A maggio appuntamento con Cibus 2014

Mancano ancora due mesi, ma i preparativi sono in pieno fermento per la 17esima edizione di Cibus, la manifestazione interamente dedicata al cibo che si terrà a Parma dal 5 all’8 maggio.

L’edizione 2014 avrà molte novità, a cominciare dall’internazionalità che il Salone assumerà, trasformano l’evento in una fiera multicanale, che abbraccerà tutta la filiera alimentare, produttiva e distributiva, in totale sintonia con l’avvento, sempre più prossimo, di Expo 2015.

Per questo motivo, le grandi aziende del settore esporranno accanto alle piccole e medie imprese, comprese le catene distributive estere, il commercio al dettaglio e i duty free, senza dimenticare i grandi brand del Made in Italy e le nicchie come il biologico ed il gluten free, la ristorazione tradizionale e la ristorazione travel e organizzata.

Ciò che non cambia, anche per quest’anno, è l’obiettivo principale, che è quello di aumentare l’export del food Made in Italy, senza dimenticare il mercato interno, ultimamente in affanno.
I dati resi noti da Federalimentare, a questo proposito, parlano chiaro: nel periodo gennaio/novembre 2013, la flessione delle vendite nel mercato italiano è del – 2,1%, mentre l’export continua a crescere senza soluzione di continuità e realizza un +7,1%.

Guardando oltre i confini nazionali, il cibo italiano ha registrato un aumento, sempre negli 11 mesi presi in esame, una crescita del 4,9% in Europa e del 5,4% negli Stati Uniti, ma molto bene sono andati i mercati emergenti: Russia +21,3%, Cina +9,7%, Hong Kong + 13,7%, India +10,5%, Brasile + 7,2%, Sud Africa +20,5%.

Sviluppo a doppia cifra anche per i mercati arabi: Emirati Arabi Uniti + 27,7%, Arabia Saudita +16,9%.
Interessanti i dati di alcuni Paesi mediterranei: la Turchia +20,7%, l’Algeria +67%, la Libia +42,6%.
Cresce anche l’export dei Paesi dell’Est europeo: Polonia +13,3%, Romania + 10,1%, Ucraina +15%.

Per il 2014, Cibus si focalizzerà su alcuni Paesi in particolare.
Per l’Europa, attenzione puntata su Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Benelux; per gli extra-europei: Stati Uniti d’America, Canada, Brasile, Giappone e Russia.
Un’attenzione particolare sarà riservata ai Paesi del mercato del Sud Est Asiatico “ASEAN”, a seguito del grande successo riscosso dall’iniziativa congiunta Cibus/Anuga-Fiera di Colonia, che ha portato nel 2013 cento aziende italiane alla fiera “Thaifex” di Bangkok, una esperienza che conterà su un raddoppio degli espositori Italiani nel 2014.

A seguito dei positivi riscontri derivanti da questo progetto, si sta pensando ad altre collaborazioni in Cina, e precisamente a Pechino, seguendo lo stesso format di collettiva co-gestita dai due enti fieristici.
L’iniziativa coinvolgerà anche le medie e piccole imprese, e proprio in questo contesto si inserisce la nuova area prevista durante Cibus 2014, denominata Italian Region B2B, dove le pmi delle regioni, che producono i sapori tipici italiani, potranno valorizzare le loro produzioni agli occhi degli importatori esteri alla ricerca di specialità di fine food.

Elda Ghiretti, Cibus Brand Manager, ha dichiarato a proposito: “Siamo riusciti a proporre a produttori e distributori una edizione di Cibus rinnovata e sempre più confacente alle esigenze dei mercati ottenendo un’ottima risposta tanto che abbiamo già occupato tutti i 130 mila metri lordi di superficie disponibile e abbiamo numerosi espositori in lista d’attesa” .

Altre novità di questa edizione di Cibus riguardano i prodotti Kosher e Halal, due segmenti di mercato che presentano interessanti trend di crescita, soprattutto nelle prospettive di export.
L’occasione per questo particolare focus è stata fornita dallo sviluppo di un programma delle certificazioni agroalimentari biologica e religiose promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con Federalimentare e Federbio, con il contributo della Comunità Ebraica Italiana e del Centro Islamico Culturale d’Italia, e che si avvale delle competenze tecniche di Fiere di Parma.

Per individuare meglio le aziende che, all’interno della Fiera, propongono prodotti certificati Bio, Kosher o Halal saranno realizzati cataloghi dedicati ad ognuna delle certificazioni.

Vera MORETTI

Moda e cibo a braccetto durante la Fashion Week

Sono sempre più diffusi eventi che vedono il cibo, rigorosamente Made in Italy, protagonista, al pari di una star.

Gli ultimi appuntamenti ma solo in ordine di tempo, sono quelli di Berlino, durante il Festival del Cinema, e di Milano, in occasione della Fashion Week.
Lo slogan della settimana della moda è esplicito “La settimana della moda è tutta da gustare” ed introduce Good Food in Good Fashion, iniziativa che si svolge in concomitanza con Milano Moda Donna e porta negli hotel della città un aperitivo d’eccellenza.

Dal 19 al 24 febbraio, dunque, moda e cucina viaggeranno a braccetto, segnando un connubio che ha contribuito a far conoscere le nostre eccellenze al di fuori dei confini nazionali.
L’ora X sarà quella dell’aperitivo, quando si potrà brindare al Made in Italy e degustare i fashion appetizers proposti dagli chef.
Scenario di questi speciali eventi saranno alcuni dei migliori hotel della città, a cominciare dall’Armani Hotel Milano, anche se la lista è lunga: Hotel Boscolo Milano, Bulgari Hotel Milano, Hotel Château Monfort, Four Seasons Hotel Milano, Hotel Magna Pars Suites Milano, Hotel Principe di Savoia, The Westin Palace Milan

Questo progetto, innovativo ed intrigante, è promosso dall’Associazione Maestro Martino, rappresentata dallo Chef Carlo Cracco e istituita per promuovere il territorio lombardo e le sue eccellenze, attraverso la Cucina d’Autore e grazie al formati Milano Gourmet Experience mirato a promuovere l’offerta enogastronomica territoriale.

Ma gli appuntamenti non si esauriranno con la fine della settimana della moda, perché si ripeteranno fino ad arrivare ad Expo 2015, come ha confermato anche Gianni Fava, assessore all’Agricoltura Regione Lombardia: “Milano non è soltanto Design e Fashion, ma anche la capitale dell’Agricoltura e del Food che esporta nel mondo il Made in Italy”.

Partenr del progetto è la Casa Vinicola Ca’ del Bosco, chiamata a rappresentare le eccellenze lombarde in fatto di vini, che porterà durante gli aperitivi a degustare il Satèn 2009 Vintage Collection Ca’ del Bosco che ben si sposa con gli appetizers d’autore dei Grandi Chef di casa, che utilizzano ingredienti a filiera corta.

Vera MORETTI

In arrivo il nuovo contratto del turismo

E’ stata presentata la bozza del nuovo accordo per il rinnovo del CCNL Turismo, scaduto lo scorso 30 aprile.

L’avvenuto accordo tra Federlberghi, Faita-Federcamping e le organizzazioni sindacali di categoria è stato accolto positivamente da Bernabò Bocca, presidente di Federlaberghi, il quale ha dichiarato: “Aver siglato il rinnovo dopo 15 mesi di trattative rappresenta un atto di grande responsabilità delle imprese che, pur a fronte di una situazione di crisi prolungata, hanno inteso dare ai lavoratori ed alle loro famiglie un segnale di speranza per il futuro. La firma dell’accordo è stata possibile grazie all’adozione di soluzioni innovative, che realizzano il giusto equilibrio, offrendo risposte concrete anche alle esigenze delle imprese. In particolare, i meccanismi di gestione del mercato del lavoro e dell’orario di lavoro realizzano la flessibilità necessaria per adattarsi tempestivamente all’andamento del mercato, che purtroppo non è ancora uscito dalla congiuntura negativa“.

Non si tratta, comunque, di un traguardo ma, piuttosto, di un inizio, che deve aver un seguito, ad esempio, con un pacchetto di interventi concreti che riguardino anche la destagionalizzazione, la riqualificazione dell’offerta, le politiche fiscali e il contrasto all’abusivismo.

Il contratto avrà durata di 40 mesi, ovvero dall’1 maggio 2013 al 31 agosto 2016, con un primo aumento salariale, pari a 17,60 euro, che sarà pagato a febbraio 2014.
Sono previste ulteriori quattro rate di identico importo, che determineranno un aumento complessivo di 88 euro, che arriverà a regime ad aprile 2016.

Nell’accordo sono contemplate anche soluzioni innovative relative al contratto di apprendistato, lavoro a tempo determinato ed organizzazione degli enti bilaterali, ma anche un adeguamento del sistema di assistenza sanitaria integrativa e l’impegno a proseguire il confronto per l’istituzione del fondo bilaterale di sostegno al reddito previsto dalla legge 92/12.

E’ stato inoltre sottoscritto un protocollo su Expo 2015, che vede le parti impegnate a collaborare per contribuire al successo della manifestazione, che si appresta a rappresentare un’importante opportunità anche per il turismo.

Per ora, comunque, l’accordo è stato siglato dalle associazioni del turismo all’aria aperta e degli alberghi, e non comprende invece Fipe e i suoi 250 mila pubblici esercizi, né Fiavet per le agenzie di viaggio.

A questo proposito, Lino Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, ha dichiarato: “L’interruzione delle trattative per il rinnovo del CCNL e il successivo recesso, comunicato alle organizzazioni sindacali a decorrere dal prossimo primo maggio, sono il segno dello stato di sofferenza che le nostre imprese vivono da oltre tre anni. La crisi ha cancellato 27.000 tra bar, ristoranti, pub e discoteche per effetto di una significativa riduzione dei ricavi ma anche per la crescita di un abusivismo commerciale che ha raggiunto oramai la cifra record di 5 miliardi di euro. In queste condizioni solo un contratto all’altezza della gravità del momento può essere sottoscritto e applicato dalle imprese che rappresentiamo“.

Per questo motivo, Fipe-Confcommercio chiede interventi incisivi sugli istituti contrattuali che generano retribuzione in assenza di ore lavorate e che influiscono su produttività e redditività delle imprese perché, come ha ribadito Stoppani: “Solo così riteniamo possibile impegnare le imprese associate al rispetto di obblighi contrattuali che riguardano oltre 680.000 lavoratori pari al 70% dell’occupazione dipendente dell’intero settore turistico“.

Vera MORETTI

Zanonato: Expo cruciale per il Made in Italy

Flavio Zanonato non ha dubbi: Expo 2015 è un’occasione da cogliere al volo per dare un ulteriore spinta al Made in Italy.
Si sa che, a livello mondiale, si tratta di un brand che non ha bisogno di presentazioni e che si trova, sempre secondo il ministro dello Sviluppo Economico, solo dietro Coca-Cola e Visa in quanto a notorietà.

Ma allora, perché Expo dovrebbe essere così determinante? Semplicemente per far conoscere, qualora ce ne fosse bisogno, la vera natura dell’Italia, al di là di pregiudizi e luoghi comuni che, ahimè, sono ancora duri a morire.

Zanonato, a questo proposito, ha dichiarato: “Expo sarà un’occasione straordinaria per le nostre esportazioni, per tutto ciò che rappresenta la capacità di produrre cibo e qualità del vivere, che sono un po’ i nostri due fiori all’occhiello“.

Vera MORETTI

Successo per l’Ospitalità Made in Italy

I riflettori si sono spenti, ma si continuerà a parlare a lungo della fiera dell’Ospitalità appena conclusasi alla Fiera di Milano.

I segnali ricevuti, infatti, sono tanti e in gran parte positivi, anche grazie alle presenze massicce di espositori e visitatori professionali, contati questi ultimi in 133mila presenze, con un incemento del 7% rispetto alla passata edizione.
Host 2013, dunque, il salone biennale dedicato all’industria dell’ospitalità professionale, ha avuto ampio successo, ma ha anche consacrato la leadership mondiale del Made in Italy nel settore Ho.re.ca.

Le presenze che hanno conosciuto na maggior crescita sono quelle provenienti dall’estero, che hanno registrato in molti casi trend in crescita a due cifre. Quasi quattro visitatori su dieci arrivavano da oltreconfine e complessivamente Host 2013 ha messo a segno un più 21% sul 2011.
Ad aumentare sono stati soprattutto le presenze provenienti dalla Germania (+ 14%), dagli Stati Uniti, che hanno fatto segnare un +28%, dal Giappone (+24%), dalla Russia (+ 64%) per finire con gli Emirati Arabi Uniti che hanno segnato un +141%.

In FieraMilano erano presenti 1.700 espositori (+6,5%) di cui quasi un terzo proveniente dall’estero (+16,5%). Con molte new entry, aziende provenienti da Bahrain, Israele, Kenya, Romania, Singapore, Slovacchia, Ungheria, Taiwan, Venezuela e Vietnam.

Tra le iniziative maggiormente apprezzate, l’agenda Expo matching program, un sistema che agevola l’incontro tra domanda e offerta: nei cinque giorni sono stati organizzati oltre 38mila appuntamenti B2B tra produttori, fornitori e network della distribuzione.

Molti anche gli appuntamenti con seminari, workshop, presentazioni di chef pluristellati ed esibizioni di maestri tra cui quelli della Federazione italiana di pasticceria gelateria cioccolateria che in collaborazione con l’Equipe eccellenze italiane hanno mostrato monumentali creazioni.

Appuntamento alla prossima edizione di Host che si svolgerà dal 23 al 27 ottobre 2015, in occasione dell’Esposizione Universale di Milano.

Vera MORETTI

Siglata partnership tra Fiat ed Expo 2015

E’ stato siglato a Torino un importante accordo che sancisce una partnership tra Fiat ed Expo Milano 2015.
Presenti alla firma erano John Elkann, Sergio Marchionne e Giuseppe Sala, amministratore delegato della prossima esposizione universale, a dimostrazione che l‘intesa coinvolgerà entrambi i rami da cui il gruppo italiano è composto, ovvero Fiat, di cui Elkann è presidente e Marchionne amministratore delegato, e Fiat Industrial, di cui è presidente il manager italo canadese.

L’impegno di Fiat è quello di mettere a disposizione, da ora fino alla fine della manifestazione, una flotta di vetture a basso impatto ambientale da utilizzare per gli spostamenti all’interno dell’area espositiva o come vetture di cortesia per le numerose delegazioni che confluiranno a Milano in quel periodo.
I primi modelli ad arrivare saranno le nuovissime 500L bi-fuel a benzina e metano, ma la flotta sarà successivamente integrata con altri modelli di segmenti superiori scelti tra le novità in arrivo entro il 2015.

In cambio di questa fornitura, Fiat potrà usare il logo di Expo 2015 sulla comunicazione di tutti i marchi automobilistici, oltre ad ambientare a Milano e negli spazi espositivi previsti per Expo eventi e lancio dei nuovi modelli.
Nell’ambito della manifestazione, inoltre, alcuni pezzi storici targati Alfa Romeo verranno esposti in modo da poter essere ammirati dai tanti visitatori che interverranno agli eventi.

Per quanto riguarda Fiat Industrial, la divisione che comprende le macchine movimento terra, è stato deciso che il brand agricolo del gruppo Case New Holland illustrerà, su uno spazio espositivo di 1.600 mq, la propria visione di azienda agricola sostenibile oggi e nel futuro, in una sorta di percorso guidato alla scoperta dell’impiego razionale e sostenibile delle risorse naturali.
Non è escluso che, con accordi successivi, verranno coinvolti anche i veicoli industriali Iveco.

Vera MORETTI

Carlo Sangalli riconfermato presidente di Confcommercio Milano

Durante l’ultima assemblea generale ordinaria di Confcommercio tenutasi a Milano è stato riconfermato Carlo Sangalli come presidente di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza (142 Associazioni aderenti, 40.000 imprese associate per oltre 300.000 addetti).
Il nei rieletto ha introdotto il suo intervento riconoscendo le ripercussioni della crisi sulle imprese italiane e prevedendo un 2013 tutt’altro che facile.

Per questo motivo, la linea programmatica che Sangalli intraprenderà avrà come obiettivo principale quello di salvaguardare in tutti i modi l’occupazione: “A una situazione eccezionale si risponde con misure urgenti che devono incidere su minor pressione fiscale, semplificazione burocratica, accesso al credito, contrasto dell’illegalità e spending review. In questo contesto intendiamo puntare sul rafforzamento dei distretti del commercio e delle reti d’impresa incentivando e semplificando le alleanze tra imprese per rispondere alla grande crisi. Bisogna puntare con decisione su Expo 2015. L’esposizione Universale è il solo grande progetto, ormai a breve termine, che abbiamo davanti. Una sfida difficile che ha, però, il grande pregio di costringere tutti a dare il meglio di sé. Avremo gli occhi del mondo su di noi. Per vincere questa sfida occorre il coinvolgimento vero di imprese e cittadini e un’alleanza forte tra istituzioni”.

L’Esposizione è, a ragione, considerata una grande occasione, sia per la possibilità di creare 200mia posti di lavoro, sia perché considerata un’ottima base per le reti di commercio di vicinato e per le imprese turistiche.

Sangalli ha poi sottolineato un forte interesse per la proposta contenuta nel programma di Roberto Maroni, neogovernatore della Regione Lombardia: una “no tax area” della durata di tre anni per chi crea valore come startup, imprese che assumono giovani, imprese turistiche, negozi storici e neoprofessionisti.

Vera MORETTI

Milano val bene un kebab

 

Dopo Roma, il nostro viaggio attraverso l’imprenditoria straniera in Italia fa tappa quest’oggi a Milano, dove il fenomeno più evidente è la crescita e proliferazione di imprese legate al settore del food e della ristorazione in crescita vertiginosa. Nel 2012 erano quasi 2.400, dove a farla da padrone sono le attività gestite da cinesi (spring rolls e gamberi fritti prime portate), seguite da sushi e kebab.

Infoiva ha intervistato Alfredo Zini, vicepresidente vicario di Epam, l’Associazione milanese pubblici esercizi di Confcommercio Milano e consigliere della Camera di Commercio di Milano.

Quante sono le imprese guidate da stranieri a Milano e provincia? Con quale trend di crescita?
Stando ai dati diffusi dalla Camera di Commercio nel 2012 siamo a quota 34.294 imprese con titolari stranieri nel quarto trimestre 2012, con un incremento del +7,38% in un anno. Si tratta di cifre in linea con gli anni passati, anche se va sottolineata la crescita sempre più significativa delle attività legate al food e alla ristorazione, soprattutto con l’avvicinarsi di Expo 2015. Da un lato con l’aumento di cittadini stranieri nella nostra città e in Lombardia cresce la richiesta di alimenti provenienti da Paesi più o meno lontani, mentre dall’altro la ristorazione etnica è preferita anche tanti italiani per una questione di prezzo maggiormente concorrenziale.

Esistono dei settori d’impresa in cui gli stranieri superano in numero di presenze gli imprenditori italiani? Quali?
Come anticipato, il settore che crescono maggiormente sono quelli della ristorazione e del food e dell’alimentare in genere, che nel 2012 hanno segnato un +9,1%. Segue l’area delle attività legate alla telecomunicazione come gli internet point ( 74%) e i centri per il benessere fisico (70%), anche se in questo ultimo caso occorre sottolineare che molto spesso questo tipo di imprese cela in realtà attività di altra natura.

Il boom dei ristoranti etnici a Milano ha messo in difficoltà i piccoli e medi imprenditori impegnati nella ristorazione?
Assolutamente si, per una questione di costi. I ristoranti stranieri risultano quasi sempre ditte individuali dove non si registrano collaboratori, questo riduce notevolmente i costi di gestione rispetto a quelle made in Italy; dall’altro lato si tratta di attività che restano aperte tutti i giorni molto spesso oltre gli orari canonici. Ci vorrebbe maggiore attenzione e controllo nel monitorare queste imprese, soprattutto perchè esistono ristoranti e punti vendita gestiti da stranieri che restano aperti 24 ore su 24, e magari risultano anche registrati come ditte individuali senza collaboratori. Se ci deve essere concorrenza, questa deve leale e nel rispetto delle nostre norme vigenti.

Qual è la geografia di provenienza degli imprenditori stranieri a Milano e in Lombardia?
A Milano al primo posto egiziani (5.622 imprese ),cinesi (4.143), rumeni (2.265) e marocchini (2.038), in Lombardia al primo posto rumeni (8.149), egiziani (8.146), cinesi (7.853) e marocchini (7.767).

A suo avviso qual è la forza delle imprese guidate da stranieri? E quali le linee d’ombra?
Se riflettiamo, 50 anni fa nelle nostre grandi città si verificava lo stesso fenomeno: allora si parlava però di immigrazione interna, cittadini italiani disposti a spostarsi per trovare lavoro, e poi c’era chi sceglieva di ‘fare la valigia’ e partire per gli Stati Uniti dove ad attenderli c’era una vita di sacrifici. Quello che accade con gli stranieri che oggi arrivano in Italia è molto simile: gli imprenditori stranieri vedono in Italia una ‘possibilità’ rispetto ai loro Paesi, quindi si impegnano molto, lavorando intensamente e facendo turni massacranti. Non da ultimo gli imprenditori stranieri hanno un accesso al credito diverso rispetto a quelli italiani; mi spiego meglio: anche sulle start up di impresa gli imprenditori italiani faticano a trovare liquidità, mentre proliferano le nuove aperture di attività gestite da stranieri. E’ un fenomeno che getta una linea d’ombra sull’impresa straniera e andrebbe maggiormente monitorato.

Gli imprenditori stranieri sono in grado di resistere meglio alla crisi rispetto a quelli italiani?
Si, perchè si adattano meglio alle situazioni e alle circostanze, in una parola sono più ‘flessibili’. Basti pensare agli spazi abitativi dove molto spesso vivono, perlopiù ridotti e condivisi da più persone, e questo determina una riduzione dei costi. Gli imprenditori stranieri sono più parsimoniosi, quasi sempre mettono da parte i soldi accumulati per rispedirli al Paese di origine dove costruirsi una casa, con la speranza di tornare. Il loro stile di vita è diverso, sono meno propensi al divertimento esterno e al consumo anche negli altri settori.

Infine qual è la sua previsione sulla crescita dell’impresa straniera a Milano e in Lombardia nei prossimi anni? Si registrerà un boom o un calo (vista anche la situazione politico economica confusa del nostro Paese)?
Credo nei prossimi anni persisterà la linea di crescita osservata in questi anni, continueranno ad aumentare i punti vendita e le attività aperte da cittadini stranieri. In Lombardia e a Milano questo trend sarà anche sostenuto dall’arrivo di Expo 2015, per cui si attende in città lo sbarco di un grandissimo numero di visitatori, che avranno esigenze differenti, soprattutto dal punto di vista del food e alimentare.

Alessia CASIRAGHI

Fare Sistema: la chiave per la ripresa del turismo italiano

 

Infoiva non poteva non salutare questa settimana a tutto turismo senza interpellare Marco Serioli, direttore exhibitions Fiera Milano. La scorsa settimana il polo espositivo ha ospitato BIT 2013, fulcro D.O.C. di un sistema di networking intorno al quale hanno ruotato anche le piccole imprese legate al mondo dell’ospitalità e alle sue risorse. Com’è andata?

Quali prospettive sono emerse dall’ultima Bit relativamente al settore turistico italiano?
Bit 2013 si è aperta con un convegno inaugurale in cui il Ministro Gnudi ha presentato ufficialmente il Piano Strategico per il Turismo. Si tratta di un segnale forte di attenzione verso il settore, un piano atteso da anni. La scelta di Bit come sede privilegiata per presentarlo è la conferma che il settore fieristico, e la Borsa Internazionale del Turismo, in particolare, svolge un ruolo di traino importante.

Avete già avuto un feedback dagli espositori presenti?
Il feedback dei nostri espositori ci dice che, chi si è preparato bene alla manifestazione, ha fatto molto business, incontrando anche molti stranieri. Nonostante la crisi, infatti, il numero degli operatori professionali in Bit è rimasto costante, mentre abbiamo riscontrato un comprensibile calo nel pubblico.
Il punto sta proprio qui: prepararsi, fare sistema. Il turismo italiano ha ancora ampi margini di crescita: abbiamo asset unici al mondo, che nessuno può imitare. Ma, in un mercato sempre più globalizzato, non possiamo più andare in ordine sparso confidando che, per vedere Roma o Venezia, “tanto i turisti vengono lo stesso”.
Basti pensare che oggi sono sul mercato destinazioni che 40 anni fa, quando eravamo primi al mondo, non erano nemmeno aperte al turismo internazionale. La Cina, per esempio, che non a caso quest’anno era ospite d’onore a Bit 2013: è già la terza destinazione al mondo ed entro il 2015 sarà anche il primo mercato outgoing, con importanti flussi verso l’Italia. E le economie emergenti in genere, che alla Bit di quest’anno erano protagoniste.
Dobbiamo coordinarci di più e fare sistema. Se lo facciamo, l’obiettivo indicato dal Piano di passare dall’11 al 13-14% di quota di mercato nella nostra area di riferimento, quella euro-mediterranea, è assolutamente alla nostra portata.

Si tratta di un settore che soffre di molti mali. Quali i più gravi?
Il turismo subisce innanzitutto le stesse dinamiche che affliggono in generale l’economia italiana in questo periodo.
Anche la grande frammentazione dell’offerta diventa un problema quando dobbiamo confrontarci sui mercati internazionali, dove invece i Paesi nostri concorrenti, come Francia e Spagna, possono contare su imprese di grandi dimensioni.
Ma il quadro non è solo negativo: gli imprenditori del settore hanno dimostrato un’eccezionale capacità di risposta in questi anni, sviluppando nuove proposte che rispondono alle esigenze dei target emergenti.

Lo chiediamo anche a lei: quali sono gli “anticorpi” su cui può contare per guarire?
Innanzitutto, come dicevo, l’eccezionale spirito imprenditoriale dei nostri operatori, che in questi anni hanno letteralmente creato dal nulla nuovi segmenti di offerta. Basti pensare al boom degli agriturismi, e all’enogastronomia in generale, ma anche alle molte modalità nuove in cui è stato declinato il turismo culturale, o al turismo della natura.
Per continuare a svolgere un ruolo di primo piano nell’industria turistica globalizzata, l’Italia, considerando anche la nostra struttura dei prezzi, non può che puntare sulla fascia alta e sviluppare un turismo di qualità. Dobbiamo puntare al segmento Affluent, i turisti con alta capacità di spesa, che amano il Made in Italy e lo stile di vita italiano. Il “brand Italia” è di certo un “anticorpo” molto potente: è fortissimo nel mondo ed è particolarmente apprezzato proprio nelle economie che crescono di più, come la Cina o la Russia.
Un anticorpo vincente è senz’altro puntare ancora di più sui turismi tematici, valorizzando l’incredibile varietà di paesaggi, culture, tradizioni enogastronomiche del nostro paese, di un’ampiezza probabilmente unica al mondo.
Dobbiamo anche sviluppare una politica continuativa di grandi eventi che attraggano flussi importanti di turisti, con l’obiettivo di fidelizzarne delle quote importanti. Expo 2015 è l’esempio principe di questo approccio, solo dalla Cina i Tour Operator locali si sono impegnati a portare un milione di persone. Dobbiamo far sì che non rimanga un momento isolato, ma sia il volano di una crescita costante.

In Italia la ricettività turistica è sinonimo, per la maggior parte dei casi, d’impresa familiare. Vantaggio o svantaggio? Perché?
In se stesse le dimensioni non sono né un vantaggio né uno svantaggio, sono una caratteristica. Il nostro intero tessuto economico è dominato da PMI, spesso di eccellenza, che esportano in tutto il mondo. I lati positivi delle dimensioni ridotte sono la flessibilità e la personalizzazione – pensiamo alla riviera romagnola –; quelli negativi, la minore capacità d’innovazione e d’investimento e, talvolta, una preparazione meno adeguata ad accogliere i turisti internazionali. Sarebbe importante rafforzare nella ricettività i nostri campioni nazionali, mettendoli in grado di competere con le grandi multinazionali anglosassoni, francesi e spagnole.
Una “via italiana” potrebbe venire dal nuovo strumento delle Reti d’Impresa, che può riunire aziende che rimangono indipendenti – un requisito spesso irrinunciabile per molti imprenditori italiani – ma uniscono le forze su alcuni punti chiave, moltiplicando la capacità di investire. Anche le associazioni di categoria possono svolgere un ruolo importante, specie nella preparazione, là dove le PMI non possono arrivare con i propri mezzi.

Qual è il suo punto di vista sulla fiscalità che grava sulle imprese turistiche? Eccessiva, giusta, è un freno…?
Non è un segreto per nessuno che in Italia la pressione fiscale sia eccessiva in generale, e le aziende turistiche non fanno eccezione.
A saldi invariati, sarebbe importante riuscire a modulare la leva dell’Iva per portare le aliquote del turismo a livelli paragonabili a quelli dei nostri concorrenti più diretti, Francia e Spagna, che in media hanno aliquote più basse delle nostre.
Il vero problema è il riequilibrio della fiscalità generale, soprattutto liberando dall’eccesso di tassazione il lavoro e le attività produttive.

Per molte imprese italiane il 2013 sarà un anno decisivo: scampare o morire? Anche nel turismo siamo arrivati a tanto?
Non sarei così drastico.. Se consideriamo il mercato globale, che ormai è l’unico vero mercato, il turismo è un settore in costante crescita e anche nel 2013 crescerà, tra il 3 e il 5%. Anche lo scorso anno, il calo di presenze degli italiani è stato compensato dagli arrivi di stranieri e la bilancia dei pagamenti turistica ha incrementato il suo surplus. Anche nel turismo ci sono naturalmente tante imprese in difficoltà, ma un certo livello di ristrutturazione fa parte di qualsiasi crisi. Quello che dobbiamo fare è favorire la riconversione in altri settori delle attività che sono ormai fuori mercato, ad esempio facilitando il cambio di destinazione d’uso per gli immobili della ricettività, e concentrare gli aiuti sulle imprese che invece possono restare sul mercato sviluppando nuovi modelli di business.

Che cosa dovrebbe fare il prossimo governo, a suo parere, per rilanciare l’impresa turistica italiana?
Dovrebbe innanzitutto riprendere e sviluppare l’ottimo lavoro che è stato fatto con il Piano Strategico. Noi come sistema fieristico siamo pronti a dare il nostro apporto in questo senso e già portiamo all’estero molte fiere Made in Italy promuovendo l’Italia come sistema-paese.

 

Paola PERFETTI

Quel traffico dei manager in vista dell’Expo 2015…

A Milano, la città che ospiterà Expo 2015, è continuo il ricambio di uomini d’affari e manager di grandi aziende e multinazionali che alimentano il mercato degli affitti “short term” in appartamenti di alto livello, in zone strategiche e dotati di ogni servizio.

Secondo Guido Edoardo Alliata, titolare della società di affitti a breve/medio termine RentClass, «il 70% della clientela è costituito da grandi aziende e da imprenditori stranieri, che fanno della città il loro quartier generale per un periodo di tempo limitato. La loro fascia di spesa è fra i 2.800 e i 3.500 euro al mese».

Qualche nome? Barclays Bank, Unicredit Banca, RBS, ma anche colossi della moda come Tom Ford. Molto rappresentate le economie emergenti con uomini d’affari in arrivo da Russia, India, Cina.

Il periodo medio di permanenza è di 3-6 mesi, con punte fino a un anno. I clienti business hanno esigenze diverse da quelle dei privati. «Innanzitutto rapidità e flessibilità – continua Alliata-. Fondamentale partire da una vetrina completa sul web e poi fornire formule “tutto compreso”: canone, utenze, piccole manutenzioni, pulizie accurate. Tutti fanno richiesta di collegamento wireless a internet e preferiscono zone centrali, a un passo dagli uffici: Brera, Porta Romana, il Quadrilatero». Anche in questo settore, comunque, si sentono le ripercussioni dei tracolli dell’economia.

«Sul mercato si sono riversati centinaia di appartamenti sfitti a causa della crisi – spiega Alliata -. Abbiamo già abbassato i prezzi di listino e aumentato la qualità del servizio, ma è fondamentale che i proprietari milanesi si rendano conto dell’importanza di investire sul proprio immobile e di ristrutturarlo bene, con ottime finiture. Vince l’appartamento elegante, in centro, ma la richiesta economica, di questi tempi, deve essere anche intelligente e flessibile. Terminata la crisi, si potranno riportare i canoni su valori di soddisfazione, ma sarà difficile tornare ai livelli di un tempo».

Fonte | Ansa