Ecco il cappio dello split payment

Quando era uscita la novità dello split payment, noi di Infoiva lo avevamo scritto: occhio alla fregatura. E in effetti di fregatura, almeno per le imprese si tratta. Lo ha certificato anche l’Ufficio studi della Cgia, secondo il quale moltissime piccole imprese che lavorano prevalentemente con lo Stato e le Autonomie locali non potranno disporre almeno di 1,5 miliardi di euro di liquidità fino alla metà di maggio. La cifra è stata ricavata considerando che nell’ultimo anno le transazioni commerciali delle imprese con la Pa ammontavano a circa 67 miliardi di euro, con un’aliquota Iva media pari al 16% circa.

Come abbiamo ricordato nei giorni del battesimo dello split payment, con questo nuovo meccanismo i fornitori della Pa che dall’1 gennaio hanno emesso regolare fattura con addebito di Iva, incasseranno solo l’imponibile. Lo split payment si applicherà non solo alle fatture emesse dal 1 gennaio 2015 ma anche alle fatture che risultano sospese al 31 dicembre 2014.

Sarà la Pubblica Amministrazione a versare l’Iva all’Erario anziché al fornitore, il quale si troverà sempre a credito di Iva: a fronte dell’Iva non incassata addebitata sulle proprie fatture emesse, il fornitore dovrà regolarmente pagare l’Iva ai propri fornitori. A parziale compensazione, il meccanismo dello split payment consente al fornitore della pubblica amministrazione di chiedere il rimborso Iva trimestrale.

In questo modo, le imprese che lavorano prevalentemente con la Pubblica amministrazione non incasseranno più l’Iva e quindi avranno una minore disponibilità di liquidità. Anche se l’Iva incassata dalle imprese ritornava comunque allo Stato, in questo modo lo split payment rischia di minare pesantemente la tenuta finanziaria di molte piccole imprese.

Se, infatti, il gap temporale tra incasso dell’Iva e giro di quest’ultima allo Stato consentiva alle imprese di avere della liquidità pronta per i pagamenti immediati, con lo split payment, come detto, le aziende si troveranno a credito di Iva e avranno l’acqua alla gola almeno fino al prossimo 16 maggio, quando il calendario fiscale consentirà alle aziende fornitrici della Pa di compensare i crediti Iva maturati con eventuali debiti fiscali verso l’Erario o con gli enti previdenziali/assicurativi. Per queste imprese si tratterà dunque di quasi 5 mesi durissimi

Pur sapendo che la novità fiscale introdotta con legge di Stabilità ha come obiettivo quello di contrastare l’evasione dell’Iva – sottolinea il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – in questi primi 5 mesi dell’anno non saranno poche le aziende che dovranno fare i salti mortali per avere a disposizione un po’ di liquidità. Se a ciò aggiungiamo che chi lavora con la Pubblica Amministrazione sconta dei ritardi di pagamento non riscontrabili in nessun altro Paese europeo, il risultato è drammatico. Lavorare per lo Stato non sempre è conveniente”.

Crediti PA, gli ingegneri incontrano l’Abi

Quello dei debiti e dei crediti PA è un cancro del quale ogni tanto ci si dimentica di parlare, ma che continua a corrodere e far morire imprese e professionisti. Tra questi ultimi, gli ingegneri sono molto sensibili al problema, tanto che mercoledì 3 dicembre incontreranno l’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, per fare il punto sullo stato dell’arte dei crediti PA.

Circa un mese fa Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Cni), aveva denunciato il fatto che le banche non vogliono i crediti PA, dando voce alle segnalazioni inviate dai professionisti. Ora anche il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti ha preso atto del fatto che la cessione alle banche dei crediti PA fatica a partire, per due motivi principali: il primo riguarda la possibilità, da parte della PA, di effettuare verifiche ed eventualmente bloccare i crediti PA ceduti al fine di accertare eventuali inadempienze contributive; il secondo è connesso ad alcune criticità della piattaforma elettronica, tra cui l’impossibilità di tracciare gli eventuali rifiuti della PA, debitrice sui crediti ceduti. Il Sottosegretario ha preso atto della necessità di affrontare e risolvere queste problematiche.

Armando Zambrano ha commentato: “Prendiamo atto con soddisfazione della posizione espressa dal Sottosegretario Zanetti che dimostra di avere piena coscienza della problematica e condivide con noi del Cni la necessità di un intervento. Da parte nostra, al fine di trovare una soluzione, abbiamo programmato un incontro con l’Abi”.

Bankitalia: debiti delle PA in calo ad agosto

Il bollettino della Banca d’Italia “Finanza Pubblica, fabbisogno e debito” ha reso noto che il debito delle Pubbliche Amministrazioni nel mese di agosto è diminuito di 20,5 miliardi, arrivando così a 2.148,4 miliardi.

Motivo principale di questo sensibile calo è stata la riduzione di 27,3 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro, che ha più che compensato il fabbisogno del mese (6,9 miliardi); l’emissione di titoli sopra la pari, l’apprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei Btp indicizzati all’inflazione (BTPi) hanno contenuto l’incremento del debito per 0,1 miliardi.

Considerando i sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è diminuito di 19,8 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 0,7 miliardi mentre il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.

Nei primi otto mesi dell’anno il debito pubblico è aumentato di 78,6 miliardi, riflettendo il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (39,4 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (44,8 miliardi).

Complessivamente, dunque, l’emissione di titoli sopra la pari, l’apprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei BTPi hanno contenuto l’incremento del debito per 5,7 miliardi.
Inoltre, sul fabbisogno dei primi otto mesi ha inciso per 4,7 miliardi il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro.
Nel complesso, la quota di competenza italiana del sostegno finanziario ai paesi dell’area era pari alla fine dello scorso agosto a 60,3 miliardi.

Per quanto riguarda le entrate tributarie, in agosto sono state pari a 32,6 miliardi, +1,3% (0,4 mld) rispetto allo stesso mese del 2013.

A fronte di questi numeri, Bankitalia ha chiarito che “tenendo conto di una disomogeneità nella contabilizzazione di alcuni incassi, la riduzione sarebbe stata più pronunciata“.

Vera MORETTI

Debiti Pa, ecco la guida alla certificazione dei crediti

 

A seguito degli impegni assunti nel Protocollo sottoscritto dal ministro Padoan, dalla Cassa Depositi e Prestiti e dai rappresentanti di regioni, province, comuni, imprese, ordini professionali, banche e chi più ne ha più ne metta, il Mef ha reso disponibile sul proprio sito (http://www.mef.gov.it/) una guida alla certificazione dei crediti, dal titolo Vademecum Breve guida alla certificazione dei crediti, affinché le imprese possano beneficiare, attraverso proprio la certificazione, della garanzia dello Stato.

Il processo di certificazione è totalmente gratuito (e ci mancherebbe anche…) ed è gestito tramite la piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti predisposta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato e può essere presentata da chiunque vanti un credito nei confronti della Pa.

Nella malaugurata ipotesi che la Pa non provveda a rilasciare la certificazione entro 30 giorni, il creditore potrà rivolgersi all’Ufficio Centrale di Bilancio o alla Ragioneria Territoriale dello Stato, sempre tutto tramite web, per richiedere la nomina di un commissario ad acta che provvederà a rilasciare la certificazione.

A certificazione avvenuta, e in realtà è più semplice di quel che si pensi, il creditore ha tre opzioni: aspettare di essere pagato entro il termine stabilito; recarsi presso una banca o un intermediario abilitato ed effettuare la cessione, anche parziale, per chiedere un’anticipazione del credito o chiedere ad un Agente della riscossione o all’Agenzia delle Entrate la compensazione di tutto o di parte del credito certificato.

Jacopo MARCHESANO

 

Debiti Pa, è il momento della Cassa depositi e prestiti

 

La Cassa depositi e prestiti – la società per azioni finanziaria italiana, partecipata per il 80,1% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il 18,4% da diverse fondazioni bancarie e il restante 1,5% in azioni proprie – ha ufficializzato il plafond da 10 miliardi di euro, finalizzato al saldo dei pagamenti dei debiti di parte corrente della pubblica amministrazione. Dopo la firma di una convenzione con l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, la Cassa potrà acquisire i crediti dalle banche o dagli intermediari finanziari, ridefinendo in favore della Pubblica amministrazione termini e condizioni di pagamento dei debiti. Ed già un primo passo…

Inoltre, il plafond verrà inserito, insieme alle misure già varate in questi ultimi mesi nell’ambito del nuovo piano industriale varato dal Governo Letta, all’interno di una «Piattaforma Imprese» che racchiuderà i prodotti a sostegno dell’economia di Cdp dedicati a favorire l’accesso al credito delle pmi, mettendo a disposizione dell’economia italiana, attraverso il sistema bancario, ulteriori 5 miliardi.

Intanto, dopo il «pagheremo tutto entro fine settembre» di Renzi, anche Bruxelles sembrerebbe guardare con più ottimismo ai conti nostrani: «Con i rappresentanti europei stiamo registrando un dialogo costruttivo – hanno spiegato il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi e il commissario Ue all’Industria Ferdinando Nelli Feroci – soprattutto su come il governo sta affrontando e cercando di risolvere questo problema: ancora più che per ragioni giuridiche, riteniamo immorale non pagare i propri debiti alle imprese. E con la Commissione si è instaurato un confronto proficuo che lascia ben sperare sugli sviluppi della procedura d’infrazione».

Jacopo MARCHESANO

Debiti Pa, il malcontento esplode in Sicilia

 

Ormai da anni la Fondazione Art.4 è parte integrante della vita politica e sociale italiana. Richiamando il quarto articolo delle Costituzione, quello per cui ciascun cittadino ha diritto/dovere alla scelta del lavoro e allo sviluppo della propria professionalità per il benessere personale e sociale, l’associazione mette a disposizione le proprie competenze per consentire “ad un numero sempre maggiore di persone, di acquisire gli strumenti idonei a confrontarsi adeguatamente con la attuale società della conoscenza”.

Oggi la fondazione, attraverso il suo ideatore Nino Leanza, già vicepresidente della Regione Sicilia, ha espresso la propria opinione circa i debiti della Pubblica amministrazione: «Articolo 4 per primo oltre un anno fa lancio una mozione per sollecitare il saldo dei debiti nei confronti delle imprese. Ci siamo sempre impegnati per giungere all’approvazione del dl pagamenti, alla stipula del necessario mutuo, lavorando perché questo non comportasse un aumento della pressione fiscale ma si traducesse in una immissione di liquidità per dare respiro all’economia. Che ad oggi non sia stato erogato un solo euro è inaccettabile anche perché si rischia di vanificare tutto l’impegno fin qui profuso».

Dura presa di posizione anche di Confindustria Sicilia: «Il fatto che lo Stato non abbia ancora pagato un euro dei propri debiti mette a dura prova il sistema economico e sociale del Paese. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: avere la possibilità di rimettere liquidità in circolo e non farlo significa condannare in maniera deliberata le imprese, portandole al fallimento, e con esse i dipendenti che perdono il proprio posto di lavoro».

Jacopo MARCHESANO

Boccalini: “Debiti Pa? Azzerare e riscrivere le normative”

 

Come ricordavamo ieri, in una recente intervista al Corriere il premier Matteo Renzi è tornato ad affrontare il problema dei debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese fornitrici, confermando la volontà del governo di porre rimedio al problema entro fine mese di settembre, spiegando anche che «la cifra totale da restituire sarà molto meno dei 60 miliardi fino ad ora presi a riferimento e sarà ricalcolata con esattezza entro i prossimi 10 giorni». In attesa di ulteriori sviluppi, oggi abbiamo incontrato Edoardo Boccalini, segretario nazionale INT,  già ascoltato a riguardo nel maggio scorso quando il Governo sembrava disposto a mettere a disposizione circa 1,8 miliardi di euro per i primi pagamenti.

Dott. Boccalini, a sentire il premier Renzi, entro il 21.9 i debiti della Pa dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, essere saldati. Si tratta finalmente della tanto annunciata svolta buona?
Difficile dirlo adesso, visto il passato possiamo solo aspettare e sperare di poter dire “é stata la volta buona”. Nel frattempo, ma anche dopo, mi piacerebbe che la politica parlasse di tutte quelle imprese che per colpa di questa situazione sono fallite o sono state costrette a chiudere. E’ ora che ci si renda conto che dietro a quegli imprenditori che troppo spesso vengono considerati furbi e senza scrupoli, ci sono famiglie che hanno sofferto e che ancora stanno soffrendo. Non può essere che tutto venga sempre ricondotto ad un debitore e ad un creditore, dietro c’è un mondo del quale sistematicamente ci si dimentica e che causa gravi, gravissime situazioni e chi ne è responsabile per negligenza superficialità menefreghismo o interesse personale è giusto che paghi. E questo indipendentemente che si parli di pubblico o privato.

Come si possono cambiare le normative, da più parti definite complesse e farraginose, per evitare l’accumulo e i ritardi nei pagamenti dei debiti della Pa?
Per semplificare bisognerebbe azzerare tutto e riscrivere la normativa in modo semplicissimo, chiunque dovrebbe capire senza dubbi o equivoci. Non credo che il dover commissionare dei lavori e il doverli pagare debba comportare una complicazione tale da causare paura e incertezza da parte sia di soggetti pubblici sia privati. Si deve tornare alla certezza che si sta facendo la cosa giusta, non al perenne dubbio che ovviamente non può portare altro che ad uno sgravio o allontanamento di responsabilità. E nel caso qualche parametro dovesse essere superato si deve prevedere un meccanismo per il quale l’impresa committente non ne risenta minimamente non essendo la causa, le responsabilità andranno cercate e gestite all’interno della PA.

La quota d’interesse sul debito dovrebbe essere inferiore alle attese e il Governo dovrebbe ritrovarsi un “tesoretto” per guardare più serenamente al futuro...
Sarebbe triste pensare ad un Governo che guarda più serenamente al futuro per un tesoretto che deriva da differenti previsioni, queste situazione se mai si dovessero verificare dovrebbero avvantaggiare qualcosa di non previsto a vantaggio di tutta la collettività. Da questo momento basterebbe semplicemente rispettare le scadenze.

Jacopo MARCHESANO

Debiti Pa, segnali positivi

Il presidente del Consiglio Renzi si dimostra ottimista (lo è per natura, pare…) sulla situazione del saldo dei debiti Pa: entro il 21 settembre sarà pagato tutto, dice. Ma qual è la situazione attuale dei debiti Pa? Come va l’andamento del saldo?

In realtà non così male. Secondo Cerved Group, nei primi tre mesi del 2014 ci sono i segnali positivi sul fronte dei pagamenti dei debiti Pa, delle partecipate pubbliche e dei fornitori della Pa stessa: cala il numero delle fatture non saldate e si accorciano i tempi di pagamento.

Secondo le ultime stime di Bankitalia, nel 2013 i debiti Pa sono scesi a 75 miliardi dai 90 stimati per il 2012 (ma qualcuno parlava di 120). Un’analisi sui dati in payline dai fornitori della Pa su un numero importante di fatture ha rilevato che nel trimestre gennaio-marzo 2014 è rimasto non stato saldato il 53,9% delle fatture, pari al 60,1% in termini di importi; si tratta, rispettivamente di -5,2% e -5,5% rispetto alla quota dello stesso trimestre del 2013. Sono miglioramenti più contenuti rispetto a quelli registrate nei due trimestri precedenti: la quota di debiti Pa scaduti si era infatti ridotta di oltre il 10% su base annua.

Si registra anche un miglioramento nei pagamenti da parte delle partecipate dalla Pa: nel primo trimestre 2014 risulta non pagato il 39,1% delle fatture (36,5% come importi), con un calo rispettivamente dell’1,3% e del 4% rispetto al dato dato di gennaio-marzo 2013. Le partecipate da regioni e autonomie locali restano le peggiori pagatrici per i debiti Pa, nonostante la percentuale di scaduto scenda dal 71,8% a un sostanziale 57,7%. Cala la quota di fatture inevase nelle partecipate comunali (-5,5%), mentre aumenta sensibilmente in quelle provinciali (dal 9,1% al 30,2%).

Rispetto ai primi tre mesi del 2013, scende il numero di fatture non pagate ai fornitori (dal 36,5% al 32,3%), così come quello degli importi inevasi (dal 31,2% al 27,6%) da parte dei partner commerciali della Pa. Lo scaduto relativo ai debiti Pa si riduce sia tra i fornitori di grandi dimensioni sia tra quelli più piccoli: calo sensibile tra le microimprese (-4,6%) e tra le grandi società (-4,4%), meno marcato per le Pmi (-2%).

Per una volta, poi il miglioramento dello stato dei debiti Pa unisce l’Italia, o quasi. Cala la percentuale di scaduto tra i fornitori del Sud (dal 43,9% del primo trimestre 2013 al 23,7%), del Nord Ovest (dal 27,4% al 19%) e del Centro (-1,2%). Nell’operoso Nord Est, invece, cresce, dal 32,2% del primo trimestre 2013 al 38,7%.

Debiti Pa, c’è la svolta

Il presidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Merletti, ha firmato nei giorni scorsi un protocollo di impegni sul pagamento dei debiti della Pa con il ministero dell’Economia, gli Enti locali e le altre Organizzazioni imprenditoriali: “Ci sono le condizioni per riuscire definitivamente a sbloccare i debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese. Ma se perdessimo anche questa occasione, le imprese non saprebbero davvero più a che santo votarsi per vedersi riconosciuto il diritto ad essere pagate dalla Pubblica Amministrazione”.

“Riconosciamo lo sforzo del Governo per applicare una normativa complessa e farraginosa – ha aggiunto il presidente Merletti – ma le nostre imprese hanno bisogno di certezze sul diritto a veder finalmente onorati i loro crediti. Senza dimenticare che ai debiti arretrati degli scorsi anni si stanno sommando quelli causati al mancato rispetto della legge in vigore dal primo gennaio 2013 che fissa a 30 giorni il termine per i pagamenti nelle transazioni commerciali. Per questo ci auguriamo che ora si apra un confronto per risolvere i problemi dei debiti che si stanno accumulando dal 2013. A questo proposito, è necessario obbligare tutte le Pa a rivedere i capitolati e i relativi termini di pagamenti nei limiti indicati dalla nuova legge in vigore dal 2013 sui tempi di pagamento. Così come occorrerebbe applicare la norma sui pagamenti elettronici per la Pa entro i 30 giorni indicati dalla legge e ampliare l’ambito della compensazione assumendola come principio generale per i nuovi crediti”.

JM

La fatturazione elettronica e il dilemma dei debiti della Pa

 

I debiti complessivi della Pubblica amministrazione (come già abbiamo specificato nelle scorse settimane) ammontano incredibilmente, secondo le ultime valutazioni della Cgia di Mestre, ad una cifra superiore addirittura ai 75 miliardi di euro a cui vanno aggiunti i crediti delle imprese con meno di 20 addetti (il 98% del totale delle aziende),e di quelle sociosanitarie, che farebbero lievitare l’indebitamento complessivo oltre la soglia dei 100 miliardi di euro.

Sempre per l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese, un deciso contenimento dei tempi di pagamento dovrebbe avvenire con l’avvio della fatturazione elettronica prevista per ministeri, agenzie fiscali, enti di previdenza/assistenza e da giugno 2015 anche per le Amministrazioni locali e per le altre Amministrazioni centrali. «Sebbene nel 2013 siano stati pagati oltre 23 miliardi di euro, la lentezza con la quale la nostra Pubblica amministrazione salda i propri fornitori rimane inaccettabile. Continuiamo a essere i peggiori pagatori d’Europa» ha dichiarato il segretario Bortolussi.

«Ben venga la fatturazione elettronica dal 6 giugno, ma questa non è sufficiente. Dalla fase della fattura a quella del pagamento c’è ancora un passaggio essenziale» ha dichiarato il vicepresidente uscente della Commissione Ue, Antonio Tajani, ricordando che i nodi cruciali da affrontare per risolvere il problema dei ritardi dei pagamenti alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni riguardano la legge di contabilità dello stato, il Patto di stabilità interno e il pagamento dei debiti pregressi.

Jacopo MARCHESANO