie. A selezionare i buyer partecipanti, provenienti da Russia, Polonia, Turchia e Corea, le banche estere del gruppo Unicredit, in collaborazione con gli uffici locali dell’Ice.

Confindustria vola a Seoul

Farà tappa solo a Seoul, fino al prossimo 23 novembre, la prima missione economica in Corea del Sud organizzata da Confindustria, ABI e Unioncamere, sotto l’egida del Ministero degli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico.

La trentesima missione economica di sistema e’ guidata dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, accompagnata dal vice presidente per l’internazionalizazione, Paolo Zegna, e dal vice presidente dell’ABI, Guido Rosa.

Sono state circa 60 le aziende italiane ad aderire alla missione, 7 gruppi bancari, 7 associazioni industriali, insieme a Simest e Bocconi, per un totale di oltre 120 partecipanti.

Ma quale sarà il calendario della missione in Asia? Al centro del programma, il Forum economico Italia- Corea, volto a delineare le nuove opportunità per le imprese italiane e asiatiche dopo l’accordo di libero scambio (FTA) siglato tra Unione europea e Corea del Sud.

E poi ancora un workshop dal titolo ”Doing Business in Korea” , e numerosi seminari dedicati alla componentistica auto e ai beni di consumo made in Italy.

”La Corea appresenta oggi la 15ma economia mondiale e la quarta in Asia – ha precisato Emma Marcegaglia – numeri che danno la dimensione di un mercato che offre grandi potenzialità alle nostre aziende. Quello coreano e’ un sistema industriale tra i più avanzati al mondo, sia per innovazione di prodotto sia di processo, caratteristiche che ne fanno un potenziale ottimo partner per il nostro sistema industriale”. La presidente di Confindustria ha poi continuato sottolineando l’importanza dell’accordo siglato tra Italia e Corea. “L’entrata in vigore, lo scorso luglio, dell’accordo di libero scambio tra Ue e Corea da’ ulteriore slancio allo sviluppo delle relazioni industriali e commerciali”.

Nel 2010, l’economia coreana ha registrato una crescita del Pil del 6,2% , con previsioni di crescita del 3,9% nel 2011. Questo grazie anche al costante impegno da parte del governo coreano a incentivare l’opera di internazionalizzazione e promozione del proprio paese in ambito culturale, tecnologico ed economico sulla scena mondiale.

La Corea rappresenta inoltre il settimo paese esportatore al mondo, con un incremento di +24,2% nel primo semestre del 2011. Guardando all’Italia, nei primi 7 mesi del 2011 le nostre esportazioni in Corea hanno registrato una crescita dell’8,3% rispetto allo stesso periodo del 2010, mentre l’import dalla Corea e’ aumentato del 50,8%. Tra i prodotti italiani più esportati: macchinari di impiego generale e speciale, articoli di pelletteria, di abbigliamento, prodotti farmaceutici e chimici.

Alessia Casiraghi