Istat: a maggio sono incrementate le esportazioni

Secondo i dati rilevati da Istat, a maggio le esportazioni dell’Italia registrano un incremento dell’1,4% rispetto al mese precedente, mentre l’aumento tendenziale è stato del 4,8%.

Il saldo commerciale risulta positivo e pari a 1 miliardo di euro, con avanzi sia per i paesi Ue (+691 milioni) sia per quelli extra Ue (+316 milioni). Il deficit registrato nei primi cinque mesi e’ di 2,6 miliardi, in forte ridimensionamento rispetto all’anno precedente (-18,2 miliardi). L’avanzo negli scambi di prodotti non energetici è pari a +25,5 miliardi, tre volte più ampio di quello del 2011 (+7,4 miliardi).

La crescita congiunturale dell’export, spiega l’Istituto di statistica, è dovuta a un sostenuto incremento delle vendite verso i paesi extra Ue (+5,5%), mentre quelle sul mercato Ue calano del 2,0%. L’aumento delle vendite di prodotti energetici (+27,4%) è particolarmente rilevante. L’incremento congiunturale delle importazioni si manifesta per entrambe le aree di interscambio (+1,2% per i paesi extra Ue, +0,7% per i paesi Ue), con aumenti più rilevanti per beni strumentali (+6,9%) e prodotti energetici (+1,3%).

Sicilia: +60% per le imprese familiari

La piccola e media imprenditoria premia la Sicilia. E’ l’azienda a conduzione familiare a registrare i tassi di crescita maggiori nell’ultimo decennio nell’isola, e anche su scala nazionale.

Nel decennio 2000-2010 le aziende siciliane a conduzione familiare hanno registrato un aumento del fatturato pari al 146%,  60 punti in più rispetto alla media nazionale, secondo  quanto rivela un’indagine condotta dall‘Osservatorio AUB, promosso da AIdAF (Associazione Italiana Aziende Familiari) e dal gruppo UniCredit.

La ricerca è stata avviata dalla Cattedra AidAF – Alberto Falck di Strategia delle aziende familiari, dell’Università Bocconi con il supporto della Camera di Commercio di Milano nel 2009. Il focus dell’indagine si è concentrato su strutture, dinamiche e performance di tutte le aziende familiari italiane con ricavi superiori a 50 milioni.

A Valledolmo, in provincia di Palermo sono stati resi noti i risultati riguardanti le aziende made in Sicily. Il dato emerso è sorprendente: nel decennio 2000-2010 le aziende siciliane a conduzione familiare hanno registrato un aumento del fatturato pari al 146%, mostrando un trend di crescita superiore di oltre 60 punti rispetto alla media dell’Osservatorio AUB.

Ma come si spiegano questi numeri in un momento così difficile e precario per l’economia italiana? La crescita esponenziale è riconducibile, secondo AUB, almeno in parte all’incremento in termini di fatturato del settore del commercio e trasporti, a cui appartengono la maggior parte delle aziende familiari siciliane.

AUB ha poi evidenziato alcune caratteristiche strutturali dei settori impiegati nella piccola e media impresa in Sicilia: prima fra tutte, la minore incidenza del peso degli investimenti nel commercio, ovvero dinamiche competitive meno marcate nei trasporti. La quasi totale assenza di operazioni di M&A avvenute nel corso dell’ultimo decennio sembra confermare come il trend di crescita sia dunque imputabile ad un aumento della domanda interna del settore, e non ad una crescita per linee esterne.

”L’Osservatorio AUB rappresenta una fotografia accurata, basata su un’analisi rigorosa del mondo dell’impresa familiare italiana – ha sottolineato Dario Prunotto, responsabile del Private Banking di UniCredit in Italia. – La conoscenza approfondita del tessuto imprenditoriale e, nello specifico, delle aziende familiari ci ha condotti a un progressivo affinamento del modello di servizio specificatamente destinato a questo segmento di clientela”.

A.C.

2012, la moria delle imprese. Fermiamo la strage

di Davide SCHIOPPA

Fermiamo la strage. I dati messi in fila dalla Cgia di Mestre sulla mortalità delle imprese italiane in questo momento difficile sono tutt’altro che incoraggianti. Secondo l’associazione mestrina, in Italia muoiono oltre 1.600 imprese ogni giorno. 66 e rotti ogni ora, più di una al minuto, diciamo noi. Nei primi tre mesi del 2012, infatti, sono cessate 146.368 imprese, a voler essere precisi 1.626 al giorno.

Se la differenza tra le nuove iscrizioni alla Camera di commercio e le cessazioni nel periodo gennaio-marzo 2012 è stato negativo (-26.090), quello che preoccupa la Cgia non è tanto questo segno meno (storicamente, infatti, il primo trimestre di ogni anno presenta quasi sempre un valore negativo) quanto il fatto che ad iscriversi sono aziende che hanno dimensioni occupazionali minori di quelle che abbassano la saracinesca.

Rispetto al primo trimestre 2011 la situazione della nati-mortalità delle imprese italiane è comunque peggiorata. Se le cessazioni erano state più contenute di quest’anno (134.909), il saldo presentava però un dato meno negativo di quello del 2012: -9.638. Una differenza che, secondo la Cgia, è riconducibile alla classe dimensionale riferita alle partita Iva senza dipendenti: se quest’anno, per questo comparto, la differenza tra la natalità e la mortalità è stata di +3.987, l’anno scorso aveva superato le 19mila unità (+19.369).

Se tra le aziende fino a un addetto c’è una evidente supremazia dei neoimprenditori – sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestrequello che preoccupa è che nelle classi dimensionali superiori il saldo è sempre negativo. Insomma, se a chiudere sono le imprese più strutturate che solo in parte vengono rimpiazzate con altre aventi livelli dimensionali più contenuti, ciò comporta un evidente aumento dei senza lavoro“.

Come fare per fermare la mattanza? Inutile nasconderlo, molto spesso un’impresa cessa per la leggerezza imprenditoriale da parte di chi l’ha creata: business plan sbagliati, errata conoscenza del mercato, scarsa vena imprenditoriale, metteteci quello che volete… Il più delle volte, però, a decretare la morte dell’impresa è chi l’impresa la dovrebbe tutelare, a partire dalla Costituzione: lo Stato. Ditelo a tutti coloro che hanno dovuto chiudere e mandare a casa gente perché hanno lavorato più per pagare le tasse che per creare ricchezza per gli altri e per sé. Ditelo a tutti coloro che hanno ricevuto cartelle esattoriali a 4 zeri per sviste o mancati versamenti di poche decine di euro. Ditelo a tutti coloro che si sono trovati vincoli paradossali per assumere persone e veti e giudici che hanno loro impedito di privarsi dei dipendenti poco onesti.

Perché, non nascondiamoci: l’Italia non cresce da ben prima della crisi, lo spread e la Merkel sono solo i capri espiatori per chi ha mentito sapendo di mentire. Al Paese, alle imprese, ai cittadini. E anche se ora siamo qui a contare i “morti”, non smettiamo di invocare politiche fiscali e occupazionali capaci di dare agli imprenditori una ragione per continuare a credere che fare impresa sia una delle attività più belle, alte e gratificanti per l’uomo che si sente di dare qualcosa. Se uccidete le imprese, vi preghiamo, non uccidete anche la speranza.

Confesercenti: la sfida per far ripartire il Paese

“Dobbiamo affrontare un problema urgente, sottolinea Confesercenti, riavviare il circuito della crescita: tagli coraggiosi di spesa e riduzione della pressione fiscale restano la via maestra per contrastare la recessione ed invertire un senso di marcia pericolosamente suicida.

Serve un taglio drastico di alcune voci di spesa corrente dove si annidano gli sprechi ed occorre avviare una riduzione graduale e consistente delle tasse che pesano sulle famiglie e sulle imprese, per ridare una boccata d’ossigeno all’economia e far ripartire il Paese”.

Fonte: Confesercenti.it

Il Made in Italy è senza rivali

di Alessia CASIRAGHI

Sarà per la buona tavola, sarà per il nettare di Bacco fra i migliori (e più amati) al mondo, sarà per l’impegno delle aziende nell’innovazione tecnologica e nel settore green, senza dimenticare il ruolo chiave giocato dal fashionbiz. Quello che è certo è che l’Export in Italia continua a crescere. Il made in Italy seduce il mondo.

A rivelarlo un’indagine condotta dall’Istat, che ha registrato una crescita del +2,3% nel solo 2011. Tra settembre e novembre dello scorso anno infatti le esportazioni sono cresciute dell’1% rispetto al trimestre precedente, con maggiore impulso sempre sui mercati Extra Ue (+1,4%).

I dati rilevati a novembre 2011 per esempio, registrano per l’export un aumento del 3.1 % dei paesi Ue e dell’ 11.3% degli Stati Extra Ue. Tra gennaio e novembre 2011 il tasso di crescita tendenziale è stato dell’11.9%.

Ma qual è stato il prodotto più venduto? Prendendo come campione sempre il mese di novembre del 2011, i prodotti più richiesti sono quelli in metallo e gli apparecchi elettronici e ottici, pronti a emigrare verso Svizzera, Stati Uniti, Germania e Turchia.

Segnali positivi, anche se con minore incidenza, si registrano anche nel campo delle importazioni. Per l’Import infatti l’aumento è dello 0,5%, differenziato tra il -2,1% per i Paesi all’interno della Comunità Europea, e il +3,9% per quelli extra Ue. Nel periodo gennaio-novembre 2011 il valore complessivo raggiunto in materia di import si è fermato al +10,6%.

I settori più esposti all’importazione riguardano i prodotti energetici, con un aumento nel 2011 del +17,2%) e i beni di consumo non durevoli (+8%).

Venerdì il Cdm approva il dl sulle liberalizzazioni

”Finora il governo ha agito sul numeratore della crisi: i conti pubblici. Oggi – si legge nella relazione di accompagnamento alla bozza di decreto sulle liberalizzazioni, – è il momento di intervenire sul denominatore: la crescita. Che certo non si costruisce in laboratorio. La garantiscono, la assicurano, la realizzano i cittadini e le imprese”.

La bozza di 44 articoli prevede l’abrogazione di ”tutte le tariffe professionali, sia minime sia massime”, lasciando ”libera la contrattazione tra il professionista e il cliente”.

Un riduzione dei prezzi dell’assicurazione auto, annunciata ufficialmente anche dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera, arriverà grazie allo sconto che dovrà essere applicato in caso di installazione sulla macchina della scatola nera (obbligo che sarà ora previsto per legge di una prassi in molti casi già adottata dal mercato).

Secondo le prime anticipazioni, inoltre, l’attesa Autorità per i trasporti viene fusa con l’Autorità per l’energia, dando vita ad una nuova Autorità per le reti incaricata, tra l’altro, di risolvere la delicata questione taxi, che appare ancora aperta. Al momento il testo prevede che sia proprio l’Authority (cui spetterà, come spiegato da Passera, anche il compito di decidere sullo scorporo o meno di Rfi da Ferrovie dello Stato) a determinare l’incremento del numero delle licenze e i nuovi orari più flessibili.Per il settore benzina, invece, si conferma lo stop ai contratti in esclusiva per i gestori degli impianti, cui viene garantita anche la possibilità di vendere prodotti non oil.

Ma sul fronte energetico arriva una novità ancora più sostanziosa: la bozza prevede infatti anche la separazione di principio di Snam da Eni.

Fonte: confesercenti.it

Fornero: risanamento, crescita, coesione sociale nell’azione di governo

Il Governo Monti alza il velo sui punti chiave del suo programma e lo fa tramite le parole del neo ministro del Welfare Elsa Fornero. Intervistata da ‘Radio anch’io”, il ministro ha parlato chiaro: risanamento, crescita e coesione sociale saranno alla base dell’azione di Governo. “Devono valere, come ha detto il presidente del Consiglio, – ha detto Fornerotre parole chiave, risanamento, necessario e urgente perché senza quello non ci si salva, crescita, coesione sociale e equità. Questo ispirerà l’azione di Governo e anche la mia“.

Liberalizzazioni, privatizzazioni, mercato del lavoro, pensioni: dalle misure urgenti per centrare il pareggio di bilancio nel 2013 alle grandi riforme, questi sono i punti del programma di Governo che oggi Mario Monti, premier e ministro ad interim dell’Economia, presenterà al Parlamento, sperando di placare la speculazione dei mercati e rilanciare la crescita del Paese.

Un’agenda dunque prevalentemente, almeno in questa prima delicatissima fase, economica. Il passaggio di consegne a Via XX Settembre tra l’ex ministro Giulio Tremonti e Monti c’é stato ieri sera subito dopo il Consiglio dei ministri: un incontro cordiale, di circa mezz’ora, dietro la celebre scrivania di Quintino Sella. Punto di riferimento del programma economico del nuovo governo sarebbe la lettera inviata quest’estate dalla Bce al governo in cui si chiedevano misure drastiche e impopolari.

Si attende l’annuncio di quei “sacrifici ma con equità” ai quali Monti avrebbe fatto riferimento già negli incontri con le parti sociali. La manovra aggiuntiva, che si aggiungerebbe ai due decreti estivi e alla legge di stabilità, e che sarebbe necessaria per centrare il pareggio di bilancio nel 2013, potrebbe aggirarsi intorno ai 20-25 miliardi di euro e dovrebbe prevedere nuovi tagli alla spesa ma anche nuove entrate. Al momento sembrerebbe più probabile un ritorno dell’Ici rispetto alla patrimoniale.

Ma sono già annunciate misure contro i “privilegi“, ed è da immaginare che si metterà mano ai costi della politica. Poi le misure di rilancio, e il super-ministro allo Sviluppo e alle Infrastrutture, Corrado Passera, ha già annunciato le sue parole d’ordine: “sviluppo sostenibile e posti di lavoro“. La spinta alle liberalizzazioni e alla concorrenza dovrebbe essere quindi il cavallo di battaglia per la crescita.

Se il franchising ci salverà

Continua a crescere in Italia il mercato del franchising. Crisi economica a parte, il settore ha registrato nel 2010 un trend di crescita notevole, con un incremento dell’1,8% del fatturato, che si stanzia adesso attorno ai 22 miliardi di euro.

Cresce il numero degli impiegati nel settore, con un + 3,3%, per un totale di 186.409 addetti, mentre il numero di insegne è aumentato del +1,6%, a quota 883 sul territorio nazionale. E’ quanto rivelano i dati del centro studi Antonio Fossati, docente di Marketing all’Università di Pavia e presidente di Rds su dati Assofranchising e Unioncamere.

Ma non finisce qui. Negli ultimi due anni, nonostante la pesante crisi economica che ha gravato sull’Europa, le reti in franchising sono aumentate del + 8,9%, a dispetto di molte aziende italiane che non hanno registrato tassi di crescita. Trend che rispecchia perfettamente quanto accade ormai da quasi 10 anni: l’analisi della natalità, calcolata come saldo tra dismissione e lancio di nuove attività imprenditoriali, rivela che le aziende in franchising hanno mostrato fra il 2003 e il 2010 un tasso di crescita in termini percentuali superiore rispetto alle aziende in generale. In particolare tra il 2006 e il 2007 il franchising è cresciuto 89 volte rispetto alle aziende e nel 2008-2009 la crescita è stata 23,6 volte superiore.

La voglia di mettersi in proprio non è calata negli ultimi anni – ha sottolineato Antonio Fossati, docente di Marketing all’Università di Pavia e presidente di Rds –, ma chi avvia un’attività imprenditoriale tende sempre più ad affidarsi a un network dal quale ottenere assistenza e consulenza“.

A.C.

Dove vai, se l’auto non ce l’hai

Il mercato dell’auto non dà segnali di ripresa in Italia. Nel mese ottobre le immatricolazioni sono calate del -5,49%, per un totale di 132.703 autovetture nuove acquistate contro le 140.418 del 2010. In calo anche i trasferimenti di proprietà di auto usate, che hanno registrato un -7,22% rispetto ai dati dello scorso anno (376.080 nel 2011 contro le 405.331 del 2010).

Da gennaio sono state immatricolate 1.502.922 vetture nuove, con un calo del –10,76% rispetto ai primi dieci mesi del 2010. E’ la stessa Fiat a stemperare i toni allarmistici, parlando di un calo delle vendite del del 2,9%. Il Lingotto inoltre migliora la sua quota nel mercato italiano dove ottiene il 28,5% con quasi 37.900 immatricolazioni, in crescita rispetto al 27,8% dell’anno passato. Nel solo mese di Ottobre la casa automobilistica di Torino ha immatricolato 27 mila vetture e ha ottenuto una quota del 20,4%, stabile nel confronto con lo stesso mese del 2010. Da gennaio ad ottobre sono oltre 313 mila le Fiat vendute, per una quota del 20,8% allineata con quella ottenuta a settembre 2011. Le vetture più gettonate? la Panda seguita dalla Punto.

Registra buoni risultati di fatturato anche Lancia che nel periodo di ottobre ha immatricolato oltre 6.700 vetture, aumentando i volumi di vendita del 21,6%, per una quota del 5,1%, in crescita di 1,1 punti percentuali rispetto a ottobre 2010. Sempre in vetta alle vendite laYpsilon. Alfa Romeo ha immatricolato nel mese appena trascorso più di 3.300 vetture, con una quota del 2,5%. Per quanto riguarda il marchio Jeep ha aumentato i volumi di vendita del 56,1% ottenendo una quota dello 0,5%, +0,2 punti percentuali. Nei primi 10 mesi del 2011 il marchio ha immatricolato 7.300 vetture l’8,4% in più rispetto al 2010.

A. C.

Per il tessile italiano un 2012 incoraggiante

Il settore tessile e moda italiano tiene e, anzi, guarda al 2012 con fiducia. Questo è quanto traspare dai risultati previsionali per il 2011 e per il 1° semestre 2012 comunicati, durante un incontro-stampa tenutosi la scorsa settimana nella sede della Stampa Estera di Milano, da Michele Tronconi, Presidente di Sistema Moda Italia (SMI), Cecilia Gilodi, Responsabile Area Centro Studi SMI e Massimilano Serati, Professore associato di Politiche economiche alla LIUC di Castellanza. I dati sono stati ricavati in base a un modello econometrico elaborato da SMI, in collaborazione con l’Università Carlo Cattaneo – LIUC di Castellanza.

Ora che il 2011 volge al termine – ha detto Tronconisi è ritenuto opportuno fare un ‘preconsuntivo’ e svolgere, nello stesso tempo, una proiezione sul primo semestre del 2012. Nel far questo si è voluto stimare l’influenza di quei fattori esogeni che condizionano la competitività del settore e, quindi, le performance di mercato. Materie prime, costo dell’energia, credit crunch e rincaro dell’IVA sono, evidentemente, fattori che zavorrano la filiera, comprimendone le potenzialità di sviluppo. Senza dimenticare che simili effetti negativi dal Tessile-Moda si trasferiscono sull’intera economia nazionale, come indicano le ripercussioni sul PIL e occupazione“.

Secondo Serati, il modello utilizzato, “che ha già dato prova di solidità e affidabilità nelle precedenti elaborazioni” ha indicato per il settore una tenuta del trend positivo, evidenziando però un rallentamento rispetto ai ritmi del 2010 e del primo semestre del 2011. Il giro d’affari complessivo cresce del +4,8% nel 2011, si riporta sopra i 50 miliardi di euro ma non consente di ritornare ancora ai livelli correnti pre-crisi. L’impulso alla crescità è dato soprattutto dall’export, stimato in crescita del 6,2% per un totale esportato pari a 26 miliardi di euro e un saldo commerciale con l’estero sopra i 6 miliardi.

Nonostante il quadro settoriale complessivamente favorevole – ha detto Cecilia Gilodi, la sovra-capacità produttiva che sta condizionando specialmente i settori maturi trova riflesso sul fronte occupazionale. Anche nel 2011, dunque, non si interromperà il ridimensionamento del settore in termini di aziende attive ed occupati. In particolare, con riferimento alla manodopera, si prospetta una contrazione di circa 9.050 posti di lavoro, pari al 2%“.

Tuttavia, il primo semestre 2012 indica un assorbimento delle turbolenze di mercato con un certo esito favorevole per il Tessile-Moda italiano. Si prevede una situazione di complessivo miglioramento rispetto al secondo semestre 2011, più contenuto però rispetto ai ritmi di crescita del primo semestre 2011. Il fatturato totale è previsto in aumento del 5,9%, l’attività produttiva (a volume) del 6,1%, mentre l’export sarebbe a +7,1%. Il tutto, però, con un’erosione ocupazionale del -1,9%.

Da Tronconi, infine, un appello al Governo: “Chiediamo più promozione internazionale, risolvendo il problema apertosi con la chiusura dell’ICE e prevedendo strumenti a sostegno all’internazionalizzazione dei produttori tessili” ha detto,  ricordando che “è quindi urgente e fondamentale che venga recepita correttamente la Direttiva 2003/96/CE che prevede la definizione di ‘impresa a forte consumo di energia’; di lasciare alle imprese i flussi di liquidità generati dalla gestione operativa: mantenendo in azienda il TFR maturando e inoptato (per le imprese sopra i 50 dipendenti); spostando l’esazione dell’IVA al momento dell’effettivo incasso; intervenendo sul carattere distorsivo dell’IRAP“.