Dirigenti PA: gli italiani sono i più pagati

Forse le Pubbliche Amministrazioni italiane non riescono a saldare i debiti che hanno nei confronti delle imprese a causa degli stipendi troppo alti riservati ai loro dirigenti.
Si tratta di un paradosso, ovviamente, ma quello che risulta, invece, reale, è che i dirigenti della nostra PA sono quelli meglio pagati, tra tutti i Paesi Ocse.

Sembra, infatti, che i fortunati percepiscano, in media, una retribuzione di 632 mila dollari l’anno, ovvero tre volte di più rispetto alla media degli altri Paesi, dove la media si ferma a
232 mila dollari.
Al secondo posto, dopo l’Italia, c’è la Nuova Zelanda, dove i dirigenti guadagnano 400 mila dollari all’anno, e al terzo il Cile.
Il distacco con Francia e Germania, rispettivamente quarta e quinta, è ampio, poiché si fermano entrambi intorno a 250 mila dollari.

Perdono il primato invece i dirigenti italiani di secondo livello della pubblica amministrazione, anche se, con 176 mila dollari l’anno, si collocano comunque ben sopra la media Ocse di 126 mila, anche se vengono nettamente superati dagli americani che portano a casa circa 250 mila dollari l’anno.
Retribuzioni più alte rispetto a quelle degli italiani anche per i dirigenti di Olanda, Francia e Belgio.

Risultano sottopagati i funzionari italiani della pubblica amministrazione con 69 mila dollari l’anno contro una media Ocse che sfiora i 90 mila dollari.
Anche per questa fascia primato ai dirigenti degli Stati Uniti con 160 mila dollari l’anno, oltre 100 mila dollari anche per i funzionari pubblici di Belgio, Danimarca, Olanda e Spagna.

Dal rapporto Ocse, inoltre, emerge che i dipendenti pubblici hanno una incidenza inferiore rispetto alla media Ocse, poiché essi rappresentano il 13,7% del totale degli occupati contro il 15,5% della media dei paesi Ocse.
Nei paesi scandinavi i dipendenti pubblici sono circa il 30% del totale degli occupati, in Francia superano il 20% e in Gran Bretagna sono il 18%.
Anche gli Stati Uniti superano l’Italia: ogni 100 occupati 15 lavorano nella pubblica amministrazione.

Vera MORETTI

Dirigenti falciati dalla crisi

La crisi non guarda in faccia nessuno. Nemmeno i dirigenti. In Italia, dall’inizio della depressione dei mercati, ne sono “caduti” almeno 100mila. Dati freddi, tipici dell’Istat – che li ha diffusi – che rilevano come il numero dei dirigenti sia sceso del 20,8% dal 2008 al 2011, passando da 500mila a 396mila unità.

Preoccupata Federmanager, che all’Ansa, per bocca del presidente Giorgio Ambrogioni, ha dichiarato: “Solo una parte limitata di dirigenti riesce a collocarsi mantenendo la stessa qualifica. Alcuni sono costretti ad accettare il ritorno alla posizione di quadro. Sono ancora di più quelli che diventano manager atipici, ovvero una sorta di co.co.pro o partita Iva“.

Una realtà, quest’ultima, che non sempre va giù a chi ha ricoperto, magari per anni, un posto chiave anche in grandi imprese. Sempre secondo Ambrogionici sono persone, migliaia di colleghi, che a 45-50 anni sperimentano il dramma della disoccupazione, visto che è sempre più difficile ricollocarli di fronte a un mercato fermo. I dirigenti sono gli unici lavoratori dipendenti che non hanno alcuna tutela reale del loro posto di lavoro, possono essere licenziati in qualunque momento. Paghiamo i contributi per mobilità ma ne siamo esclusi per legge“.

Una tendenza che, sempre secondo Ambrogioni, non è frutto solo della crisi economica: colpa anche delle “ristrutturazioni, con le imprese che tendono a diventare più piccole, in controtendenza a quello che occorrerebbe, e le grandi imprese che snelliscono gli organici dirigenziali; le delocalizzazioni, che spostano all’estero tante realtà produttive prima situate in Italia“.

Come porre rimedio? Per Federmanager alcune mosse sono da fare subito, altre richiedono interventi più strutturali. Intanto, conclude Ambrogioni, “insieme con Confindustria stiamo lanciando e finanziamo un progetto che vede i nostri dirigenti disoccupati mettersi a disposizioni delle Pmi che si fanno avanti per attività di coaching, formazione nei confronti del piccolo imprenditore, dei suoi dipendenti, perché siamo convinti che questa espulsione di dirigenti anche bravi sia una perdita di valore per il sistema Paese“. Parole sante.

Un manager a portata di click

Stretta al credito, aumento dei tassi di interesse e rischio fallimento. Le aziende italiane in crisi da oggi possono vantare su un nuovo alleato, almeno sul web: si chiama BacktoWork il neonato portale che ha il preciso intento di svolgere una funzione di recruting e collegamento fra le imprese in crisi e le risorse umane (imprenditori, investitori o dirigenti) pronti a investire nell’attività imprenditoriale.

Le Pmi interessate potranno depositare le proprie candidature sulla piattaforma web, con la garanzia di massima riservatezza, per richiedere nuove risorse e competenze per la propria impresa. BacktoWork si occuperà della ricerca e della selezione di figure e profili, tra dirigenti, quadri e professionisti che intendono investire nelle imprese, valutando l’esperienza maturata nel settore, il patrimonio di know-how, la corrispondenza di skills richieste e la solidità delle proprie possibilità di investimento.

BacktoWork è un’iniziativa promossa da Oseco, l’Osservatorio sulle Strategie Europee per la Crescita e l’Occupazione. Il lancio del portale, attivo dal 15 febbraio, è stato preceduto da un periodo di sperimentazione a inizio 2012: sono stati contattati 1.500 professionisti, tra i quali 173 (11,5%) hanno manifestato la propria volontà ad iscriversi. Le aziende sono state invece 34, il 22,6% di quelle contattate (150).

Manager online anche durante le vacanze: staccare la spina è sempre più complicato

Un recente sondaggio condotto da Experteer evidenzia come buona parte dei manager abbiano esigenza di rimanere in contatto col mondo lavorativo anche durante il periodo di vacanza. Il 56% degli intervistati conferma di avere sempre con sé un telefono cellulare, il 39% uno smartphone, il 26% un laptop, il 20% un tablet, il 19% un netbook e solo una minima percentuale (3%) è sprovvista di qualsiasi strumento di lavoro.

Italiani al primo posto per dipendenza da cellulare aziendale (74%); seguono gli altri dispositivi elettronici: il 41% lo smartphone e il 28% il laptop, il 16% un netbook e l’11% un tablet. I francesi si aggiudicano il primato per la frequenza di mail inviate all’ufficio (50% dei manager). Seguono gli spagnoli (45%) e gli italiani a pari merito con gli inglesi (41%). Più rilassati appaiono i tedeschi che rispondo alle comunicazioni aziendali solo in caso di reale emergenza.  Ancor più amanti della vera vacanza appaiono gli olandesi: il 36%, infatti, non controlla mai le email aziendali durante le vacanze.

Entrare nello spirito vacanziero non è una cosa immediata. I manager italiani per l’81% impiegano alcuni giorni per staccare completamente la spina, mentre i colleghi spagnoli riescono meglio ad “abbandonare” il lavoro (42%). Lavorare anche in vacanza è un modo per far notare l’impegno (lo sostiene il 61% degli uomini e il 66% delle donne).

Il 32% degli intervistati a livello europeo dichiara che i propri compagni di viaggio lamentano un certo fastidio nel momento in cui ci sono interferenze lavorative durante le vacanze. In particolare per gli inglesi (41%), mentre gli italiani si attestano a metà via con il 30%.

Presentato il nuovo contratto di lavoro nazionale dei dirigenti delle Pmi

E’ stato presentato nei giorni scorsi il nuovo il contratto di lavoro nazionale dei dirigenti delle piccole e medie imprese Confapi-Federmanager, che vede l’introduzione di una nuova figura professionale: quella del quadro superiore. Si tratta di una nuova figura a metà strada tra il dirigente e il quadro, un ruolo manageriale di elevata responsabilità all’interno dell’organigramma aziendale che risponde alle caratteristiche delle pmi e che si affianca a quello più tradizionale del dirigente d’azienda.

Il nuovo contratto triennale si chiama “Ccnl per i dirigenti e per i quadri superiori delle piccole e medie aziende industriali“. Vede rafforzato il sistema della bilateralità anche nell’ottica della modernizzazione dei sistemi gestionali delle pmi e ha previsto l’estensione ai quadri superiori di alcuni degli strumenti tipici del contratto dei dirigenti: bilateralità in materia di formazione, assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare.

Il contratto regolamenta le figure professionali che in azienda ricoprono un ruolo caratterizzato da autonomia di iniziativa e di decisione, nei limiti delle direttive generali, e che siano dotati di elevate competenze e capacità tecnico-professionali acquisite anche tramite specifici percorsi di istruzione e formazione o grazie alla loro significativa esperienza professionale.

Giorgio Ambrogioni, presidente Federmanager commenta: “Siamo in presenza di una intesa che introduce elementi di novità nel quadro delle relazioni industriali e in tema di rappresentanza; abbiamo deciso di aprire ai ‘quadri superiori’ perché nelle piccole e medie imprese queste figure hanno funzioni di elevata responsabilità assolutamente compatibili con quelle dirigenziali“.

Le nostre piccole e medie imprese – ha concluso Ambrogioni – hanno bisogno di competenze manageriali e questa iniziativa ha un importante effetto non solo in termini di crescita culturale per coloro che già oggi in azienda svolgono funzioni di elevata responsabilità, ma anche in termini di prospettiva per poter offrire maggiori opportunità altamente qualificate ai nostri giovani”.