Il lavoratore può rifiutare di lavorare se fa troppo caldo? ecco alcune novità e le regole su lavoro e ammortizzatori

lavoro caldo
Da settimane ormai in Italia, da nord a sud il clima ha assunto le sembianze di quello tropicale. Caldo torrido e temperature elevatissime sono una costante in tutto il territorio italiano. Soffrono i fragili, gli anziani, i bambini, ma soffrono anche i lavoratori, soprattutto quelli che sono impegnati all’aperto e al sole cocente. Lavoratori edili, lavoratori agricoli, addetti alla manutenzione delle strade, il verde cittadino e così via. Il paesaggio in Italia oggi si divide tra vacanzieri e turisti e tra lavoratori e addetti ancora in servizio. Il caldo però mette a rischio la salute di questi lavoratori, che hanno necessità di strumenti e servizi atti a detonare il pericolo. In questo scenario, ecco alcune novità che possono tornare utili sia alle aziende che ai lavoratori. Novità a tutela di entrambe le parti in causa, soprattutto nelle fasi di cessazione delle attività dovute proprio al gran caldo di queste settimane.

Tra lavoro e salute, ecco cosa nasce per il gran caldo di questi giorni

Il diritto al lavoro e la tutela della salute dei lavoratori sono due tra i principi fondamentali della Legge italiana. Principi fondamentali che anche la Costituzione sancisce. Oltre alle normative generali, non mancano interventi regolamentari eccezionali sulla medesima materia, che guardano la salute del lavoratore durante le ore di lavoro. Soprattutto alla luce delle condizioni climatiche proibitive di questi ultimi tempi, le novità introdotte sono all’ordine del giorno. In alcune Regioni per esempio sono state introdotte normative che prevedono la pausa lavorativa pomeridiana in agricoltura. Una pausa dettata proprio dal gran caldo di questa settimana che di fatto mette a rischio la salute dei lavoratori impegnati al sole e nei campi. Durante le ore della giornata più calde, niente lavoro nei campi quindi. Almeno secondo i dettami normativi in alcune Regioni dove il caldo è maggiore e dove è maggiore la presenza di lavoratori agricoli nei campi.

Per il caldo il lavoratore può rifiutare di lavorare

L’articolo 2087 del codice civile stabilisce che un datore di lavoro deve tutelare la salute del lavoratore adottando tutte le misure necessarie per perseguire l’obbiettivo. Il datore di lavoro è obbligato a valutare tutti i rischi del lavoratore, anche quelli da esposizione a condizioni climatiche proibitive. In questo caso è il decreto legislativo 81 del 2008, altrimenti detto Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro a stabilire tutto questo. La Suprema Corte di Cassazione ha stabilito con una famosa sentenza del 2015 che per il gran freddo un lavoratore può rifiutare di lavorare, senza perdere il diritto alla retribuzione. Ed inevitabilmente quella sentenza si apre anche al grande caldo e non solo al freddo. Il Ministero della Salute e l’INAIL hanno prodotto anche un opuscolo che mette in evidenza cosa fare quando si lavora con il troppo caldo.

INPS e INAIL insieme per la tutela dei lavoratori dal gran caldo

Provvedimenti di questo genere non sono affatto rari da parte di autorità locali quali sono le Regioni o i Comuni. E adesso si implementano di un’altra novità. Come riportato dal sito “TPI.it”, sembra che l’INAIL, ovvero l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, abbia aperto alla possibilità per le aziende di avviare e richiedere periodi di cassa integrazione e quindi di ammortizzatori sociali anche con la motivazione del gran caldo. Un vantaggio soprattutto per i lavoratori che per attività svolta, sono messi a dura prova dalle alte temperature di questi ultimi tempi.

La nota dell’INAIL chiarisce le novità normative temporanee ed eccezionali

Con una nota l’INAIL ha reso pubblico quanto deciso in solido con l’INPS, proprio in relazione a queste problematiche relative alla gran caldo e al lavoro. Pare infatti che con temperature che superano i 35 gradi centigradi le aziende potranno godere di un periodo di cassa integrazione per i loro addetti. In ogni caso di interruzione o sospensione delle attività dovute proprio al clima, ecco spuntare un ammortizzatore sociale ad hoc. Nella nota l’INAIL spiega la procedura operativa da utilizzare in questi casi. Pertanto, in ogni caso di interruzione lavorativa per quei lavoratori sottoposti ad attività con il clima torrido di questi giorni, le aziende potranno godere di questo ammortizzatore sociale.

Cosa si intende per gran caldo secondo l’INAIL

Ricapitolando, le imprese potranno chiedere la Cassa Integrazione all’INPS in caso di temperature elevate. Il limite dei 35 gradi centigradi è fisso, anche se nella nota si legge che ogni qualvolta la temperatura percepita potrà mettere a repentaglio la salute dei lavoratori, le aziende potranno sfruttare questo ammortizzatore sociale. In altri termini, non è strettamente necessario che la colonnina di mercurio segnali 35 gradi centigradi per poter avviare la tutela sociale della cassa integrazione.

Alcuni esempi di attività che possono dare diritto all’ammortizzatore sociale

Prima abbiamo citato alcune delle attività più a rischio per il gran caldo, dagli edili agli agricoli per esempio. Ma sempre nella nota dell’INAIL si legge che tale facoltà è aperta alle aziende che hanno addetti che svolgono lavori in luoghi che non possono essere protetti da sole o calore. Alcuni altri tipici esempi sono gli addetti al rifacimento dell’asfalto. Ma per esempio, a rischio ci sono anche gli addetti al rifacimento di strade e marciapiedi, quelli che devono essere muniti di indumenti di protezione che amplificano la temperatura esterna  e così via dicendo.
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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.