Modello 730/2023, devo indicare i figli per cui non ho detrazioni figli a carico?

Nell’ultimo anno ci sono state notevoli modifiche delle norme fiscali, la principale novità è rappresentata dal fatto che è stato riconosciuto per i figli fino a 18 anni, elevati a 21 nel caso di studenti, l’Assegno unico e universale. Proprio in merito a ciò un contribuente ha chiesto all’Agenzia delle entrate se nel prospetto della dichiarazione precompilata deve inserire il figlio nato nel mese di giugno 2022 e per il quale percepisce l’Assegno unico. Di conseguenza non ha diritto alle detrazioni per figli a carico.

Assegno unico e detrazioni figli a carico

Deve essere fin da subito sottolineato che l’Assegno unico ha generato molti dubbi, questa è la prima dichiarazione dei redditi in cui si vedono gli effetti di questa importante novità e quindi è normale che vi siano delle titubanze.

La prima cosa da sottolineare è che lo stesso è entrato in vigore a marzo 2022, quindi per i due mesi antecedenti, cioè gennaio e febbraio, è possibile avvalersi delle detrazioni figli a carico. Di conseguenza devono essere indicati tali figli nel prospetto, ma non solo.

Nel caso in oggetto il contribuente sottolinea che il bambino è nato a giugno, quindi le ipotesi inerenti le detrazioni per i figli dei mesi di gennaio e febbraio non ci riguardano.

Detrazioni, restano le agevolazioni fiscali per le spese dei figli

Nonostante questo, l’Agenzia delle entrate fa notare che nel prospetto il bambino deve comunque essere indicato, in primo luogo perché serve a delineare il quadro familiare, in secondo luogo perché l’Assegno unico ha sostituito le sole detrazioni per figli a carico, ma non altre detrazioni e deduzioni a cui si può avere diritto e che riguardano i figli stessi.

Ad esempio è possibile avvalersi delle detrazioni per le spese sanitarie sostenute in favore del figlio, inoltre ci sono le spese per l’istruzione e tante altre voci che possono essere fatte valere e che portano a un risparmio di imposta.

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Di conseguenza, se anche si percepisce per il figlio l’Assegno unico, nel quadro dei “familiari a carico” della dichiarazione precompilata o predisposta dal commercialista o Caf comunque deve essere indicato il nominativo del figlio fiscalmente a carico.

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Deducibilità contributi colf e badanti: come procedere nel modello 730?

Come procedere con la deducibilità e la detraibilità dei contributi a favore di colf e badanti e, in generale, dei lavoratori domestici per i relativi oneri nella dichiarazione dei redditi? Con la presentazione del modello 730 le famiglie datrici di lavoro hanno la possibilità di dedurre, e dunque di recuperare, una parte delle spese sostenute per i contributi previdenziali versati a favore dei lavoratori domestici e degli addetti all’assistenza personale. L’operazione prevede sia la deduzione che la detrazione Irpef.

Contributi previdenziali a favore di colf e badanti, le famiglie possono recuperarne una parte

Le famiglie datrici di lavoro, infatti, possono diminuire il reddito imponibile ai fini del calcolo dell’Irpef dovuta mediante la deduzione dei contributi previdenziali pagati nell’anno di imposta. Le categorie di lavoratori domestici per i quali normalmente si versano i contributi sono rappresentate da colf, badanti, baby-sitter e personale che assiste le persone anziane.

Dove sono riportati nel modello 730 di dichiarazione dei redditi i contributi previdenziali a colf e badanti?

I datori di lavoro devono iscrivere i contributi previdenziali nel rigo E 23 del modello 730. La quota limite dei contributi che si possono portare in deduzione è pari a 1.549,37 euro. Invece, non si possono detrarre i contributi che sono stati rimborsati dal datore di lavoro. Tali contributi sono riportati nella Certificazione unica ai punti che vanno dal 701 al 706.

Contributi previdenziali a lavoratori domestici per l’assistenza personale di persone non autosufficienti: la disciplina

Particolare disciplina spetta nel caso di lavoratori domestici addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti. Si tratta di lavoratori domestici che si occupano di persone che non possono compiere le normali attività quotidiane, siano esse lo stesso contribuente che uno o più familiari, come ad esempio i genitori o il coniuge. In questo caso, la deducibilità è assicurata anche se si tratta di assistenza di persone non a carico fiscalmente.

Come procedere con la detrazione fiscale dei contributi ai lavoratori domestici addetti alla cura di persone non autosufficienti?

I datori di lavoro devono iscrivere i contributi previdenziali nel rigo E 8 o E 10 con il codice di spesa “15” del modello 730. Per questa tipologia di lavoro domestico si può procedere alla detrazione del 19% su una spesa limite di 2.100. Chi sostiene il costo dei contributi non deve avere un reddito eccedente i 40 mila euro. Tale livello di reddito deve essere considerato singolarmente, indipendentemente dal numero delle persone alle quali spetta l’assistenza. Se i costi sono sostenuti da più persone, il limite deve essere ripartito.

Assistenza personale di persone non autosufficienti: quali sono le condizioni per la detrazione fiscale del 19%?

Per la detrazione fiscale del 19% dei contributi versati a favore dei lavoratori domestici che si prendono cura di persone non autosufficiente è necessario che:

  • lo stato di non autosufficienza abbia relativa certificazione medica;
  • le persone non autosufficienti abbiano bisogno della sorveglianza continua;
  • oppure, in alternativa, le persone non autosufficienti non possano svolgere attività come assunzioni di alimenti, provvedere personalmente all’igiene personale o agli alimenti, deambulare o indossare gli indumenti.

Assistenza personale per servizi resi da case di riposo, di cura, da cooperative o da lavoratori interinali

La detrazione fiscale spetta anche se le prestazioni sono svolte dalle case di riposo, di cura o dalle cooperative. È necessario documentare le spese con l’indicazione dei dati anagrafici e del codice fiscale del soggetto che effettua i pagamenti. Nel caso in cui il servizio sia svolto da case di riposo o di cura, è necessario separare le spese per l’assistenza dalle altre tipologie di spese per prestazioni fornite. Se il servizio viene svolto da una cooperativa, deve essere inserita la natura del servizio stesso. Per i lavoratori interinali, si deve specificare la qualifica contrattuale.

Come compilare il modello 730 per le spese di assistenza?

Ai fini della compilazione del modello 730 devono essere inserite le spese già detratte dal datore di lavoro. Tali spese risultano nella Certificazione unica, ai punti che vanno dal 341 al 352. Il codice spesa è “15”. Non devono essere inserite, invece, quelle spese che il datore di lavoro ha già rimborsato come sostituzioni delle retribuzioni premiali. Il contribuente può procedere con la detrazione fiscale della parte a lui a carico.

Buste paga più leggere a marzo, perché?

Le buste paga dei lavoratori pubblici e privati a marzo 2022 sono più leggere di quanto ci si aspettasse e, indubbiamente, se rapportate allo stesso mese del 2021. E nonostante sia stato introdotto l’Assegno unico per i figli in pagamento dall’Inps. Solo una famiglia su due riceverà l’assegno unico entro la fine del mese. Tutte le altre famiglie, invece, vedranno nell’immediato i soli tagli delle misure in vigore fino a poco tempo fa, come ad esempio l’Assegno per il nucleo familiare (Anf). Inoltre, la partenza dell’assegno unico per i figli coincide con la revisione delle aliquote e degli scaglioni dell’Irpef.

Confronto tra busta paga del 2022 e 2021: ecco quali sono le differenze

Prendendo in considerazione la busta paga di un operaio con coniuge e due figli minori a carico, secondo i calcoli effettuati da Il Sole 24 ore, si può calcolare su una retribuzione base di marzo 2021 pari a 1750 euro, le seguenti voci incluse nel cedolino:

  • la festività non goduta per 67 euro;
  • gli straordinari al 25% pari a 215 euro;
  • l’Assegno per il nucleo familiare (Anf) per 200 euro;
  • il contributo Ivs per meno 187 euro;
  • il contributo Cigs per 6,10 euro;
  • l’imponibile Irpef è pari a 1.840 euro al quale corrisponde un’aliquota Irpef del 24,28% pari a 447 euro, una detrazione per il lavoro dipendente di 95 euro, una detrazione per il coniuge di 57 euro e una detrazione per i figli a carico di 125 euro;
  • il totale delle ritenute Irpef è pari a 167 euro;
  • il trattamento integrativo della legge numero 21 del 2020 è corrispondente a 102 euro;
  • in totale il reddito netto del mese di marzo 2021 è uguale a 1.974 euro.

Busta paga marzo 2022: scompaiono l’Anf, le detrazioni per i figli e il trattamento integrativo L. 21 del 2020

La busta paga del mese di marzo 2022 è invece molto più ristretta rispetto a quella dello stesso mese di un anno fa. Scompaiono l’Assegno per il nucleo familiare (Anf), le detrazioni per i figli e il trattamento integrativo della legge numero 21 del 2020. Pertanto si avrà:

  • una retribuzione base di 1.798 euro;
  • straordinari al 25% pari a 234 euro;
  • i contributi Ivs pari a meno 187 euro;
  • il contributo Cigs pari a meno 6,10 euro;
  • l’esonero della quota di contributi previdenziali legge numero 234 del 30 dicembre 2021, comma 121, per oltre 16 euro, col segno positivo;
  • l’imponibile Irpef è di 1.856 euro;
  • l’Irpef lorda, ad aliquota del 23,65%, è pari a 439 euro;
  • le detrazioni per il lavoro dipendente sono pari a 193 euro;
  • detrazioni per il coniuge pari a 57 euro;
  • le ritenute Irpef pari a meno 188 euro.

Quale differenza della busta paga di marzo 2022 rispetto a quella di un anno fa?

Complessivamente, dunque, l’operaio riceverà a marzo di quest’anno un mensile netto inferiore di 305 euro rispetto a quello che ha percepito nella busta paga di marzo 2021. Tuttavia, se ha presentato domanda all’Inps dell’Assegno unico per i figli prima della fine di febbraio, l’operaio percepirà un’indennità pari a 350 euro. L’assegno viene corrisposto per la presenza di due figli minori a carico tramite accredito sul conto corrente bancario dell’operaio, oppure tramite carta prepagata o libretto postale.

Assegno unico per i figli, quando vengono pagate dall’Inps le indennità?

In merito al pagamento dell’Assegno unico per i figli, c’è da osservare che dallo scorso 23 marzo sono iniziati gli accrediti degli stipendi per circa 3,2 milioni di lavoratori del pubblico impiego. Da oggi, 29 marzo, iniziano i pagamenti degli stipendi dei lavoratori dei settori privati. In tutto circa 14,5 milioni di lavoratori. La busta paga con mensile più basso rispetto a un anno fa riguarda, dunque, i circa 3,5 milioni di contribuenti che non hanno presentato la domanda all’Inps per l’Assegno unico per i figli entro la fine dello scorso mese. Per chi percepisce il Reddito di cittadinanza, l’accredito dell’Assegno unico per i figli avverrà non prima del prossimo mese. È attesa una circolare Inps che faccia chiarezza sulle modalità di accredito dell’assegno.

 

 

Assegno unico per i figli, da oggi iniziano i pagamenti per 2 milioni di famiglie

Al via i pagamenti dell’assegno unico per i figli a favore di oltre due milioni di famiglie italiane. I pagamenti avverranno a partire dalla giornata di oggi, 15 marzo, fino a lunedì 21 marzo 2022. Il contributo dell’Inps a favore delle famiglie con figli a carico arriva a pochi giorni dall’emissione delle prime buste paga in versione “light”. Ovvero snellite delle vecchie detrazioni e degli assegni ai nuclei familiari.

Assegno unico per i figli, chi riceverà i pagamenti a partire da oggi, 15 marzo 2022?

I pagamenti dell’Inps degli assegni unici per i figli andranno a vantaggio delle famiglie che hanno presentato domanda entro il 28 febbraio scorso. In totale, a inoltrare l’istanza entro la fine del mese di febbraio sono state 3,04 milioni di famiglie italiane. I primi due milioni di assegni in arrivo fanno capo alle famiglie che hanno inoltrato la domanda al momento dell’apertura di gennaio. I pagamenti si concluderanno entro la fine di marzo, purché le pratiche siano accolte dall’Inps.

Come verificare il pagamento dell’assegno unico per i figli?

Il pagamento da parte dell’Inps dell’assegno unico per i figli si può verificare dalla propria area personale del portale dell’Istituto previdenziale. Più nel dettaglio, il portale riporta l’esito della domanda (l’accoglimento della pratica) e se sia stato disposto il pagamento. Le prime domande inoltrate nel mese di gennaio 2022 dell’assegno unico sono state messe in pagamento nella scorsa settimana. Pertanto, proprio in questi giorni sarà possibile verificare il pagamento avvenuto e l’accredito sul proprio conto corrente indicato nell’istanza. Bisogna considerare che la data di valuta è stata posticipata di tre o quattro giorni rispetto al giorno del bonifico.

Assegno unico per i figli, la soddisfazione per la riforma del ministro per la Famiglia e le Pari opportunità

Soddisfatto il ministro per la Famiglie e per le Pari Opportunità, Elena Bonetti. “Da oggi le famiglie italiane con figli a carico inizieranno a ricevere sul proprio conto corrente gli importi dell’assegno unico e universale – ha detto il ministro – È un giorno importante, che segna concretamente un nuovo passo e ridisegna il paradigma delle scelte nelle politiche familiari. Sono grata a tutti coloro che in questi mesi hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto che investe nei giovani e riattiva, come indicato più volte dal Presidente Draghi, quel gusto del futuro necessario all’Italia per ripartire”.

Assegno unico per i figli, cosa deve fare chi non ha presentato ancora la domanda?

Per tutte le famiglie che non abbiano ancora presentato la domanda per l’assegno unico per i figli c’è tempo fino al 30 giugno 2022. Questa data è importante per non perdere gli arretrati per i mesi da marzo in poi. Chi presenterà domanda a partire dal 1° luglio prossimo, riceverà l’accredito del solo mese di presentazione dell’istanza senza gli arretrati.

Presentazione domanda Inps assegno unico per i figli, cosa avviene se si invia in ritardo?

Chi ha già presentato domanda a partire dal 1° marzo 2022 e per le famiglie che la presenteranno successivamente c’è da attendere che l’Inps concluda tutte le verifiche dell’istruttoria. L’Istituto previdenziale chiarisce che la messa in pagamento degli assegni avviene entro i 60 giorni successivi dal giorno dell’invio della domanda.

Quali sono le risposte dell’Inps sulle domande dell’assegno unico per i figli?

La fase dell’istruttoria e di verifica successiva alla presentazione della domanda all’Inps per l’assegno unico per i figli può avere diversi esiti. L’Inps, infatti, può accogliere la pratica e metterla, dunque, in pagamento. Diversamente, l’istanza può essere “respinta”, “decaduta”, “rinunciata” o “in evidenza alla sede”. In quest’ultimo caso, la pratica presenta delle problematiche e necessita di documentazione integrativa per essere accolta. Il contribuente visualizza la domanda “in evidenza al cittadino” proprio perché c’è necessità di integrare la documentazione.

Cosa avviene se la domanda dell’assegno unico per i figli non viene accolta?

L’Inps prevede che varie domande delle famiglie dell’assegno unico per i figli possano non essere accolte al primo invio. Il rischio è tanto più elevato quanto più le famiglie abbiano provveduto a inviare l’istanza senza l’ausilio dei patronati (il 56% del totale delle richieste). Ma l’Istituto previdenziale assicura che le domande che risultino difformi o incomplete verranno gestite velocemente comunicando alle famiglie le informazioni che vanno corrette o integrate ai fini del pagamento dell’assegno.

Spese sostenute per i figli, chiarimenti AdE su detrazioni e deduzioni anche con l’assegno unico

Sulle spese sostenute per i figli è intervenuta l’Agenzia delle entrate per gli opportuni chiarimenti in merito alle deduzioni e alle detrazioni. I chiarimenti si sono resi necessari per l’avvicinarsi dell’introduzione dell’assegno unico. Nel dettaglio, nel 2022 rimangono le deduzioni e le detrazioni sulle spese sostenute per i figli. Di conseguenza devono essere riportate nella dichiarazione dei redditi gli oneri per i figli under 21 a carico.

Chiarimenti Agenzia delle entrate sulle deduzioni e detrazioni per i figli a carico

Il chiarimento dell’Agenzia delle entrate riguarda i genitori dei figli fino a 20 anni e 364 giorni (under 21) fiscalmente a carico. Si potrà continuare a fruire delle detrazioni e delle deduzioni per le spese sostenute nel loro interesse. Anche se non si potrà più beneficiare delle detrazioni inerenti per i figli. Il chiarimento si è reso necessario per l’interpretazione delle detrazioni per i figli a carico inserite nel decreto legislativo numero 230 del 2021. Si tratta del provvedimento di legge che ha introdotto l’assegno unico per i figli.

Assegno unico per i figli, cosa avviene per le spese dal 1° gennaio 2022 su detrazioni e deduzioni?

Il che significa che dal 1° marzo 2022 i sostituti di imposta non dovranno più riconoscere nella busta paga le detrazioni spettanti per i figli fino a 21 anni di età. Tali detrazioni verranno già incorporate nell’assegno unico per i figli. Tuttavia, i genitori potranno continuare a fruire delle deduzioni e delle detrazioni per le spese sostenute a favore dei figli a carico. Inoltre, ai genitori andrà riconosciuto anche il regime fiscale agevolato dei servizi e dei beni del welfare aziendale. È quanto prevede il comma 2, dell’articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir).

Spese detraibili e deducibili per i figli, come deve comportarsi il sostituto di imposta per la busta paga?

Il sostituto di imposta deve, pertanto, computare le detrazioni per le spese sostenute per i figli per i primi due mesi del 2022 (ovvero gennaio e febbraio). Per i restanti mesi dell’anno, ovvero a partire dal 1° marzo 2022, è necessario applicare quanto prevede l’articolo 10 del decreto legislativo numero 230 del 2021 che ha introdotto l’assegno unico per i figli. Pertanto, per gennaio e febbraio 2022 si devono computare le detrazioni spettanti per le spese sostenute per i figli secondo quanto prevede l’articolo 12 del Tuir, salvo il conguaglio di fine anno o il termine del rapporto sulla base del reddito complessivo.

Detrazioni e deduzione, cosa avviene per i figli non fiscalmente a carico?

Inoltre, “ai fini delle disposizioni fiscali che fanno riferimento alle persone indicate nel presente articolo, anche richiamando le condizioni ivi previste, i figli per i quali non spetta la detrazione ai sensi della lettera c) del comma 1 sono considerati al pari dei figli per i quali spetta tale detrazione”. In altre parole, per i figli fino a 21 anni che rispettano i criteri stabiliti dal comma 2 dell’articolo 12 (risultanti, pertanto, fiscalmente a carico), anche se non spettano più le detrazioni per figli a carico, continuano a spettare le detrazioni e le deduzioni previste per oneri e spese sostenute nell’interesse dei familiari fiscalmente a carico di cui all’articolo 12 del Tuir. Per i figli di età inferiore ai 21 anni, anche se non fiscalmente a carico, continuano ad applicarsi le disposizioni di cui all’articolo 51, comma 2, del Tuir in tema di welfare.

Assegno unico per i figli, due regimi di calcolo fiscale per il 2022

Per il 2022, anno di transizione per l’introduzione dell’assegno unico per i figli, i sostituti di imposta dovranno applicare pertanto due regimi di calcolo relativi al calcolo delle detrazioni per i figli a carico. I due regimi dovranno essere calcolati rispettivamente per il periodo fino al 28 febbraio 2022 e per quello successivo, ovvero a partire dal 1° marzo 2022. Il primo regime fa riferimento all’articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi; il secondo periodo all’articolo 10 del decreto legislativo numero 230 del 2021. Saranno da formulare due differenti conguagli.

Assegno unico per i figli: si possono detrarre le spese mediche e scolastiche?

Le spese per i figli possono essere ancora detratte ai fini dell’assegno unico. A partire dal 1° marzo 2022 l’assegno universale costituirà l’unico strumento economico a favore delle famiglie con figli minorenni. Risultano inclusi nella disciplina anche i figli maggiorenni e fino al compimento dei 21 anni di età. L’assegno andrà a vantaggio anche delle famiglie con figli lavoratori (a basso reddito) o in cerca di occupazione, oltre che studenti. Il decreto “Sostegni ter” è intervenuto nell’ambito della detraibilità delle spese mediche e scolastiche rispetto all’assegno unico.

Spese mediche e scolastiche per i figli a carico, si possono detrarre ai fini dell’assegno unico?

In particolare, la detraibilità delle spese mediche e scolastiche a favore dei figli nell’ambito dell’assegno unico devono essere sostenute a favore dei minori e dei maggiorenni fino a 21 anni di età. Le detrazioni operano benché su queste spese non siano più spettanti le detrazioni dell’Irpef. Tuttavia, per i figli maggiorenni e fino ai 21 anni di età che non studino, né lavorino e nemmeno cerchino un’occupazione, si potrebbe verificare una situazione analoga rispetto agli “altri famigliari a carico”. Il decreto “Sostegni ter” esclude espressamente la detraibilità delle spese in questione.

Assegno unico per i figli minori o dai 18 ai 21 anni di età: le condizioni per le detrazioni delle spese

La detrazione nell’ambito dell’assegno unico per i figli relativamente alle spese mediche e scolastiche opera, pertanto, in presenza di figli minorenni o di maggiorenni (dai 18 fino al compimento dei 21 anni di età). Per quest’ultima categoria, per operare la detrazione delle spese, devono verificarsi quattro condizioni:

  • devono frequentare un corso di laurea, un corso di formazione professionale o scolastica;
  • svolgere un tirocinio oppure un lavoro con un limite di reddito non superiore agli 8.000 euro;
  • devono essere in possesso della dichiarazione di immediata disponibilità a svolgere un’attività lavorativa da ottenere dai centri pubblici per l’impiego;
  • svolgere il servizio civile universale.

Assegno unico per i figli o detrazione delle spese per i figli a carico?

Le incertezze normative relative alla detrazione per i figli a carico e fino al compimento dei 21 anni di età e l’assegno unico sono state superate dal decreto “Sostegni bis” (decreto numero 4 del 2022). In particolare, a partire dal 1° marzo prossimo, le famiglie con i figli che percepiscano l’assegno universale non avranno più la possibilità di ottenere le detrazioni per i figli a carico secondo quanto prevede l’articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Con l’arrivo dell’assegno universale, le famiglie beneficeranno di questo unico strumento economico sempreché si tratti di figli minorenni o di figli dai 18 anni al compimento dei 21 anni di età purché studenti, lavoratori con reddito entro gli 8.000 euro o in cerca di un’occupazione.

Assegno unico per i figli, come detrarre le spese mediche e scolastiche?

A disciplinare la detrazione delle spese mediche e scolastiche nell’ambito dell’assegno unico per i figli è intervenuta la modifica dell’articolo 12 del Tuir con il nuovo comma 4 ter operata dal comma 6 dell’articolo il quale disciplina che “ai fini delle disposizioni fiscali che fanno riferimento alle persone indicate nel presente articolo, anche richiamando le condizioni ivi previste, i figli per i quali non spetta la detrazione ai sensi della lettera c) del comma 1 sono considerati al pari dei figli per i quali spetta tale detrazione”.

Detrazione fiscale figli a carico dai 18 ai 21 anni di età: quando si può applicare?

Dal decreto “Sostegni ter” arriva dunque la possibilità di detrazione fiscale per le spese mediche e scolastiche per i figli a carico entro i 21 anni di età. I genitori, anche se beneficiari dell’assegno unico, potranno continuare a detrarre le spese sostenute per i figli, ancorché da marzo prossimo non spettino più le detrazioni fiscali per ogni figlio a carico. Non potranno detrarre le spese per i figli dai 18 ai 21 anni che non lavorino, non cerchino un’occupazione e non studino.

Detrazione fiscale figli a carico di oltre 21 anni di età: come funziona?

Per i figli disabili, anche con più di 21 anni di età, oltre all’assegno unico, i genitori potranno continuare a effettuare la detrazione fiscale. In tal caso, il limite del reddito per essere considerati a carico è rimasto invariato. Il massimo lordo annuo, al lordo degli oneri deducibile, non deve superare i 2.840,51 euro oppure i 4.000 euro. I due importi vanno applicati in rapporto all’età dei figli non superiore ai 24 anni.

Cosa cambia per le detrazioni figli a carico dal 2022 con l’Assegno Unico?

Con l’entrata in vigore dell’Assegno Unico per i figli a carico cambia il regime delle detrazioni per figli a carico che fino al 2021 hanno rappresentato un aiuto importante per le famiglie. Ecco come funzionerà l’avvicendamento tra queste due importanti misure.

Come cambiano le detrazioni per figli a carico dal 2022?

Il nuovo Assegno Universale per figli a carico entrerà in vigore il 1° marzo del 2022 e nel mondo delle detrazioni fiscali e dei bonus sarà una vera e propria rivoluzione. L’obiettivo del legislatore è rendere uniforme la disciplina ed eliminare i tanti sussidi che nel tempo si sono accumulati. Questo però porterà delle novità nell’ambito delle detrazioni per i familiari a carico, infatti le due misure non sono cumulabili. Cosa succede per coloro che rientrano nelle detrazioni, ma non rientrano nell’Assegno Unico? Questa la domanda a cui si cercherà di dare risposta.

Non potendo in questa sede fare nuovamente una disamina sull’Assegno Unico, rinvio all’articolo dedicato: Assegno Unico: importi, requisiti e cosa cambia con le detrazioni

A chi spettano le detrazioni fiscali per figli a a carico dal 2022?

Le detrazioni fiscali per figli e coniuge sono disciplinate dall’articolo 12 del TUIR (Testo Unico Imposte sul Reddito), il decreto legislativo del 18 novembre 2021 modifica la lettera C dell’articolo stesso. Ne consegue che tale misura resta in vigore esclusivamente per i ragazzi che hanno già compiuto 21 anni, fanno parte del nucleo familiare del beneficiario delle detrazioni e hanno un reddito inferiore 2.840,51 euro all’anno, somma che sale a 4.000 euro fino a 24 anni.

Gli importi dei benefici fiscali spettano per i figli legittimi, naturali riconosciuti, adottivi. Le detrazioni sono calcolate in base al reddito e vengono meno nel caso il cui lo stesso superi i 95.000 euro. Tale importo è aumentato di 15.000 euro per ogni figlio a carico ulteriore rispetto al primo.

Dal primo marzo 2022 sparisce inoltre il bonus di 1200 euro per famiglie numerose riconosciuto sempre in forma di detrazioni e spettanti ai nuclei familiari con almeno 4 figli a carico. Viene infatti abolito il comma 1-bis, articolo 1 del TUIR.

Sintesi

Per redere chiaro il passaggio e l’avvicendarsi tra Assegno Unico e Detrazioni per figli a carico propongo questo pratico schema:

  1. per i figli fino a 18 anni di età si riceverà l’Assegno Unico di importo minimo di 50 euro e massimo 175 euro per ogni figlio;
  2. dai 18 anni ai 21 anni si potrà percepire l’Assegno Unico mensile di importo minimo 25 euro e importo massimo 85 euro. Tale beneficio spetta a patto di seguire un corso di studi, di formazione oppure avere un lavoro;
  3. gli importi dell’assegno unico sono maggiorati per i figli disabili e le famiglie numerose;
  4. dai 21 anni si possono ottenere le detrazioni per figli a carico il cui ammontare è stabilito dal TUIR e dipende dal reddito familiare.

Detrazioni figli a carico in caso di genitori sposati, divorziati e non sposati

Nella dichiarazione dei redditi un ruolo importante rivestono le detrazioni per i figli a carico, possono però sorgere dei dubbi su quale dei due genitori possa portare in detrazioni le somme previste dalla legge, ecco una piccola guida sui soggetti a cui spettano se i genitori sono sposati, divorziati o non sposati.

Detrazioni figli a carico con genitori sposati, divorziati e non sposati

Le detrazioni figli a carico sono agevolazioni fiscali riconosciute sia a coloro che hanno figli minorenni, sia a coloro che hanno figli maggiorenni non emancipati e quindi fiscalmente a carico dei genitori, ad esempio se la coppia ha un figlio maggiorenne che studia all’università, può ottenere per lui la detrazione, si può ottenere anche per il figlio maggiorenne che non studia e non lavora, infine si possono avere le detrazioni figli a carico anche per i disabili fiscalmente a carico. L’ammontare dipende da diversi fattori.

Vuoi conoscere i criteri per determinare e detrazioni figli a carico? Leggi l’articolo: Detrazioni familiari a carico 2021: a quanto ammontano e come si calcolano

Dal punto di vista pratico le detrazioni IRPEF per i familiari a carico si traducono in una minore imposta da pagare e nel caso in cui ci si avvalga del sostituto di imposta per il pagamento, ad esempio i lavoratori dipendenti del settore pubblico o privato e i pensionati, è possibile ottenere il rimborso delle imposte già versate. Ciò che molti si chiedono è: detrazioni figli a carico: a chi spettano se i genitori sono sposati, divorziati o non sposati? Vedremo qui la casistica facendo però una premessa: queste devono essere disgiunte dagli assegni familiari, quindi può avvalersene anche il coniuge che non percepisce gli assegni per i figli.

Detrazioni figli a carico per genitori sposati

Il primo caso da considerare è quello dei genitori sposati. In questo caso la regola generale è che le detrazioni spettano a entrambi i coniugi in misura del 50%. In realtà però ogni coppia, che si presume viva nell’armonia familiare, può fare i propri calcoli e scegliere di attribuire il 100% a uno dei due coniugi. Ad esempio può capitare che uno dei due genitori non abbia reddito, oppure abbia un reddito il cui IRPEF ha un ammontare inferiore rispetto a quanto gli spetterebbe di detrazione…insomma i coniugi scelgono in base alla reale convenienza economica dell’attribuzione a uno o a entrambi i coniugi delle detrazioni figli a carico.

Genitori separati/divorziati: a chi spettano le detrazioni

Andiamo ora ad analizzare la situazione dei genitori separati/divorziati. In realtà anche in questo caso la situazione è di facile regolazione:

  • se i figli sono in affidamento esclusivo a uno solo dei due genitori ( si tratta di una situazione residuale in quanto ad oggi la regola è quella dell’affidamento condiviso), solo il genitore che ha l’affidamento esclusivo può avvalersi delle detrazioni figli a carico;
  • se i figli sono in affidamento congiunto solitamente si applica il criterio del 50%.

I genitori anche in questo caso possono però accordarsi e di conseguenza scegliere di far fruire le detrazioni a uno solo dei due coniugi, solitamente si fa un calcolo prettamente economico per decidere cosa fare.

Naturalmente quando c’è un alto tasso di litigiosità tra i coniugi, soprattutto nelle fasi iniziali, può capitare che le parti non riescano a trovare un accordo sul soggetto che deve fruire dei benefici fiscali. A questo proposito c’è un’importante pronuncia della Corte di Cassazione che ha stabilito che nel caso in cui uno dei genitori riesca a dimostrare di essere il solo a prendersi cura economicamente dei figli in quanto l’altro genitore non ha redditi o ha redditi troppo esigui, possa essere riconosciuto il diritto alle detrazioni per figli a carico tale genitore. Sentenza 18392 del 12.07.2018 della Corte di Cassazione.

Detrazioni in caso di genitori non sposati

Resta, infine, il caso dei genitori non sposati. In questo caso se i genitori hanno l’affidamento congiunto si applicano le stesse regole previste per i genitori sposati e quindi entrambi possono godere delle detrazioni per figli a carico in misura del 50%, ma resta la possibilità di scegliere di far ottenere le detrazioni a uno solo dei coniugi. Nel caso di affidamento esclusivo a uno dei genitori sarà solo costui a ottenere i benefici fiscali. Nel caso in cui i genitori convivano le detrazioni a carico per i figli spettano al 50% in alternativa i genitori possono scegliere una diversa divisione.