Costo del denaro, BCE ancora ferma e mutui più leggeri

La BCE ha deciso di lasciare invariato il costo del denaro, un sospiro di sollievo per il mercato immobiliare che prova ripartire.

Costo del denaro, la BCE continua a non aumentare il tasso di interesse

Eravamo abituati ai rialzi mensili del costo del denaro, rialzi che fanno tremare soprattutto il mondo immobiliare perché hanno come effetto immediato il rialzo dei tassi di interesse su prestiti e mutui. Dopo 10 rialzi consecutivi a distanza di 1 mese o poco più, da qualche mese tutto è rimasto fermo, in tre successive riunioni della BCE non c’è stato alcun rialzo dei tassi.

Il rialzo dei tassi di interesse è dovuto al tentativo di correggere l’inflazione attraverso una riduzione della domanda indotta. In effetti negli ultimi mesi la corsa dei prezzi sembra essersi calmata e proprio per questo motivo la BCE ha deciso di non continuare la serie di rialzi del costo del denaro.

Attualmente il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%.

Perché la BCE non rialza il costo del denaro?

La motivazione della BCE sono: “le nuove informazioni hanno confermato sostanzialmente la sua valutazione precedente circa le prospettive di inflazione a medio termine. A parte un effetto base al rialzo sull’inflazione complessiva legato all’energia, la tendenza al ribasso dell’inflazione di fondo è proseguita e i passati incrementi dei tassi di interesse continuano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento. Le condizioni di finanziamento restrittive frenano la domanda, contribuendo al calo dell’inflazione”.

L’obiettivo è portare il tasso di inflazione al 2%, questo potrebbe voler dire che nel breve termine non è possibile aspettarsi una riduzione dei tassi di interesse, sicuramente non crescerà la rata del mutuo a tasso variabile.

Nel comunicato diramato dalla BCE si conferma che le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario.

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Costo del denaro e mutui, quando scendono i tassi di interesse?

Dopo dieci aumenti consecutivi del costo del denaro da parte della BCE, per la prima volta nel mese di ottobre non c’è stato un aumento, ma un freno. Questo vuol dire che a breve non ci saranno aumenti del tasso di interesse praticato su mutui e prestiti, molti però si chiedono: quando inizierà a diminuire il costo del denaro? Ecco le previsioni degli economisti.

Stop all’aumento del costo del denaro

Gli aumenti del costo del denaro della BCE sono iniziati nell’estate 2022 e sono andati avanti in modo consecutivo per oltre un anno. Ad ottobre, in vista della riunione della BCE, alcuni ritenevano che potesse esservi un nuovo aumento, ma molti economisti avevano previsto uno stop e lo stesso si è verificato. L’obiettivo degli aumenti del costo del denaro era calmierare l’inflazione, lo stop agli aumenti del costo del denaro è stato determinato proprio dal fatto che l’inflazione ha smesso di crescere.

Previsioni tagli costo del denaro e tasso interesse mutui

Molte persone a questo punto aspettano un taglio del costo del denaro, questo potrebbe portare una riduzione dei tassi di interesse sui mutui a tasso fisso e una riduzione della rata del mutuo a tasso variabile.

A un eventuale taglio del costo del denaro potrebbero seguire anche rinegoziazioni e surroghe dei mutui già stipulati. Per la maggior parte degli analisti però, sebbene a breve non siano previsti nuovi aumenti del costo del denaro, visto che l’inflazione sembra essere sotto controllo, non ci si può attendere nel breve periodo anche un taglio. Questo per ragioni di prudenza, infatti Christine Lagarde a margine dell’ultima riunione ha dichiarato che la BCE è pronta a intervenire nuovamente nel caso in cui l’inflazione dovesse ricominciare a crescere, si adotta quindi un atteggiamento prudente.

La maggior parte degli analisti ritiene che un primo taglio vi potrebbe forse essere nel terzo trimestre del 2024, una parte minoritaria ritiene che invece vi potrebbe essere un taglio nel mese di luglio 2024. Praticamente ritengono tutti improbabile un taglio nel primo semestre dell’anno.

Ne deriva che i tassi di interesse dei mutui potrebbero restare ai livelli attuali ancora per molti mesi, l’unica nota positiva è che non aumenteranno.

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Aumento del costo del denaro della Bce, rata del mutuo a rischio

La Bce tira dritto, arriva un nuovo aumento del costo del denaro dello 0,25%, sempre più elevate le preoccupazioni per le famiglie che devono pagare il mutuo.

Bce, politica monetaria restrittiva e nuovo rialzo del costo del denaro

La politica della Bce non arretra, arriva un nuovo aumento del costo del denaro di 0,25 punti percentuale che andrà a impattare sui tassi di interesse delle banche su mutui e prestiti. Si tratta del decimo aumento consecutivo del costo del denaro adottato dall’estate del 2022 e non mancano aspre critiche.

La serie di rialzi del costo del denaro inizia nell’estate del 2022, l’obiettivo era avere sotto controllo l’inflazione andando a ridurre la domanda di beni. Fin da subito su questa politica monetaria sono state espresse critiche perché secondo molti, tra cui l’Italia, l’inflazione è trainata non dall’aumento di domanda di beni, ma dall’aumento dei costi energetici che è poi ricaduto nel tempo su tutti i beni. Di conseguenza aumentare il costo del denaro ha poco impatto. Nonostante queste critiche, la Bce, guidata da Christine Lagarde, ha continuato sulla sua strada con aumenti quasi mensili del costo del denaro.

Nel frattempo, visto che l’aumento dell’inflazione si è fermato e anzi si notano lievi cali in tutta la zona euro, molti avevano pensato che la Bce, non avrebbe fatto marcia indietro, ma si sarebbe fermata, invece così non è stato e il 14 settembre 2023, arriva l’ennesimo aumento del costo del denaro che è del 4% sui depositi e del 4,50% per le operazioni di rifinanziamento. Se si ricorda che un anno fa il costo del denaro era ancora neutralizzato, si nota una differenza abissale.

Preoccupazione per i tassi di interesse dei mutui

La scelta della Bce è motivata dal fatto che è necessario mantenere a lungo i livelli di inflazione raggiunti, inoltre sottolinea nel comunicato “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario” . Insomma non ci sono prospettive rosee a breve termine e considerando le critiche espresse da Christine Lagarde (Bce), sulla tassa sugli extra profitti, non vi è ampio margine per l’Italia per aiutare le famiglie.

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Secondo le stime di Facile.it da luglio 2022, momento in cui la Bce ha iniziato la serie di rialzi, la rata dei mutui a tasso variabile è aumentata del 66%, in base alle simulazioni emerge che chi pagava una rata di 456 euro, ora paga 759 euro.

Ha potuto ottenere un reale vantaggio chi ha stipulato il mutuo prima di luglio 2022 scegliendo il tasso fisso. Naturalmente la scelta della Bce di un nuovo ritocco al rialzo dei tassi di interesse porterà anche nuovi aumenti del costo della rata del mutuo.

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Rata del mutuo ancora su, BCE aumenta il costo del denaro

Già con l’aumento del mese di giugno 2023 era stato annunciato il nuovo aumento del costo del denaro del mese di luglio. Potrebbe finalmente essere l’ultimo. Questo si ripercuote direttamente sulla rata del mutuo a tasso variabile e crea difficoltà per chi nelle prossime settimane avesse intenzione di stipulare un mutuo e sebbene già vi siano proposte per contenere le rate, per ora è ancora allarme mutui.

Costo del denaro al 4,25%: crescono le rate del mutuo

Con il nuovo aumento del costo del denaro il tasso di interesse sui finanziamenti arriva al 4,25%, mentre il tasso di interesse sui depositi al 3,75 ( buona notizia per i risparmiatori).

Naturalmente questa scelta, ampiamente annunciata già il mese scorso, andrà a incidere sulla rata del mutuo a tasso variabile che aumenterà in breve tempo. Dal mese di luglio dell’anno scorso, in cui è iniziata la serie di aumenti, questo è il 9°, i primi sono stati dilazionati nel tempo, nel 2023 invece sono stati aumenti mensili.

L’obiettivo è frenare la domanda e di conseguenza portare a una riduzione dei prezzi e dell’inflazione. I primi timidi segnali iniziano a vedersi, ma non mancano critiche, in particolare da parte dell’Italia. Più volte è stato sottolineato che in Italia l’aumento dei prezzi non è dovuto alla domanda, ma è dovuto a fattori esterni (crisi energetica, crisi Ucraina) quindi l’aumento del costo del denaro porta solo a un rischio di perdite in termine di Pil e aumenta il rischio di recessione per l’Italia.

Quali aumenti delle rate dei mutui aspettarsi?

Nel frattempo chi ha un mutuo a tasso variabile si chiede cosa dovrà aspettarsi nei prossimi mesi, purtroppo chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile prima dell’inizio degli aumenti del costo del denaro, vedrà ancora crescere la rata, in media rispetto a un anno fa l’incremento totale è di circa il 70% in media.

Aumenti anche per il mutuo a tasso fisso, ma chi ha avuto la fortuna di stipularlo un anno fa ora paga un interesse irrisorio rispetto a chi lo stipula oggi.

Le banche in questi mesi si sono affannate a dare consigli, ad esempio passare al tasso fisso, chiedere una rinegoziazione del mutuo, abbassare la rata e allungare il piano di ammortamento, ma il risparmio che ne deriverebbe è irrisorio, potrebbe trattarsi di un effetto placebo.

Le proposte di legge per aiutare le famiglie a far fronte al caro mutui ad oggi ancora non si sono materializzate. Inoltre dalle prime indiscrezioni emerge che tali vantaggi potrebbero essere applicati solo a chi è in regola con i pagamenti, quindi chi è in difficoltà e già ora non riesce a pagare non verrebbe “tutelato”.

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Allarme mutui, cosa potrebbe succedere agli interessi dopo il 15 giugno 2023?

Il 15 giugno 2023 c’è una nuova riunione della BCE e siamo ormai abituati che in tali occasioni si procede a un rialzo del costo del denaro che inevitabilmente si rifletterà sui mutui e sui prestiti andando ad aumentare i tassi di interesse.

Allarme mutui con la politica monetaria della BCE

La politica economica della BCE è ormai chiara, aumentare il costo del denaro per diminuire la domanda di beni e quindi calmierare i prezzi andando così a ridurre il tasso di inlfazione. Questa politica monetaria è ormai iniziata da quasi un anno. Gli aumenti del costo del denaro sono stati costanti, l’ultimo è stato nel mese di maggio di 0,25 punti percentuali che hanno portato il costo del denaro al 3,75%.

In base alle prime indiscrezioni trapelate il 15 giugno dovrebbe esservi un aumento di pari importo e di conseguenza il costo del denaro dovrebbe arrivare al 4%.

In poco temo questo eventuale nuovo aumento si riverserà sui mutui andando ad aumentare la rata dei mutui già stipulati con il tasso variabile e incidendo sui nuovi mutui a tasso fisso stipulati proprio a partire da tale data.

C’è spazio per un’eventuale posticipo dell’aumento del costo del denaro?

Sembra che le politiche monetarie della BCE stiano dando i loro frutti, infatti nell’area euro nel mese di maggio l’inflazione è in calo. A ciò si aggiunge che, viste le politiche restrittive adottate dalle banche, stanno diminuendo le domande di prestito, questo dovrebbe raffreddare la corsa in salita dei prezzi.

Se questo dato potrebbe far propendere per una pausa nell’aumento costante del prezzo del denaro, dall’altro lato potrebbe dar ragione alla Bce che forte di una politica monetaria aggressiva che sta funzionando probabilmente, o meglio questo è ciò che molti si aspettano, potrebbe di fatto decidere di mantenere la rotta. Questo vorrebbe dire che il costo del denaro potrebbe arrivare al 4%.

Ricordiamo che il costo del denaro al 4% è il prezzo a cui le banche del sistema acquistano denaro dalla Bce per erogare prestiti e mutui. Nel momento in cui lo stesso denaro viene distribuito è ovvio che la banca debba applicare tassi più elevati e rientrare nelle spese di gestione di prestiti e mutui. In poche parole chi chiede un prestito o un mutuo non può ottenerlo con un tasso di interesse al 4%.

Allarme mutui, ultimi dati sui tassi di interesse

Ad aprile i tassi di interessi per mutui erano in media intorno al 4,52%, ad aprile del 2022 si poteva ottenere un mutuo con tasso al 2,15%. Per il credito al consumo il tasso di interesse è invece al 10,52%. Non sono ancora noti i dati definitivi di maggio 2023, ma sicuramente più alti rispetto ad aprile. Non si esclude che il tasso di interesse per un mutuo a tasso fisso possa arrivare dopo l’eventuale rialzo al 6%. Proprio per questo si parla di un nuovo allarme mutui.

Buone notizie vi possono invece essere per i risparmiatori, infatti il tasso di interesse sui depositi è attualmente al 3,25% e potrebbe essere aumentato al 3,50%.

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Auto a rate, ora costano di più. Allarme per le famiglie

È di pochi giorni fa la decisione della BCE di aumentare nuovamente il costo del denaro portandolo al 3,75%. Questo ha portato a un deciso aumento dei tassi dei mutui, ma ancor più sale il tasso di interesse sui prestiti al consumo, generalmente utilizzati per piccoli acquisti, ad esempio di elettrodomestici, del motorino, ma anche dell’auto. Ecco cosa sta succedendo in questo settore e quanto può costare in più acquistare l’auto a rate.

Prestiti a consumo: un vero macigno sulle spalle degli italiani

Quando si fanno acquisti di una certa rilevanza dal punto di vista economico, nella maggior parte dei casi si preferisce pagare a rate e quindi accedere a prestiti. Tutti però sappiamo che i prestiti hanno un costo, la banca o la finanziaria a cui ci si rivolge infatti applica un tasso di interesse e spesso è necessario presentare non solo la busta paga, ma anche un garante.

I prestiti al consumo generalmente hanno tassi di interesse piuttosto elevati e proprio per questo motivo questo nuovo rialzo del costo del denaro si ripercuote sui prestiti per l’acquisto dell’auto in modo deciso portando a un netto aumento della rata da pagare. A lanciare l’allarme è Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) che parla di un vero e proprio macigno sulle spalle degli italiani.

Auto a rate: tassi di interesse troppo alti con un costo fino a 8.200 euro in più

Secondo le stime della Fabi il 25% delle famiglie italiane sono in debito e molte fanno già fatica a far fronte a questi debiti, con l’aumento dei tassi di interesse si stringono le maglie del credito e a molte famiglie i prestiti non vengono concessi, questo naturalmente si riversa anche nel settore dei consumi che di conseguenza calano.

Secondo i calcoli fatti da Fabi, comprare un’auto media del costo di 25.000 euro, con un finanziamento potrebbe richiedere un maggiore esborso di 8.200 euro rispetto al 2021, cioè prima che iniziasse l’aumento del costo del denaro. Insomma non una somma da poco per le casse delle famiglie già erose abbondantemente dall’inflazione. Il tasso di interesse dei prestiti a consumo ormai sfiora la soglia del 10%.

Secondo le stime senza un’inversione di tendenza il rischio è che nel tempo l’onda lunga porti ad una netta perdita di posti di lavoro e quindi a ulteriori difficoltà e restrizioni nel settore.

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Allarme mutui, nuovo aumento del costo del denaro a maggio 2023

La BCE ormai ci ha abituati a costanti aumenti del costo del denaro e anche per il mese di maggio 2023 è previsto un aumento dello 0,25% che genera un nuovo allarme mutui, è sempre più difficile ottenerne uno a tasso fisso e sul variabile c’è un elevato rischio di aumento della rata.

Bce, nuovo aumento del costo del denaro a maggio?

L’ultimo aumento del costo del denaro risale al mese di marzo 2023, esattamente il 16. Con questo ulteriore intervento della Bce il costo del denaro è arrivato al 3,50%. Naturalmente questo ha portato i tassi di interesse dei mutui a crescere e le banche a ridurre le concessioni di mutui a tasso fisso.

La Bce sta usando l’aumento del costo del denaro per tenere sotto controllo la domanda di beni, ricordiamo che una diminuzione della domanda porta anche a una riduzione dei prezzi, o almeno dovrebbe portare a tale situazione, e quindi provare a ridurre l’inflazione. Non tutti sono concordi con questa strategia, ma di fatto la Bce sta continuando sulla sua strada e finora non c’è stato alcun aumento annunciato e poi non attuato. Questo implica che nel mese di maggio il costo del denaro potrebbe arrivare al 3,75%. I mutui a tasso variabile già stipulati vedranno un aumento della rata, ma per i mutui a tasso fisso, stipulati in passato la rata resta fissa.

Allarme mutui, le banche stringono la cinghia e non concedono facilmente mutui

Proprio questo costante aumento del costo del denaro sta inducendo le banche a non concedere i mutui a tasso fisso, infatti il rischio è offrire tassi che tra qualche mese non potranno essere sopportati dalle banche senza avere difficoltà. Questo anche perché le banche sanno bene che se anche tra qualche anno dovesse esservi un’inversione di tendenza e quindi il costo del denaro dovesse scendere, ciò non si tramuterebbe in un maggiore guadagno per le banche perché i clienti a quel punto chiederanno la surroga del mutuo per avere una rata che sia in linea con i valori del momento.

Questi sono i motivi per i quali le banche tendono a concedere con parsimonia mutui a tasso fisso, a ciò si aggiunge che oggi per avere la garanzia di solvibilità dei clienti è richiesto un reddito più elevato del passato, in media 2.300 euro, mentre in passato si riteneva un reddito mensile di 2000 euro sufficiente. La rata media è infatti passata da 600 euro a 800 euro, proprio a causa dell’aumento dei tassi. Inoltre è aumentato il costo della vita e quindi le famiglie hanno bisogno di maggiori risorse per la gestione delle spese quotidiane.

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Allarme mutui: crescono le rate dopo l’ultimo aumento del costo del denaro

La BCE ha approvato il nuovo aumento del costo del denaro dello 0,50% e le famiglie sono già in allarme, in particolare quelle che volevano stipulare un mutuo o ne hanno uno a tasso variabile, ecco le prospettive che hanno già generato un allarme mutui.

Inflazione ancora alta: nuovo aumento del costo del denaro

La crisi della Silicon Valley Bank a cui sono seguiti scossoni anche nelle banche europee con borse in difficoltà aveva fatto ipotizzare che la BCE potesse ripensare alla scelta di aumentare nuovamente il costo del denaro. Così non è stato, infatti la Presidente della BCE Christine Lagarde ha annunciato il 16 marzo il nuovo aumento di 0,50 punti percentuali che ha portato ora il costo del denaro al 3,50%.

La Presidente ha sottolineato che l’inflazione nell’area euro è ancora troppo alta, sebbene vi siano segnali di una riduzione dei prezzi, e di conseguenza è ancora necessario agire affinché possa diminuire la domanda e quindi i prezzi possano riequilibrarsi. Ha anche sottolineato che nel caso in cui il sistema bancario dovesse andare in crisi, la BCE è pronta a iniettare liquidità in modo tempestivo, questo vuol dire che comunque la situazione dovrebbe essere sotto controllo. Non così per le famiglie e per le imprese che hanno bisogno di liquidità per i loro investimenti.

Allarme mutui: le decisioni della BCE portano un considerevole aumento della rata

I tassi di interesse dei mutui sono infatti strettamente correlati al costo del denaro, le banche non possono concedere prestiti e mutui con un tasso di interesse più basso rispetto al tasso fissato dalla BCE perché vorrebbe dire avere delle perdite. Devono anzi applicarne uno più alto, comprensivo almeno dei costi delle varie operazioni poste a termine e di uno spread, cioè un guadagno, che serva a remunerare la banca per i servizi prestati. Questo è il punto anche se descritto in maniera piuttosto semplicistica.

Di fatto dobbiamo attenderci un aumento sostanzioso della rata del mutuo a tasso variabile, sebbene lo stesso sia stato stipulato nei mesi o negli anni precedenti. Allo stesso tempo, chi sceglie oggi di stipulare un mutuo a tasso fisso deve attendersi un TAEG ( Tasso Annuale Effettivo Globale) molto superiore al 4%.

Allarme mutui: come scelgono gli italiani?

Proprio l’instabilità dei tassi di interesse ha portato negli ultimi mesi a una scelta massiva del tasso fisso che rappresenta circa l’80% dei contratti stipulati. Inoltre negli ultimi mesi, per effetto dell’aumento del tasso di interesse, sono diminuiti gli importi richiesti. L’importo medio è 130.691 euro, circa 10.000 euro in meno rispetto agli importi richiesti negli anni precedenti. Per capire l’impatto basta un esempio: il comparatore Facile.it ha stimato che per un mutuo a tasso variabile di 125.000 euro con un piano di ammortamento di 25 anni si è passati da una rata di rata di 456 euro di gennaio 2022 a 693 euro, importo atteso per il secondo trimestre 2023. Solo da questo ultimo aumento del costo del denaro dovrebbe arrivare un aumento della rata di 30-40 euro.

Tasso di interesse mutui: prospettive per i prossimi mesi

Dopo mesi di costanti aumenti dei tassi dei mutui, il mercato sembra essersi stabilizzato e, sebbene le condizioni non siano più le stesse di un anno fa, si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Resta ancora sconsigliata la stipula del mutuo a tasso variabile.

Aumento del costo del denaro: BCE potrebbe ripensarci

A determinare un deciso rialzo dei tassi di interesse per i mutui sono stati i costanti aumenti al costo del denaro determinati dalla BCE. Questi, a loro volta sono dovuti all’esigenza di tenere sotto controllo la domanda in modo da spingere l’inflazione verso il basso. Complici diversi fattori, tra cui il calo dei prezzi energetici, iniziano a vedersi i primi segnali di una discesa generalizzata dei prezzi. Ciò ha portato i mercati a stabilizzarsi e proprio per questo i tassi di interessi sui mutui sono in una fase di stallo. L’ultimo aumento del costo del denaro c’è stato il 2 febbraio ed è stato dello 0,5%, siamo quindi giunti a un costo del denaro al 3%.

Il prossimo rialzo annunciato è per la primavera e dovrebbe essere ancora dello 0.5%, proprio per questo può essere conveniente definire un contratto di mutuo in questo periodo. Deve però essere sottolineato che tale annuncio è stato fatto prima del crollo di Silicon Valley Bank, evento che sta avendo riflessi anche sulle Borse europee e che potrebbe determinare la BCE a non procedere oltre. Decisione già presa dalla FED, istituto che influenza molto le decisioni della BCE.

Tassi di interesse mutui attuali e prospettive

Attualmente è possibile stipulare un contratto di mutuo a tasso fisso con un TAEG, Tasso Annuale Effettivo Globale, circa 3,60% a 30 anni. Naturalmente i valori possono divergere tra i vari istituti bancari. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile, come sempre il tasso di interesse è leggermente più basso rispetto al tasso fisso, ma vi è il rischio che fluttuazioni del costo del denaro possano portare a un aumento e quindi la rata potrebbe subire delle ripercussioni.

Ad esempio, è stato già calcolato che con un futuro rialzo del costo del denaro da parte della BCE, dovrebbe esserci un aumento medio della rata del mutuo a tasso variabile di circa 35 euro. Naturalmente maggiori sono le somme da pagare, più elevato è l’aumento della singola rata. Proprio per questo motivo, visto che a breve non si attendono riduzioni dei tassi di interesse, ma ancora rialzi, può essere consigliato il mutuo a tasso fisso, ricordando che in un secondo momento se la stessa non dovesse più essere conveniente rispetto alle condizioni del mercato, sarà comunque possibile procedere alla rinegoziazione del mutuo o alla surroga.

Infine, se proprio si vuole procedere con la stipula di un contratto di mutuo a tasso variabile, il consiglio è scegliere la formula con CAP, cioè con tetto massimo al tasso di interesse.

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BCE aumenta nuovamente il costo del denaro: imprese e famiglie con problemi di liquidità

La Banca Centrale Europea ha comunicato il nuovo aumento del costo del denaro, ora sarà al 2,5%. Ecco cosa succederà e quali difficoltà potrebbero incontrare imprese e famiglie.

La BCE sceglie la strada del quarto aumento del costo del denaro in pochi mesi

Dal mese di luglio 2022 la BCE ha invertito la rotta della politica monetaria e ha deciso fermare il Quantitative Easing e di aumentare il costo del denaro più volte. Il primo rialzo è stato proprio a luglio ed è stato dello 0,5%, il secondo il 14 settembre ed è stato dello 0,75%, il terzo aumento di novembre è arrivato allo 0,75%. Si è quindi giunti al 2% che ha portato reazioni a catena su tutti i prodotti finanziari, ad esempio mutui e prestiti.

Dal mese di luglio ad oggi le rate dei mutui variabili sono aumentate in media di 180 euro e non è andata molto meglio a chi ha stipulato in questi mesi un mutuo a tasso fisso. Sebbene nuovi aumenti fossero già stati annunciati la maggior parte delle persone riteneva che gli stessi sarebbero ripartiti nel 2023, invece oggi a sorpresa la decisione della BCE di aumentare il costo del denaro di altri 0,50 punti percentuali portandolo così al 2,5%.

Cosa cambia per famiglie e imprese?

Avere il costo del denaro al 2,5% implica che le banche per avere liquidità da concedere devono scontare proprio tale prezzo ed è ovvio che quindi siano costrette ad offrire i loro prodotti a tassi più alti del 2,5%. Naturalmente i tassi di interessi proposti ai clienti finali (imprese e famiglie) sono calcolati  anche in base al rischio connesso al singolo finanziamento ecco perchéi prestiti al consumo, utilizzati ad esempio per acquistare l’auto rischiano di sfiorare il Taeg del 10%.

Di fatto questo ulteriore aumento rappresenta un grosso freno per l’economia e l’intento della BCE è proprio questo, cioè inibire i consumi e quindi la domanda, in questo modo è possibile tenere sotto controllo i prezzi dei prodotti e di riflesso l’inflazione. La BCE non è stato l’unica ad avere aumentato il costo del denaro, infatti l’impressione è che siano stati concordati i tempi tra le varie banche centrali: la Federal Reserve Statunitense ha portato il costo del denaro ad una forbice compresa tra 4,25- 4.5% e ha annunciato ulteriori aumenti nei prossimi mesi; sempre il 15 dicembre la Bank Of England ha stabilito un rialzo dello 0,5% portando così i tassi inglesi al 3,5%.

Un costo del denaro così elevato non si registrava dal 2008, inoltre non sono affatto esclusi nuovi aumenti.