Concorso centri per l’impiego laureati 295 posti. Scadenza 30 settembre

Sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 16 agosto 2022 due bandi di concorso per l’assunzione presso i Centri per l’Impiego della Regione Lazio. I bandi sono rivolti uno ai laureati in materie giuridiche/economiche e l’altro a diplomati (naturalmente si può partecipare anche con titoli ulteriori rispetto al diploma). La domanda deve essere presentata entro il 30 settembre 2022.

Concorso centri per l’impiego laureati: requisiti

I posti disponibili per i laureati sono 295, coloro che saranno assunti ricopriranno il ruolo di Esperto Mercati e Servizi per i Lavoro. La presentazione della domanda dovrà avvenire online attraverso la piattaforma https://www.inpa.gov.it. È necessario versare la tassa di concorso di 10,33 euro da effettuarsi online attraverso il servizio PagoPA – Pagamenti OnLine, entro il temine previsto per la presentazione della domanda.

Per poter partecipare al concorso Centri per l’Impiego della Regione Lazio riservati ai laureati è necessario essere in possesso di una delle seguenti lauree:

  • LMG/01 Giurisprudenza;
  • LM-14 Lettere;
  • LM-31 Ingegneria gestionale;
  • LM-38 Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione;
  • LM-51 Psicologia;
  • LM-52 Relazioni internazionali;
  • LM-56 Scienze dell’economia;
  • LM-57 Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua;
  • LM-62 Scienze della politica;
  • LM-63 Scienze delle pubbliche Amministrazioni;
  • LM-77 Scienze economico-aziendali;
  • LM-81 Scienze per la cooperazione allo sviluppo;
  • LM-85 Scienze pedagogiche;
  • LM-87 Servizio sociale e politiche sociali;
  • LM-88 Sociologia e ricerca sociale;
  • LM-90 Studi europei.

Oppure una delle seguenti lauree triennali (ordinamento di cui al D.M. 270/2004) o equiparate:

  • L-12 Mediazione linguistica;
  • L-14 Scienze dei servizi giuridici;
  • L-16 Scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione;
  • L-18 Scienze dell’economia e della gestione aziendale;
  • L-19 Scienze dell’educazione e della formazione;
  • L-24 Scienze e tecniche psicologiche;
  • L-33 Scienze economiche;
  • L-36 Scienze politiche e delle relazioni internazionali;
  • L-37 Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace;
  • L-39 Servizio sociale;
  • L-40Sociologia.

Le prove per il concorso centri per l’impiego Laureati

Anche per il concorso per il potenziamento dei Centri per l’Impiego e politiche attive del lavoro per laureati saranno svolte due prove, di cui una in forma scritta consistente in quesiti a risposta multipla e uno in forma orale. Per quanto riguarda le materie, si tratta principalmente di diritto amministrativo, pubblico, legislazione sociale e diritto del lavoro. Per conoscere con esattezza tutte le materie di concorso invitiamo a scaricare il bando qui allegato.

In ogni caso ci sarà la valutazione della conoscenza della lingua inglese e dei principali programmi informatici. La prova orale potrà essere svolta da remoto e di conseguenza è necessario avere a disposizione computer, web cam, microfono ed è necessario dare la disponibilità già in fase di presentazione della domanda a scaricare i software indicati dall’amministrazione per poter procedere all’espletamento della prova orale in video-conferenza.

Al termine delle due prove, se superate con un punteggio minimo di 21/30, sarà disposta la valutazione dei titoli, ad esempio master universitari o precedenti esperienze lavorative.

Per scaricare il bando segui il link regione-lazio-bando-concorso-esperti-mercato-e-servizi-lavoro

Per conoscere altre opportunità di lavoro leggi anche:

Concorso infermieri: nuove opportunità con iscrizioni aperte fino al 12 settembre

Concorsi: pubblicato il bando per 1394 posti per diplomati e laureati

Concorso centri per l’impiego per diplomati (249 posti). Domanda entro il 30 settembre

Il lavoratore può rifiutare di lavorare se fa troppo caldo? ecco alcune novità e le regole su lavoro e ammortizzatori

Da settimane ormai in Italia, da nord a sud il clima ha assunto le sembianze di quello tropicale. Caldo torrido e temperature elevatissime sono una costante in tutto il territorio italiano. Soffrono i fragili, gli anziani, i bambini, ma soffrono anche i lavoratori, soprattutto quelli che sono impegnati all’aperto e al sole cocente. Lavoratori edili, lavoratori agricoli, addetti alla manutenzione delle strade, il verde cittadino e così via. Il paesaggio in Italia oggi si divide tra vacanzieri e turisti e tra lavoratori e addetti ancora in servizio. Il caldo però mette a rischio la salute di questi lavoratori, che hanno necessità di strumenti e servizi atti a detonare il pericolo. In questo scenario, ecco alcune novità che possono tornare utili sia alle aziende che ai lavoratori. Novità a tutela di entrambe le parti in causa, soprattutto nelle fasi di cessazione delle attività dovute proprio al gran caldo di queste settimane.

Tra lavoro e salute, ecco cosa nasce per il gran caldo di questi giorni

Il diritto al lavoro e la tutela della salute dei lavoratori sono due tra i principi fondamentali della Legge italiana. Principi fondamentali che anche la Costituzione sancisce. Oltre alle normative generali, non mancano interventi regolamentari eccezionali sulla medesima materia, che guardano la salute del lavoratore durante le ore di lavoro. Soprattutto alla luce delle condizioni climatiche proibitive di questi ultimi tempi, le novità introdotte sono all’ordine del giorno. In alcune Regioni per esempio sono state introdotte normative che prevedono la pausa lavorativa pomeridiana in agricoltura. Una pausa dettata proprio dal gran caldo di questa settimana che di fatto mette a rischio la salute dei lavoratori impegnati al sole e nei campi. Durante le ore della giornata più calde, niente lavoro nei campi quindi. Almeno secondo i dettami normativi in alcune Regioni dove il caldo è maggiore e dove è maggiore la presenza di lavoratori agricoli nei campi.

Per il caldo il lavoratore può rifiutare di lavorare

L’articolo 2087 del codice civile stabilisce che un datore di lavoro deve tutelare la salute del lavoratore adottando tutte le misure necessarie per perseguire l’obbiettivo. Il datore di lavoro è obbligato a valutare tutti i rischi del lavoratore, anche quelli da esposizione a condizioni climatiche proibitive. In questo caso è il decreto legislativo 81 del 2008, altrimenti detto Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro a stabilire tutto questo. La Suprema Corte di Cassazione ha stabilito con una famosa sentenza del 2015 che per il gran freddo un lavoratore può rifiutare di lavorare, senza perdere il diritto alla retribuzione. Ed inevitabilmente quella sentenza si apre anche al grande caldo e non solo al freddo. Il Ministero della Salute e l’INAIL hanno prodotto anche un opuscolo che mette in evidenza cosa fare quando si lavora con il troppo caldo.

INPS e INAIL insieme per la tutela dei lavoratori dal gran caldo

Provvedimenti di questo genere non sono affatto rari da parte di autorità locali quali sono le Regioni o i Comuni. E adesso si implementano di un’altra novità. Come riportato dal sito “TPI.it”, sembra che l’INAIL, ovvero l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, abbia aperto alla possibilità per le aziende di avviare e richiedere periodi di cassa integrazione e quindi di ammortizzatori sociali anche con la motivazione del gran caldo. Un vantaggio soprattutto per i lavoratori che per attività svolta, sono messi a dura prova dalle alte temperature di questi ultimi tempi.

La nota dell’INAIL chiarisce le novità normative temporanee ed eccezionali

Con una nota l’INAIL ha reso pubblico quanto deciso in solido con l’INPS, proprio in relazione a queste problematiche relative alla gran caldo e al lavoro. Pare infatti che con temperature che superano i 35 gradi centigradi le aziende potranno godere di un periodo di cassa integrazione per i loro addetti. In ogni caso di interruzione o sospensione delle attività dovute proprio al clima, ecco spuntare un ammortizzatore sociale ad hoc. Nella nota l’INAIL spiega la procedura operativa da utilizzare in questi casi. Pertanto, in ogni caso di interruzione lavorativa per quei lavoratori sottoposti ad attività con il clima torrido di questi giorni, le aziende potranno godere di questo ammortizzatore sociale.

Cosa si intende per gran caldo secondo l’INAIL

Ricapitolando, le imprese potranno chiedere la Cassa Integrazione all’INPS in caso di temperature elevate. Il limite dei 35 gradi centigradi è fisso, anche se nella nota si legge che ogni qualvolta la temperatura percepita potrà mettere a repentaglio la salute dei lavoratori, le aziende potranno sfruttare questo ammortizzatore sociale. In altri termini, non è strettamente necessario che la colonnina di mercurio segnali 35 gradi centigradi per poter avviare la tutela sociale della cassa integrazione.

Alcuni esempi di attività che possono dare diritto all’ammortizzatore sociale

Prima abbiamo citato alcune delle attività più a rischio per il gran caldo, dagli edili agli agricoli per esempio. Ma sempre nella nota dell’INAIL si legge che tale facoltà è aperta alle aziende che hanno addetti che svolgono lavori in luoghi che non possono essere protetti da sole o calore. Alcuni altri tipici esempi sono gli addetti al rifacimento dell’asfalto. Ma per esempio, a rischio ci sono anche gli addetti al rifacimento di strade e marciapiedi, quelli che devono essere muniti di indumenti di protezione che amplificano la temperatura esterna  e così via dicendo.

Apprendistato, un aiuto concreto per i giovani?

 

Garantisce un costo del lavoro più basso, perchè ne riduce il costo contributivo, ma è ancora troppo poco adottato dalla piccole e medie imprese per la sua complessità normativa e di gestione. Il contratto di apprendistato potrebbe rivelarsi un valido strumento per incentivare l’assunzione dei giovani in un momento in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto picchi storici e in cui la crisi economica non può più fungere da unico capro espiatorio.

Ma perchè le aziende faticano ancora a preferire il contratto di apprendistato? Oggi Infoiva ne discute con il Professor Maurizio Del Conte, Docente di Diritto del Lavoro presso l’Università Bocconi di Milano. Perchè per garantire un futuro a un’intera generazione che oggi viaggia ‘sul filo del rasoio’ della disoccupazione occorre agire adesso.

L’apprendistato avrebbe dovuto essere il canale d’ingresso principale dei giovani nel mercato del lavoro, ma a oggi pare fatichi ancora a decollare? Perché? Quali sono i suoi limiti?
Purtroppo l’apprendistato sconta una storia fatta di incertezze regolative, dove la indicazione del tipo di formazione – on the job o in aula – ed i suoi stessi contenuti sono rimasti appesi all’inerzia delle Regioni e della contrattazione collettiva nel regolare la materia. Il testo unico del 2011, rilanciato dalla riforma “Fornero”, dovrebbe spingere nel senso di un pieno completamento della disciplina, ma è necessario un maggiore impegno di Regioni e parti sociali.

La complessità normativa di questo tipo di contratto gioca a suo sfavore?
Il maggior ostacolo al ricorso all’apprendistato da parte delle imprese è proprio la complessità della disciplina e della gestione operativa degli apprendisti. Molto spesso i direttori del personale preferiscono rinunciare ai vantaggi del contratto di apprendistato, ritenuto troppo oneroso in termini di tempo e risorse organizzative da dedicare per ogni apprendista. Oltretutto, con il rischio di vedersi condannati a restituire gli sgravi contributivi nel caso si commetta qualche errore nella complicata gestione burocratica del contratto.

Perché un’azienda dovrebbe scegliere questo tipo di contratto piuttosto che un altro?
L’apprendistato potrebbe essere estremamente interessante per le imprese perché, da un lato, riduce significativamente il costo contributivo del lavoro e, dall’altro, garantisce la possibilità di formare il giovane neoassunto secondo le esigenze specifiche dell’organizzazione aziendale. Insomma un investimento nella qualità del lavoro ad un costo ragionevole. Nel panorama contrattuale a disposizione delle imprese non c’è nulla di altrettanto appetibile.

Ad oggi, alle piccole e medie imprese conviene stipulare contratti di apprendistato?
In teoria sì, ma la realtà ci dice che sono proprio le imprese meno strutturate ad essere maggiormente diffidenti nei confronti dell’apprendistato. Questo perché, vista la complessità di cui si è detto, all’interno delle piccole aziende non ci sono le risorse organizzative sufficienti per seguire gli apprendisti. Un’iniziativa importante, che dovrebbe essere estesa a tutto il territorio, è quella appena lanciata da Regione Lombardia, che finanzia le piccole e medie imprese che si avvalgano di operatori esterni accreditati per la gestione degli apprendisti.

Esistono, secondo lei, strumenti migliori per incentivare l’occupazione giovanile?
In questi tempi di grave congiuntura economica lo strumento più efficace per incentivare l’assunzione dei giovani sarebbe una decisa riduzione del costo del lavoro dovuto al carico fiscale/previdenziale. In attesa di vedere provvedimenti legislativi in questo senso, l’apprendistato garantisce un costo del lavoro più basso anche se, dobbiamo ricordarlo, un apprendista alterna il lavoro alla formazione e, dunque, nel breve periodo rende di meno di un lavoratore già formato.

Qual è il vero problema del mercato del lavoro in Italia? Pensa sia ancora troppo rigido, specialmente per quanto riguarda i vincoli di ingresso?
A mio avviso il vero problema è la bassa produttività del lavoro nel confronto con i paesi nostri diretti concorrenti. Mentre si profondevano fin troppo tempo ed energie in operazioni di ingegneria contrattuale e del mercato, il lavoro si andava drammaticamente assottigliando e quello che ancora resta è sempre meno produttivo. Il risultato è che stiamo scivolando verso un lavoro che produce minor valore aggiunto, rendendo le nostre imprese meno competitive nei mercati più ricchi e deprimendo ulteriormente i salari e la domanda interna. E’ un circolo vizioso che deve essere interrotto, pena un declino irreversibile del nostro sistema industriale nel mercato globalizzato.

Situazioni straordinarie come quella attuale per le imprese, l’economia e il lavoro, necessitano di iniziative e progetti straordinari: secondo lei il Paese e il governo stanno dando segnali positivi in tal senso?
Finora il governo si è concentrato nel ridurre la spesa per riportare i parametri del bilancio pubblico entro limiti accettabili dai mercati finanziari. Tuttavia senza l’impulso della spesa pubblica nessuna economia è mai riuscita ad uscire stabilmente da una fase di recessione economica grave come quella che stiamo attraversando. Dunque si pone un problema di dover sostenere la spesa pubblica in questa congiuntura straordinariamente negativa. Personalmente credo che non si possa più affrontare una disoccupazione che tocca ormai oltre un terzo dei giovani come se si trattasse di un semplice effetto collaterale della crisi. Quando raggiunge questa magnitudine, la disoccupazione diventa essa stessa causa della recessione. Per combatterla occorrono misure straordinarie, mettendo in campo risorse finanziarie straordinarie. Come ho già detto, la riduzione del cuneo fiscale è la prima e ormai indifferibile misura da prendere se si vuole produrre uno shock positivo sul mercato del lavoro. Dall’inizio della crisi sono state investite enormi risorse finanziarie per conservare i posti di lavoro già esistenti, ma pochissimo è stato speso per aiutare un’intera generazione di giovani che rischia di restare tagliata fuori anche dalla ripresa economica, quando finalmente ci sarà. Se si vuole scongiurare questo rischio occorre agire adesso.

Alessia CASIRAGHI

Diritto del lavoro, corso di perfezionamento a Roma

Quello del diritto del lavoro è senz’altro uno dei temi più caldi del momento, con una riforma del mercato del lavoro che incombe e un ordinamento giuridico che cerca di stare al passo con i tempi.

In questo senso si inquadra un interessante corso di perfezionamento a Roma sul tema “Art. 18 e licenziamenti, tra passato e futuro”. L’appuntamento è per giovedì 14 giugno 2012 nell’Aula Magna della Chiesa Valdese, Via Pietro Cossa 40, dalle 14 alle 20.

Il corso vale 6 crediti formativi. Per informazioni e prenotazioni www.dirittodellafamiglia.com, www.tuteladeidiritti.com

Modera e coordina l’avv. Matteo Santini.

RELATORI
Prof. Stefano Bellomo – Ordinario Diritto del Lavoro Università di Perugia
Prof. Nicola De Marinis – Professore di Diritto del Lavoro Università del Molise
Prof. Sergio Magrini – Professore Diritto del Lavoro presso la LUISS
Prof. Paolo Pizzuti – Professore Diritto del Lavoro Università del Molise
Prof. Giampiero Proia – Ordinario Diritto del Lavoro presso l’università di Roma Tre
Prof. Antonio Vallebona – Ordinario Diritto del Lavoro Università di Tor Vergata
Avv. Corrado Cardarello – Managing Partner Quorum Legal
Avv. Andrea Marziale – Partner Quorum Legal

RELAZIONI
Il licenziamento per c.d. motivi economici (i.e. per giustificato motivo oggettivo)
La conciliazione obbligatoria nei licenziamenti per motivi economici
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Profili processuali delle controversie sui licenziamenti
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