Bene la Pec, male la P.a.

La Pec, in questi due anni di utilizzo, si è dimostrata uno strumento utilissimo per tutti i professionisti che ne usufruiscono, anche se, a causa di alcune carenze della P.a., rischia di estinguersi prima del tempo.

Così almeno la pensa Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro e del Cup, la quale ha specificato: “Già in questi primi due anni di utilizzo della Pec da parte dei professionisti abbiamo verificato le carenze della P.a.. La prima consiste nel fatto che il professionista scrive utilizzando la Pec e la P.a., pur ricevendo regolarmente la posta certificata, non è in grado di dare le risposte richieste o di memorizzare i dati inviati. La seconda criticità è data dalla presenza di un’unica casella di posta in moltissime P.a., dove si concentrano migliaia di documenti; senza una scrematura a monte non è proprio possibile arrivare alla definizione delle pratiche“.

Per questo è stato chiesto alla P.a. di dotarsi di caselle dedicate ai professionisti, poiché senza Pec ogni tentativo di semplificazione della comunicazione risulterebbe vano.
La soluzione va trovata al più presto, soprattutto in vista dell’avvento di 2 milioni di società che stanno per entrare nel circuito e dialogare con 25.000 caselle Pec di amministrazioni pubbliche e locali. Senza un rimedio concreto l’accesso ai canali sarà problematico.

Vera Moretti

Calderone: i consulenti del lavoro garanti del bene pubblico

La Presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e del Cup, Marina Calderone, si lancia all’attacco delle proposte di ‘salvataggio’ dell’Italia di Confindustria, a conclusione i lavori dell’assemblea dei consigli provinciali di categoria.

La Calderone muove anche critiche precise alle manovre introdotte dalla nuova finanziaria: ‘eravamo e siamo certamente contro uno stile di manovra che prevedeva la liberalizzazione totale degli ordini. Siamo convinti che non sia questa la strada, che è bensì quella di potenziare ulteriormente, attraverso un sistema di regole trasparenti, un comparto che dà lavoro a 2 milioni e 100mila professionisti di cui la metà è sotto i 45 anni e che produce oltre il 15% del Pil‘.

La presidente del Cup sostiene infatti che i Consulenti del Lavoro, al contrario di altri, non perseguono interessi economici propri ma sono garanti del bene pubblico. La semplificazione dovrebbe quindi tendere al risparmio nella gestione della spesa pubblica: ‘il nostro compito è anche quello di suggerire al legislatore delle norme che possano essere rispondenti agli interessi della collettività e non solo esclusivamente al bene di alcune parti del paese‘.

L’impegno della Presidente e degli organi da lei presieduti andranno quindi nella direzione ‘di adottare le norme della manovra con sensibilità, e metterci ancor di più al servizio dei cittadini italiani, di chi ha bisogno del nostro apporto professionale qualificato. I 27 ordini professionali presidiano tutte le branche del sapere. I consulenti del lavoro si occupano di tematiche lavoristiche e le altre professioni, ognuna nella propria specificità, hanno una funzione importante e preminente: quella di presidiare la fede pubblica e di garantire e tutelare la collettività’.

E per quanto riguarda la riforma delle professioni la Calderone ha sottolineato la necessità di un cambiamento profondo: ‘recepire i principi contenuti nella manovra sarà anche una dimostrazione della nostra volontà di portare avanti una riforma delle professioni che già ci aveva visti impegnati nella predisposizione di un progetto che abbiamo definito e presentato unitariamente l’anno scorso al ministro Alfano‘.

E’ una grande sfida, importante – ha sottolineato in chiusura – perché si tratta di temi che vanno a toccare i punti nevralgici del sistema. Parleremo di polizze di responsabilità civile, di tariffe, di praticantato, di potestà disciplinare all’interno dei giudizi promossi dagli iscritti agli ordini, di pubblicità. Tutti temi che vanno sulla strada della modernizzazione del nostro comparto‘.

A.C.

Il volume d’affari delle libere professioni vale il 15% del PIL. La Lombardia è la regione dei professionisti

Secondo una recentissima relazione dal titolo “Il valore sociale delle professioni intellettuali” presentata gli scorsi giorni a Roma dal Cup (Comitato unitario professioni) e dal Cresme (Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio), le libere professioni in Italia generano un volume d’affari pari a 196 miliardi di euro, cioè circa il 15% del Pil del Paese. Quanto all’occupazione generata dalle professioni, tra occupazione diretta (2,1 milioni di professionisti iscritti agli albi) e indotta, si definisce un bacino occupazionale relativo alle professioni regolamentate stimabile in poco meno di 3,95 milioni di posti di lavoro, pari al 15,9% dell’occupazione complessiva, con l’8,5% di occupazione diretta e il 8,7% nell’indotto. I professionisti hanno raggiunto una diffusione capillare e, costituendo un sistema organizzato e strutturato territorialmente, hanno avuto, e possono ancora svolgere in futuro, un ruolo fondamentale per il processo di innovazione e di sviluppo socio-economico del territorio.

L’analisi dei dati demografici può permettere di mettere ancora più in risalto l’entità del fenomeno professionale nel nostro Paese. I 27 ordini professionali italiani contano oggi un numero di iscritti superiore a 2 milioni e 100 mila, in media, 35 professionisti ogni mille abitanti.

La Lombardia, con quasi 303 mila iscritti, è di gran lunga la regione con la maggiore presenza di professionisti, seguita dal Lazio (236 mila), dalla Campania (200 mila) e dalla Sicilia (172 mila). Ma in rapporto la Valle d’Aosta è la regione con la maggiore incidenza di professionisti di area tecnica (14,7 ogni mille abitanti), seguita da Basilicata (14,5) e Molise (12,1). Le Regioni con maggiore diffusione di iscritti alle professioni sanitarie, invece, sono Liguria (19,8 professionisti ogni mille abitanti), Lazio (19,7), Molise (18,9) e Sardegna (18,5).  Per quanto riguarda l’area economico-sociale e giuridica, è ancora il Lazio a registrare un numero maggiore di professionisti (11,7 ogni mille abitanti), per via di una presenza decisamente maggiore soprattutto di giornalisti (3,5 rispetto all’1,8 nazionale), avvocati (4,6 contro 3,3 nazionale) e consulenti del lavoro (0,7 contro 0,4). Al Lazio segue la Calabria, con 10,5 professionisti ogni mille abitanti, Campania (9,9) e Puglia (9,6).