Fondo perduto a partite Iva, firmato il decreto sul contributo perequativo: ecco chi può beneficiarne e come

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha firmato il decreto sul contributo perequativo che assicurerà il fondo perduto alle partite Iva che abbiano subito un calo degli utili o un aumento delle perdite di almeno il 30%. In tutto il governo ha messo a disposizione dei lavoratori autonomi 4,4 miliardi di euro per le difficoltà del periodo di pandemia da Covid. Il meccanismo perequativo si baserà su cinque scaglioni con aliquote di rimborso decrescenti al crescere dei compensi e dei ricavi.

Quali partite Iva e autonomi possono accedere al fondo perduto perequativo?

Avranno accesso al fondo perduto perequativo le partite Iva che siano residenti in Italia (o stabili in Italia) e che svolgano attività di impresa, di arte o di professione oppure che producano reddito agrario. Per accedere al beneficio del fondo perduto è necessario che si sia verificato un peggioramento del risultato economico di esercizio inerente al 2020 pari ad almeno il 30% in rapporto a quello del 2019.

Scaglioni di fondo perduto alle partite Iva, ecco a chi andranno gli aiuti

Il calcolo del contributo a fondo perduto delle partite Iva seguirà il meccanismo degli scaglioni. Infatti, sono previsti cinque scaglioni a seconda dei ricavi e dei compensi dei lavoratori autonomi. La percentuale spettante deve essere calcolata al netto degli aiuti già ricevuti, fino a un massimo di contributo ricevibile di 150 mila euro. Nel dettaglio:

  • la percentuale del 30% di aiuti andrà alle partite Iva e ai professionisti che abbiano compensi o ricavi fino a 100 mila euro;
  • il 20% andrà agli autonomi che abbiano ricavi e compensi tra i 100 mila e i 400 mila euro;
  • la percentuale del 15% andrà a partite Iva e autonomi con ricavi tra i 400 mila e il milione di euro;
  • il 10% andrà alle partite Iva tra il milione e i 5 milioni di euro di ricavi e di compensi;
  • il 5% andrà a chi ha ricavi tra i 5 e i 10 milioni di euro.

Quali sono i valori di compensi e ricavi da prendere in considerazione per il fondo perduto delle partite Iva?

I valori che le partite Iva e i lavoratori autonomi devono prendere in considerazione per definire le aliquote a gli scaglioni di competenza sono:

  • la dichiarazione dei redditi del 2020 che è stata trasmessa entro il 30 settembre 2021;
  • eventuali integrazioni e correzioni dopo il 30 settembre 2021 non devono essere prese in considerazione se il contributo che ne derivi dovesse risultare maggiore;
  • la dichiarazione dei redditi relativa al 2019 già validamente presentata.

Fondo perequativo alle partite Iva, non bisogna includere gli aiuti ricevuti in precedenza

Particolare avvertenza nel calcolo degli aiuti spettanti deve essere prestato dalle partite Iva in merito ai contributi già ottenuti in precedenza. Infatti, come specifica l’articolo 2 del decreto del ministero dell’Economia, il contributo da ottenere deve essere calcolato al netto degli aiuti a fondo perduto già eventualmente riconosciuti dall’Agenzia delle entrate dai vari decreti che si sono succeduti a partire da maggio del 2020. In particolare, si devono sottrarre gli aiuti ricevuti dal decreto “Rilancio”, dai decreti “Ristori” che si sono avuti tra l’autunno e il Natale dello scorso anno, e i due decreti “Sostegni” del 2021.

Come presentare la domanda di fondo perduto perequativo per le partite Iva o i professionisti?

Le partite Iva e i professionisti interessati a chiedere il fondo perduto perequativo per le perdite subite durante il periodo di pandemia, dovranno accedere alla piattaforma che verrà messa a disposizione dall’Agenzia delle entrate nei prossimi giorni. Si tratterà di un tempo limitato per presentare la domanda. Infatti, gli autonomi avranno 30 giorni di tempo per procedere con l’invio dell’istanza dal momento in cui verrà aperta la piattaforma stessa.

Come sapere da quando si può presentare domanda per il fondo perduto perequativo delle partite Iva?

Inoltre, i fondi messi a disposizione dal governo in attuazione delle misure del decreto “Sostegni bis” devono essere utilizzati entro la fine del 2021. Diventa dunque necessario che l’accesso alla piattaforma arrivi prima della fine di novembre. In ragione di ciò è necessario attendere il nuovo provvedimento in uscita nei prossimi giorni da parte dell’Agenzia delle entrate che fissi il giorno di apertura delle domande, nonché quello di chiusura.

Elemento perequativo in busta paga: cos’è e come evitarla

Molti lavoratori leggendo la busta paga scoprono di avere una voce in più, si tratta dell’elemento perequativo, ma cos’è, a chi spetta e a quanto ammonta? Scopriamo anche come il datore di lavoro può evitare di corrisponderlo aumentando anche la soddisfazione dei lavoratori.

Cos’è l’elemento perequativo in busta paga

L’elemento perequativo spetta ai lavoratori che non hanno accesso alla contrattazione di secondo livello, il suo obiettivo è rendere “uguali”, di conseguenza perequare le posizioni economiche dei lavoratori. Per capire di cosa si tratta esattamente è necessario distinguere tra la contrattazione di primo livello e quella di secondo livello.

Contrattazione di primo livello e di secondo livello: differenze

In Italia per le varie categorie di lavoratori si applica il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) questo prevede le regole base del rapporto di lavoro, tenendo anche in considerazione diversi livelli di inquadramento. L’elemento principale che ci può desumere dal CCNL è il trattamento salariale base che obbliga il datore di lavoro a corrispondere uno stipendio che non può essere inferiore rispetto a quello previsto nel contratto collettivo.

Nelle aziende ed enti che hanno dimensioni medio grandi sono però presenti le rappresentanze sindacali e solitamente queste con l’azienda stessa concordano la contrattazione di secondo livello, che tende a ottenere condizioni di lavoro migliori rispetto alla contrattazione di primo livello e di conseguenza prevede l’attribuzione di premi, bonus e comunque una retribuzione migliore. Di fatto le rappresentanze sindacali non sono presenti in tutte le aziende e in particolare in quelle di piccole dimensioni, da ciò consegue creazione di lavoratori di serie A, maggiormente tutelati dalla contrattazione di secondo livello e lavoratori di serie B.

Ciò deve essere visto in prospettiva, infatti il tessuto economico italiano si basa soprattutto su aziende di piccole e medie dimensioni e di conseguenza la stragrande maggioranza di lavoratori non trova la tutela della contrattazione di secondo livello.

Per offrire un contrappeso e riportare uguaglianza tra i lavoratori è stato previsto l’elemento perequativo in busta paga.

Come viene determinato l’elemento perequativo in busta paga

L’elemento perequativo viene determinato a livello di contrattazione nazionale, quindi nel CCNL di molte categorie di lavoratori, ad esempio nel comparto metalmeccanici è specificato che nelle aziende in cui non è presente la contrattazione aziendale di secondo livello, debba essere prevista la corresponsione dell’elemento perequativo in busta paga. Naturalmente l’ammontare degli importi nel tempo può cambiare e quindi al rinnovo dei contratti possono essere previsti degli aumenti. Per i metalmeccanici l’elemento perequativo previsto nel contratto è di 485 euro da corrispondere annualmente nel mese di giugno.

Nel contratto metalmeccanici è precisato che l’elemento perequativo spetta a tutti i lavoratori in forza dal primo gennaio di ogni anno al 31 gennaio. Nel caso in cui il rapporto di lavoro termini prima del mese di giugno, con le ultime spettanze si procede anche a liquidare in proporzione ai mesi effettivamente lavorati anche l’elemento perequativo. Inoltre spetta anche ai lavoratori somministrati, cioè con contratto di lavoro in somministrazione.

Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro nel settore chimico-farmaceutico prevede diversi importi in base al livello di inquadramento. Per il livello di inquadramento più basso, cioè la categoria F è previsto un ammontare mensile di 21 euro, mentre per l’inquadramento più alto, cioè la categoria A, ammonta a 41 euro mensili. L’elemento perequativo è presente anche nei contratti dei dipendenti pubblici. In ogni caso non incide sul calcolo del TFR. Per conoscere l’ammontare del proprio elemento perequativo è necessario consultare quindi il CCNL del settore in cui si lavora.

Aziende: posso evitare di corrispondere ai lavoratori l’elemento perequativo?

Se sei un’azienda devi sapere che la corresponsione dell’elemento perequativo è obbligatorio, cioè le aziende che non hanno il secondo livello di contrattazione devono inserirlo e devono riconoscerlo nella misura prevista dalla legge. L’alternativa è introdurre in azienda una contrattazione di secondo livello che preveda dei premi legati alla produttività e ad altri elementi che naturalmente devono essere “contrattati” con le parti sociali e con le rappresentanze dei lavoratori che possono essere comunque previste anche in aziende di piccole dimensioni.

Ti starai chiedendo perché dovrei farlo? L’elemento perequativo in busta paga non differenzia tra i lavoratori, cioè non è legato a un meccanismo di meritocrazia e premialità e quindi non stimola i lavoratori a dare il meglio in azienda. Scegliendo di optare per la contrattazione di secondo livello con meccanismi premiali legati alla produttività, ai risultati ottenuti, fai in modo che la corresponsione dei premi sia legata a maggiori entrate dell’azienda e che allo stesso tempo il lavoratore sia stimolato a dare il meglio di sé e si senta gratificato.